Santa Caterina d'Alessandria
Marziano Rondina

Santa Caterina d'Alessandria

La venerazione dell'Ordine Agostiniano e il culto in San Giacomo Maggiore di Bologna

Comunità Agostiniana di San Giacomo Maggiore, Bologna 25/11/2004
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Il culto di Santa Caterina in San Giacomo Maggiore

 

Il Convento agostiniano di San Giacomo in Bologna testimonia fin dalla fondazione, avvenuta nell’anno 1267, una interessante pagina di storia agostiniana nella quale emergono il grande attaccamento delle autorità e del popolo bolognese all’Ordine Agostiniano, il coinvolgimento dei religiosi nella storia del popolo al quale hanno trasmesso una forte carica di spiritualità e infine, cosa veramente significativa, gli Agostiniani a Bologna hanno mantenuto sempre un grande livello culturale, inseriti fin dall’inizio nella facoltà teologica dell’Università, il Convento è stato insieme a Roma, Padova e Napoli uno dei primi studi generalizi dell’Ordine, diversi sono stati lungo i secoli i Maestri in Teologia, i Predicatori i letterati e artisti per non parlare dei due grandi storici: Fr. Cherubino Ghirardacci (1518-1598) storico di Bologna autore dell’opera "Della historia di Bologna dalla fondazione di lei fino all’anno 1425" e P. Luigi Torelli ( sec. XVII) storico dell’Ordine Agostiniano, autore degli otto tomi "Secoli Agostiniani"(1659 – 1686). Al primo è stato dedicato recentemente il nostro "Centro Studi" e al secondo la nostra Biblioteca Conventuale. Questo livello e questa sensibilità per la cultura e per gli studi sacri e profani trovano un segno anche nel culto che in San Giacomo è stato riconosciuto a S. Caterina d’Alessandria come risulta soprattutto dalla testimonianza iconografica.

C’è anzitutto una cappella laterale dedicata alla Santa collocata sulla destra del grande presbiterio davanti all’ingresso di sinistra che introduce al peribolo. Dal 1573 è cappella del giuspatronato della famiglia Loiani. I Loiani furono committenti a Tiburzio Passarotti (1553 - 1612), figlio primogenito del più celebre pittore Bartolomeo (1530 -1592), della pala d’altare raffigurante il martirio della Santa, opera firmata e datata nel 1557 con evidenti accenti di manierismo. L’opera, da considerarsi del tutto originali tra il denso corpus iconografico della Santa, coglie il momento glorioso del martirio quando, mentre un angelo appare in alto a dimostrare il divino intervento, la ruota si rompo prodigiosamente e i frammenti vanno a colpire pesantemente gli stessi esecutori del supplizio i quali, sconvolti e atterriti, cercano inutilmente di ripararsi dal terribile castigo. Interessante esempio di manierismo sono i due gruppi di uomini, ai lati della base, che in un elaborato groviglio di corpi, si ammucchiano facendosi scudo gli uni gli altri. La scena risulta nel suo insieme di grande effetto e si distribuisce su tre livelli: in alto l’intervento del cielo che manifesta il giudizio di Dio sulla ingiusta condanna, al centro la santa che prega fiduciosa nella protezione di Dio e alla base la confusione e costernazione dei soldati che esprimono il potere umano che viene umiliato perché usato con prepotenza e ingiustizia.

Il paliotto, risalente al 1702, dell’altare di detta cappella porta al suo centro ancora Santa Caterina davanti alla Madonna, opera attribuita allo scagliolista bolognese C. A. Bibi (fine secolo XVII).

Nella cappella tredicesima, dedicata al B. Rinieri, la pala d’altare è del pittore di Anversa Denys Calvaert (c.1540 - 1619) e ritrae la Madonna con il Bambino in gloria e santi: S. Lucia, il Beato Riniero e S. Caterina che, incoronata e riccamente vestita, guarda in alto mostrando la palma del martirio mentre ai piedi sta il frammento della ruota spezzata.

Nella cappella quindicesima, dedicata ai santi Cosma e Damiano, la pala d’altare è dipinta da Lavinia Fontana nel 1589 e mostra, insieme ai santi titolari e al committente il banchiere bolognese Scipione Calcini, Santa Caterina d’Alessandria con tutti i suoi segni caratteristici: corona in capo , ruota ai piedi, la palma del martirio nella sinistra, nobiltà nel portamento e nell'acconciatura del vestito e con il suo gesto della mano destra mostra alla Vergine il committente che le stà genuflesso ai piedi.

Nella cappella diciannovesima, dedicata alla santa Croce, di proprietà della famiglia Cari; membro della quale era il mercante Giacomo che verso l’anno 1420 fece eseguire il bel polittico dal pittore bolognese Jacopo di Paolo. Nelle quattro cartelle in alto che attorniano la riproduzione, più grande e più alta, della crocifissione, agli estremi stanno l’Angelo annunziate e la Vergine Maria mentre nelle due centrali sono riprodotte S. Maria Maddalena e S. Caterina d’ Alessandria ben riconoscibile nelle sue caratteristiche iconografiche.

Nella cappella ventisettesima, dedicata a S. Giovanni Battista, e che dal 1514 appartiene al giuspatronato dei Malavolta, nel 1536 venne fatta dipingere da Innocenzo Francucci da Imola, insieme all’Evangelista a san Giuseppe al Battista e a S. Maria Maddalena, anche S. Caterina d’ Alessandria al centro della scena inginocchiata, davanti alla Madonna e al Bambino Gesù mentre celebra il suo matrimonio mistico segnalato dalla consegna dell’anello che il Bambino infila nel suo dito. Così si completa l’iconografia, più volte ripetuta, della Santa in San Giacomo Maggiore con un tema caratteristico della spiritualità della santa d’Alessandria.

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A questa abbondante testimonianza iconografica se ne aggiunge, molto interessante un’altra che dimostra come la Santa Caterina occupasse un posto importante nell’organizzazione della vita di questa comunità che ovviamente era anche casa di studio e quindi di formazione.

Un documento nell’archivio storico di San Giacomo Maggiore, datato nell’anno 1680 ci documenta il culto alla santa e il riferimento alla sua protezione sugli studi e sugli studenti della comunità agostiniana. Si tratta di una ampia pergamena, rafforzata con tela e poi fissata su cornice lignea che porta l’elenco delle feste, distribuite per ogni mese dell’anno, celebrate in San Giacomo. Ne riportiamo il testo in latino con le abbreviazioni e relative esplicitazioni:

GENERALIS METHODUS Eorum quae facienda occurrunt hac n(ost)ra in D(ivi). Jacobi Maioris Bononiae Ecclesiae et Choro totius Anni decursu, tam in mobilibus quam in immobilibus Festis singulos distributa per MENSES MDCLXXX.

Al giorno 25 di novembre troviamo queste prescrizioni:

Cathar(in)ae V(irginis) et M(artiris) Alex(andri)ae festum ad studiosos huius Colleg(ii) Juvenes spectat. Off(icium) in Choro fit a R(everen)do Ad(modum) P(atre) Reg(ente) paran(tur) 4 Cant(ores) ad mat(utinum) cant(antur) 9 l(e) ct(iones) et Te Deum, post Missam Solem(nem) habe(tur) Paneg(irica) Or(atio), post Vesp(eras) Theologica disputatio.