II° CAPITOLO DI CREMA - XVI° DELLA CONGREGATIONE

 

II° CAPITOLO DI CREMA

XVI° DELLA CONGREGATIONE

[Pag. 92] Il Capitolo Generale di quest'anno si ridusse nel Monastero di Crema. Vicario Capitolare fu il P. Clemente di Bergamo, et concordemente vi fu eletto in nuovo Vicario Generale il Ven. P. Paolo di Bergamo. Tennero l'officio de Defffinitori Agostino di Crema, Bartolomeo d'Invrea, Costantino di Crema, et Paolino di Milano, unitamente con il P. Vicario Generale assoluto, et uno de passati Visitatori, che fu il Tadeo d'Invrea, essendosi eletto l'altro in superior supremo. Entrò in Deffinitorio anco il P. Compagno Giovanni Paolo, che fu nella carica confermato; et n'uscirno nuovi Visitatori li PP. Clemente di Bergamo, et Paolino di Milano.

XVII° VICARIO GENERALE

VENERABILE PAOLO DI BERGAMO

[Pag. 93] Questo che vien chiamato dall'Herrera:Congregationis Lombardiae grande decus, et singulare ornamentum, riconobbe la Città di Bergamo in patria, et la nobile fameglia Olmi in sua progenie. Ancor giovinetto fu da Genitori a sagri Altari destinato, onde con veste chiericale appresse in puoco tempo quelle scienze tutte, che ponno[Pag. 94] ad un Ecclesiastico esser necessarie; ma sì perfettamente l'apprese, ch'era in quei tempi divenuto Maestro, ne quali gl'altri cominciano a pena ad esser discpepoli. Uscì nel fiore de suoi anni di Patria, et portatosi alla famosa Università di Padova applicò l'animo a studij Legali con tanta felicità, e tale, che ne riportò in breve la laurea di Dottore, partendone si ben fondato, et instrutto, che pareva quel solo mancare alle leggi, specialmente Canoniche, che da Paolo ignorato veniva. Tornato a Bergamo diè con la prattica a dividere a qual meta giongesse il profitto da lui fatto ne studij, spargendo ad un tratto di sua persona si odorose fragranze di dottrina, ch'era concetto commune Paolo solo quel tutto sapere, ch'era in tanti, e tanti de suoi coetanei, et compatrioti seminato. Non v'era conseglio Ecclesiastico in cui Paolo non intravenisse, non si convocava Congregatione in cui Paolo non assistesse, non si trattava di cose rilevanti per il stato clericale, che di Paolo non s'attendesse il voto. Quindi vacato uno dei migliori Canonicati della Cattedrale, ne fu subito fatta a Paolo la collatione, non so se perchè fosse la sua virtù con quell'habito venerando honorara, o perché egli con la sua virtù havesse quell'habito venerando ad honorare. Accompagnò il grado con tanta humiltà, pietà, et modestia, che la dove regolarmente sogliono le dignità, et honori gonfiare, Paolo per l'opposto fatto Canonico sempre più mansueto, et benigno si diè a conoscere, rendendosi non meno per le sue degne, et sante qualità, che per l'honorevolezza del posto generalmente ammirato, et da ogni cuore concordemente riverito. Ma come altri erano i pensieri de gl'huomini, altri quelli di Dio, ecco Paolo improvisamente lascia la canonica, getta la veste secolare, abbandona gl'honori del Mondo, et l'anno 1449, riceve per mano del Beato Giovanni di Novara Priore di S. Agostino di Bergamo il cingolo militare dell'osservanza di Lombardia, et in grembo dell'Agostiniana Religione soldato di Christo doventa. Già in Monastero teneva un fratello per nome Macario, che più persuadendo con l'essempio, che con la lingua, fu al nostro Paolo incentivo d'abbracciar quel santo instituto,[Pag. 95] al medesimo trahendo anco il terzo fratello Giovanni Battista, perché la novella propagine della Congregatione nostra a guisa di serpeggiante vite, fosse con l'appoggio di questi tre Olmi maggiormente rassicurata.

