IV
La diffusione dell'Ordine dei Guglielmiti nei Paesi Bassi, in Germani e in Italia (1245-1461)
Il Codice 1124 della Bibilioteca Municipale di Cambrai, scritto fra il 1486 ed il 1506 da Giovanni de Monte, oltre ad altri documenti relativi alla storia dell'Ordine, contiene un elenco dei monasteri dell'Ordine, compilato attorno alla metà del XV secolo. La scarsa statistica, che mette in fila soltanto i nomi delle sedi, risulta completa solo per quanto riguarda i conventi della provincia francese. Il suo redattore potè utilizzare a tale scopo due elenchi approvati poco dopo il 1290 nell'ambito di un Capitolo Generale, dei quali il più dettagliato enumera in successione cronologica i monasteri fondati fino ad allora al di là delle Alpi. Sono invece lacunose le notizie sui conventi italiani, ma soprattutto su quelli tedeschi. La scrittura e la localizzazione sono talmente rovinati ed errati, che in alcuni casi l'identificazione risulta impossibile. L'elenco ha inoltre l'inconveniente di aver fissato la consistenza dell'Ordine attorno alla metà del XV secolo. I monasteri andati perduti già nel XIII secolo vengono di conseguenza tralasciati, quelli fondati o progettati successivamente alla compilazione dell'elenco non vengono menzionati. Nonostante tali lacune, questo inventario dei conventi guglielmiti, l'unico finora, fu, secondo manoscritti dei monasteri di Aalst e Beveren, pubblicato da P. Sylvius, A. Miraeus e G. Heskens e più volte menzionato. Per una reale vista d'insieme, esso non può che essere un ripiego che necessita di integrazioni, di ampliamenti e di precisazioni. Per i conventi di alcuni territori si è già tentato di farlo con maggiore o minore successo. W. Rein ha raccolto i nomi dei monasteri turingio-sassoni non menzionati tranne quello di Weissenborn, senza tuttavia raggiungere la completezza. G.C.A. Juten e dopo di lui L. Crick tentarono di migliorare l'elenco della provincia francese nella misura in cui esso concerneva i conventi situati nei Paesi Bassi e in Belgio, il che però riuscì loro solo in alcuni casi. J. Truttman e A. M. Burg svolsero una ricerca sulla storia di alcuni monasteri alsaziani senza però considerarli nel loro legame con le rimanenti filiali dell'Ordine. F. Roth, J. Hemmerle ed F. Rennhofer hanno registrato negli elenchi dei monasteri dell'Ordine degli Eremiti Agostiniani quelle case guglielmite che appartennero a quest'Ordine a partire dal 1266. Questi tentativi intrapresi per un interesse di parte non sono in grado, così come non lo è l'elenco del XV secolo, di fare chiarezza sulla diffusione dell'Ordine. Quest'ultima, con la perdita di un archivio centrale dell'Ordine, può essere delineata soltanto attraverso l'analisi del materiale d'archivio conservato ed utilizzabile. Nella maggior parte dei casi queste fonti consentono di stabilire nome, periodo di fondazione e fondatore dei monasteri sorti a partire dal XIII secolo fra le Fiandre e la Boemia, fra la Vestfalia e la Toscana; non permettono tuttavia di delineare con la dovuta precisione il percorso della diffusione sorprendentemente rapida, mediante la quale il peso maggiore dell'Ordine fu trasferito dall'Italia verso l'Europa nord-occidentale. Ad esse manca la vivacità della rappresentazione e l'intimità della conoscenza delle persone, con cui Thomas von Eccleston racconta la partenza dei frati minori ed il loro arrivo in Inghilterra. Esse non hanno d'altronde neppure la precisione con cui la tradizione cistercense ha registrato i reciproci legami di dipendenza delle sue filiazioni, spesso molto ramificate, dal momento che nella maggior parte dei casi esse fanno riferimento soltanto alle sorti del singolo convento. Lo svantaggio rappresentato dal fatto di trarre da questo materiale poche informazioni sugli individui appartenenti all'Ordine e sul loro universo spirituale, ed in proporzione, molte informazioni sulla proprietà dei monasteri e sui loro negozi giuridici, viene compensato da altri vantaggi derivanti dalla natura di tali fonti. I documenti informativi per la storia patrimoniale, i libri delle mappe catastali, i registri degli interessi, ecc. forniscono un quadro dei presupposti concreti che nel XIII secolo consentirono ad un Ordine relativamente poco importante di prender piede, al seguito di rivali di gran lunga più attrattivi, come i Francescani ed i Domenicani, in territori che in genere fin dalla loro cristianizzazione erano attraversati da una fitta rete di istituzioni monastiche, nella quale ai ricchi monasteri ed alle ricche abbazie dell'alto medioevo seguirono nel XII secolo numerosi conventi dei Cistercensi e dei Premostratensi. Essi mostrano dove e in quali circostanze economiche una volontà perseverante, convinta della missione della propria comunità, e che non rifuggiva la rinuncia ascetica, potè ancora trovare un spazio vitale anche nel tardo periodo del monachesimo medioevale. A causa della pressochè totale mancanza di fonti sulla spiritualità dei Guglielmiti, si deve necessariamente cercare di ricostruire, a partire da questo materiale frammentario, dal tipo e dalla posizione dei conventi, dalla condotta di vita dei loro abitanti, dalle origini dei loro fondatori e dei loro benefattori, ciò che nel caso degli Ordini mendicanti, dei Cistercensi e dei Premostratensi emerge in maniera più diretta, e di gran lunga più "plastica" , dalle dichiarazioni e dai commenti dei fondatori degli Ordini, e dagli scritti dei loro membri: la spiritualità ed il volto dell'Ordine, che diedero ad esso quella particolare posizione fra i numerosi Ordini della Chiesa.
