La prima fondazione agostiniana in territorio arceviese risale al XIV secolo, e consistette nella chiesa di Santa Maria ad Nives e nell’annesso convento. I frati furono poi costretti ad abbandonare il sito a causa delle ripetute minacce e scorrerie brigantesche, nonostante il convento fosse munito: il 5 novembre del 1399 il vescovo di Senigallia, il riminese Giovanni Faitani, concesse da parte di papa Bonifacio IX all’eremita Nicola da San Severino di edificare una nuova chiesa con convento e campanile entro le mura di Rocca Contrada.
La chiesa di Santa Maria ad Nives, situata extra moenia, è tuttora esistente. Intitolata oggi a sant’Agostino, questa chiesa isolata è a nave unica con abside quadrangolare aggettante all’esterno. La facciata è a capanna semplice con portale quadrangolare sormontato da architrave decorato a volute barocche databile al XVII-XVIII secolo e da tre feritoie in alto, in prossimità del sottogronda, una all’apice e le due rimanenti al centro delle due metà risultanti. La muratura è in pietra con apparecchiatura a conci sbozzati in corsi irregolari, a faccia vista, mentre i fianchi presentano tracce d’intonaco bianco. L’altare maggiore è sormontato da un affresco, databile ai primi anni del XV secolo o al massimo alla fine del XIV, raffigurante la Madonna del Latte. Alla Vergine e al Bambino sono state successivamente aggiunte corone metalliche: l’iconografia è quella consueta, così come la scelta cromatica. Lo sguardo è nel vuoto, molto bella la mano destra di Maria, di prospetto verso l’osservatore e mollemente adagiata sulla gamba sinistra del Bambino. Un quadro di Giuseppe Ghezzi d’Ascoli, un San Tommaso di Vlilanova che distribuisce l’elemosina ai poverelli, originariamente qui collocato nella cappella degli Alavolini, fu trasferito nel 1885 nella Pinacoteca di Ancona.
Paolo Cruciani