A pena fu Frate che cominciò Paolo a trafficar il talento concessoli da S. D. M. onde divenuto Predicatore, con tanta efficacia a fulminar si pose il vitio, che ben si vedeva quanto giustamente il nome portasse di quell'Apostolo, che fu detto Tromba dello Spirito Santo, et Predicatore della verità. Nel Capitolo perciò, che si celebrò in Cremona l'anno 1469, essendosi eletti quattro Predicatori Generali, che al solo P. Vicario Generale sottoposti fossero, et voce havessero nel Capitolo al pari de Priori locali, il nostro Paolo n'hebbe il posto primiero, perché havendo puochi pari in quest'Apostolica fontione, a puochi ancora doveva esser paragonato. Sapeva ben egli esser l'otio il tarlo d'ogni virtù, et rugine d'ogni sapere, indi nelle fatiche indefesso longi sempre scacciò da se ogni vitiosa quiete, l'hore consumando hor in choro a lodar con gl'Angeli il Creatore, hor in confessionario in udir le Sagramentali confessioni, hor sopra de pergami a fulminar i peccatori, hor in cella a meditar le gratie del Cielo, et con la penna in mano a saettar il tempo, et hor ne viaggi per procurar gl'avanzamenti dell'osservanza, et stabilimento della sua Congregatione. Non si può esprimere, quanto Paolo a beneficio di questa s'adoperasse, basta il dire, che oltre il governo de principali Monasteri d'Alessandria, Genova, Milano, Mantova, Ferrara, Brescia, Bergamo, Cremona, e Roma, otto volte la carica essercitasse di Visitatore, dieci volte Deffinitore, come pur sette fiate hebbe l'officio supremo di Generale Vicario, cioè gl'anni 1465, 1466, 1467, 1470, 1475, 1480, et 1483, in ogni impiego singolar prudenza manifestando, et zelo ardentissimo del publico bene, et salute dell'anime. Chiamata la Congregatione a Roma dal Sommo Pontefice Sisto IV l'anno 1472, perché con le leggi dell'osservanza di Lombardia fosse il Monastero di S. Maria del Popolo governato, solo il nostro Paolo fu [Pag. 96] stimato idoneo per la gran carica, onde da Superiori destinatovi in primo Priore, così egregiamente n'hebbe la cura, e con tal edificatione della Romana Corte, ch'il Pontefice Sisto hebbe a chiamarlo: Lume dell'osservanza, et specchio dell'essemplarità, più volte seco volendolo in famigliari discorsi, et stimandolo di modo, che ne cuori de primi Prelati di Roma cagionava invidia, et ne più appassionati livori. Era Paolo Visitatore, quando hebbe la Romana Prioranza, ma ciò non ostante le fu anco questa appoggiata, et in oltre la Vicegerenza generale della Congregatione, send'egli un Christiano Atlante valevole ad ogni religioso peso; come si raccoglie dalla patente fattali dal P. V. G. che per contenere varie particolarità degne d'esser intese ho voluto qui trasportare:

Fr. Thadeus de Hyp. Sacrae, et humilis Congregationis Fratrum Eremitarum B. Augustini. Obs. Lombardiae nuncupatae Vicarius Generalis licet immeritus. Dilecto sibi in Christo Ven. Patri Fr. Paulo de Bergomo Congregationis nostrae Visitatori. Salutem in Domino Sempiternam.

A Sanctitate D. N. vocatis ut Romam veniremus, studuimus sanctitati suae morem genere, ea propter cum Visitatoribus Congregationis, quorum unus estis, Romam, accessimus. Ad pedes Sanctitatis suea positi intelleximus per breve Apostolicum nobis directum, et vivae vocis oraculo Sanctitatis suae, voluntatem suam omnino stabilem esse, et firmam, ut ad locum hunc Congregationis Fratres accederent, eidem perpetuo deseruirent, ac Congregatio cum loco B. Mariae de Populo unum corpus censeretur. Non profuit larga precum instantia , non replicata supplicatio, non Fratrum meorum, ac benevolorum intrcessio, ne tanto onere premeremur; oportuit vobis Sanctitati suae colla supponere, et Provinciam hanc amplecti; cuius Sanctitatis clementia Bulla confecta est, et gratis Congregationi donata; ut unum corpus deinceps cum Congregatione censeretur, et per Vicarium Congregationum, ac Deffinitores, tam de capite, quam de membris provideretur eidem. Quare de Providentia vestra, religione, ac fidelitate confisi, vos in dicto Monasterio, Priorem statuimus; [Pag. 97] dantes vobis omnem auctoritatem tam in temporalibus, quam in spiritualibus, quam caeteri conjueverunt in nostra Congregatione, et ordine habere; auctoritate Apostolica, et in Bulla plumbea contenta. In nomine Patris et Filij etc.

