VIII° CAPITOLO DI BERGAMO - CXLIII° DELLA CONGREGATIONE

 

VIII° CAPITOLO DI BERGAMO

CXLIII° DELLA CONGREGATIONE

[Pag. 381] Dopo venticinque anni di tempo vidde di nuovo la Città di Bergamo il capitolo della Congregatione nel Monastero di S. Agostino quest'anno congregato. Il Vescovo della Città Giovanni Battista Milani con auttorità apostolica v'intravenne Presidente unitamente con quello della Congregatione Guilelmo di Torino, e con publici applausi fu per la terza volta al Vicariato Generale assonto Pietro Nicola di Bergamo. Deffinitore uscirno Timoteo di Mantoa, Emilio di Crema, Camillo di Cremona, e Giovanni Paolo di Ferrara. Vi concorsero Tomaso di Brescia Vicario Generale assoluto con i quattro Visitatori vecchi, mentre in nuovi Serafino di Como, Filiberto di Cherasco, Agostino di Ferrara, e Carlo di Cavallier maggiore rimasero eletti. Fu in corte deputato con la general procura della Congregatione Camillo di Cremona, che morto in officio aperse la porta a Giacomo di Sarnico, che v'entrò sucessore, restando in compagno deputato Pompilio di Trevilio.

Tale fu la deputatione del Capitolo di Bergamo, ma sopravenuta nel seguente Agosto al Vicario Generale la morte con Breve Pontificio Clemente VIII, di nuovo capo la Congregatione providde, dandoli in Superior maggiore Costanzo di Gervaso allhora Priore di S. Maria del Popolo di Roma, con la conferma però di tutti gl'altri Ministri publici nel Capitolo eletti, et ciò nel mese di Settembre 1596. [Pag. 382]

CXLIV° VICARIO GENERALE

PIETRO NICOLA DI BERGAMO

Vedi sopra pag. 342

CXLV° VICARIO GENERALE

COSTANZO DI S. GERVASO

Da S. Gervaso terra del distretto di Brescia, et dalla famiglia Lodi uscì Costanzo alla mondana luce, non so se per mercar lodi al proprio merito, o per arrecar nel proprio merito lodi perpetue alla Congregatione. Riuscì per dispute senza pari, et nella cognitione de sagri canoni così perito, che n'avrebbe potuto aprir publica scuola, come aprì ad ogn'uno il sentir per da lui riportarne ne moltiplicati consulti legali oracoli, tanto più accreditati, quanto che con la sola attestatione de i Pittagorici: Ipse dixit, Constantius dixit, erano da tutti generalmente venerati. Publico Lettore delle scienze in Brescia intagliò ne cuori di chi meritò ascoltarlo l'ammiratione, et havendo nell'anno 1584, cento cinquanta mirabili conclusioni esposte con questo titolo: SS. SS. SS. MI. delphinica theoremata etc. ove con l'allusione dell'arma di Giovanni Delfino Vescovo di Brescia sviscerò della Filosofia, et Theologia i più occulti arcani, chiudendo con deciotto problemi, et dodici stravagantissimi paradossi il libro, da lui pure prodigiosamente rappresentati, et diffesi, diede credito all'opinione di Platone che l'anima habbi da suoi principij le scienze instillate, parendo impossibile ch'huomo mortale senz'haver le scienze infuse, potesse tanto sapere. In altre somiglianti occasioni, [Pag. 383] specialmente nella diffesa del libro da lui l'anno 1585, ad Alfonso d'Este Marchese di Montecchio con questo titolo dedicato:

Amphitheartum totius increati, creatisque entis ex duobus theatris constitutum a Fr. Constantio Lodae etc. summo labore constructum. Mostrò che nella via dell'intelligenza non voleva ch'alcuno seco di pari camminasse, ma come la fama lo publicava per il Sole del Bresciano Cielo, così solo esser voleva delle glorie a parte, corroborando con l'opra le publiche acclamationi.

