Eremitani della Tuscia

Eremitani della Tuscia

- Italia

Ordine/congregazione confluita nelle Unioni del sec. XIII

Introduzione

Nei secoli XI-XII l'Italia era una delle zone maggiormente ricche di vita eremitica, particolarmente la Tuscia, i cui confini corrispondevano pressappoco a quelli dell'attuale Toscana. In tale regione, in particolare nelle province di Lucca, Pisa e Siena, troviamo le origini dell'Ordine degli Eremitani di s. Agostino.

Nel IV Concilio Lateranense si tentò di dare una certa organizzazione ai vari gruppi eremitici che, in forma un po' autonoma, si moltiplicavano nella Chiesa. Per questo dopo il Concilio si stabilì che gli eremiti vivessero in comunità, obbedendo ognuna a un priore; che celebrassero capitoli elettivi e adottassero una delle Regole già approvate dalla Sede Apostolica.

Anche gli Eremitani della Tuscia vollero perseguire questa strada, e così intrapresero un percorso di organizzazione ed unificazione che culminò nel 1243, quando Papa Innocenzo IV li riunì tutti in una unica istituzione la Regola di Sant'Agostino: era la nascita dell'Ordine Agostiniano.

 

Scheda di approfondimento

Il movimento eremitico, che fiorì tra la fine dell'XI secolo e gli inizi del XII, già alla fine dell'anno 1100 presentava alcune caratteristiche stabili che avrebbero definito le sue distanze sia dal monachesimo che dalla vita canonicale regolare. In passato gli eremiti cercavano una vita di solitudine, semplice e austera, sia vivendo da soli che in piccoli gruppi di asceti.(1) Ora però si aprivano anche alla vita attiva, dedicandosi alla «cura delle anime» nella linea degli Ordini mendicanti. Da allora lo stesso nome di «Eremitani» indicherà non tanto la santificazione personale mediante una vita in solitudine, quanto la rottura con il mondo e la vita apostolica, esercitata in luoghi solitari dove formavano le loro comunità. (2)

«Lo stesso Stefano de Muret, l'eremita meno attivo, non aveva paura di dichiarare che, benché sia cosa buona rinunciare al mondo, tuttavia è cosa migliore rubare le anime al diavolo. Quei solitari, pertanto, non erano preoccupati unicamente della salvezza della loro anima, ma di quella degli altri e, in modo particolare, di quella dei più bisognosi».(3) Per tale istanza l'eremitismo, un movimento originariamente laicale, benché avesse tra le sue file anche monaci e canonici, un po' alla volta si clericalizzò. Esso, pur dedicandosi al lavoro pastorale, conservava, allo stesso tempo, una rigorosa vita di povertà. In tal senso l'aulico molto «nudus nudum Christum sequi»(4) veniva ripetuto con frequenza, in documenti e nella predicazione, come espressione di un alleviamento ritenuto indispensabile per chiunque intendesse incarnare i valori del Vangelo.

La volontà di imitare lo stile di vita dello stesso Gesù Cristo e della Chiesa primitiva, nella povertà (personale e comunitaria) e nella predicazione del Vangelo, si propagò in Europa. L'Italia era allora una delle zone maggiormente ricche di vita eremitica, particolarmente la Tuscia, i cui confini corrispondevano pressappoco a quelli dell'attuale Toscana. In tale regione, in particolare nelle province di Lucca, Pisa e Siena, troviamo le origini dell'Ordine degli Eremitani di s. Agostino.