1. LA PROVINCIA FRANCESE
Il primo convento della provincia francese, la quale, a differenza di quanto il suo nome fa credere, oltre ad alcuni monasteri francesi comprendeva soprattutto insediamenti dell'Ordine in Belgio, in Olanda e nei territori renano-vestfalici confinanti, fu quello di Baseldonck, situato non lontano da (quello di) "s-Hertogenbosch"; esso ebbe origine da una comunità di eremiti alla quale, attorno al 1200 - stando a Coeverincz già nel 1195 - si erano aggregati alcuni Anacoreti che si presume avessero fino ad allora vissuto da eremiti a Monnikwinkel, a Papendijk ed in altre località del Brabante. Attorno al 1244-1245 questa comunità, sulla cui Costituzione e sulla cui Osservanza l'archivio conventuale, fortemente decimato nel corso dei tumulti religiosi del XVI secolo, non dà informazioni, si unì ai Guglielmiti probabilmente nella convinzione di poter conservare con questi la condotta di vita che fino ad allora avevano avuto. Il fondatore di questa comunità eremitica e successivo priore del convento guglielmita di Porta Coeli, fu Winand da Basilea. Dopo la sua morte fu sepolto nella chiesa del convento costruita già nel 1205, dando così al monastero di Baseldonck il suo nome: ciò è quanto si sa su questo eremita così importante per la storia primitiva dell'Ordine. Nel 1249 uno dei primi frati di questo convento, Hugo von Antwerpen, di cui si è già accennato quale autore dell' "Officium S. Wilhelmi", si recò nelle Fiandre assieme a sette confratelli, al fine di intraprendere la costruzione di un convento nel delta del Reno, fra Biervliet e Boeckhoute, convento che pose sotto la protezione della Madonna secondo l'uso originariamente cistercense acquisito poi dai Guglielmiti. Egli lo chiamò S. Maria de Wastina, facendo così comprendere in quali circostanze fosse stata attuata la sua fondazione: attraverso la coltivazione di aride fasce costiere e di terre, terreno alto ed arido lungo le coste del Mare del Nord, che erano state sottratte alla coltivazione dei litoranei fiamminghi, ormai cessata nel XII secolo. Ciò che il nome dice viene confermato dagli atti di donazione della donatrice, la contessa Margherita delle Fiandre, figlia di Baldovino di Costantinopoli. Per la costruzione dell'eremo, ella cedette agli eremiti circa cinque ettari di terreno incolto, ai quali nei decenni successivi aggiunse altre terre alte ed aride e ricoperte da brughiera. Dopo ripetute inodazioni, che raggiunsero le dimensioni maggiori e più pericolose nella cosiddetta "alta marea di (S.) Elisabetta" nell'inverno 1375-76, all'inizio del XV secolo i Guglielmiti abbandonarono il convento e le terre faticosamente acquisite ed ora in gran parte alluvionate, al fine di prendere in consegna una cappella di S. Antonio alle porte di Bruegges, presso la quale eressero un convento dopo poteva aver luogo una vita monastica tranquilla e soprattutto rivolta alla cura dell'anima. Poco dopo la fondazione, sembra che il numero dei conventuali di S. Maria de Wastina fosse così aumentato, da rendere possibile l'invio di due frati di nome Walter e Giuliano a Nivelles, dove, prima del 1270 in una casa borghese, cominciarono a costruire una filiale della loro casa madre, fino a quando Otto von Trazegnies, un vassallo della contessa delle Fiandre, non li aiutò ad erigere un proprio convento al di fuori della città, al posto dell'alloggio temporaneo; da allora tale convento portò il nome di S. Caterina. A tale proposito essi ebbero bisogno dell'autorizzazione da parte della signora della città, la badessa del convento di (S.) Gertrude, che proprio in quel periodo, d'accordo con il Capitolo di Liegi, aveva ordinato ai Serviti di lasciare la città, e che ora mostrava una scarsa propensione ad autorizzare l'insediamento dei Guglielmiti. Nonostante gli obblighi e le limitazioni fissate nel 1270 in un contratto stipulato dalla badessa e dal provinciale dell'Ordine, e che nel XV e nel XVI secolo portarono ripetutamente a contrasti fra le parti, i Guglielmiti riuscirono ad affermarsi a Nivelles per molto più tempo rispetto ai Serviti, dei quali essi acquisirono probabilmente gli edifici: soltanto nel 1789 il convento fu vittima, assieme alle altre opere spirituali sorte attorno ad esso, della secolarizzazione. Un anno dopo la questione di Nivelles, i frati di Wastina acquisirono ad Aalst una cappella dedicata a S. Ursmar, già nel IX secolo situata al di fuori della città, e che la tradizione riconduce a S. Ursmar, secondo abate di Lobbes e missionario del Brabante, che in questo luogo, nel corso di uno dei suoi viaggi missionari, si ritiene avesse costruito una cella. La cappella, dipendente probabilmente dalla ricca abbazia di Lobbes, situata nei pressi di Aalst, nel corso della sua storia era stata più volte distrutta e ricostruita. Attorno alla metà del XII secolo era stata infine restaurata dal conte Iwein da Aalst, dopo che nel 1128 Enrico di Normandia aveva raso al suolo la chiesa non protetta. L'atto di donazione con cui Margherita delle Fiandre ed il consiglio della città sancì nel 1268 il passaggio della cappella ai Guglielmiti, non dà notizie sullo stato della