XXX° CAPITOLO DI MILANO - CXLVIII° DELLA CONGREGATIONE

 

XXX° CAPITOLO DI MILANO

CXLVIII° DELLA CONGREGATIONE

[Pag. 399] Furno i Comitij generali di quest'anno tenuti in Milano sotto la direttione d'Aurelio di Treviglio, che vi fu Presidente. Il concorso de voti nell'elettione del Vicario Generale al P. Bartolomeo d'Avigliana favorevole si mostrò, et nella deputatione de Deffinitori sortirno eletti Giacomo di Sarnico, Giovanni Paolo di Ferrara, Girolamo di Cremona, et Helia di Biella. Nel Deffinitorio tre soli de Vecchi Deffinitori con il Vicario Generale assoluto si videro, essendo il primo mancato, et furno Camill'Angelo di Casale, Giulio Cesare di Crema, et Hortensio di Maglione; et in nuovi si destinorno Emilio di Crema, Tadeo di Qualiusio, Angelo di Ferrara, et Aurelio di S. Germano. Seguirno nell'essercitio de loro officij il Procurator Generale, et Compagno, in quello Michel Angelo di Sorosina, et in questo Antonio di Cremona confermati.

CLI° VICARIO GENERALE

BARTOLOMEO D'AVIGLIANA

Fra quanti soggetti d'eminenza donasse mai la nobil Provincia del Piemonte alla Congregatione nostra, dobbiamo annoverar fra primi Bartolomeo Falcombello d'Avigliana, che entrato giovinetto fra Chiostri riuscì [Pag. 400] in breve tempo così nelle virtù provetto, che di lui come d'un altro Nicola pareva s'avverasse quel sagro detto: Evasit adolescens mirae spectataeque probitatis. L'anno 1555 fu il primo de suoi giorni, indi nel 1572, vestito dell'habito Agostiniano in Avigliana trasse la sua vita sto per dire per l'ecclitica del Sole, sendosi mostrato in ogn'attione conspicuo, in ogni suo studio luminoso. O s'applicasse al distinguer le confusioni Logicali, o si concentrasse al penetrar gl'arcani della Filosofia, o s'innalzasse al meditar i misteri della Teologia, o piegasse l'animo alla lettura de Canonisti, o procurasse con l'apostolico mistero profonder fiumi di dottrina, sempre Bartolomeo si vidde nella prima fila collocato de sapienti, cresciuto nel Piemonte a tal altezza di credito, ch'a lui quasi da Divino oracolo la risolutione de dubij, et più difficil questoni s'attendeva, et a lui come ad innessausto fonte di sapere ricorreva chiunque cacciar bramava dell'intelligenza la sete. A questo con nobil scherzo in un suo Sonetto il Corbellini cantando: All'oracolo va chi brama havere / Nelle cure maggior giudicij eguali, /Come a te vien ciaschun, che brama a mali / Rimedio certo, anzi che folle ei pere.

Con la lettura delle scienze in Crema, Mantova, Como, Bergamo, et Roma trasse a se gl'applausi, et a suoi Monasteri la stima, con la predicatione della divina parola in Torino, Genova, Milano, Ferrara, Bologna, et a gl'eretici nella Valle Tellina, comprò per se stesso a contanti di fatiche il merito, et alla sua Religione gl'honori; onde per attestato di singolar maraviglia si narra che per l'improvisa infirmità di dolori colici mancato il Predicatore, ch'in gran solennità doveva in una delle prime Basiliche di Roma ragionare, et ciò la notte antecedente alla sagra fontione, fra quanti Monasteri habbi quella gloriosa Metropoli, non si trovò se non al Popolo il Lettore Falcombello che con la distanza di solo tre hore per lo studio, n'accettasse l'impresa. Andò, salì il Pergamo, ragionò con tanta dottrina, con tanta franchezza, e tanto a proposito [Pag. 401] che lo stupore s'impossessò a segno di quel nobilissimo Uditorio, in cui diecisette Cardinali con gran quantità di Vescovi, et Prelati risiedevano, che per la strada del ritorno da replicati Viva Viva il buon Padre accompagnato si vidde, indi meritando haver quel Pulpito per tutto il corso dell'anno (cosa insolita ne mai in quel Tempio pratticata) in concorrenza del famoso Panigarola, ch'al nostro Bartolomeo servì di fanale perché maggiormente il nobil teatro delle sue virtù comparisse, et correr potessero i Romani ad ammirarne le glorie. Saggio del suo valore da Pergami il nobilissimo discorso diremo da lui nel duomo di Milano recitato intorno l'incatenamento della Divina Sapienza iscoperto nel Mondo nell'Huomo, et in Santa Chiesa l'anno 1589, che poi dalle stampe di Milano l'anno 1591 uscito, pur di presente a sguardi de Virtuosi s'espone in semplice abozzo del suo eccelso sapere.

