VI° CAPITOLO DELL'EREMO - LXXVIII° DELLA CONGREGATIONE

 

VI° CAPITOLO DELL'EREMO

LXXVIII° DELLA CONGREGATIONE

[Pag. 241] Era il capitolo di quest'anno deputato in Ferrara, ma serpeggiando in quella Citta pestiferi morbi, et devastando le guerre tutta la Lombardia, si compiacque Clemente VII Sommo Pontefice con suo Breve 29 Aprile 1527, prorogarne la celebratione, fin che opportuna occasione comparisse. Così nel Giugno si congregorno i Padri votanti nel Monastero dell'Eremo, ove celebrorno i consueti Comitij. V'assistette Presidente il P. Nicolò di Carignano, et vi rimase eletto Vicario Generale il P. Clemente Vertova di Bergamo. Hebber l'officio di Deffinitori li Padri Gregorio di Piur, Tomaso di Milano, Paolo di Dragonerio, e Tomaso di Carpenedolo. Et a questi fur uniti il P. Vic. Gen. assoluto Giovanni Galeazzo, et li Padri Visitatori, Luigi, Aurelio, Anselmo, et Michele. Per l'anno susseguente cadè l'elettione de Visitatori ne Padri Giustiniano di Cremona, Gabriele di Castenedolo, Boniforte di Pavia, e Giovanni Angelo di Vicobrogio; di Procuratore Generale nel solito P. Dionisio di Milano, et di Compagno nel Padre Egidio di Netro.

LXXIX° VICARIO GENERALE

CLEMENTE DI BERGAMO

[Pag. 242] Dall'Illustrissima fameglia Vertova non meno per antichità, che per nobiltà conspicua nella Città di Bergamo riconobbe i suoi natali Clemente figlio di Martino Vertova de più cospicui della patria, invaghito della religione diè di calcio al Mondo l'anno 1493, et nella staggione di Primavera consagrò a Dio la primavera de suoi giorni[Pag. 243] entrando nella Congregatione sotto li 16 Maggio, et ricevendone l'habito dal P. Pascale Guidotto di Bergamo Priore di S. Agostino. Per la strada del profitto hebbe puochi che l'uguagliassero, niuno che lo superasse, perciò generalmente creduto non meno dottissimo, et prudentissimo, che zelantissimo dell'osservanza, et vero amante della pietà. Ancor chiericoin minoribus fu posto nel numero de Predicatori potendo nell'età più freca gareggiare co' più consumati sagri oratori de suoi tempi. Avanzato ne gl'anni sempre, senza mai, raffreddarsi s'andò inoltrando nella perfettione, et accompagnando il sapere, con una modestia, et humiltà degna d'invidia non meno le menti all'ammiratione rapiva, che allettasse le volontà altrui al seguitarne le vestigia. Le principali Città d'Italia, Roma, Fiorenza, Venetia, Genova, Milano, Bologna, et altre molte lo stimorono un miracolo de pergami, havendo saputo Clemente toccar il ponto tanto da tutti bramato, ch'il mischiare l'utile con il dolce, la soavità del dire con il frutto dell'Anime. Era egli Priore del Convento di S. Agnese di Mantova l'anno 1530, quando l'invitto Imperatore Carlo V, trovandosi in quella Città volle per sua devotione passar i giorni della settimana maggiore nel predetto Monastero. Lo ricevette Clemente con quella riverente ilarità, con che si sogliono ricevere i Grandi, et assignandoli la propria cella in habitatione, non si può esprimere quanto Carlo ne restasse consolato, et edificato. Scielse egli in direttore dell'anima sua et Padre spirituale lo stesso Priore, della cui santa dottrina, religiosi costumi, et innocente vita allettato, non solo per que' puochi giorni che si trattenne in S. Agnese lo deputò suo confessore, ma per il tempo tutto, che si fermò in Mantova, sempre s'avvalse dell'opra di Clemente, che lo serviva di Theologo, confessore, et consigliere spirituale. Anzi memore l'Imperadore della servitù prestatali nel Convento di Mantova dal predetto Padre, creò l'anno 1532 il Priore del Monasteropro tempore Conte Palatino perpetuo, con facoltà di crear Dottori, e Notari, legitimar spurij etc. facoltà ch'anco di presente va quel Priore essercitando[Pag. 244] con somma honorevolezza del grado, et decoro del Monastero.

Hebbe la Congregatione il governo de principali Monasteri, che sempre resse con singolar essemplarità, et vigilanza. Essercitò ne Capitoli l'officio di Giudice delle cause col privilegio della precedenza sopra tutti, tolti li Deffinitori. Fu due volte Visitatore, quattro Deffinitore, tre Presidente, et quattro altre Vicario Generale cioè gl'anni 1527, 1532, 1537, e 1542. Era Clemente in officio l'anno 1537, quando fu deputato dalla S. Sede Commissario Apostolico per la reduttione de gl'Apostati alla religione, intimando perciò l'essecuttione de Pontificij mandati a tutti gl'Abbati, Prepositi, Archidiaconi, Decani, Scholastici etc. Mostrando in questo, come in ogn'altro impiego, somma prudenza, et indicibile pontualità. Morì Vicario Generale nel mese d'Ottobre trovandosi in visita nel Convento di Mantova l'anno 1542, et ciò per rettentione d'orina, che lo condusse a confini della vita, havendo cinquant'anni servito a Dio nella Congregatione.

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