Uno dei più antichi insediamenti agostiniani pugliesi è quello di Andria. Da oltre settecento anni (eccetto la forzata assenza che va dal 1809-1838) la comunità agostiniana vive ad Andria. Nella città pugliese è attestata nel sec. XII la presenza dei templari e dei cavalieri teutonici. L’attuale chiesa di S. Agostino fu costruita nel 1200 dai Cavalieri Templari sotto il titolo di S. Leonardo, fu confiscata da Federico II e assegnata ai Cavalieri Teutonici, che la intitolarono a S. Salvatore. La chiesa di S. Leonardo era ubicata nella parte meridionale dell’abitato, all’interno delle mura, addossata alle stesse. Tale posizione, comune nelle domus templari, è dovuta al fatto che l’ala pubblica dell’insediamento doveva avere anche un’entrata esterna per i pellegrini.
Il convento, al centro del paese, sorse tra la fine del ‘200 ed i primi del ‘300 e fu favorito probabilmente dalla presenza dell’agostiniano fra Placido, vescovo di Andria, dal 1290 alla morte avvenuta nel 1315. Seguirono altri tre vescovi dell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino: Fra Giovanni, Fra Andrea, Fra Melillo. Secondo il Gildone gli agostiniani vennero ad Andria nel 1358 per volontà del duca Francesco del Balzo, consigliato dai due vescovi agostiniani, Fra Giovanni e fra Andrea. Di quell’anno, e precisamente del 15 aprile, è infatti un documento in cui si nomina il Convento Agostiniano di Andria, della Provincia di Puglia. Si tratta di una lettera scritta da Napoli dal Generale dell’Ordine, P. Gregorio da Roma, in cui egli dà come destinazione a un certo fra Marello il convento della cittaà pugliese. E’ molto probabile comunque che gli agostiniani fossero presenti in Andria già da parecchio tempo. La frase contenuta nei documenti «i frati entrarono in Andria» fa pensare infatti che i religiosi agostiniani lasciarono la loro vecchia sede posta al di fuori delle mura e si trasferirono dentro la città. Una cinquantina d’anni più tardi l’edificio risulta radicalmente rimaneggiato con i proventi della vendita di case e terreni, con le successive modifiche ed aggiunte avvenute verso il 1387 con la vendita di altri beni pro fabrica novae ecclesiae aedificandae, autorizzata dal Generale dell’Ordine P. Bartolomeo da Venezia. Questo dimostra appunto che gli agostiniani, per aver accumulato ingenti beni, dalla vendita di alcuni dei quali potettero ampliare il convento ed edificare la nuova chiesa, s’erano insediati nella città di Andria da parecchio tempo. La costruzione della chiesa di Sant’Agostino però fu rallentata da vari motivi, bellici soprattutto, dapprima a causa della lotta tra Renato d’Angiò e Alfonso d’Aragona, pretendenti al trono di Napoli. Fu col duca d’Andria, Francesco del Balzo, che si potè completare l’edificazione della chiesa di S. Agostino, consacrata nel 1463, come ricorda la lapide del coro. Il trecentesco portale ogivale, con timpano triangolare, è abbellito da una ricca decorazione a fogliame, palmette e rosoni. E’ sormontato da una lunetta con bassorilievo, raffigurante Gesù tra i Santi Remigio e Leonardo. Ai lati degli stipiti due leoni in pietra e avanti due colonne, di origine più antica. A fianco della chiesa un altro portale ogivale. La copertura della chiesa fu realizzata a spese dell’ultimo re degli aragonesi, Federico. Andria fu scelta come sede provincializia, ospitò diversi capitoli provinciali, funzionò inoltre come sede di noviziato e di studi teologici e filosofici. Dalla Relazione del 1650 risulta che il convento aveva due chiostri con dormitorio di 20 cellette ed altri ambienti utili per la vita della comunità. Nella seconda metà del ‘700 la chiesa venne ristrutturata e subì profonde trasformazioni, secondo i canoni del nuovo gusto artistico dell’epoca, il tardo barocco. Nel 1809, dopo oltre quattrocento anni di vita florida ed operosa, il convento fu soggetto alla soppressione napoleonica ed i padri furono costretti ad andare via. Due anni prima, anche i benedettini avevano lasciato il santuario di S. Maria dei Miracoli e la loro abbazia di Andria. Mons. Giuseppe Cosenza, vescovo di Andria, devotissimo della Madonna dei Miracoli, non sopportando lo stato di abbandono in cui si trovava il Santuario, pensò di farvi tornare i religiosi. Impossibilitati a tornarvi i benedettini, il vescovo prese contatti con gli Agostiniani Scalzi di Napoli, che non accettarono l’invito. Mons. Cosenza prese allora contatti col Provinciale degli Agostiniani Calzati. Nel 1837 dall’incontro del vescovo di Andria e del Superiore delle province meridionali della Congregazione agostiniana dell’Osservanza di S. Giovanni a Carbonara dell’Ordine di S. Agostino nacque l’idea di far ritornare gli agostiniani, non più nel vecchio complesso di Sant’Agostino, ma in Santa Maria dei Miracoli.
Nel 1866, dopo l’unità d’Italia, ci fu una nuova soppressione. Solo vent’anni dopo gli agostiniani potettero tornare. I primi tre Padri giunsero ad Andria, in un primo momento furono ospitati nelle case di alcuni fedeli, poi dettero inizio, a circa 100 metri dall’antico, al nuovo convento, modesto sul piano architettonico e logistico, specialmente se paragonato alla vicina grandiosa abbazia benedettina, trasformata in colonia agricola ed attualmente sede dell’Istituto tecnico agrario statale Umberto I.
Nell’anno 1907 i Padri agostiniani ottennero da Papa Pio X il titolo di Basilica minore per il Santuario di Santa Maria dei Miracoli.
Michele Sforza