Esistiamo dal1335. Le nostre radici affondano nel Monastero bolognese delle «Convertite», una comunità di clausura con regola di S. Agostino. L’appellativo gli derivò dal fatto che la maggior parte di quelle che entravano lasciavano alle spalle una vita piuttosto movimentata e volevano con l’ascesi della contemplazione raggiungere la santità di una gioia ben diversa da quella che aveva illuso il loro animo giovanile. Purtroppo il secolo XVI registra una flessione di fervore con l’infiltrazione di mondanità: l’imborghesimento si manifestò soprattutto in certi compromessi sulla povertà non completamente vissuta con l’intransigenza della Regola agostiniana. Falliti diversi tentativi di ripristinare l’antica osservanza, nel 1625 alcune Suore, animate dalla venerabile Sr. Maria Agostina Tomaselli, tagliarono i ponti col passato e si rinchiusero in un nuovo monastero in Via Galliera che fu detto di Gesù e Maria, denominazione che tuttora conserviamo. La santità vi rifiorì splendidamente, ma la Rivoluzione Francese venne ad interrompere tanta serenità di vita con la soppressione napoleonica e disperse completamente le suore. Per la loro seria formazione resistettero alla bufera e poterono ricomporsi insieme nel 1817 nell’antico Monastero di S. Cristina in Via Fondazza. All’avvento del Regno Italico venne decretata nuovamente la soppressione e il monastero fu destinato ad uso militare. Il forte ideale religioso che animava le monache disperse le portò a ricongiungere la comunità, e così nel 1873 le superstiti acquistarono l’antico monastero delle Gessate, ove rimasero fino al 1856, pur in condizioni di estremo disagio per l’edificio cadente. Nel 1956, per richiesta della Chiesa, che proponeva alle claustrali un impegno attivo nell’apostolato e per i bisogni della nuova parrocchia di S. Rita, venimmo ad abitare in un nuovo monastero realizzato per l’interessamento di P. Gabriele Quinti. Gestimmo le scuole di lavoro, il catechismo e l’asilo, dove si distinse lo zelo gioioso di Sr. Maria Pia, che il Signore si è ripresa ancora giovane nel 1970 e che ci ha lasciato un profondo ricordo di santità e di apertura umana. Il dopo concilio riportò le monache alla scelta fondamentale della vita di contemplazione e di clausura. Per noi non ci furono problemi, perché solo per aderire alla volontà della Chiesa avevamo accettato quella breve esperienza di apostolato attivo. Ora la grazia non ci proibisce di essere presenti spiritualmente. Ci sforziamo infatti di essere nella comunità parrocchiale e nella Chiesa locale una realtà vivente e dinamica.