chiesa nel XIII secolo: è quindi probabile che a quel tempo la vita spirituale fosse totalmente estinta. I Gugliemiti rimasero soltanto un secolo e mezzo nel convento a Ursmarsmeersch, davanti alKATTEPOORT, dedicandosi soprattutto all'assistenza ai fedeli che andavano in pellegrinaggio alla loro chiesa conventuale. All'inizio del XV secolo, dopo ripetute devastazioni del monastero, si recarono in città, dove ancor prima del 1428 presero in consegna il ricovero di S. Maria Stella Maris che fino ad allora era stato gestito da terziari francescani. L'ingresso nel convento caduto in discredito sotto la guida dei terziari, fu l'inizio di una fioritura che raggiunse il suo culmine attorno al 1500. A questa vita spirituale, di cui si parlerà anche più tardi, prese parte vivacemente l'unica fondazione figlia dei Guglielmiti di Aalster, S. Trinità in Beveren. Nel 1461 il provinciale della provincia francese acquisì il convento. Era stato fondato come ricovero nel 1441 da Joost Vydt, divenuto famoso come fondatore del "culto dell'Agnello" ("ANBETUNG DES LAMMES") di Van Eyck, ed era stato ceduto ai fratelli dal riscatto dei carcerati. Questi tuttavia non erano riusciti, come i terziari, a porre rimedio alla decadenza ed alla trascuratezza. Gli eredi del fondatore si aspettavano dai Guglielmiti di Aalst un'esistenza osservante e caritatevole che rispondesse alle pie intenzioni del fondatore. Verso il 1278 Guglielmiti provenienti da Baseldonck, casa madre di Wastina, si recarono a Huybergen,, nel Brabante del nord, dove Arnoldo von Loewen e sua moglie Elisabetta, erede della signoria di Breda, avevano loro donato nel 1278 un oratorio e dei terreni per l'edificazione di un monastero. Nelle immediate vicinanze della nuova fondazione i Premostratensi, già all'inizio del XII secolo avevano fondato il monastero di Tongerloo, ed avevano dissodato e popolato numerose grandi proprietà terriere. I Guglielmiti di Huysbergen avevano portato avanti quest'opera, con la differenza tuttavia che essi avevano a disposizione molta meno manodopera e godevano di dotazioni più scarse rispetto ai Premostratensi. Pochi decenni dopo l'inizio della faticosa opera di dissodamento, i Guglielmiti furono all'incirca privati dai Premostratensi del loro lavoro, allorchè si tentò di contestare il loro diritto di proprietà e di indurli ad unirsi all'Ordine premostratense, il che potè essere impedito soltanto attraverso l'intervento della Santa Sede. Fra i più antichi conventi della provincia francese va annoverato quello di Vallis S.Mariae a Walincourt, nei pressi di Cambrai, il quale, al di là della cerchia dei promotori, fu fondato da S. Maria in Wastina. Già nel 1252 i Guglielmiti avevano intrapreso a Walincourt la costruzione di una chiesa e di un convento. Papa Innocenzo IV, il suo cardinale legato Pietro da Albano ed il vescovo di Cambrai vennero loro in aiuto con privilegi ed indulgenze, il che tuttavia non potè impedire che il parroco di Walincourt, per timore di una diminuzione delle sue entrate, si opponesse all'insediamento dei Guglielmiti, fino a quando nel 1254 il vescovo di Cambrai, su autorizzazione del legato papale, non riuscì a fare un accordo che lo risarcisse con una rendita annua della perdita di una parte delle oblazioni che gli sarebbero altrimenti state devolute. I Guglielmiti dovettero la possibilità di stabilirsi a Walincourt a Baldovino di Dours, signore di Walincourt, che donò loro nel 1255 quattro "mansus" nella foresta di "Transleto", ma che sicuramente già in precedenza aveva garantito, mediante delle donazioni, la costruzione della chiesa cominciata già nel 1252. Nel XIII secolo numerose donazioni da parte della nobiltà fiamminga, soprattutto dei signori di Esne, conti di S. Pol e Chatillo, andarono ad accrescere i possedimenti del monastero. Fra le diverse donazioni, sulle quali informa in modo dettagliato l'archivio del monastero, quasi completamente conservato, accanto alla cessione di un TERMINEI a Cambrai, è degna di nota l'acquisizione degli ospedali di Walincourt e di Villers-en-Cauchie nei pressi di Cambrai. I Guglielmiti dovettero l'ospedale S. Nicola di Walincourt, già menzionato in una bolla di Onorio III, alla famiglia dei fondatori, i signori di Walincourt, che lo donarono loro nell'anno 1356. L'ospedale di Villers-en-Cauchie fu loro ceduto nel 1271 da Baldovino di Avesnes col permesso della contessa Margherita delle Fiandre, dopo che il vescovo di Cambrai ed il priore generale dell'Ordine si erano dichiarati d'accordo. La sua dotazione non sembra aver corrisposto completamente ai desideri dei Guglielmiti, visto che nel 1307 il priore generale permise ai suoi abitanti di lasciare la casa qualora le sue entrate non avessero avuto un aumento. Nel 1261 frate Eberardo, un professo del convento di Walincourt, fondò nei pressi di Nieuwland, nelle Fiandre settentrionali, il "Locus Pacis", l'unica fondazione figlia degli eremiti di Walincourt. Qui trovò l'appoggio del conte Arnoldo di Guine, che con l'approvazione di Margherita delle Fiandre gli donò 67 "mensurae terrae". Margherita non si accontentò del beneplacito alla cessione del suo feudo, ma contribuì con generose donazioni, assieme ad altri aristocratici del suo territorio, alla costruzione del monastero, che nel 1274 era così avanzata, da consentire la consacrazione della sua chiesa. I Guglielmiti