Situata sulla piazza comunale dedicata a Vittorio Emanuele II, sede di imponenti palazzi storici (palazzo Lazzarini e palazzo del Podestà) oltre a quello municipale ultimato dopo il 1820 e rimaneggiato in epoca fascista, la chiesa di Sant’Agostino, in origine dedicata a santa Lucia, con la bella facciata neoclassica appartenne all’imponente complesso conventuale degli Eremitani agostiniani fondato secondo l’Herrera - e la successiva tradizione storiografica (Torelli, Lubin) - foris castrum nel 1308. Anche il Talamonti, che riporta i dati dell’Herrera, dice che nel 1333 dal legato Bertrando de Porto ovvero de Podietto («Bertrando episcopo Ostiensi Apostolicae sedis legato») fu conclusa l’annosa questione «super locorum distantia», protrattasi per un quarto di secolo, tra gli Agostiniani e i Francescani - qui presenti sin dal 1215 con una fondazione minoritica già strutturata nel 1291 (Del Fuoco) - evidentemente a vantaggio dei primi che rimasero in loco. Gregorio da Rimini, Generale dell’Ordine nei consecutivi 1357 e 1358, ci informa nel Registro del generalato (1, 391) che nel 1358 l’ex priore, Simone da Morrovalle, fu punito per non aver fatto osservare il digiuno nella quaresima di san Martino. Nella Relazione del 1650 si rileva la scarsità di notizie dovuta alla perdita dei documenti nell’incendio dell’archivio pubblico comunale. Stefano Simonetti da Morrovalle fu uno dei notai che nel 1325 furono chiamati a stendere gli atti del processo per la canonizzazione di san Nicola. Dalla Relazione del 1650 si evince che il convento aveva una buona rendita fondaria data dal possesso di 133 ettari di terreno.
A navata unica con quattro pseudocappelle laterali, la chiesa è conclusa da abside semicircolare, coperta da volte a botte lunettata e cupola su pennacchi. La facciata della chiesa, al pari dellato ovest del convento, che fu trasformato in residenza gentilizia dai Vicoli (ora denominato palazzo Vicoli Nada), fu ristrutturata alla fine del Settecento. Sulla facciata principale, scansionata da due alte lesene, si apre il portale principale in pietra e una finestra rettangolare in alto.
Alla metà del secolo successivo è da ascrivere la costruzione della scalinata (1858-1859) della chiesa nell’ambito del progetto di livellamento della piazza comunale (1852-1854) alla confinante via Cavour. Delimita la tardocinquecentesca chiesa-collegiata di San Bartolomeo, situata sulla piazza di San Martino, ora San Bartolomeo, il neoclassico palazzo Vicoli Nada, dal nome della nota scrittrice antesignana della poesia crepuscolare Lalla Nada Vicoli. Di notevole interesse artistico il vestibolo del pian terreno e lo scalone in marmo rosa di ambito vanvitelliano, nonché la decorazione a grottesche del piano nobile. L’importanza storica del convento risulta documentata dal ruolo storico-politico e culturale rivestito al suo interno da Settiniio Rotelli (morto nel 1830), Provinciale delle Marche nel 1793 e vicario generale nel 1800, preceduto da altri tre Provinciali: il maestro Giacomo Donato nel 1651, il maestro Bonifacio Stivali nel 1663, e il teologo, filosofo, e predicatore famoso Girolamo Buzi (1720-1794?) nel 1787, il quale insegnò a Pesaro, Perugia, Padova, Ravenna, Rimini, Milano, Osimo e fu priore di Pesaro. Ha ospitato un Capitolo provinciale nel 1807. Dopo le soppressioni del 1798 e del 1810 non fu più riaperto. Si segnala un’inedita Estasi di santa dell’ambito del Ridolfi e l’organo ottocentesco di Sebastiano Vici. I restaurati sotterranei del convento, che conservano l’originario impianto del XVI secolo, sono destinati dal 1986 a sede del Museo internazionale del Presepio.
Tiziana Marozzi


