È sicuramente convento di grande antichità, quello extraurbano di Santa Lucia, anche se gli storici forniscono datazioni diverse e come terminus a quo danno il 1266 (Herrera), il 1259 (Compagnoni), il 1251 (Roth), il 1244 (Torelli). Era comunque esistente almeno al 1263, poiché in un documento rogato il 30 dicembre di quell’anno «in monasterio et capitulo monasterii S. Marie et S. Catherine de Cingulo» risulta presente come teste «frate Accorambono Benvenuti Ordinis Sancti Augustini». Anche dalla Relazione del 1650 non appare alcuna data.
Le uniche informazioni sul complesso si desumono dalle Memorie appartenenti al venerabile convento di Santa Lucia de’ Padri Agostiniani di Cingoli estratte da diverse autentiche memorie e antichi manoscritti che conservansi e negl’archivi della sopradetta città e nell'archivio del detto Convento del cingolano Luigi Pastori. Subisce le soppressioni del 1797, del 1810 e del 1863 ma fu sempre riaperto (vi dimoravano anche all’epoca del Compagnoni) e nel 1873 gli furono assegnati sei frati. Poco dopo fu abbandonato per mancanza di religiosi.
Nel 1370 il priore Gentile compra un terreno. Nel 1440 sono documentati diversi acquisti di terreni da parte dei frati e di una cappellania conferita a un frate agostiniano in beneficio. Nel 1457 fu costruita la campana. La comunità dona al convento un pezzo di terra «cerquata» nella «contrada delli leoni». Nel 1520 fu presente alla consacrazione di Santa Lucia «Iacobus Perleonis de Simonictis», priore della canonica di Maria di Troviggiano e rettore delle chiese di San Valentino, di Santa Maria della Valle, di San Venanzio, di San Patemiano, nonché vicario del vescovo di Osimo per il territorio marchigiano. Nel 1602 su proposta di Evangelista Palmucci, priore del convento, l’altare di Santa Lucia fu dato a Ottavio e Cinzio Silvestri con l’obbligo di costruire la «cappella di pietra concia» e mantenerlo. Il medesimo priore diede al padre Nicola Ambrosi i due altari di San Nicola e del Soccorso (la tela della Madonna del Soccorso di Giovanni Pagani è esposta nel Musée du Petit di Avignone) in modo che li riattasse a sue spese e «a suo piacer». Nel 1604 Francesco Muccetti di Cingoli ebbe l’incarico di costruire «sotto a S. Nicola» l’altare di Sant’Agata che adornò con la Madonna detta «di Costantinopoli» ereditato dalla famiglia Quattrini. Nel 1618 «fu riattata la chiesa di Santa Lucia, accomodato il tetto, fortificato muro esterno con i becchetelli, o pilastri per cui la Comunità di Cingoli diede 15 some di calce e quattro scudi». Nel 1644 cadde il campanile e si fece costruire un piccolo ostensorio per collocarvi i denti di sant’Apollonia, che si conservano in un bicchiere di vetro. Nel 1668 Giulio Cesare Castiglioni, su proposta di Mariano Marcucci, ottiene un altare in cambio di una permuta di terreni. Nel 1700 fu rifatta la vetrata davanti al Crocifisso, furono dipinti i tre medaglioni della volta da Giovanni Paolo Borsetti da San Severino e fu rifatta la volta e «l’altare maggiore che stava al muro fu portato innanzi, ove ora prontemente ritrovasi». Nel 1734 fu cominciata la nuova fabbrica del convento sotto il priorato di Giuseppe Giulietti e fu proseguita dal 1750 da Giovanni Battista Teodori per una spesa complessiva di 8050 scudi di cui soli 600 di debito. La chiesa fu arricchita di vari oggetti liturgici (pianete di broccato, l’ostensorio d’argento, croce d’argento, pisside d’argento e una caldarola d’argento).
Della chiesa è rimasta solo la facciata settecentesca incompiuta, l’interno è stato trasformato in abitazione privata. Conservava all’interno un affresco, datato 1455, raffigurante una Pietà con sant’Antonio e santo che Crocetti ha attribuito a fra Marino Angeli di Santa Vittoria in Matenano. Tuttora visibile è la parte superiore dell’originaria parete trecentesca con nicchia della chiesa. L’antico convento è stato trasformato in edificio scolastico. Sulla fronte dell’edificio si rileva bel portale a volute in marmo bianco con ai lati due aperture rettangolari con cornice in mattone chiuse da inferriate cinesi sull’impronta di quelle originarie del livello inferiore, di cui quella di sinistra è tamponata. Il convento conserva la conformazione antica del tetto con copertura a volte nel refettorio e nei vani del primo piano in cui la copertura a botte si alterna alla copertura ellittica, oltre agli stipiti delle porte settecentesche lignee, frutto della ristrutturazione realizzata nel 1780 su progetto del Ciaraffoni.
Tiziana Marozzi


