II° CAPITOLO DI ROMA - CLXXIX° DELLA CONGREGATIONE

 

II° CAPITOLO DI ROMA

CLXXIX° DELLA CONGREGATIONE

[Pag. 516] Questo è il penultimo Capitolo Generale, che fin a' nostri giorni sij stato celebrato. Era in Bergamo disposto, ma piacque a N. S. Alessandro Papa VII, si convocasse in Roma. Ne furno i cenni essequiti, et tenutavi per Apostolico Breve la Presidenza l'Eminentissimo Card. Giovanni Battista Pallotto Vescovo d'Albano, et dell'ordine tutto Agostiniano Protettore, riuscirno al P. Girolamo di Savigliano per il Vicariato Generale favorevoli i voti. Per deffinire hebber l'impiego li PP. Angelo Maria di Lodi, detto anco di Milano, Fulgentio di Casale, Francesco di Megnegna, et Giovanni Carlo Maria di Genova; con l'intervento del Vicario Generale Calvi, et due soli de passati Visitatori Giulio Cesare di Lodi, e Giovanni Francesco di Viadana, surrogati per li due assenti li PP. Carlo di Pontevico, e Carlo d'Imola.

Furno quivi a proposta dell'Eminentissimo Presidente in proposito del Capitolo Generale Presidente, Vicario Generale, Deffinitori, et votati l'antiche deffinitioni in parte riformate, in parte innovate, et mutate, et in parte abolite con presigersi nuovi ordini, et forme, che poi per Breve Apostolico 18 Luglio 1664, confermati, perpetua, et inviolabile ne pretendono l'osservanza. Et prima ch'in avvenire solo li Vicarij Generali attuali, et assoluti, Deffinitori, et Visitatori attuali, Procurator Generale, Compagno, Segretario, Priori attuali de Conventi, et quelli che in vigore del Capitolo pur in Roma l'anno 1644, celebrato, furno al voto ammessi, habbin voto nel Capitolo Generale, con l'esclusione perpetua de Priori vacanti, et descreti de Monasteri.

[Pag. 517] Seconda, che possino in avvenire tutti li Vicarij Generali assoluti in qualsivoglia Deffinitorio entrare, et quivi con il P. Vicario Generalepro tempore, o assoluto, Deffinitori, et Visitatori eletti, o surrogati haver il voto, et d'avantaggio la prerogativa non solo di precedenza per ordine a Deffinitori, et Visitatori già detti, ma di Presidenza ne casi, ne quali la Presidenza al primo Deffinitore s'aspettasse.

Terza della Presidenza questo sij l'ordine, che fra più Vicarij Generali assoluti habbi quello la Presidenza a tenere, che mai in Capitolo alcuno fu Presidente; et fra molti, che mai l'essercitorno, quello preceda, ch'al Vicariato Generale fu prima assonto; et se tutti n'havessero sostenuta la carica, si servì in tal caso per circolo l'antianità del Vicariato Generale, et così successivamente, mentre però non vi sij chi mai fosse a tal posto arrivato, perché a questi, non ad altri s'aspettarebbe.

Quarta restino sempre gl'assoluti Vicarij Generali ineligibili all'officio di Deffinitori, o Visitatori Generali; et quanto fra tutti c'hanno voto in Deffinitorio, il numero di nove si compisca, non sij luogo ad alcuna surrogatione.

Quinta c'habbino da qui avanti li Votanti del Deffinitorio da convenir al Capitolo per la seconda Domenica dopo Pascha, onde avanti l'elettione del nuovo Vicario Generale, che seguirà nelle solite forme il Sabbato avanti la terza, possin esser fatti que' Decreti, statuti, et Deffinitioni, che già dopo l'elettione del Vicario Generale far si costumavano.