Al saper legale di Costanzo perchè in eminente grado da lui posseduto, nulla fuorchè il titolo di Dottore nella nostra Congregatione vietato, mancava. Ma tante erano l'urgenze che l'obligavano al comparir ne fori, tante le necesità che lo richiamavavano a tribunali, tanti i bisogni, che primi Giudici ecclesiastici, non solo de suoi legali consegli, ma della presenza, et assistenza tenevano, che il Vicario Gener. Clemente di Livorno sotto li 15 Ottobre 1591, con specialissimo favore, et particolarissima gratia, a niun'altro mai concessa, obligato si vidde al concederli facoltà di poter il titolo, et grado di Dottore conseguire, et fuori della Congregratione essequirci l'incombenze, leggendosi nella dimissoriale si fatte parole: Verum tamen ut cuncta haec munera, et universas has functiones in quolibet foroi interiori et exteriori extra Congregationem, et Ordinem S. Augustini cum omni valore, et authenticatione in voce, et in scriptis exercere valeas, et possis (ut nobis exposuisti, et supplicitter petijsti) tibi nunc Licentiam, gratia speciali nulli alteri adhunc usque concessa, impartimur, ut Doctoris titulo, vel doctoratus ornari, et decorari possis, et valeas, et ut eodem gradu, et privilegio extra Congregationem nostram frui possis libenter permittimus. Ancor vanno sotto gl'occhi de virtuosi le degne fatiche di questo soggetto, et oltre quelle che uscite da torchi honorano le stampe, et sono:

Quaestiones Logicales in Universam Arist. Logicam.

Vita, et Miracoli del B. Giovanni Buono Mantovano. Al Sereniss. Vincenzo Duca di Mantova 1590.

[Pag. 384] Quaestiones aliquot, et regulae nonnullae, praecipue ad Regulares spectantes 1593.

Breve compendium Canonum, et praeceptorum, quae a Religioso observarvi debent 1593.

In varij Archivij, et Librerie leggiamo del Lodi fondatissimi consulti, sottilissime questioni, eruditissimi discorsi, che ben la qualità della sua dottrina ne manifestano che in grado sommo ascesa non paventava chi la superasse.

Governò i principali Monasteri della Congregatione sua con ogni zelo, et prudenza, e trovandosi Procurator Generale in tempo che la Santità di Clemente VIII deliberò introdurre nella Religione nuova riforma, e che personalmente condottosi al Convento del Popolo sermoneggiò nel Capitolo a' Padri, tutti essortando all'osservanza della Regola e constitutioni, fu egli dal Pontefice eletto non solo al publicare alla Congregatione tutta la mente Papale, ma ad essercitar di deputato l'impiego sopra la stessa riforma, a lui rimettendo il Pontefice molte cause a ciò attinenti, et consegli ricevendo per la perpetuatione dell'osservanza. Da ciò ben lece raccogliere qual zelo, e religiosità per il publico bene nodrisse nel seno Costanzo, perciò tant'idoneo per il general governo giudicato, che non solo Giovanni Agostino di Crema potè scriverli: Quis vero Congregationi huic nostrae si verum libera fronte fateri datur V. P. necessarior est? Quis in ipsius negotijs aptior, in eius calamitatibus fortior? Quis denique in omnibus ad Religionem, et recte vivendi modu cautior, sollicitior, diligentior? Ma il mentovato Pontefice a pena vidde il Vicario Generale Mutio l'anno 1596, fra defonti passato, che di proprio moto, certa scienza, et pienezza d'Apostolica auttorità li deputò Costanzo in successore, che pochi mesi però potè della benignità Pontificia goder le gratie, mentre non ancor terminato l'anno con doglia dello stesso Pontefice, ch'a maggiori impieghi lo destinava, terminò di vivere, et l'anno 1597 riposò nel Signore. L'anno stesso 1596, et pria fosse Vicario Gen. haveva pur il buon Padre fatto stampare:

[Pag. 385] Summarium Indulgentiarum a varijs Summis Pontificibus concessarum Ecclesiae nostrae S. Mariae de populo a Paschali II, usque ad Sixtum V a fundatione Ecclesiae, usque ad praesentem diem. Come pur lo stesso fece de Brevi delle stationi, et Indulgenze con l'estensione a tutta la Congregatione anco in riguardo de Secolari visitanti le Chiese nostre. Et di più una tavola molto utile con le censure, et privationi nelle constitutioni, et Deffinitioni nostre intimate, et co' casi a Superiori riservati così deiure antiquo, come per li decreti di Clemente, et per ultimo il Breve di Sisto V ch'alla Chiesa nostra di S. Maria del Popolo tutte le gratie, indulti, et Indulgenze concesse, ch'alla Sacra Basilica di S. Sebastianoextra muros eran conpartite, riponendo quella nel numero delle sette, per chi non volesse S. Sebastiano visitare.

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