Donato Calvi OESA
Milano MDCLXIX
II° CAPITOLO DI VIADANA - XXXVII° DELLA CONGREGATIONE
II° CAPITOLO DI VIADANA
XXXVII° DELLA CONGREGATIONE
[Pag. 127]
S'unirno i PP. quest'anno del mese d'Aprile nel Monastero di S. Nicola di Viadana per celebrarvi il loro Capitolo. L'ordine de Deffinitori del Capitolo passato portò il Ven. Benigno di Genova ad esservi Presidente, et la concordia dei voti communi il B. P. Luchino di Milano all'esser Vicario Generale della Congregatione. Furno Deffinitori unitamente co' PP. Vicario Generale Agostino, et Visitatori Bartolomeo, Giovanni Giacomo, et Andrea (già che l'altro Visitatore essercitava la carica di Presidente) li PP. Tadeo d'Invrea, Desiderio di Crema, Marcellino di Milano, et Severino di Clusone. Qui si creò in futuro Compagno il P. Lorenzo di Milano, e Visitatori li PP. Tadeo d'Invrea, Marcellino di Milano, Daniele di Bairo, et Battista di Gandino.XXXVIII° VICARIO GENERALE
BEATO LUCHINO DI MILANO
[Pag. 128]
Con titolo di Beato vien questo servo di Dio honorato dall'Errera, Torelli, et altri Agostiniani Scrittori, et nel famoso Teatro Agostiniano con questo bell'Elogio arrichito:Beatus Luchinus Mediol. post religionis significationes, nomine miraculorum ingens, atque sanctitate clarus. Come che havendo qua giù in terra una vita[Pag. 129] anzi angelica, che terrena guidato, s'havesse ancora con pia credulità a collocare fra l'angeliche gierarchie trionfante nell'Empireo. Sua Patria fu Milano, et la fameglia Aretini, quantunque alcuni dichino de gl'Arconati, delle più cospicue casate di Milano. Ma può essere che questo fosse il cognome, et quello un agnome, mentre lo troviamo hor con l'uno, hor con l'altro da scrittori, et libri rammentato. Vestì l'habito dell'osservanza l'anno del Signore 1446, et havendo dal secolo recato alla Religione gl'ornamenti più nobili dell'humane scienze, presto se ne fece scala per portarsi all'altezza de Divini Misteri, nella contemplatione de quali invisceratosi, ogni ogetto terreno, et se medesimo smenticava, dalla dolcezza rapito delle celestiali grandezze. Scielse in libro particolare de suoi studij l'Epistole di S. Paolo, et l'opere di S. Agostino, et ciò con si notabile profitto, che allegava ad ogni passo i testi di S. Paolo, come se fosse lo stesso Paolo, s'avvaleva con ogni prontezza, et in ogni occasione dei detti di S. Agostino, come se l'anima d'Agostino le fosse assistente. Da queste letture riuscì Luchino uno de celebri Predicatori de suoi tempi, onde lo trovaremo in alcuni Capitoli della Congregatione destinato per uno dei quattro Predicatori Generali privilegiati, che voce havessero nel Capitolo, et fossero al solo P. Vicario Generale subordinati. Cavalcò perciò de primi pulpiti d'Italia, in ogni luogo lasciando de suoi divini talenti, religiosi, costumi, et santa essemplarità ne cuori humani, a caratteri incancellabili, le memorie impresse; et non ostante varij impieghi del publico lo tenessero occupato, con tutto ciò mai si vidde cessare dal dispensare la divina parola, con cui all'Onnipotente Maestà moltiplicava i servi, et alla sua Congregatione gl'honori. Ne meno della lingua di Luchino dobbiamo ammirrare la sua penna, che non mai otiosa scoprendosi, lasciò a posteri perpetui motivi di lodar questo buon Padre, et celebrare le sue virtù. Scrisse perciò un libro:De Prologis seu Proaemijs materna lingua etc.
ch'impresso si vide in Milano l'anno 1500. [Pag. 130]
Conciones per totam Quadragesimam, et anni Dominicas
onde in un Epigramma a lode di Luchino stampato per il libro de Proaemijs leggiamo:
Luchinus miserans tardae commertia linguae
Doctoris partes sedulus hic peragit
Arguit, Hortatur, Commendat, cuncta retundit
Crimina, Sancta, bona, facta nefanda virum.
