Convento S. Agostino in Campo Marzio
Roma (RM) Italia
Ordine di Sant'Agostino
- Roma, Tuesday, July 15, 2014 7:21 PM
- ·Segreteria
- ·Insediamenti
Denominazione | S. Agostino in Campo Marzio |
Denominazione alla fondazione | |
Varianti | |
Tipologia | Convento |
Categoria | |
Condizioni | |
Stato possesso | |
Monastero femminile | No |
Sito web | |
Collocazione | |
Indirizzo | Piazza Sant'Agostino |
Cap e Città | 00187 Roma (RM) |
Diocesi | |
Nazione | Italia |
Coordinate GPS |
Datazione erezione | |
Fondazione agostiniana | No |
Ordine di fondazione | Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino |
Circoscrizione di fondazione | |
Altro ente di fondazione | |
Datazione fondazione agostiniana | |
Datazione chiusura | |
Motivo chiusura |
Attuale presenza agostiniana | Sì |
Ordine | Ordine di Sant'Agostino |
Circoscrizione | |
Altro ente presente |
Nome riferimento | Comunità Agostiniana Convento Sant'Agostino |
Indirizzo | Via della Scrofa, 80 |
Cap e Città | 00186 Roma (RM) |
Nazione | IT |
Telefono | 0668801962 |
Fax | |
Cellulare | |
Sito web | |
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Valeria Annecchino, La Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio e l'ex complesso conventuale, Genova 2000
Margherita Breccia Fratadocchi, S. Agostino in Roma. Arte storia documenti, Roma 1979
A. C. De Romanis, La chiesa di Sant'Agostino a Roma in / santuari di Roma illustrati 3/8 (1930) 115-126
Benedetta Montevecchi, Sant'Agostino, (Le chiese di Roma illustrate. Nuova serie 17) Roma 1985
Antonino Ronci (testo a cura di), S. Agostino in Campo Marzio. Roma, Roma s.d.
Renata Samperi, L'architettura di S. Agostino a Roma (1296-1483). Una chiesa mendicante tra medioevo e rinascimento, Roma 1999
Denominazione | |
Denominazione alla fondazione | |
Varianti | |
Tipologia |
L'ex convento agostiniano, attualmente denominato palazzo di Sant'Agostino, è dal 1871 di proprietà dello Stato italiano e dal 1932 sede dell'Avvocatura Generale dello Stato, mentre solo in piccola parte ospita ancora l'abitazione dei frati ago-stiniani. Occupa, insieme alla chiesa, l'isolato [70] compreso tra via dei Pianellari, via dei Portoghesi, via della Scrofa, via e piazza di S. Agostino. L'insieme è frutto di lavori ed ampliamenti realizzati in epoche diverse. Un primo edificio, con un grande chiostro, venne fatto costruire alla fine del Quattrocento dal cardinale d'Estoutevil-le, committente anche della chiesa. Il chiostro venne decorato ad affresco, con Storie della vita di S. Agostino, da Avanzino Nucci (tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, nel 1601 fu realizzato un nuovo chiostro e dopo il 1620 Antonio Casoni (1559-1634) eseguì un ampliamento del convento lungo via della Scrofa, la parte attualmente compresa tra i due portoni di via della Scrofa. Nel 1652 ci fu una prosecuzione dei lavori ad opera di Domenico Castelli (7-1657) fino a via di S. Agostino, lavori ripresi nel 1659, quando si ingrandì il convento in corrispondenza della nuova biblioteca costruita dal Borromini Nel 1673 ci fu un ampliamento, ad opera di Giovani Battista Contini (1641-1723), dalla parte di via dei Pianellari, a partire dall'antica abside trecentesca. Nel 1736 venne demolita l'antica chiesa di S. Trifone, preesistente all'insediamento agostiniano, che si affacciava su via della Scrofa ed era annessa al convento. I lavori, infine, che uniformarono gli interventi precedenti e diedero al complesso l'aspetto attuale, furono intrapresi nel 1746, per interessamento del padre generale Agostino Gioia e su progetto di Luigi Vanvitelli (1700-1773). Furono