La fondazione di questo convento è collocabile, in base ai dati contenuti nelle relazioni del 1650, a prima del 1287; è probabile che l’insediamento originario fosse quello denominato «Roti», toponimo tuttora esistente situato nelle vicinanze, poco più a monte dell’attuale convento agostiniano. I documenti provenienti dal «Locus fratrum ordinis heremitarum s. Augustini de Rotis» cessano nel XIV secolo; con l'anno 1434 inizia invece la documentazione sul convento di Pievetorina. Dal 1786 fino alla soppressione napoleonica del 1810 vi operarono i Passionisti. Nuovamente soppresso nel 1867, passò al demanio; la proprietà comunale provocò diverse destinazioni d’uso del manufatto, tra cui scuola, abitazione del medico condotto e caserma dei Carabinieri.
Il solo chiostro presenta nei pilastri la memoria della fase costruttiva quattro-cinquecentesca del convento. L’edificio ecclesiastico, come si legge in una lapide all’interno, fu invece ricostruito su progetto dell’architetto Michele Rusconi nel 1798, all’epoca dell’affidamento ai Passionisti, e riconsacrato nel 1804. I superstiti ambienti conventuali costituiscono l’elemento più interessante del complesso. Essi si sviluppano attorno a un chiostro in pietra con pilastri ottagonali (in parte murati) sormontati da basse cornici aggettanti su cui impostano archi a tutto sesto. Al centro del cortile interno del chiostro si trova un pozzo circolare in pietra. Gli ambienti interni, coperti da intonaci bianchi e con coperture a crociera o a botte, ospitano oggi il «Museo della Nostra Terra».
Da notare, nei locali al pianterreno a fianco del chiostro, affreschi cinquecenteschi tra cui un Sant'Agostino.
Paolo Cruciani


