S. Biagio in Selva

Convento S. Biagio in Selva

Roncosambaccio (PU) Italia

Ordine di Sant'Agostino

Scheda di approfondimento

Sita nell'antica località di Brettino, ora Roncosambaccio, a pochi chilometri a nord-ovest di Fano, la chiesa rurale di San Biagio, per la posizione isolata detta anche «in Selva», ha dato il nome alla nota Congregazione degli Eremiti di Brettino che confluì nella Grande Unione del 1256, e con ogni probabilità da essa ha tratto la propria origine anche la località stessa di Roncosambaccio (ronco San Biagio; ronco: bosco). La Congregazione di Brettino nacque per comune accordo di alcuni uomini che, all’inizio del secolo XIII, avevano cominciato a riunirsi per pregare e fare penitenza. Lo storico locale Billi (1886), pur affermando di non conoscere il nome del fondatore del convento di Brettino, né con quale autorità esso fosse stato fondato, riporta che era stata trovata una lapide, citata anche nella Relazione del 1650 e tuttora murata in una parete del chiostro del convento agostiniano di Fano, con la seguente iscrizione: «ANNO DOMINI 435 SUB SIXTO III FLORUIT CONGREGATIO FRATRUM DE BRETTINIS, QUORUM SANCTITATE DICEVASI SIA LODATO DIO E I FRATI DI BRETTINO». Se quest'iscrizione fosse stata autentica, sostiene Billi, avrebbe documentato che la Congregazione dei Brettinesi era sorta già nel V secolo, ai tempi di Sisto III. In realtà Billi e, sulla sua scia, gli storici dell’Ordine del secolo successivo, sono più propensi a ritenerla un falso, ascrivibile ai secoli XV-XVI, costruito per dare al movimento brettinese un fondamento storico più antico. Ma rispetto a questi ultimi - che datano l’insediamento di Brettino ante 1227, anno in cui viene promulgata da Gregorio IX la bolla Sacrosanta Romana ecclesia (26 novembre 1227) che accoglie la Congregazione sotto la protezione di San Pietro e cita, tra l’altro, il solo eremo di Brettino, riconoscendogli anche le possessiones (si trattava di terreni agricoli per il sostentamento degli eremiti stessi) - Billi anticipa il termine suddetto ante 1215, anno del grande concilio Lateranense IV. Egli, infatti, sostiene l’ipotesi che i Brettinesi si siano insediati oltre un decennio prima nella chiesa preesistente di San Biagio in Selva, risalente all’XI secolo. Grazie a una serie di interventi della curia romana la chiesa madre di Brettino fu mantenuta anche in seguito al fenomeno dell’inurbamento dei Brettinesi stessi, che si stabilirono sotto le mura di Fano già precedentemente al 1247 nel monastero di Santo Stefano in Palude e solo a partire dagli anni 1265-1271 riuscirono a sistemarsi nella chiesa urbana di Santa Lucia. Con la bolla Providentia laudabilis, del 1° luglio 1253 Innocenzo IV proibiva di abbandonare l’eremo senza autorità apostolica in quanto «satis prout accepimus sit aptus divino cultui nec possit absque danno et gravi nota dimitti». Stando sempre al van Luijk, il 3 dicembre dello stesso anno il papa raccomanda l’eremo con tutti i suoi beni al podestà, al Consiglio e al Comune di Fano. Dopo soli due giorni, il papa interviene di nuovo per garantire i possessi dei Brettinesi in quella zona, chiedendo alle autorità e a tutta la città di Fano di non molestarli, né di permettere che in nessun modo essi siano minacciati riguardo al possesso di una casa, ricevuta da loro in dono da un certo Fuscolus, cittadino di Fano. Interventi simili si resero necessari anche nel 1256, nel 1260 e nel 1262. Dal Sella si evince, inoltre, che l’eremo continuò a rimanere abitato fino al 1290, anno in cui il priore Valentino assolveva al versamento delle decime al praepositus Fanensis e al suo concanonicus Tommaso. 
A nave unica con presbiterio a terminazione rettilinea e copertura a tetto, la facciata, costruita con sistema costruttivo misto (marmo rosa veronese, travertino e laterizio), si presenta caratterizzata da un profondo arco ogivale. La chiesa è stata ristrutturata nel secolo XVII come testimoniano la parete orientata a sud-ovest e l’impianto seicentesco dell’interno privo degli arredi e dell’apparato iconografico originari. Nulla è rimasto della configurazione originaria del convento se non quanto si evince dalla Relazione del 1650, in base alla quale fu soppresso: «La struttura de Convento è un claustro colonato con le loggie sotto, e sopra da tre parti ha camere habitabili numero sette et un granaro di sopra; a pian terreno vi è il refettorio, cucina, dispensa, cantina e stanza da tener legna, forno, stalla et un’altra dispensa, e da ogni parte è chiusa da mura». La chiesa risulta priva del campanile originario a vela con doppia apertura, come si vede dall'immagine degli anni settanta del Novecento, e delle originarie campane oggetto di recente furto. Il tetto è stato rifatto di recente. Fino al 1970 esistevano i muri perimetrali dell’antico convento che era annesso alla chiesa, sul cui tracciato si sviluppa, ora, un locale uso deposito, e, ai lati nord-est e sud-est, l’abitazione dell’attuale proprietario su cui insiste un’pertura del secolo XIV, che denota il livello originario del piano di calpestio. Permane il pozzo originario, del Seicento. L’Amaduzzi deriva dal Billi la notizia che nella sacrestia si trovava un affresco rappresentante la Madonna e sull'altare della chiesa una pregevole tela di Simone Cantarmni, ora dispersa.

Tiziana Marozzi

Insediamento
Denominazione S. Biagio in Selva
Denominazione alla fondazione
Varianti
Tipologia Convento
Categoria
Condizioni
Stato possesso
Monastero femminile No
Sito web
Email
Complesso conventuale
Denominazione
Denominazione alla fondazione
Varianti
Tipologia
Edificio di culto
Denominazione
Denominazione alla fondazione
Varianti
Titolo
Dipendenza
Denominazione
Denominazione alla fondazione
Varianti
Tipologia
Titolo