Donato Calvi OESA
Milano MDCLXIX
II° CAPITOLO DI FORLI' - LXI° DELLA CONGREGATIONE
II° CAPITOLO DI FORLI'
LXI° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 193]
Nel Mese di Maggio dell'anno 1510 si convocò il Capitolo Generale nel Convento di S. Agostino di Forlì. Entrò Presidente il P. Arcangelo di Galarate, et n'uscì Vic. Gen. il P. Ambrogio di Brescia. Furno Deffinitori li PP. Gaudentio di Bargi, Modesto di Milano, Antonino di Genova, et Giovanni Gabriele di Martinengo; aggiongendosi loro il P. V. G. assoluto Giovanni Maria con li Visitatori Giovanni Agostino di Bergomo Gabriele di Castenedolo, Gratio di Campiglio, e Agostino Maria di Sandigliano; per nova elettione restorno Visitatori li PP. Lorenzo di Cremona, Giovanni Gabriele di Martinengo, Modesto di Milano, e Francesco di Pavia. Procuratore Gen. il medemo P. Giovanni Benedetto di Ferrara, et Compagno il P. Aurelio di Brescia.LXII° VICARIO GENERALE
AMBROGIO DA BRESCIA
Era Priore del Monastero di S. Barnaba di Brescia l'anno 1478 il P. Bartolomeo di Palazzolo, quando ricevè all'habito dela Congregatione Ambrogio figlio di Galeazzo Miniani giovine di non ordinaria aspettatione, non tanto in risguardo dello spirito, et virtù morali, quanto delle scienze et arti speculative. [Pag. 194] Una delle cose, per le quali fu sempre ammirato Ambrosio, fu l'essersi prefisso in mente l'imitatione di chi l'haveva raccolto nella religione, onde seppe sì bene moderare i suoi sensi, et frenare gl'appalti, che in età ancor giovine poteva servir di scorta a più perfetti, et consumati Religiosi. L'hebbe sempre il B. Bartolomeo in luogo di figlio, che perciò troviamo in alcune lettere che gli scriveva mentre Ambrosio era di stanza a Roma, Cremona, et altrove, ch'or l'addimanda il dilettissimo figlio, hor lo chiamava dulcedo amoris mei in Christo Iesu dilecte Ambrosi. Et una che da Cremona li scrisse ove il B. Padre era Priore l'anno 1485, et Ambrogio dimorava in Brescia, fra l'altre cose dice: Gaudeo propter te fili dilecte, quia scio te Christum amare, et eius vestigia sequi. Dalla quale attestatione, che veridica dobbiam dire, perchè fatta da un Padre sì gran merito, et santità, qual'era Bartolomeo, ben è lecito argomentare fosse ogni spirito d'Ambrogio, indirizzato a Christo, et il solo desiderio di servire con ogni affetto a Dio occupasse i suoi pensieri. Per consegliare sopra gl'interessi dell'anima Ambrogio era singolare, perchè essendo non meno dotto che timorato di Dio, et di purissima conscienza, sembrava apunto un vero consigliere del Paradiso, che rasserrenava i cuori, et mostrava a dito la vera strada dell'Empireo. Hebbe la cura d'alcuni Monasteri di Monache, destinato da Superiori in loro Padre Spirituale; come pure governo in varij tempi altri Conventi dell'Osservanza, in ogni luogo lasciando della sua bontà, carità et affabilità sempiterne memorie. Mentre dimorò in Brescia o Priore o suddito servì di Confessore, et Theologo quell'Illustrissimo Vescovo, il che pure essequì anco in Roma, mentre vi fu Priore, chiamato da varij Cardinali, et Prencipi alla cura dell'Anime loro. Hebbe tre volte l'impiego di Visitatore, altre tante di Deffinitore; et poi l'anno 1510 fu con sodifatione di tutti assonto al Vicariato Generale. In tempo che fu Ambrogio con il P. Antonio di Crema Visitatore l'anno 1508, trovandosi alla visita del Convento del Popolo di Roma, condottosi a baciar i piedi a S. Santità, [Pag. 195] ch'era all'hora Giulio Papa II, sotto li 21 et 28 Ottobre, riportò dalla benignità della Santa Sede l'indulto d'un Indulgenza Plenaria in tutti quei girni, ne quali la Congregatione far costuma la Communione Generale, et questa per tutti i Frati, et Monache della Congregatione Novitij, Professi, et Laici confessati, et communicati, recitando doppo la Communione l'oratione per il Sommo Pontefice Deus omnium Fidelium etc. overo in cambio un Pater Noster, et Ave Maria, dal che si raccoglie quanto fosse Ambrogio dell'altrui salute zelante, non trascurando alcuno di que' mezzi, che ponno servire all'anime di profitto spirituale. Alcune indispositioni contratte dalle continue astinenze, et patimenti faceva, che lo resero inabile al viaggiare, li furno motivo al ritirarsi alla patria, ove per alcuni anni governando il Monastero di S. Barnaba finalmente l'anno 1514 rese l'anima al Creatore.
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