Giunti a Fermo nel 1612 e riunitisi nell’anno successivo presso la chiesa del Crocifisso di Saletto, i frati Agostiniani Scalzi, il 18 gennaio 1621, presero possesso di una chiesina, sita in mezzo a due strade pubbliche, nei pressi di porta San Marco, risalente alla seconda metà del XVI secolo e intitolata alla beata Vergine della Misericordia, in ricordo di una originaria chiesetta votiva ob pestem, eretta nel 1339 in piazza San Martino, demolita nel 1532. Nel convento, fondato con il consenso della città da padre Antonio di San Girolamo da Montecchio, la comunità religiosa si stabilì con abituale dimora nel 1625.
D’impianto quadrato, con il lato lungo 130 palmi, il monastero fu costruito grazie alle oblazioni dei benefattori e per opera degli stessi frati; era adiacente alla chiesa, che all’origine misurava 60 palmi di lunghezza e 25 di larghezza. L’edificazione di una nuova struttura venne iniziata nel 1708, ma ben presto i lavori si interruppero finché, dopo alterne vicende, negli anni tra il 1739 e il 1741, su progetto dell’architetto Domenico Cipriani, venne realizzata una chiesa lunga 20 metri e larga 6, con facciata improntata ai gusti del tempo e interno barocco. Sull'altare venne collocato il simulacro della Mater Misericordiae, frammento di affresco quattrocentesco, proveniente dal primitivo oratorio votivo. Per l'occasione lìantico lacerto fu inserito in una composizione più ampia attribuita a Filippo Ricci (1715-1793), dove san Nicola da Tolentino, affiancato da san Fermo, implora soccorso per le anime purganti, invocando protezione sulla città di Fermo. Altre pale furono dipinte nello stesso periodo. Alcune vennero presumibilmente perdute durante la demolizione della fine del XVIII secolo, come quella attribuita a Ubaldo Ricci (1669-1732) raffigurante la Madonna col Bambino e san Nicola da Tolentino. Di essa, purtroppo, attualmente non resta che un’incisione a bulino e acquaforte ascrivibile ai primi dell’Ottocento, opera di Urbano Jaffei.
Con la soppressione degli ordini religiosi voluta dal Buonaparte, chiesa e convento vennero abbandonati fino al 1860. Nel 1901 fu inaugurata la nuova chiesa della Madonna della Misericordia, i cui altari furono eretti con gli stessi titoli precedenti. Dopo molteplici trasformazioni, la chiesa mostra uno schema planimetrico a croce latina con abside circolare e cupola; le tre navate ripartiscono uno spazio ordinato e severo, scandito da colonne con capitelli che definiscono campate regolari coperte a crociera. Luminosità diffusa generano undici finestroni, tre dei quali si aprono sulla facciata, istoriata con pietra del Furlo e alleggerita dal portico.
Maria Di Chiara