Carissimo a Prencipi Serenissimi di Savoia, che lo chiamavano il Sole del Piemonte, più di quattro volte hebbe in pugno le Mitre, et la medesima di Torino dalla loro generosità essibitali, ma l'amor de Chiostri, et della sua Religione l'obligò alla perserveranza nel santo proposito, rigettando quelle occasioni tutte, che lo potessero dal Monastero separare; et benchè il Clero tutto di Torino in tempo di Sede vacante con instante supplica l'implorasse in suo Pastore, pur fatto sordo all'altrui preghiere, sempre nel cuore ruminava ciò ch'al glorioso S. Nicola fu dal Cielo intimato: In vocatione tua permaneas non volendo in conto alcuno abbandonar quel capuccio, sotto cui l'arte imparato haveva di debellare il vitio, et trionfare nella virtù.

Fu de Monasteri alla sua cura commessi singolarissimo Benefattore, ma in specie di Savigliano, Avigliana, e Torino, ne quali con qualificate fabriche da lui erette mostrò quanto gl'avantaggi del publico amasse; e come la sola pietà dasse l'impulso alle generose attioni sue, così sempre in bocca quelle parole portava: Pietas aedificet, che ancor di presente sotto l'effigie di Bartolomeo nel Reffettorio si leggono di Torino. [Pag. 402] Pur in Genova gettò in volta il Dormitorio della Cella rinovando, et aggiustando le stanze per l'habitatione de Padri. Nel suo Monastero d'Avigliana, oltre le fabriche copiosa, et d'ogni qualità d'egregi libri ricca Libreria eresse, che poi dalla sacrilega libertà de Soldati Francesi l'anno 1630 le fu saccheggiata. Acquistò alla sua Congregatione il Convento di Fossano in concorrenza d'altre Religioni, ch'a quel luogo aspiravano, et mille altri beneficij al suo publico ripartì, che degno di quegl'honori lo dichiarorno, ch'indi le furno dalla Congregatione conferiti.

Dopo le Prioranze con somma sua lode essercitate, tre volte al posto supremo ascese di Vicario Generale, cioè gl'anni 1603, 1609, et 1615, onde poi il Padre Corbellini nell'oratione a sua lode stampata, quando l'anno 1609, hebbe per la seconda volta la nobil carica formò quel gratioso computo cabalistico da virtuosi molto lodato: Il Padre Frate Bartolomeo Falcombello d'Avigliana al piede de Monti; parole che vengono in punto a constituire il numero predetto 1609, indi facendo l'applicatione: Vicario Generale della Congregatione Agostiniana di Lombardia in Chero; che pur rendono il citato numero 1609. Altri de principali impieghi maneggiò in Congregatione Bartolomeo, stato alcune volte Visitatore, molte Deffinitore, altre Presidente, et per longa serie d'anni di tutta la Provincia del Piemonte Vicegerente, sempre in ugual stadera bilanciando l'osservanza religiosa, et l'amor de Sudditi, il publico zelo, et il beneficio de Monasteri, la protettione de Virtuosi, e gl'aumenti dell'honor di Dio, finchè poi ad una veneranda decrepità pervenuto nel Convento di S. Agostino di Savigliano l'anno 1634, cessò di vivere, transferito il suo corpo in Avigliana a misura della sua dispositione, che quel riposo si era destinato. Restringe in poche parole i meriti di questo prelato Francesco Agostino ab Ecclesia Vescovo di Saluzzo, all'hor che nella sua Historia de Prelati Piemontesi del Falcombello ragionando così scrive:

[Pag. 403] Bartholomeus Falcombellus de Aviliana in Congreg. Augustinianorum de Obser. Lombard. tanto virtutum valore emicuit, ut non modo se ipsum, domum suam, et Patriam, verum etiam ipsam Congregationem non mediocriter illustrarit, tum in lectionibus, et disputationibus, in quibus plurimos disciplinae suae alumnos praclaros habuit, tum in Verbi Dei porrectione, in qua adeo praestabat, ut non immerito Concionatoris excellentissimi nomen mereretur, quapropter ad summos gradus dignitatum suae Congregationis evectus fuit, nam post administrationem praecipuorum suae Religionis Conventuum, non modo semel, sed bis, et ter magno omnium applausu ad dictae Congregationis supremae dignitatis apicem provectus etc. Ex hoc saeculo migravit octuogenarius Savigliani anno 1634, licet corpus in sacris aedibus S. Augustini Avilianae honorifice tegatur.

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