Secoli di vita contemplativa ed attiva costituiscono l’invisibile, ma fondamentale e spirituale struttura del monastero che sorge a Miasino, sulle pendici orientali della «Riviera di San Giulio», come si chiamava un tempo il bacino del Lago d’0rta. Il 29 gennaio 1743 il gruppo di religiose, che da qualche decennio avevano iniziato vita comune secondo la Regola di San Francesco di Sales, pronunciarono i voti solenni nelle mani del vescovo di Novara Bernardino Ignazio Rotario, che stabilì la clausura pontificia. Era così nato formalmente il monastero della Visitazione di Miasino, che fiorì sino all’anno 1810 quando le leggi napoleoniche lo soppressero: lo abitavano allora trenta monache. La chiesa esterna del monastero, dedicata a Sant’Antonio da Padova (la prima con questo titolo in Piemonte), ed un’ala del monastero stesso, erano state edificate sin dal 1668. Un pio sacerdote lombardo, don Giuseppe Bonanomi, fu l'artefice della rinascita del monastero di Miasino. Infatti egli ebbe tra le principali cure del suo ministero l'educazione delle ragazze di modesta condizione; fece acquistare da un suo amico l’edificio abbandonato delle Visitandine e lo fece restaurare; poi, accordatosi col Vescovo di Novara del tempo - il cardinale Giuseppe Morozzo - ottenne che due religiose orsoline provenienti dall’Umbria si stabilissero a Miasino con un gruppo di ragazze originarie di Milano e dintorni. II 29 settembre 1831, festa di San Michele Arcangelo, ebbe luogo la vestizione, la formale costituzione del monastero secondo la regola di Sant’Agostino e le costituzioni delle Orsoline di San Carlo. La vita nel rinato monastero fu durissima, sia per la precarietà delle strutture, sia per la povertà delle monache, sia per la rigidità del clima; ma le vocazioni fiorirono ininterrottamente e le giovani educande aumentarono sempre. Ben presto però cominciarono le traversie dovute alla forte impronta anticlericale della legislazione dalla metà dell'800 in poi, ma la Provvidenza a mezzo di buone e influenti persone evitò l’estinzione della comunità e la distruzione del fine educativo, che con alterne vicende continuò sino all’anno 1929. Si può affermare in tutta sincerità che il nostro monastero fu la maggior scuola di fede e di vita per le fanciulle di modeste condizioni della regione cusiana. Dopo quell’anno le Orsoline, passate alla clausura vescovile, aprirono un pensionato per signore che si mantenne fino al 1967. E' evidente che questa fondazione, pur meritoria, non aveva alcuna attinenza con l’originario fine educativo delle suore di Miasino: occorreva prendere una decisione radicale. Lo sbandamento che in quasi tutte le strutture della Chiesa si manifestò dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, e l’ansia di novità che si accompagnò a quello sbandamento, provocarono una frattura: sette suore e la superiora lasciarono il monastero per avviare una nuova esperienza di vita comune in Toscana nello spirito del Movimento dei Focolarini. Le suore rimaste tornarono alla clausura papale; assunsero per il loro amatissimo luogo di vita e di preghiera la denominazione di «Maria Mater unitatis» (rifacendosi al versetto iniziale del salmo 132 «Ecce quam bonum, et quam jucundum habitare fratres in unum»); decisero di aderire all'Ordine Agostiniano, che d'altronde col suo spirito è alla base delle regole della Congregazione delle Orsoline. Il 19 marzo 1977 dodici monache emisero la professione solenne alla presenza del vescovo di Novara mons. Aldo Del Monte; seguirono tutti gli altri passi formali per l’incorporazione nell'Ordine Agostiniano. Dopo tre secoli, oggi le monache conducono vita essenzialmente contemplativa, unita pero ad opera di apostolato familiare e di aggregazione religiosa sia per quanti abitano in paese e nei dintorni, sia per coloro che hanno imparato ad apprezzare il profumo di spiritualità che si respira nell'antica e raccolta Chiesa di Sant’Antonio, nel giardino aperto sui monti e nel parlatorio ove le anime si incontrano. E' anche possibile nella foresteria (ex-pensionato) trascorrere giornate di ritiro, nel silenzio e nella preghiera, con la possibilità di partecipare alla liturgia comunitaria. Riprendendo il versetto del salmo 132 chiudiamo questo profilo con le parole di Sant’Agostino: "Non diventano tuttavia casa di Dio se non quando sono uniti insieme dalla carità".
Scheda di approfondimento
Insediamento
Complesso conventuale
Edificio di culto
Dipendenza