terminati nel 1756, quando si cominciarono, sempre su progetti del Vanvitelli, il restauro della chiesa e l'ampliamento della biblioteca Angelica. Poiché Vanvitelli era occupato nella costruzione della reggia di Caserta seguì i lavori del nuovo convento Antonio Rinaldi (1709-1794) fino al 1752, quando andò in Russia al servizio di Caterina IL Successivamente la direzione fu svolta da Carlo Murena (1713-1764). L'intervento di Vanvitelli, mostra la capacità dell'architetto di intervenire su opere di grande scala e con ambienti destinati a funzioni diverse. Lo sfruttamento intensivo dello spazio, il convento ha sei piani, viene abilmente dissimulato dal disegno dei prospetti su via dei Portoghesi e via della Scrofa, suddiviso in tre registri. Ad un'alta zona a bugnato, in cui sono compresi due piani rialzati, è sovrapposta la parete liscia, dove si succedono tre piani, di cui il centrale più basso. A coronamento il grande cornicione, dove, nell'alto fregio, all'interno di una greca, si aprono le finestre dell'ultimo piano. Nonostante le notevoli dimensioni il risultato è di grande leggerezza e l'edificio, con sobria eleganza e senza eccessiva monumentalità si inserisce discretamente ed armonicamente nel contesto urbano circostante. Su via dei Pianellari venne modificato solo il portale. Su via dei Portoghesi venne realizzato l'ingresso principale del convento sottolineato dalla sporgenza della parte centrale e dal portale concavo sormontato dall'iscrizione coenobium s. augustini (Convento di S. Agostino). Da qui si accede ad un grande cortile con in fondo una vasca in travertino dal disegno vanvitelliano, con lapide del 1750. Sul lato sinistro SI si trovano quattro monumenti funebri, provenienti dalla chiesa. Il primo da sinistra è del genovese Ottaviano Fornari vescovo e referendario delle suppliche ai sommi pontefici, segue quello del cardinale milanese Giovanni Giacomo Schiaffinati, morto nel 1497. Le due opere presentano la stessa tipologia e sono dovute ad uno stesso artista o alla stessa bottega. Gli arcosoli in cui sono inseriti i due sepolcri sono del Settecento. I due seguenti monumenti funebri fungevano anche da dossali d'altare, come sta ad indicare la presenza dell'apertura, ora murata, per il tabernacolo. Dal lato destro del cortile si accede allo scalone. Nel pianerottolo che lo precede è collocata la statua di S. Agostino che sconfigge l'eresia, opera di Gioacchino Varie (1734-1806). Nel pianerottolo dopo la seconda rampa la statua in marmo di papa Benedetto XIV, eseguita nel 1750 da Giovanni Battista Maini (1690-1752). Tra i locali interni: la sala di ricevimento del priore, ora ufficio dell'Avvocato Generale, decorata con cornici di stucco e la cappella, con ordine ionico alle pareti, volta a schifo e quattro tondi monocromi raffiguranti le virtù. Nell'angolo esterno del convento, tra via dei Portoghesi e via della Scrofa, c'è una fontanella, fino all'Ottocento murata su via della Scrofa, poco più avanti, in corrispondenza del rilievo, ormai quasi irriconoscibile, di una scrofa. La lunga ed uniforme facciata del convento, prospiciente via della Scrofa, è scandita da due portoni. Il primo da su un atrio che immette all'ex-refettorio, ora sala di riunioni, dove sulla parete di fondo è dipinta la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, di Gregorio Guglielmi (1714-1773). Dal secondo portone, che immette nella parte ancora abitata dai frati, si accede ad un cortile di servizio dove si trovano una vasca di fontana dal disegno vanvitelliano e la lastra funeraria dell'umanista Maffeo Vegio, attribuita ad Isaia da Pisa.