Caeterum quia difficile esset propter casus occurentes ad nos semper recursum habere, attenta viarum et locorum distantia, ac vestra integritate, de qua plurimum confidimus: vices omnes nostras vobis committimus, ut in omnibus, quae ex officio Vicariatus nobis incumbunt, omnia et singula possitis tam in spiritualibus, et temporalibus, quam nos possemus si praesentes essemus; confirmantes ex nunc prout ex tunc, et ratum habentes quidquid per Paternitatem vestram contigerit sic disponi tam in dicto Conventu quam fratribus ad curiam accedentibus, quibus praecipimus ut vobis tanquam nobis obediant, et per vos ordinata, si quid iuberi, vel ordinari oportet, observent. In cuius rei testimonium praesentes patentes literas fieri fecimus, et sigillo Congregationis consueto sigillavimus. Datum Romae apud S. Mariam de populo dicti Ordinis, et Congregationis die 27, Mensis Decembris 1472.

Locus + Sigilli

Fr.Thadeus de Hypor.Vic.Gen.

Ottenne Paolo dalla Santa Sede la gratia delle stationi quaresimali di Roma per i Frati, et Monache della Congregatione di Lombardia, onde potessero con la visita di tre altari nelle proprie Chiese, o d'uno tre volte recitandovi per volta tre Pater noster, et tre Ave Maria, con l'Oratione pro Summo Pontifice, o in vece la Salve Regina, conseguir quelle Indulgenze medesime, che haverebbero potuto conseguire visitando per detto tempo le Chiese di Roma. Riformò, corresse, et emendò in questo istesso tempo del suo Priorato del Popolo il libro de Potestate Ecclesiastica d'Agostino Anconitano, et così emendato donandolo alla luce lo dedicò al P.Generale dell'ordine Ambrogio Corano. Altre operette lasciò addietro Paolo in perpetuo attestato, non meno del suo sapere, [Pag. 98] che della sua pietà, et quelle che hor godiamo col Beneficio delle stampe sono le seguenti:

De spirituali ascensu ad Deum lib. I. ad Serenissimum Christoforum Maurum Venet. Ducem.

De Floribus Eremi lib. I.

De laudibus prasentis vitae per Dialogum lib.

De norma et regula paenitentium lib. I.

De Apologia ordinis contra impugnantes lib. I. Ad Ilustriss. Card. Rothomagnensem.

De spirituali viridario sponsarum Christi italico sermone lib. I.

De vita, et miraculis B. Mariae de Genua lib. I.

De vita, et miraculis B. Magdalenae de Como lib. I.

De vita, et miraculis B. Helenae de Utino lib. I.

De vita S. Matris Monicae lib. I. ad Ioannem Senensem Episc. Massarum, et Sacristam Domini Papae.

Fu questo servo di Dio di timorosissima conscienza, onde sempre temendo oprar cosa, che potesse, benchè venialmente, il suo Signore offendere, guidava vita così lontana da diffetti, che sembrava emular in terra la vita de gl'Angeli in Paradiso. Per quante fatiche sopportasse nel corso di trenta e più anni, che visse nella Congregatione, mai depose il cilicio, mai mitigò i suoi digiuni, mai rallentò le discipline, mai trascurò le consuete sue orationi.

Dall'ingresso dell'osservanza fin all'ultimo di sua vita trentatre quaresime continue dipensò a popoli la parola di Dio; et come che stimasse più proprio del religioso il giovare, che il governare (et questo sovente replicava) se l'obbedienza lo portava a governi, la charità lo spronava al procurar l'altrui salute, all'uno, et all'altro con ogni spirito applicandosi, quasi fosse ambi destro non meno per beneficio dell'anime, che per vantaggi della sua Religione. Gionto all'età di settant'anni, trovandosi Priore del Convento di S. Agostino di Cremona, fu da picciol morbo assalito, che pian piano inoltrandosi condusse Paolo a confini della sua vita. Qual fosse il suo passaggio é più facile il meditarlo, che il descriverlo, non potendosi dall'antecedente d'una vita santa, [Pag. 99] argomentare se non una morte beata. Così morì Paolo alli 12 Giugno dell'anno 1484, lasciando dopo di se fama tale, che potè poi il P. Basilio di Ripa annoverarlo frà Beati della Congregatione, come habbian detto trattandosi del V. P. Agostino di Crema.

.*