Accrebbe, et ampliò di fabriche il suo Monastero della Coronata, a lui attribuendosi l'erettione delle piu nobil officine di quella casa; come pur il Monastero di Savona da Luchino riconobbe l'edificio della libreria, et altre più necessarie sue habitationi. Fu egli l'inventore di quel religioso Crocifisso, che dipinto si vede in diversi Monasteri della Congregatione, et fra gl'altri in quello di Milano, con cui rappresentando un frate posto in Croce con divesi gieroglifici, et motti estratti dalle sagre carte, mostra qual esser debba il servo di Dio fra chiostri, e qual vita habbi a guidare il vero Religioso. E ben potevasi dire fosse quest'effige il ritratto di Luchino qual hor al mondo a guisa d'un altro Paolo crocifisso solo a Dio viveva, e soggiornando fra vivi della terra, pur la sua vita era solo Christo, perché di Christo indefesso amante, e perpetuo imitatore. Rimunerò la Congregatione il suo merito havendolo deputato Visitatore, Presidente, dieci volte Deffinitore, et due Vicario Generale cioè gl'anni 1486, et 1497, oltre il governo di molti Monasteri, che tutti resse con ogni prudenza, et santità. In gran stima visse a tutta la religione, onde Mariano di Genazano fatto Generale dell'ordine, ne potendo al Capitolo della Congregatione, che quell'anno 1498, in Brescia si celebrava, intravenire, nominando il Presidente che voleva fosse, pose in primo luogo Luchino: cum itaque huic rei idoneum putemus Vicarium vestrum R. P. Luchinum Mediolanensem, ideo ipsum Capituli Praesidentem instituimus, et creamus. Benché poscia niuno de nominati dal Generale fosse Presidente, sendo per Breve Apostolico stato deputato Arcangelo di Galarate. L'ultima volta, che fu Vicario Generale diè a conoscere che petto di bronzo teneva, [Pag. 131] per diffesa della publica libertà, et seno di diamante, per ribatter i colpi d'ogni più arrabiato contrasto. Trovavasi all'hora la Congregatione qual picciol barchetta in mezzo le borasche agitata da flutti, et procelle di fiere persecutioni, mentre per il Breve del Sommo Pontefice Alessandro VI, 8 Marzo 1497, depressa, et quasi distrutta, deplorava l'imminente naufragio, che le soprastava. Non s'atterì perciò Luchino a stato si miserabile in cui vedeva il suo publico riposto; ma indi fatto più forte, et coraggioso procurò ogni mezzo immaginabile per riporsi nella pristina libertà. S'vvalse de favori de Grandi, supplicò Prencepi, e Cardinali per la protettione, non risparmiò viaggi, fatiche, et sudori, et finalmente inviato a Roma il B. P. Bartolomeo da Palazzolo (come meglio diremo sotto l'anno 1489, trattandosi di questo servo di Dio) con il P. Giovanni Agostino di Bergamo allhora Visitatori, sortì il fine desiderato, che era la rivocatione del sopranominato Breve, il che a punto seguì sotto li 26 Genaro 1498. Fatto finalmente decrepito Luchino si dispose in modo tale alla morte, che pria di morir moriva nel desiderio della vita futura. Così armato de Santi Sagramenti col nome di Giesù in bocca, e nel cuore se ne volò fra gl'Angeli l'anno del Signore 1501, della sua vita settanta sette, et della religione cinquanta cinque.
.*