La Congregazione di Lucca

Nel IV Concilio Lateranense si tentò di dare una certa organizzazione ai vari gruppi eremitici che, in forma un po' autonoma, si moltiplicavano nella Chiesa. Per questo dopo il Concilio si stabilì che gli eremiti vivessero in comunità, obbedendo ognuna a un priore; che celebrassero capitoli elettivi e adottassero una delle Regole già approvate dalla Sede Apostolica.(5) Nel 1228 abbiamo la prima federazione di romitaggi o «celle» in Toscana, conosciuta come «Congregatio Tredecim Cellarum», dal numero dei romitaggi che si unirono nella regione di Lucca- Pisa, e cioè: S. Maria della Spelonca; S. Giacomo di Cella, chiamato anche Cella di Prete Rustico; S.M. Maddalena di Valle Buona; S. Ma¬ria di Monteforte; S.M. Maddalena di Garfagnana; S. Giorgio e S. Galgano di Valle Buona; S. Maria di Brancoli; S. Maria di Compito; S. Bartolomeo di Monte Vorno; S. Michele di Buti; S. Salvatore di Cascina e S. Maria di Lupocavo.(6) Gli storici Nicola di Alessandria e Enrico di Friemar diedero, nel secolo XIV, i nomi di due eremiti, che furono priori generali: Fr. Giovanni di Spelonca al tempo di papa Alessandro III (1159-1181) e Fr. Giovanni di Cella sotto Innocenzo III (1198-1216).(7) Se questi dati fossero esatti, avremmo l'esistenza di una federazione di «celle» anteriore al 1228, data in cui si sarebbero unite altre case alla Congregazione già formata. E facile tuttavia che Friemar esageri, dato il suo interesse nel voler provare l'antichità dell'Ordine, e che quei due eremiti fossero stati solo semplici priori delle loro comunità. Di certo abbiamo che presto si fondarono nuovi romitaggi in Liguria, in Romagna e nel Veneto, rimanendo però il nome di «Congregatio Tredecim Cellarum» nonostante l'aumentare dei membri. (8)

Siena

Un'altra zona ricca di romitaggi fu quella di Siena dove troviamo, tra gli altri, quelli del S. Salvatore di Lecceto, di S. Leonardo del Lago, di S. Antonio di Ardenghesca, di S. Maria di Montespecchio, di S. Galgano di Cataste, di S. Lucia e S. Antonio di Rosia, di S. Flora di Monte Catino e di S. Pietro di Monticiano-Camerata. Non abbiamo notizie dell'esistenza in terra senese di una federazione così grande come quella di Lucca, ma solo della possibile unione di alcune «celle» sotto l'ubbidienza di un unico superiore, come pare sia stato per due di esse nel 1231 e per altre in un secondo tempo. E certo tuttavia che quel nucleo di vita eremitica ebbe una grande vitalità. Si divulgò anche nel Lazio giungendo persino nella stessa Roma.

Cfr. V. Grossi - L. Marin - G. Ciolini. Gli Agostiniani - Radici. Storia. Prospettive. Ed. Augustinus. Palermo 1993. pp.115-117

Note

1 La vita solitaria individuale si raccomandava soltanto a uomini adulti dal carattere già ben formato, perché poteva risultare controproducente nei giovani, stando al detto: «Un giovane eremita è già un vecchio diavolo» (cfr. B. VAN LUIJK, Gli eremiti..., 25).
2 Ibid.
3 A. VAUCHEZ, La espirìtualidad..., 79.
4 Mansi XXII, 1002.
5 Dati storici su questi e altri romitaggi, in F. ROTH, Cardinal Richard..., in AugL 3 (1953), 284 ss. B. Rano rifiuta l'esistenza di qualunque federazione di romitaggi nella Toscana, Cfr. B. RANO, Documentazione Lucchese dei secoli XII e XIII attinente all'Ordine Agostiniano. Alle orìgini dell'Ordine, in AnAug 46 (1983), 113-256.
6 Cfr. B. VAN LUIJK, Gli eremiti..., 47.
7 Cfr. D. GUTIÉRREZ, Storia dell'Ordine..., 63; F. ROTH, Cardinal Richard..., in AugL 3 (1953), 284 ss.
8 Cfr. R. GRÉGOIRE, L'adage ascétique...
9 Enrico di Friemar e Nicola d'Alessandria parlano di Fra Giovanni da Spelonca e di Fra Giovanni da Celle; ambedue avrebbero governato l'Ordine rispettivamente al tempo di Alessandro III e di Innocenzo III. Ciononostante è molto probabile che loro non fossero altro che dei priori locali. Ambedue gli autori parlano anche di Fr. Adiuto da Garfagnana, già al tempo di Innocenzo IV, e di Fr. Filippo da Parrana, che governava l'Ordine quando si fece l'unione del 1256. Cfr. Friemar V, 111 ss.; Ales 371 ss.

 

Denominazione Eremitani della Tuscia
Denominazione comune
Denominazione ufficiale
Sigla
Categoria Ordine/congregazione confluita nelle Unioni del sec. XIII
Ordine di riferimento
Tipologia Istituto maschile