rimasero soltanto per due secoli nel convento, che dovette la sua esistenza soprattutto al loro lavoro di perfezionamento.Come i loro confratelli di Biervliet, attorno alla metà del XV secolo non ebbero più la forza di difendere il convento, esposto senza alcuna protezione sia alle maree che ai saccheggi di distaccamenti di soldati girovaghi. Nel 1457 essi si recarono ad Oudezeele, vicino a Cassel, dove presero un ricovero che tuttavia cedettero nuovamente nel 1468, quando Joost van Halewiin offrì loro migliori condizioni per l'edificazione di un monastero nella sua signoria di Peene: secondo i loro desideri, egli costruì una chiesa ed un edificio conventuale nelle vicinanze del suo castello a Peene, e accanto ad altre donazioni cedette loro anche il patronato sulla chiesa parrocchiale di Zuidpeene, nella quale egli fu sepolto nel 1472 ancor prima che la chiesa conventuale fosse terminata. Pochi anni dopo l'insediamento dei primi Guglielmiti nel Brabante e nelle Fiandre, nel territorio dell'abbazia di Stablo sorse in una vallata delle Ardenne, nei pressi di Ferrières, il monastero guglielmita di Bernardfagne. La storia di Bernardfagne, che molto presto fondò conventi anche in Francia e in Germania, non ebbe inizio con l'arrivo dei Guglielmiti. Essa risale alla metà del XII secolo, quando nella solitudine della vallata boscosa, disturbata solo raramente dai pellegrini che si recavano alle sorgenti di S. Remaclus, giunse "mansirunculae" un prete di nome Wericus, con alcuni compagni, per vivere da eremiti "seculum omne fugens". L'abate della confinante abbazia imperiale di Stablo confermò nel 1159 la donazione con cui Adelard von Roanne, un vassallo dell'abbazia, aveva reso possibile l'insediamento degli eremiti, e contemporaneamente aumentò la loro proprietà terriera di altri tre "mansen", per cui Wericus ed i suoi eventuali successori erano obbligati a versare all'abbazia un'esigua imposta. Oltre a ciò l'abate, un fratello del famoso Wibald von Stablo, determinò anche l'aspetto spirituale di questo eremo, ai cui abitanti egli impose di seguire la regola benedettina. Dopo la morte di Wericus, la "domus paupera de Bernafein", sorta in stretto collegamento spirituale e materiale con Stablo, e che probabilmente doveva il suo nome a Bernardo di Chiaravalle, morto pochi anni prima della fondazione, andò in rovina. Prima ancora di decadere, esso non riuscì a conservare neppure l'aumento del suo patrimonio originario dovuto al cavaliere Egidio von Xhoris; la sua donazione non sembra sia stata sufficiente a garantire durevolmente l'esistenza della piccola comunità eremitica. La "stèrilitè èternelle" delle Ardenne, rispondente quindi all'ideale eremitico, sembra avere, oltre a ciò, reso più difficile condurre un'esistenza distaccata dal mondo ed allo stesso tempo procurare i mezzi per ospitare e dare ristoro a viaggiatori e pellegrini. Nel 1220 il conte Teodoro di Walcourt, parente del secondo priore dei Cavalieri della Santa Croce, prima di partire per la Terra Santa, cercò di salvare la casa dalla completa decadenza consegnandola a Giovanni von Férot, che come rettore doveva occuparsi del monastero. Dopo la morte di questi, tutto ritornò come prima: già nel 1248 la "domus" si trovò nuovamente "proxima ruinae". Allo scopo di attuare finalmente un cambiamento, l'allora abate di Stablo, il vescovo Enrico di Liegi, il 13 gennaio 1248, chiamò a Bernardfagne dei Guglielmiti, che egli doveva aver conosciuto subito dopo la loro prima apparizione al di là delle Alpi tramite i suoi parenti fiamminghi e brabantini. Sotto l'energico priore Lamberto, i Guglielmiti, che il legato Pietro il 25 maggio 1248 prese sotto la protezione papale, riuscirono a riavere in senso vescovile la proprietà alienata, e ad acquisire, attraverso numerose donazioni da parte per lo più di beghine di Liegi, una situazione patrimoniale dapprima modesta, ma tuttavia sufficiente nel corso del XIV secolo. Nel 1287 poterono soddisfare il desiderio del vescovo Giovanni di Liegi ed inviare a Liegi nove conventuali che ad Avroy, davanti alle porte della città,, presero in consegna la "Domus de la Motte", edificata attorno al 1265 da Gerardo von Bierset, un cantore a S. Lamberto, quale casa per vecchi sacerdoti. Soltanto alla fine del XIV secolo il convento di Liegi, soggetto dapprima al priore di Bernardfagne, aveva superato le difficoltà inizialmente considerevoli nella casa dei preti abbandonata: attorno al 1365 la chiesa conventuale fu terminata, e nella seconda metà del secolo fu creata una condizione sufficiente di vita, con l'aiuto dei cittadini, ma soprattutto grazie alla benevolenza dei vescovi Giovanni di Arckel e Giovanni di Baviera. Già un anno dopo la presa in consegna dell'eremo di Bernardfagne, il suo priore Lamberto era riuscito a fondare a Louvergny, nei pressi di Reims, la prima filiale del suo convento. Il conte Giovanni I, che nel 1249 aveva assunto la signoria nella contea di Rethel dopo la morte improvvisa del fratello Ugo III, donò nello stesso anno all'Ordine, che gli doveva essere stato raccomandato dal suo alleato il vescovo Enrico di Liegi, una "Grangia" unitamente a terreno coltivabile, pascoli e diritti forestali nella signoria di Louvergny, vicino a Reims, cui lui e sua moglie tenevano particolarmente. