X° CAPITOLO DI FERRARA - CLXII° DELLA CONGREGATIONE

 

X° CAPITOLO DI FERRARA

CLXII° DELLA CONGREGATIONE

[Pag. 434] Trascorso il biennio del Vicario Generale Mantegatio s'intimò, et celebrò il Capitolo a debiti tempi nel Convento di Ferrara. L'antianità portò il P. Tomaso di Brescia all'esser Presidente, et il merito sollevò Paolo Camillo di Lodi all'esser Vicario Generale. Durò pur questi con beneplacito Apostolico in officio due anni, indi alli 21 Novembre 1619, uscì il Breve perpetuo per il biennio de Vicarij Generali da cominciarsi nel futuro Capitolo 1620, e con tal conditione, che niuno fosse per tal carica di nuovo eligibile, quando per tre anni almeno stato non fosse da tal impiego vacante. Per deffinire s'elessero li Padri Bartolomeo d'Aviliana, Paolo di Calusco, Michele di Crema, et Giovanni Battista di Treviglio, che nel Deffinitorio hebber compagni il Vicario Generale Antonio, con tre soli de vecchi Visitatori, Arcangelo, Benigno, et Lauro Felice, surrogato altro Padre in vece di Paolo Camillo mancato. In Procurator Generale si confermò il Rotondesco, et hebbe l'honore del Compagno il P. Hippolito di Bologna. Visitatori poi furno Serafino di Luca, Massimiliano di Crema, Flaminio Serafino di Como, e Teofilo di Treviglio, quantunque nel corso dell'anno in vece de gl'ultimi due si trovino nominati Giulio Emilio Bottano di Bergamo, et Agostino di Caravaggio.

CLXV° VICARIO GENERALE

PAOLO CAMILLO LODI

[Pag. 435] Siamo gionti al P. Paolo Camillo Cadamosti di Lodi uno dei più degni, de più insigni, de più gloriosi Prelati havesse mai la Congregatione di Lombardia; uno de più eminenti, de più sublimi, de più eloquenti Predicatori udisse mai l'Italia tutta; uno de più studiosi, de più letterati, de più virtuosi soggetti ammirasse mai l'Università[Pag. 436] de Sapienti. Flaminio fu il Padre nobile di Lodi, come pur egli dal sagro fonte Flaminio chiamossi; onde preso l'habito Agostiniano in Crema alli 6 Aprile 1587, per mano del P. Paolo Camillo di Crema Vicario Generale, insieme con l'habito n'accolse il nome; et come fosse d'età tenerella, cinque, et più anni portò d'un osservantissimo novitiato il giogo, terminandolo con la solenne sua professione, che fece in Lodi alli 21 Decembre 1592, professò Paolo Camillo, non tanto gl'essentiali voti della Religione, quanto l'acquisto di tutte le virtù, onde nel fiore de gl'anni era ammirato per un prodigio d'eloquenza, per un portento del merito, per un mostro della gloria. Ancor resta indeciso il dubbio, se più la sua lingua, o la sua penna potesse, posciache se dalla lingua, et bocca fiumi d'oro sgorgava, dalla penna mari di stemperate perle stillava, stimato nell'orare un Demostene, nello scrivere un M. Tullio, e quella leggiardissima eloquenza di gratiosissimo, et eruditissimo stile adorna, che con la lingua porgeva, sapeva si bene su fogli sminuzzare, che scrivendo con la penna, pareva con la lingua orasse, et con la lingua orando, con la penna scrivesse. Chiamerei in testimonio le più nobili Città d'Italia, che l'hanno udito da pergami, che hanno suoi discorsi in carta mirato, ma qui fermarmi non devo, che con periglio di sommergermi troppo m'ingolferei. Ne congressi de letterati era il Cadamosti l'anima, che tutti avvivava ; onde nella gran Città di Milano Virtuoso non v'era, che non aspirasse all'amicitia sua; e tenendo corrispondenza co' primi sapienti d'Italia, pareva fosse il centro, al quale le linee de desiderij di tutti i letterati fosser tirate. Vanno a migliaia i panegirici, elogi, lettere, libri da diversi auttori a sua lode impressi, bastando questo Prelato per stancar ogni penna, et impoverir ogni ingegno nella gran copia de suoi meriti. Li due gran Cardinali Federico Borromeo, et Cesare Monti accompagnorno con la propria stima l'egregie doti di Paolo Camillo, dando in mille occasioni a conoscere, qual degno posto tenesse nell'affetto loro, col communicarli de proprij[Pag. 437] interessi i più rilevanti arcani, et riceverne i saggi consegli. Accalorò sempre con la lingua, e con l'opra in sommo grado i studij, eccitando alle lettere la gionventù, et abbracciandone la protettione, a tutti porgeva animo di mettersi al rollo de studenti per esser nel numero de suoi cari. Non conobbe il suo cuore avaritia, mai tenne con l'interesse amicitia, ma splendido, et generoso, a padroni, a gl'amici, a virtuosi, a tutti si fece conoscere un centimano Briareo, che con cento mani gratie, et doni dispensasse, contento il titolo riportarne, anzi di prodigo in favorire, che di guardingo, et ritirato. Nell'affabilità pochi pari conobbe, et essendo il discorso suo sempre di sali, argutie, et giocondità ripieno, si rendeva nell'humanità adorabile; benchè nel seggio collocato della Superiorità fosse talhora nel zelo del publico bene tutto fuoco, et senza mirarar ad alcuno in faccia, con pupille bendate, portandone l'occasione, all'essecutione venisse della Giustitia. Molti anni essercitò in Congregatione la carica di Compagno con ugual diligenza, et fedeltà, terminando tal officio con il Vicariato Generale, che l'anno 1618, per la prima volta le fu conferito. Rihebbe questa dignità nel Capitolo di Bologna dell'anno 1626, et ultimamente perpublicam acclamationem del Capitolo tutto, et replicate instanze de Padri in quello di Viadana del 1637, quattro fiate hebbe di Deffinitori gl'honori, altrettante di Presidente, (se bene l'ultima volta, che preseder doveva, assister non vi potesse, ancorchè nel proprio Convento di Lodi fosse il Capitolo celrbrato, mercè l'infirmità sua ultima, che in letto lo tratteneva). Terminato questo Capitolo, et il morbo del buon Prelato avanzandosi, conobbe che Iddio a se lo chiamava, perlochè provisto de spirituali viatici alli Maggio 1654, fece il viaggio a tutta l'humana stirpe commune in età d'anni 78, dalla Congregatione tutta generalmente pianto, per le rari qualità sue, et singolari prerogative. Sopr'il nome, cognome, et Patria del P. Cadamosti, mentre ancor fra vivi soggiornava, fu chi gratiosamente con quattro distici le sue glorie racchiuse.[Pag. 438]

Allusio ad nomen Pauli

Nomen habes Pauli; merito Tu namque Fideles

Sermonum, ut Paulus, fertilitate beas.

Ad nomen Camilli

ut Furij se se in bello gessere Camilli,

Sic Te in re Christi docte Camille geris.

Ad Cognomen Cadamusti

Qui sitiunt ad Te veniant Cadamuste necesse est;

Namque Tibi ex verbis dulcia musta cadunt.

Ad eius Patriam

Nomen Lauda Tibi peperit de Laude, sed illa

Plus de Te laudis, quam ex aliunde feret.

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