Sesta nel futuro duri il corso de gl'officij del Vicario Generale, Deffinitori, Visitatori eletti, et Priori attuali de Monasteri un intiero triennio, nè le Diete prima del secondo anno si possano celebrare; et quello si disse della duratione triennali del Vicario Generale et anco del Procurator Generale, Compagno, et Secretario s'habbi ad intendere.

Settima il Vicario Generale, Deffinitori, Visitatori per elettione, et Priori attuali de Monasteri dopo l'essercitio de loro governi sijno per qualche tempo, a qualsivoglia de detti governi ineligibili, cioè il Vicario Generale dopo il triennio suo, [Pag. 518] più non possa al medesimo impiego per il corso di sei anni esser assonto; e gl'altri dopo un sessenio d'officij di giurisdittione, habbino tre anni dispensabilmente a vacare.

Ottava. In caso di morte, o d'altro legitimo, et canonico impedimento del Vicario generale pro tempore se ciò ne sei mesi succeda immediatamente al Capitolo Generale precedenti, si devolva il publico governo al Vicario Generale sopravivente prossimamente assoluto, mentre non sij da legitimo, o canonico impedimento legato, et ciò fin al nuovo general Capitolo. Se poi il caso avanti sei mesi succeda, pur resti il governo al medesimo Vicario Generale, assoluto, ma fra due mesi ad summum alla creatione del nuovo Vicario Generale si proceda. Alla qual creatione chiamar si dovranno li Vicarij Generali assoluti, li quattro Deffinitori, li quattro Visitatori, il Procurator Generale, Compagno, et Segretario della Congregatione, a' quali il Ius eligendi il nuovo Vicario Generale si convenga, che però eligibile sij, et capace, et non vacante, et questo dovrà fin al prossimo Capitolo Generale durare, et in esso più non potrà al medesimo grado esser eletto ma sarà per il Vicariato Generale onninamente ineligibile. Et de predetti nominati elettori, quando giongano al numero di dodici, non sij altra surrogatione necessaria; et non arrivando a tal numero possano li convocati altri deputarne, et surrogarne, che nel prossimo Capitolo Generale havevano voto.

Queste sono le leggi nel ultimo Capitolo Romano per Decreto Apostolico stabilite, et che perpetua havranno l'essecutione. In questo Capitolo poi rimase nel posto di Procurator Generale Francesco Maria di Cremona confermato, Giulio Cesare di Lodi passò ad esser Compagno; et di Visitatori hebber l'impiego Giovanni Francesco di Tolentino, Hippolito di Casale, Nicola di Ferrara, e Girolamo d'Alfianello, benchè poi nel corso dell'anno morto il primiero, fosse in sua vece creato Antonio di Tolentino. Il Capitolo per maggior commodità de votanti fin alla Domenica quarta dopo Pascha quest'anno però col beneplacito Apostolico, si prorogò.

CLXXXVI° VICARIO GENERALE

GIROLAMO DI SAVIGLIANO.

[Pag. 519] Siamo al passato ultimamente Vicario Generale nel Capitolo di Roma a voti concordi, et con publica sodisfattione eletto; che tratta havendo da nobil parenti l'origine, fa pur nell'attioni spiccare l'ingenuità de suoi natali, et nella chiarezza delle operationi quella del sangue. Savigliano luogo celebre nel Piemonte le fu Patria, il Presidente[Pag. 520] Conte Alessandro Muratore le fu Padre, et Genitrice Leonetta Orsini de Conti di Rivalta l'anno 1597. Entrato giovinetto nella religione l'anno 1611, si fece nel progresso de studij conoscer d'ingegno provetto; et havendo sortito in Maestro delle scienze il P. Paolo Emilio Ropoli d'Invrea, Padre di gran letteratura sagra, et profana, Lattina, et volgare, ne tracopiò sì perfettamente l'intelligenza, che fu creduto del suo Lettore un compitissimo ideato. Terminò la carriera de studij con l'honorevolezza lettorale, indi obligato all'attual lettura d'un virtuoso drapello di giovani, così egregiamente per il sentiero del sapere li condusse, che meritò vederli non solo a lui nel grado Lettorale uguali, ma nel credito della virtù de primi della Congregatione, in essi ogn'uno celebrando la direttione, et disciplina di Girolamo, ch'aveva novello Prometeo si fatti simulacri illustrato. Lo viddero perciò le catthedre, et i circoli molte, et molte volte con la spada dell'intelligenza farsi largo nella publica stima; ancorchè qui non si fermassero di Girolamo gl'honori havendo con non inferior lode salito i Pergami, et con Apostolica eloquenza accresciuti i splendori della propria cognitione.

