Dopo l’incendio del 1377 dell’antico convento di Santa Maria dei Lumi gli Agostiniani si trasferirono presso la chiesa urbana di Sant’Antonio Abate, in seguito consacrata a sant’Agostino.
Nella conformazione attuale la chiesa, che è stata radicalmente ristrutturata nel 1760 come documentato dall’iscrizione, si presenta ad aula unica con addossati cinque splendidi altari stuccati, di cui si conserva integra la decorazione, e a terminazione absidale semicircolare. Sulla facciata settecentesca, a due ordini divisa da lesene e conclusa da frontone semicircolare, si apre lo splendido portale cinquecentesco ornato a candelabre d’elegante fattura classica (1505), affiancato lateralmente da due nicchie. Dell’ex convento, destinato in parte a edilizia privata e in parte ad attività di ristorazione, si conserva il prospetto trecentesco contraffortato che è adiacente al vicolo San Martino. Ebbe due Provinciali: Giuliano da Sant’Elpidio dal 1467 al 1470 e Innocenzo Galilei nel 1703. Nel 1728 Giuseppe Gregori fu delegato del Provinciale generale per la ricognizione del corpo di sant’Agostino. Ha ospitato un Capitolo provinciale nel 1760. Fu soppresso nel 1810 e nel 1818 usucapito, unitamente alla chiesa, dalla famiglia Sabbatini, quando ancora era tenuta dalla confraternita di Sant’Antonio. Chiusa al culto all’inizio del secolo, l’altare dedicato al beato Clemente Briotti fu collocato nella collegiata, l’organo del veneziano Callido fu venduto. La Madonna in trono con Bambino e santi Caterina, Nicola da Tolentino, Giuseppe e Agostino, ascrivibile al monterubbianese Vincenzo Pagani (1490 ca.-1568) e databile intorno al IV-V decennio del XVI secolo, è conservata presso la Pinacoteca comunale di Ripatransone. La tela, commissionata dalla famiglia elpidiense dei Fassitelli, cui appartenne quello stesso frate Alessandro (1270-1326), che fu uomo di governo di Giovanni XXII e priore generale dell’Ordine per ben cinque volte dal 1312 al 1324, e collocata in origine sull’altare di Santa Caterina, il primo a destra rispetto all’ingresso, fu venduta insieme a tutto l’altare al ripano Uno Gera che ne fece dono al comune di Ripatransone.
Tiziana Marozzi


