Introduzione
Così ne parla Lanteri (Illustriores Viri Augustinienses qui sanctitate et doctrina fluoruerunt, Tolentino, I, 1858, 252-254):
«Il Beato Agostino Favaroni fu veramente, per usare le parole del nostro eruditissimo Ambrogio Coriolano, "il secondo Agostino: infatti gli erano cosi familiari le opere di Aurelio Agostino che esse sembravano scritte da lui, ed era teologo cosi fecondo e profondo da parere un vero fiume di divina sapienza". L'autorità dello scrittore agostiniano, chiamerò in lizza la testimonianza di Ughello sul nostro celeberrimo Autistite agostiniano: "Uomo di eccezionale scienza, di ingegno sottile, celebre per la santità di vita e i buoni costumi, i cui illustri fatti sono passati in rassegna dall'Anastasi agostiniana.
Così ne parla Lanteri (Illustriores Viri Augustinienses qui sanctitate et doctrina fluoruerunt, Tolentino, I, 1858, 252-254):
«Il Beato Agostino Favaroni fu veramente, per usare le parole del nostro eruditissimo Ambrogio Coriolano, "il secondo Agostino: infatti gli erano cosi familiari le opere di Aurelio Agostino che esse sembravano scritte da lui, ed era teologo cosi fecondo e profondo da parere un vero fiume di divina sapienza". L'autorità dello scrittore agostiniano, chiamerò in lizza la testimonianza di Ughello sul nostro celeberrimo Autistite agostiniano: "Uomo di eccezionale scienza, di ingegno sottile, celebre per la santità di vita e i buoni costumi, i cui illustri fatti sono passati in rassegna dall'Anastasi agostiniana. Dopo dodici anni (tanti ne aveva trascorsi come Maestro generale), trascorso il resto della vita nella dignità di Arcivescovo con grande umiltà e zelo di disciplina ecclesiastica, ricco di messe di beni, in buona vecchiaia, vergine e umile passò felicemente all'eterna salute a Prato in Etruria nel 1443, e qui, sepolto nel tempio di S. Agostino, è sommamente venerato, avendo dai suoi ricevuto il titolo di Beato; si ricordano molti esempi della sua gloriosa santità...". Nel 1419, nel Capitolo celebrato ad Asti fu nominato Generale dell'Ordine, e come tale con sommo zelo resse per 12 anni la compagine agostiniana. Portato al massimo grado dell'Ordine, poiché gli stava assai a cuore il promuovere l'osservanza regolare, scelse alcuni conventi in cui l'osservanza religiosa fosse restituita ad una norma più perfetta; e poiché tra questi il convento di S. Maria Novella di Perugia più di ogni altro fiori, la Congregazione da li sorta, e composta di circa dieci conventi, fu chiamata Perugina. Ottenne grande favore e stima presso papa Eugenio IV dal quale nel 1431 fu fatto Vescovo Nazareno (di Bari in Puglia) e Vescovo amministratore di Cesena. Partecipò al Concilio Ecumenico di Basilea nel quale, nella XIX sessione, fu condannato per alcune poco ponderate affermazioni il suo libello sulla natura umana di Cristo, rimanendo tuttavia salva la persona dell'autore, la cui somma pietà e dottrina erano note in tutto il mondo ... Infine nel 1443, come appare dalla precedente testimonianza di Ughello, a Prato in Etruria terminò la sua santa vita, lasciando ai superstiti e ai posteri tanta fama di santità da ottenere il titolo di Beato; inoltre le sue reliquie per 46 anni, e cioè sino al 1489, furono grandemente venerate dal popolo. In quell'anno, infatti, il Rev. mo Anselmo da Monfalcone, Generale dell'Ordine, comandò al Priore e ai frati del convento di Prato di non mostrare ad alcuno in futuro le reliquie di Agostino da Roma senza sua espressa licenza o quella del Provinciale, e questo "affinché le dette reliquie siano venerate con maggior desiderio"...».