«Padre, non hai saputo porre alcun freno alla tua lingua! Signor duca, per quale scopo salgo sul pulpito? Per annunciare la verità agli ascoltatori o per accarezzarli vergognosamente con adulazioni?». Questo concitato dialogo avveniva tra l’indignato Duca d’Alba, che aveva assistito alla funzione religiosa, e il frate agostiniano P. Giovanni da Sahagún, che aveva tenuto il sermone. Quel giorno P. Giovanni aveva approfittato della presenza in chiesa di tanti nobili della città e delle autorità civili, per smascherare il mal governo della cosa pubblica e le ingiustizie perpetrate dai potenti a danno delle categorie deboli. Giovanni era nato a Sahagún, in Spagna, verso il 1430. Da giovane uno zio gli aveva trovato una sistemazione presso la curia vescovile di Burgos, procurandogli anche un beneficio ecclesiastico. Poi divenne sacerdote. Ma a 33 anni Giovanni andò in crisi: non poteva vivere della vigna del Signore senza lavorarvi. Così, alla morte del vescovo, cambiò vita: entrò tra gli agostiniani, dedicandosi quindi ad un instancabile apostolato: nella predicazione al popolo, nella promozione della pace e della convivenza sociale. «Se mi chiedesse dell’atteggiamento di Giovanni - testimonia un suo contemporaneo - nei riguardi dei miserabili e degli afflitti, delle vedove e dei fanciulli sfruttati, dei bisognosi e degli ammalati, dovrei rispondere che da uno slancio naturale era abitualmente spinto ad aiutare tutti sia con buone parole sia anche con elemosine a questo scopo. Era anche preoccupato di portare tutti alla pace e alla concordia, dopo aver spente le inimicizie e le discordie. Quando era a Salamanca, essendo tutta la città divisa in fazioni a causa delle discordie civili, riuscì ad evitare molte stragi». Fu per i suoi ripetuti tentativi di pacificazione che nel 1476 i nobili di Salamanca sottoscrissero un solenne patto di perpetua concordia. La forza e il coraggio per agire P. Giovanni li prendeva dall’Eucarestia, che egli celebrava con straordinaria devozione. Morì nel 1479. Il processo di canonizzazione si concluse con la beatificazione, nel 1601, e con la canonizzazione, avvenuta nel 1690. Le reliquie del santo si conservano nella cattedrale nuova di Salamanca, città piena di luoghi i cui nomi ricordano i portenti operati dal Santo in vita o in morte.
Pietro Bellini, OSA.
Cfr. AA.VV., Il fascino di Dio, Pubblicazioni Agostiniane, Roma 2001