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1252, il suo successore Gaucher assunse l'incarico di prendersi cura della "Domus Montis S. Wilhelmi", accrescendone le proprietà, grazie a numerose donazioni, a tal punto che i Guglielmiti concessero a lui ed ai suoi eredi il diritto esclusivo di baliato. Sotto la sua signoria, i Guglielmiti trasferirono nel 1260 il loro convento nei pressi di Aisne. Da allora, anzichè portare la denominazione di "Mons S. Wilhelmi" che fino a quel momento aveva avuto, si chiamò "S. Maria de Prato". I Guglielmiti di Louvergny erano con orgoglio coscienti di essere il primo ed il più antico monastero dell'Ordine nel regno di Francia, e trassero da tale fatto la pretesa, quale "mater et caput omnium domorum que de Ordine predicto fundate fuerint in regno Francorum", di poter convocare in capitolo i priori dei futuri conventi francesi, e di poter quindi assumere il ruolo di guida in una eventuale provincia francese dell'Ordine. La storia si svolse diversamente da quanto i Guglielmiti di Louvergny, nel 1253, al culmine della loro espansione, potevano prevedere. Dopo il 1253, l'Ordine si sviluppò molto rapidamente nei Paesi Bassi e nell'Impero Germanico, mentre il numero dei monasteri francesi rimase così basso, che non consentì di giungere mai alla costituzione di una propria provincia limitata al Regno di Francia, nella quale Louvergny avrebbe potuto assumere il ruolo di guida cui aspirava. A prescindere dal fatto che gli insediamenti fondati più tardi in Francia, quello di Montrouge e quello di Parigi, grazie alla loro posizione al centro del paese, sarebbero stati più adatti per tale funzione rispetto al monastero situato nelle Ardenne. I Guglielmiti provenienti da Louvergny si stabilirono a Montrouge, nei pressi di Parigi, ancor prima del 1258. Nel luglio di quell'anno acquistarono per 200 lire parigine una casa con sette iugeri di terra che il precedente proprietario, Raoul de Pacy, deteneva quale feudo del vescovo di Parigi. Già in precedenza avevano acquistato nello stesso luogo una cappella maccabea risalente al XII secolo, la quale rimase sotto la loro custodia fino alla soppressione del monastero nel XVII secolo, assieme alle reliquie degli "eroi" biblici in esso venerate. Nel medesimo secolo la proprietà terriera, inizialmente modesta, venne notevolmente ampliata mediante l'acquisizione di fondi, case e rendite a Montrouge, a Parigi e a Meaux (Seine-et-Oise), per cui ci si attendeva una continua crescita del patrimonio fondiario ed un'ordinata vita monastica. Già alla fine del XIII secolo questo sviluppo fu tuttavia interrotto. La causa di ciò fu il predominio della sede dell'Ordine sorta a Parigi nel 1297, verso la quale emigrò buona parte dei conventuali di Montrouge. Essa mise ben presto in ombra il piccolo monastero al di fuori della città, per cui i fedeli destinavano le loro donazioni ad essa e non più alla casa madre. Il convento di Parigi, ossia il più importante convento dell'Ordine in Francia, non era una nuova fondazione. I conventuali di Montrouge presero nel 1297 un convento situato presso le mura della città, non lontano dalla "Porte S. Babette", ed eretto da Frati di S. Mariae de Arego (un ordine di frati questuanti confermati nel 1257 da Alessandro IV secondo la regola agostiniana, e venuti a Parigi da Marsiglia), nel marzo del 1258, in una casa appartenuta fino ad allora all'Ordine dei Templari, con l'aiuto di Ludovico IX. Il concilio di Lione pose fine alla costruzione, appena cominciata, del convento e della sua chiesa. Esso condannò all'estinzione l'Ordine dei Serviti assieme ad alcuni altri piccoli Ordini mendicanti sorti dopo il 1215 - decisione alla quale poterono sottrarsi soltanto gli Eremiti Agostiniani ed i Carmelitani. Nonostante questa sentenza, i Serviti di Parigi - alla fine ormai solo il priore e due fratelli - rimasero in possesso del monastero protetto dalla casa regnante francese fino al 1297, dopodichè Bonifacio VIII, col consenso della Corona, lo cedette ai Guglielmiti, ai quali si unirono gli ultimi componenti dell'Ordine estinto. L'avvento dei Guglielmiti, che a causa dell'abito dei loro predecessori fino al XVII secolo furono chiamati Serviti ("BLANCS-MANTEAUX"), cambiò poco per quanto riguarda lo stile di vita del convento: le elemosine dei fedeli, i legati, in parte provenienti da famiglie al servizio della Corona e che si facevano seppellire nella chiesa del convento, crearono, stando a quanto risulta dal ricco archivio del convento, le condizioni favorevoli ad una vita conventuale, che si concentrava sulla cura delle anime, sulla liturgia e sullo studio, e che fece del monastero guglielmita di Parigi una delle filiali dell'Ordine più conosciute, anche se non più importanti. Come verso il sud, così l'espansione dell'Ordine prese le mosse, attorno al 1250, da Bernardfagne verso l'est. Nel 1252 i Guglielmiti giunsero a Dueren, che dal 1242 apparteneva allo Iueglich, dove a Duren il balivo ereditario Anselmo di Drove donò loro una casa situata di fronte alla "Porta di Filippo", che divenne base del monastero guglielmita "Paradies". La storia finora quasi sconosciuta del monastero deve essere nuovamente scritta alla luce del ritrovamento di numerosi documenti copiati attorno al 1640 dal domenicano F. J. Polius. Stando a questo materiale, significativo per la storia patrimoniale, le entrate del monastero, inizialmente molto scarse, nonostante