Denominazione | |
Denominazione alla fondazione | |
Varianti | |
Titolo |
Nel 1286, il nobile romano Egidio Lufredi dona agli agostiniani di piazza del Popolo alcune case in Campo Marzio per erigervi una chiesa ed un convento. Il papa Onorio IV (1285-1287) nel 1287 conferma la donazione e consente la realizzazione di un convento, non permettendo invece la costruzione di una chiesa per la vicinanza della preesistente chiesa di S. Trifone, che affida agli agostiniani. Si trattava di una piccola chiesa su via della Scrofa, ricca di reliquie e titolo cardinalizio (entrambe le cose passeranno poi a S. Agostino). Anche dopo la costruzione della chiesa di S. Agostino rimase in uso, annessa al convento, fino a quando fu distrutta nel 1736. Nel 1296 si decise di costruire la nuova chiesa e Gerardo, vescovo di Sabina, pose la prima pietra di S. Agostino, per volere di Bonifacio VIII (1294-1303). Risale a questa prima fase di costruzione l'abside dell'attuale braccio sinistro del transetto. All'inizio del Quattrocento la costruzione della chiesa era ancora in corso ma era forse terminata nel 1446 o comunque vi si potevano svolgere funzioni liturgiche. Durante il pontificato di Sisto IV (1471-1484) e per interessamento del ricchissimo cardinale Guglielmo d'Estou-teville, camerlengo del papa e protettore dell'Ordine agostiniano la chiesa venne allungata e ristrutturata. I lavori, eseguiti dall'architetto Giacomo di Pietrasanta e dal suo collaboratore Sebastiano Fiorentino, iniziarono nel 1479 e come testimonia l'iscrizione dedicatoria in facciata, terminarono nel 1483, lo stesso anno della morte del cardinale. L'interesse del cardinale d'Estouteville, preposto alla Magistratura delle Strade, verso la chiesa era determinato anche dal suo affaccio verso l'antica via Recta (il cui tracciato rettilineo, d'impianto romano, è ancora riconoscibile nelle vie delle Coppelle, di S. Agostino, dei Coronari), uno dei percorsi privilegiati per accedere a S. Pietro, inoltre lo stesso cardinale abitava nel palazzo di S. Apollinare, non più esistente, a poca distanza dalla chiesa. Durante il Cinquecento furono eseguiti numerosi lavori di abbellimento nelle cappelle e aggiunti altari votivi e monumenti funebri. Anche il giovane e già famoso Michelangelo (1475-1564) eseguì, nei primi anni del Cinquecento, un dipinto per la Chiesa di S. Agostino, il Seppelimento di Cristo, rimasto incompiuto e attualmente conservato alla National Gallery di Londra. Altri lavori e modifiche ci furono nel Seicento, soprattutto dopo la Visita Apostolica del 1660. Tra il 1661 ed il 1662 Borromini disegnò la pianta della chiesa. Nel 1756, terminati i lavori di restauro del convento, a causa delle precarie condizioni di stabilità della crociera e della cupola si decise di intervenire nella chiesa. L'incarico venne affidato al Vanvitelli (1700-1773), contemporaneamente impegnato nella costruzione della reggia di Casetta. Quindi la direzione dei lavori fu svolta da Carlo Murena (1713-1764). La chiesa fu riaperta nel 1763. Il restauro della crociera fu eseguito cercando di conservare quanto più possibile dell'antica struttura, si rese però necessario ricostruire gli arconi e consolidare i pilastri sottostanti e realizzare una nuova cupola senza tamburo, con copertura a tetto e lanterna. Furono tolti gli altari ed i monumenti addossati ai pilastri e fu rifatto il pavimento della chiesa, probabilmente in cotto con liste di marmo bianco, come si ricava da un'incisione del 1843 e come ancora si può vedere in sacrestia. Fu costruita una nuova e più ampia sacrestia (quella attuale) e modificato il campanile, abbassato, consolidato e dotato di una nuova cella campanaria, sormontata da tamburo e cupolino.
Circa un secolo dopo, sotto Pio IX (1846-1878), furono intrapresi nuovi lavori di restauro, terminati nel 1870. Fu rinnovata la pavimentazione, furono aggiunti rivestimenti di marmo sui pilastri ed eseguiti affreschi, ad opera di Pietro Gagliardi (1809-1890) nelle navate, nel transetto, nel coro, nelle cappelle.
In questi ultimi anni (1998-2000) è stata effettuata una nuova campagna di restauri ad opera delle Soprintendenze di Roma per Beni Ambientali ed Architettonici e per i Beni Artistici e Storici.
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