XXVII° CAPITOLO DI MILANO - CXXXIX° DELLA CONGREGATIONE

 

XXVII° CAPITOLO DI MILANO

CXXXIX° DELLA CONGREGATIONE

[Pag. 372] Per un solo triennio furno le lettere di Sisto PP. V circa la celebratione del Capitolo Generale della Congregatione osservate; mentre con moto proprio, et di certa scienza per degni rispetti nel Breve espressi Clemente Papa VIII, sotto li 15 Marzo di quest'anno le revocò, ritornando il Capitolo nell'uso antico d'esser annuale. Questo dunque fu di nuovo in Milano celebrato, in cui se toccò a Benigno di Cremona antiano de passati Deffinitori la Presidenza, toccò anco ad Hippolito di Crema, che era il primo de Visitatori ad esser Generale Vicario. Nuovi Deffinitori entrorno Pietro Nicola di Bergamo, Timoteo di Mantova, Adriano di Bologna, et Tadeo di Qualiusio. Non si trovò al Capitolo il Vicario Generale Clemente, ma in sua vece il Vice Vicario Generale Tomaso con tre de vecchi Visitatori il Deffinitore compirno. Marc'Antonio di Crema passò di Compagno all'esser Procurator Generale, et per Compagnato eletto si vidde Camill'Angelo di Casale. Fur poi Visitatori creati Guilelmo di Torino, Aurelio di Como, Angelo di Mantova, e Girolamo di Cella.

CXL° VICARIO GENERALE

HIPPOLITO DI CREMA

[Pag. 373] Figlio di Giacomo Antonio Zurla, et Maddalena Bertoni ambi per nobiltà, per ricchezze, et virtù nella Città di Crema segnalati, uscì alla mondana luce Hippolito l'anno del Signore 1540. Non conobbe fanciullo, che cosa fosse mondo, se non per ordinarlo al suo Creatore; onde più erano i suoi passi frequenti alle Chiese, che alle piazze più godeva[Pag. 374] nella conversatione de Religiosi, che de compagni; più amava il fabricar nella propria casa piccioli Altari a Dio, che con puerili trattenimenti sfogar il genio della fanciullezza. Quindi senz'aspettar, che la maturità de gl'anni l'instradasse nella via del Signore, a pena toccò l'undecimo de suoi giorni l'anno 1551, che toccar pretese la meta della perfettione entrato fra religiosi di S. Agostino di Crema, che l'accolsero qual Angioletto d'habito sagro vestito, da quale havessero i men perfetti ad apprender l'arte del servir a Dio, et approfitarsene per gl'avanzamenti dello Spirito. Soleva dir il Maestro suo, non esser Hippolito in Congregatione entrato per imparare, ma per insegnare, mentre gl'altri Novitij più dall'essempio del Zurla apprendevano, come s'habbi in Religione a vivere, che da proprij documenti. Ne studij delle scienze si fece con l'oratione qual altro Tomaso d'Aquino strada aperta al possesso dell'intelligenza, et applicato da superiori alla lettura emulava nella dottrina il capo di Giove, avezzo al generar le Palladi armate, qual'hor i suoi allievi dalla scuola d'Hippolito uscir si vedevano armati non meno per debellar il vitio, che per abbatter l'ignoranza. Saliva i pergami per convertir l'anime a Dio, et scendeva con la rapina fatta di mille cuori. Ne governi teneva a fianchi indivisibili assistenti la Prudenza, et l'affabilità; con l'una sempre più avantaggiando gl'interessi del publico, con l'altra sempre più impossessandosi de gl'affetti de sudditi; onde ne seguiva fosse dal particolare, e dall'universale qual Padre commune amato, mentre a gl'uni, et a gl'altri continuati beneficij ripartiva.

Venti otto, et più anni in regger Monasteri fu dalla Congregatione impiegato; tre volte l'incombenza hebbe del visitare, altre fiate del deffinire, et in fine l'anno 1592, favorevoli, et concordi i voti per il Vicariato Generale; come pur seguì l'anno 1600, con la qual occasione il famoso Corbellini stampò in sua lode la Corona Poetica con dodeci sonetti, et cento Madrigali le segnalate qualità, et doti d'Hippolito esprimenti, hormai dal Mondo tutto con riverente ammiratione inchinante. [Pag. 375] Non ostante però tali fossero, et tanti i suoi impieghi, pur mai le consuete sue astinenze, discipline, et mortificationi tralasciò; potendo dire chi orò a sua lode nei funerali: Ipse morum honestate, vitae integritate pollens, vigilijs, et orationibus deditus, ieiunijs carnisque castigatione assidue vacans, adversus Averni scorpiones non sibi ipsi tantum, sed alijs etiam suae familiae Fratribus medicamen extitit celeberrimum.

Terminato l'anno in cui la seconda volta haveva la Congregatione governata, nel viaggio faceva per condursi al Capitolo in Mantova dissegnato, hebbe da Dio della sua vicina morte gl'avisi, colto dalla febre in Cremona, ch'in puochi giorni all'ultimo lo ridusse de giorni suoi. Morì qual visse Hippolito nel principio del mese di Maggio 1601, a tutti campo lasciando di più tosto invidiare il suo felice transito, che di deplorarne gl'accidenti. Alli 22 del mese se li celebrorno solenni essequie, recitato havendo l'oratione funerale Bartolomeo Argotto Carmelitano, che poi dal P. Hippolito Merati alla stampe consegnata, ancor serve per attestato auttentico de meriti del buon Padre.

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