l'aumento delle proprietà nel XIV e nel XV secolo, riuscivano a fatica a provvedere al mantenimento dei frati conventuali. Esse derivavano fondamentalmente da fondi, diritti e decime che i Guglielmiti di Dueren dovevano in primo luogo al conte di Juelich ed ai suoi feudatari. Nel 1296 il conte Walram di Kessel, imparentato con la casata di Juelich, e che nel 1273 aveva dato in pegno all'arcivescovo di Colonia la sua signoria di Grevenbroich, chiamò alcuni Guglielmiti del monastero nell'insediamento di Grevenbroich, situato nei pressi del suo castello. L'8 febbraio 1296 egli donò loro, in occasione della fondazione del loro convento, una cappella nella "munitio Bruyke" assieme ad un cortile ad essa relativo, e ad un "mansus" di terra a Barrenstein. Alla sua prima donazione, confermata nel 1299 dall'arcivescovo Wicbold di Colonia, seguì il 13 ottobre 1304 un podere ad Heyden vicino a Grevenbroich. Dopo la morte del conte, che non aveva figli e che aveva inteso la fondazione del convento come un'opera pia alla memoria, la sua signoria e con essa il convento guglielmita risultarono spettanti, in base ad una sentenza arbitrale del duca Giovanni di Brabante, a Gherardo di Juelich, che mirava ad estendere il suo territorio e che subito dopo l'acquisizione di Grevenbroich donò il convento guglielmita. Suo figlio, il duca Guglielmo I, che dal 1319 al 1328 risiedette a Grevenbroich, continuò l'opera del padre. Quando nel 1378 Grevenbroich smise di appartenere all'allora parrocchia di Allrath, e fu dichiarata circoscrizione parrocchiale a se stante, i Guglielmiti incorporarono la parrocchia di Grevenbroich. Da allora i priori del monastero furono parroci di Grevenbroich, elevata al rango di città nel 1305, i cui cittadini, accanto alla nobiltà, contribuirono al mantenimento del monastero mediante numerose, anche se più piccole, donazioni. Dueren e Grevenbroich non furono i primi ed unici conventi guglielmiti del territorio di confine renano-vestfalico. Già nel 1245, non appena Baseldonck si unì ai Guglielmiti, apparvero nella diocesi di Muenster i "nunc in Almaniam destinati" accompagnati da privilegi papali; nello stesso anno essi fondarono nel territorio paludoso e ricoperto da brughiera del distretto di Borken a Burlo il monastero "hortus Mariae", il secondo più antico monastero guglielmita a nord delle Alpi. A Burlo, un "locus desertus et invius", già nel 1220 un prete di nome Siffrido aveva eretto, con l'approvazione del vescovo Dietrich di Muenster, un oratorio, dedicandosi alla cura d'anime di coloro che fino ad allora avevano fatto parte delle parrocchie circostanti. Quando Siffrido "propter loci paupertamem et diffamiam" abbandonò la sua chiesa, questa fu ceduta da Ludolf di Muester alle (monache) cistercensi di Marienborn presso Coesfeld, che nel 1245 la vendettero al funzionario Goffredo von Oer. Grazie all'intervento del "magister" Meinricus, prevosto delle Cistercensi di Froedenberg, la chiesa tornò nel medesimo anno ai Guglielmiti, ai quali questo posto isolato sembrò adatto alla fondazione, previa autorizzazione del vescovo di Muenster, di un convento, che già nel XIII secolo, mediante donazioni da parte dei signori del luogo, fra cui quelli di Gemen, Bermentfeld e Dale, e mediante lavori di dissodamento e coltivazione, giunse ad avere considerevoli proprietà terriere che si estendevano in parte fino al basso Reno. Relativamente al vero fondatore di Burlo, il "magister" Meinricus, le fonti contemporanee tacciono. Soltanto un racconto recente e leggendario sugli inizi del convento di Froendenberg riferisce più cose sulle origini e sul mondo spirituale dell'"uomo di grande importanza per la storia della chiesa di Vestfalia". Stando ad esso, Meinricus fu canonico a Lubecca fino a quando, alla medesima stregua dei suoi fratelli o sorelle che servivano Dio come monaci di clausura o come (frati) laici, si ritirò a vivere in una cella isolata in Sauerland nei pressi di Scheda, cella dalla quale ebbe poi origine il convento delle monache cistercensi di Froendenberg. Un'affinità spirituale legò il "magister" al signore di Oer, che egli potè facilmente convincere a cedere la chiesa di Burlo, visto che neppure alla sua famiglia la religiosità eremitica era sconosciuta. Il convento di Burlo, nonostante si trovasse in una situazione economica favorevole, se confrontata con quella di altre fondazioni, fu molto meno importante, per la diffusione dell'Ordine, di altre case fondate nello stesso periodo nelle Fiandre e nel Brabante. Solo nel 1361 l'allora priore del convento eresse, su uno dei cinque poderi ad Eggerode e a Darfeld, che erano stati donati al convento nel 1351, la filiale "Vinea Mariae" a Klein-Burlo, che rimase ad esso soggetta fino a quando non riuscì a rendersi autonoma nel 1407, dopo un sufficiente ampliamento della sua proprietà. Non è tuttavia improbabile che già alla metà del XIII secolo sia partito da Burlo il tentativo di fondare una sede ad Holte, vicino ad Osnabrueck. Nel 1295 gli Eremiti Agostiniani giunti ad Osnabrueck nel 1287, vengono infatti menzionati in relazione ad un contrasto con il Capitolo di S. Johann Wilhelmiten (S. Giovanni Guglielmita). Il che porta a concludere che gli Agostiniani, giunti nel 1266 ad Holte, non fondarono un convento nuovo, come in generale si pensa, ma si insediarono in uno fondato dai Guglielmiti. Poichè Ludolf di Muenster, fautore dell'eremo, discendeva dalla casata dei conti di Holte, è molto probabile che sia stato lui a procurare al nuovo Ordine un'altra sede nelle vicinanze della sua residenza originaria.
