Donato Calvi OESA
Milano MDCLXIX
XIII° CAPITOLO DI CREMONA - CLVI° DELLA CONGREGATIONE
XIII° CAPITOLO DI CREMONA
CLVI° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 420]
Correva il mese d'Aprile, quando la Congregatione celebrò nel Convento di Cremona il suo Capitolo Generale, ove Tomaso di Brescia intronizato Presidente, pur la Patria di Crema n'uscì gloriosa con il Vicariato Generale al P. Emilio Vimercati conferito. Sortirno Deffinitori Bartolomeo d'Avigliana, Paolo di Calusco, Michel Angelo di Sorosina, et Hippolito di Bologna, che con il Vic. Gen. Mantegatio, et decorsi Visitatori l'intiero Deffinitorio formorno. Continuò in Roma Procurator Generale Horatio di Crema, come pur il Cademosti nel posto di Compagno; datosi poscia del visitare la cura a' PP. Carlo di Livorno, Giovanni Paolo di Bergamo, Arcangelo di Bassano, et Giovanni Battista di Treviglio.CLIX° VICARIO GENERALE
EMILIO DI CREMA
La nobil famiglia Vimercati, che è delle più conspicue di Crema fu la terra, che il degno germoglio produsse d'Emilio Vimercati, religioso della Congregatione nostra, che havendo a Dio consagrate le primitive de suoi giorni, ne riportò poi della Divina liberalità per il tempo tutto di sua vita proportionati guiderdoni. [Pag. 421] Fece nelle lettere ottima riuscita stimato uno dei migliori Lettori, che salissero cathedre, et havendo da natali un affabilità, et modestia indicibile riportato, espose a gli occhi del publico così pregiato inesto di cortesia, et lettere, che ancor resta il dubbio indeciso qual dei due in Emilio prevalesse, entrambe queste doti in perfetto, et sommo grado possedendo. Parevano le virtù tutte christiane, et civili haver nel Vimercati il centro ritrovato de loro riposi; la modestia però qual Sole fra le stelle luminosamente fiammeggiava, cagione che i cuori de tutti se li facessero tributarij, resosi per questa parte non solo ammirabile, ma adorabile. Guidò fra chiostri innocentissima vita, et senza perdonar punto al corpo suo, l'obligò alla servitù della portione superiore, onde con digiuni, vigilie, et macerationi la carne domava, perché nelle divine conteplationi fosse lo spirito più veloce. Non salì pergamo, se non col fine di gettar le reti alla cattura dell'anime, che perciò in forma apostolica la divina parola dispensando, ben ogni uno conosceva, che non mondana cupidigia dava alle sue parole impulso, ma l'altrui salute era l'unico bersaglio d'ogni sua operatione.
Nel governo de Monasteri a guisa del Sammaritano del Vangelo, oglio, et vino nell'altrui ferite infondeva, con tanta charità, et piacevolezza le piaghe curando dell'anime, alla sua cura commesse che non vi lasciava minimo contrassegno di cicatrice. L'essempio suo stimolava i sudditi al Choro, all'osservanza, alla perfettione, et soleva dire: Non riportar il superiore titolo di Priore, perché habbi solo nella dignità, et officio a precedere, ma perchè ha prima de gl'altri a frequentar il Choro, ad osservar la Regola, ad obbedir le constitutioni. Così valoroso Capitano entrava primiero in battaglia co' vitij, perché a sua imitatione ne calcassero i sudditi le pedate. In tal forma resse molti Monasteri; fu indi tre volte Visitatore, altre Deffinitore, et nel Capitolo di Cremona dell'anno corrernte Vicario Generale. Non compì l'anno il buon Prelato, che mentre in guisa di Sole andava con la presential sua visita illustrando la Congregatione, chiamato da Dio nel Monastero [Pag. 422] di Savona all'eterno riposo al Cielo se ne passò; indi nell'officio sottoentrato Antonio di Cremona, che l'anno precedette haveva la Congregatione governata.
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