Per la Congregatione, et suoi Monasteri non risparmiò stenti, fatiche, et sudori, in specie per la ricuperatione del Convento di S. Nicola di Brou in Francia, ove personalmente si trasferì, havendo di più per un anno intiero un Religioso in Parigi mantenuto, che co 'favori dell'Altezza Reale di Savoia appresso la Maestà Christianissima procurati, meritò vedere quel Monastero alla Congregatione restituito, che l'altrui avidità haveva usurpato. Nella suppressione dei due Monasteri di Cavor, e Bargi non perdono a se stesso, perché restassero, come poi rimasero in balia della Congregatione; et per mantenere quello di Fossano da puoco ammorevoli minacciato, et insidiato per tre volte scoprì petto di bronzo al ribatter i colpi de gl'avversarij pronto, et disposto, et con l'assistenza del Cielo superate le oppositioni, ad onta dell'invidia, ne riportò le vittorie. Ancor non cessano le pareti del Convento d'Invrea [Pag. 521] di celebrar di Girolamo la singolar providenza, che ne tempi difficilissimi delle guerre civili del Piemonte, assediata quella Città, et devastata la campagna, et persi li raccolti seppe in tali forme provedere a publici bisogni della casa, che in vece di debiti lasciò moltiplicati a successori i crediti, seminando di sua persona per la Città sì degno concetto, che il Prencipe Tomaso, Vescovo, et Signori del governo pretesero con ogni sforzo in pregiudicio della stessa obedienza, ch'altrove lo chiamava, fermarlo alla continuatione di quel Priorato, che di sicuro havrebbe rattenuto, quando i bisogni maggiori del suo Monastero di Savigliano per le guerre desolato, non l'havessero obligato a quel governo. E dobbiam credere fosse di questo Convento singolar sfortuna l'esser stato in detto tempo il Muratore assente; bastevole il credito di sua persona al fermar la corrente militare, che poi lo devastò, benchè anco fra le rovine non cessi Girolamo far spiccare la sua diligenza, et liberalità, havendolo di nuovo a nostri tempi reso habitabile con nuove fabriche, et reparationi, et con ferma speranza ch'averlo a vedere fra puochi anni nel pristino splendore, et bellezza restituito.

Oltre varie Prioranze da Girolamo degnamente maneggiate hebbe pur l'impiego di Visitatore, più volte entrò fra Deffinitori, essercitò la carica di Presidente, et con la Vicegerenza di tutti li Conventi del Piemonte per anni trenta in circa sostenuta, diè a vedere alla Congregatione nulla in lui potersi desiderare, che per sollevarlo alla dignità suprema si stimasse necessario. Così l'anno predetto 1664, convocato in Roma il Capitolo Generale lo vedesimo uscire Vicario Generale nel cui officio con pari giustitia, zelo, affabilità, cortesia, et prudenza la Congregatione governando ha in uno saputo reggere, e della nostra Republica lo scettro, et de cuori l'impero. Per lo spatio di quattro anni ha questo Prelato maneggiato con l'auttorità suprema gl'affari publici, confermato nel quarto con decreto della Santa Sede; dopo quali deposta nel Capitolo di Vercelli la carica della superiorità generale, hor con il governo della Provincia del Piemonte gode la quiete della Patria in risarcimento delle tolerate fatiche.

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