2. LA PROVINCIA TEDESCA
I primi monasteri della provincia tedesca dell'Ordine, alla quale appartenevano gli insediamenti dell'Ordine in Germania,l in Boemia, in Stiria ed in Ungheria, ad eccezione di Burlo, Dueren e Grevenbroich, dovettero la loro esistenza innanzitutto ai Guglielmiti provenienti dai paesi confinanti ad ovest, che dal 1250 si erano spostati verso est e sud-est, dove avevano trovato un'accoglienza favorevole ed un volenteroso incoraggiamento. I monasteri di Marienpforte e di Graefinthal, situati nelle contee di Sponheim e di Blieskastel, indicano con la loro posizione l'origine dei loro primi abitanti, che provenivano dai vicini conventi della provincia francese. Il monastero di Marienpforte, nei pressi di Waldboeckelheim, citato per primo nel 1266, ed i cui archivi, a parte pochi resti, sono sparsi e andati perduti, è, stando al suo diritto di controllo su Graefinthal, il più antico dei due monasteri. Esso fu fondato dai conti di Sponheim, che anche in seguito contribuirono al suo mantenimento, e dovette al comune di Boeckelheim diritti che tuttavia non dovevano essere molto importanti, dal momento che, secondo un promemoria scritto nel 1804, molto tempo dopo la soppressione del monastero, non potè "mai condurre un solo capo di bestiame al pascolo sui propri fondi". La storia del monastero di Graefinthal, situato presso il confine lotaringio, nonostante la distruzione dei suoi archivi, avvenuta all'inizio del XV secolo, è molto più conosciuto di quello di Marienpforte. Sulla fondazione danno tuttavia notizia soltanto fonti tardive e leggendarie. Stando ad esse, il monastero risale ad un più antico eremo situato nelle foreste vicino Blieskastel, i cui abitanti veneravano un'immagine della Madonna oggi posta nella santa cappella della Crocifissione a Blieskastel; verso la metà del secolo, dei soldati avevano profanato questa immagine utilizzandola come bersaglio delle loro frecce e dalle ferite sulla statua di legno era uscito sangue che aveva miracolosamente guarito i ciechi e coloro che soffrivano di malattie degli occhi. La contessa Elisabetta di Blieskastel, guarita da una malattia degli occhi grazie alla sacra immagine, si pensa abbia fatto venire i Guglielmiti e li abbia indotti a costruire un convento affinchè prendessero in custodia l'immagine miracolosa e la preservassero da ulteriori profanazioni. Per quanto concerne la fondatrice, la leggenda ha indubbiamente un'origine storica. Il monastero dovette infatti la base della sua proprietà terriera, così come ad esempio il patronato sulla parrocchia di Blickweiler, alla contessa sepolta nel 1273 nella chiesa del monastero, la quale nel 1253, dopo il matrimonio con Rinaldo di Lotaringia, fu investita dal vescovo di Metz della signoria di Blieskastel. Si può quindi collocare la fondazione del monastero di Graefinthal attorno al 1253 e quella del monastero di Marienpforte qualche tempo prima. Da Marienpforte e da Graefinthal partirono ancora nel XIII secolo dei conventuali diretti nei vicini Rheintal e Lahntal, in Alsazia e in Brisgovia. Fra Rheindiebach e Bacharach essi fondarono nel 1287 "inter vespres et spinas" il convento di Windsbach, che, come quello di Marienpforte, è caduto totalmente nell'oblio. Nel 1428 il priore del convento ricondusse la fondazione della sua casa al martirio di un giovane vendemmiatore di Bacharach di nome Werner, assassinato il Venerdì santo del 1287, durante il cui processo di canonizzazione egli fu interrogato sulle origini del suo convento. Il conte palatino Lodovico II di Wittelsbach deve aver fondato il convento guglielmita nel 1289 nel luogo in cui gli assassini avevano sepolto il cadavere del ragazzo, e deve aver provveduto al mantenimento degli eremiti, quando era ancora in vita, attraverso numerose donazioni. Il piccolo convento, la "Domus S. Werneri", che, d'accordo con il fondatore, era soggetto alla giurisdizione del parroco di Bacharach, dopo la morte del suo fondatore fu donata dai suoi successori, assieme al diritto di patronato, alla parrocchia di Schnorbach, come il priore chiarì nel corso del suo interrogatorio. La "Domus fratrum ordinis S. Wilhelmi pontis S. Mariae virginis de Limburg", i cui frati conventuali a partire dal XIV secolo furono chiamati "WINDSBACHER", (abitanti di Windsbach) era, come si può dedurre probabilmente dal nome, una fondazione figlia del convento del corso medio del Reno. Prima del 1317 i WINDSBACHER andarono a Limburg, dove trovarono asilo dapprima provvisoriamente su di un'isola "off deme grint odder wet " con l'aiuto di Gerlach III di Limburg, che era succeduto nel 1312 a Giovanni I. La disagiata posizione sull'isola, dove il piccolo convento era esposto a frequenti inondazioni, indusse i suoi abitanti ad erigere, attorno al 1317, un nuovo convento in una posizione migliore davanti alla porta di Dietz. Dall'abbazia cistercense di Erbach, che dall'inizio del XIII secolo possedeva a Limburg dei terreni, essi acquistarono quale base per il nuovo convento alcuni poderi e giardini, per i quali dovettero pagare delle rate anche nel XV secolo. Grazie a donazioni e ad acquisti, il patrimonio del convento