Donato Calvi OESA
Milano MDCLXIX
II° CAPITOLO DI CASALE - LXX° DELLA CONGREGATIONE
II° CAPITOLO DI CASALE
LXX° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 221]
Casale di Monferrato vidde il settantesimo Capitolo della Congregatione convocato nel Monastero di Santa Croce l'anno 1519. Hebbe in esso la Presidenza, come più antico de passati Deffinitori il P. Antonio Melio di Crema, et la cura di tutta la Congregatione fu appoggiata al P. Arcangelo di Galarate. Entrorno Deffinitori Lorenzo Lampugnano di Milano, Gregorio di Piur, Bartolomeo Picco di Casale, et Gabriele di Castenedolo, et a questi fur uniti il P. Romagnano già Vicario Generale, et li Padri Visitatori Modesto Pinzoni di Cremona, Giovanni Gabriele di Martinengo, Goffredo di Montenario, et Serafino Porta di Novara. Nuovi Visitatori restorno eletti Andrea di Crema, Lodovico di Vercelli, Giovanni Battista di Castioli, et Agostino di Bergamo. Procuratore Generale il P. Dionigio di Milano, et Compagno il P. Modesto Pinzoni di Cremona. Qui fu il numero prefisso di quelli che potessero a spese del publico intravenir a Capitoli Generali, cioè il Presidente, il Vicario Generale, et Compagno, li quattro Visitatori, et il Procurator Generale con le servitù loro; li Priori de Conventi, et discreti; et più li Predicatori, et Disputanti ancorchè non vocali, et li ministri chiamati dal Vicario Generale per le speditioni capitolari. Come pur in questo Capitolo in essecutione del deciso nel Capitolo di Carignano 1518 fur presentate le deffinitioni novamente raccolte, abbreviate, riformate, et conformate al tenore de privilegi Apostolici, unitamente con le constitutioni, sopra quali fu fatto decreto, che pria di darlr alla luce s'havessero con matura diligenza a rivedere, et considerare, come poi seguì nel Capitolo Generale susseguente.LXXI° VICARIO GENERALE
ARCANGELO DI GALARATE
[Pag. 222]
In Galarate terra della Diocese, et territorio di Milano, nacque Arcangelo, Cittadino però Cremonese, onde in un deciso fatto a suo favore nel Capitolo di Cremona dell'anno 1517 leggiamo:Declaramus, et pronuntiamus V. P. in Christo Fr. Arcangelum de Galarate esse, et in omnibus, et per omnia perpetuo haberi debere de Civit. Cremonae, sicut etiam alias in Capitulo Vercellensi extitit declaratum. Che cresciuto ne gl'anni prese l'habito della Congregatione nel Convento della Coronata di Milano per mano del V. P. Paolo di Bergamo, che v'era Priore l'ultimo giorno dell'anno 1470. Quanto fosse il credito da lui nella Congregatione acquistato, si può argomentare da continui impieghi, ne quali fu essercitato, havendo governato li più cospicui Monasteri dell'Osservanza in tempi diversi, et fra gl'altri quattordeci anni l'insigne Convento di Cremona con somma essemplarità, et integrità di costumi. Tre volte lo troveremo Visitatore, sette Deffinitore, due Presidente, altre fiate Luogotenente del P. V. G. nella Lombardia, et in fine l'anno 1519 Vicario Generale. Hebbe Arcangelo pochi pari in guidar fra chiostri Angelica vita, così rassegnato sopra ogni cosa, scoprendosi nella lingua, che ben si vedeva haver sempre a cuore il detto di S. Giacomo.Si quis putat se religiosum esse non refrenans linguam suam huius vana est religio. Se tall'hora il zelo dell'osservanza lo portava all'essagerationi, et riprensioni con parole così amabili, et dolci ciò essequiva, che curava le piaghe più col lambirle, che col servirsi de ferri. Devotissimo si mostrò fin da principij dell'ingresso alla Religione, della Passione Sagratissima di Christo, onde l'anno 1496 chiese dal Sommo Pontefice, supposto il beneplacito ancora de Superiori, et ottenne la licenza di portarsi alla visita de santi luoghi di Gerusalemme, et avanzarsi fin al monte Sinai nell'Arabia[Pag. 223] per rivrerir il corpo della Santa Vergine e Martire Cattarina, parendo a lui poco il frequentar con la mente i Misterij della nostra redentione, quando col piede, e col'occhio non ne rintracciasse le vestigia. Cosi ne gl'anni seguenti si pose con un compagno nel difficile pellegrinaggio, scorrendo per paresi de nimici di Christo, e passando infiniti pericoli, da quali tutti la pietà del Signore volle liberarlo, perché poi consolato, et contento se ne potesse alla patria ritornare. Con qual devotione visitasse Arcangelo que' venerandi luoghi, non è si facile il descriverlo, potendo solo dire fosse in quest'attione il buon Padre un vero Arcangelo, che si dice Angelo di pace, mentre come quegli Angeli di pace, che rammemora il Profeta, amaramente lagrimava, spargendo torrenti di pianto, ove l'auttore della vita haveva seminato fiumane di sangue. L'essempio, et la predicatione d'Arcangelo convertirno parecchi infedeli alla vera fede, et con tali trofei se ne ritornò in Italia, senza perciò mai staccar il cuore dalla memoria de patimenti, et morte di Christo, che fin alla morte trionforno nell'anima sua. Non risparmiò digiuni, cilicij, discipline, perché la carne fosse in tutto, et per tutto subordinata alla ragione, et quando il senso in alcune cose si discopriva recalcitrante, correva con la mente alle Piaghe del Redentore, et n'usciva con la vittoria. Alla pietà tenea le scienze accompagnate, che lo rendevano più conspicuo, stimato ne suoi tempi honor de Pulpiti, decoro delle Catedre, et anima de Confessionarij. Oltre la visita de santi luoghi di Gierusalemme, fece anco quella di S. Giacomo di Compostella, et ciò senza mai servirsi di cavalcatura, non ostante potesse haver l'agio, et la longhezza del camino lo richiedesse. Trattò Arcangelo con ogni prudenza, et conchiuse l'acquisto del Convento di Bozolo havendo per nome della Congregatione ricevuta la donatione del Marchese Federico Gonzaga, et piantata la prima Croce l'anno del Signore 1518. Fatto V. Gen. puoco tempo ne godè gl'honori, mentre l'anno stesso del Vicariato 1519 fu da Dio chiamato a godere in Cielo il premio delle sue fatiche.
.*