divenne già nel XIII secolo così grande, che le sue entrate erano in grado di assicurare un sufficiente tenore di vita ad un piccolo convento che contava da cinque a dieci membri. Nella svolta verso il XIV secolo i Guglielmiti si insediarono anche nella giurisdizione della città vescovili di Worms, Magonza e Spira, dove, sotto la protezione del fondatore rispettivamente delle abbazie di S. Ciriaco, di S. Albano e di S. Germano, condussero un'esistenza modesta e riservata sulla quale la tradizione, nella sua frammentarietà, riferisce molto poco. I guglielmiti di Worms, il cui convento si trovava di fronte alla porta di (S.) Martino nei pressi del ghetto degli ebrei, vengono menzionati per la prima volta il 28 settembre 1299, allorchè un cavaliere di nome Dirolf li prese in considerazione accanto ad altri religiosi nel suo testamento. Essi erano giunti già alcuni anni prima - fra il 1287 ed il 1290 - da Marienpforte a Worms, dove, dal convento di S. Ciriaco, avevano preso un'antica chiesa, quella di S. Remigio, alla quale era collegata una parrocchia appartenente al convento. I Remigini, come venivano chiamati i Guglielmiti dal nome della loro chiesa, qui si occupavano della "cura animarum" e godevano della benevolenza non soltanto dei cittadini, ma anche dei canonici del duomo e di S. Andrea, come è possibile dedurre da legati ed anniversari. Nel 1489 il piccolo convento era decaduto e non si avvertiva più nulla dell'attività dei monaci: il convento venne abbandonato, venne venduto e scomparve. La presenza dei Guglielmiti a Magonza è documentabile - dopo la menzione nel testamento di una vedova di Magonza - a partire dal 1364. Nel 1401 uno di questi documenti attesta che l'abate di S. Albano conferì ad un confratello la cappella situata a Steeg nei pressi di S. Goar. A parte alcune citazioni in documenti di scarsa importanza, queste sono le uniche notizie conosciute sulla storia del convento guglielmita di Magonza, che si trovava al di fuori della città, davanti alla Porta Nuova, e che diede il nome ad una piccola porta nelle mura della città, la "porticina di S. Guglielmo". La storia dei Guglielmiti di Spira, meglio conosciuta, ha inizio nel 1317, quando il decano ed il Capitolo di S. Germano trasferirono al padre provinciale della provincia tedesca, con l'approvazione del vescovo di Spira, la cappella di (S.) Marco, situata sulla riva del Reno, di fronte alla città, e che dal 1195 apparteneva alla fondazione. Poichè la cappella era decaduta "in spiritualibus et temporalibus", i canonici di S. Germano pensarono di trasferirla all'Ordine guglielmita, che promise di erigere in quel luogo un convento per 12 frati quale inizio di una riforma ispirata dallo Spirito Santo; il che non impedì loro di assicurare con un contratto i propri dirittti di parrocchia. Nonostante l'acquisto di proprietà in città, il convento fondato dai Guglielmiti su quello che in origine era il monastero di Mülhbach, vicino ad Eppingen, cadde ben presto in rovina, per cui nel 1470 la cappella di S. Marco dovette essere trasferita alla basilica di S. Pietro. Muehbach, casa madre dei Guglielmiti di Spira, apparteneva all'unione dei conventi guglielmiti alsaziani, a capo dei quali era il convento di Marienthal, situato presso Hagenau. Il fondatore e primo priore di questo convento, Alberto di Hagenau, che, grazie alla madre, era strettamente imparentato con la famiglia ministeriale sveva dei marescialli di Hagenau, verso la metà del XIII secolo si era ritirato nelle grandi foreste fra la Sauer e la Moder [Mosella], il Reno e le pendici dei Vosgi, che fin dall'epoca merovingia appartenevano al patrimonio reale, per vivere da monaco o da eremita nella solitudine ancora indisturbata dall'espansione territoriale. Nel 1256, assieme ad alcuni compagni, aveva cominciato, con l'approvazione del vescovo di Strasburgo, a costruire un piccolo convento sulla riva del Rotbach, un affluente della Moder, portandolo a termine l'anno seguente. Per la costruzione e l'arredamento del convento sua madre aveva donato 30 iugeri di terra del feudo del maresciallo del Palatinato degli Hohenstaufen [Svevi], che le era toccato dopo la morte dei suoi fratelli, i marescialli di Hagenau. Quando fra il 1256 e 1257 ella morì, i fratelli di Alberto trasferirono al convento i loro diritti all'eredità materna, con modeste limitazioni, dietro il pagamento di un indennizzo di 34 marchi d'argento, cosicchè fu assicurata l'esistenza alla fondazione. I primi documenti di Marienthal non dicono nulla dell'appartenenza di Alberto all'Ordine e dei suoi compagni. Soltanto più tardi, da una lettera del provinciale Lamberto emerge il fatto che il cavaliere deceduto nel 1260 apparteneva all'Ordine. Un atto di donazione del 1272, nel quale si dice che i Guglielmiti avrebbero scelto la chiesa di Alberto di Hagenau per fondare vicino ad essa una loro sede, fa presumere che Alberto abbia condotto la "vita eremitica" in un primo tempo da solo, e che soltanto più tardi si sia unito ai Guglielmiti. Il diritto di visitazione, esercitato nel XIII secolo sia da Graefinthal che da Marienpforte, chiarisce la provenienza dei Guglielmiti ai quali Alberto si unì in base ad esso, infatti, Alberto conobbe i Guglielmiti a Graefinthal o Marienpforte. La Sacra Foresta nella quale si ritirò il ministeriale svevo, spinto probabilmente dal declino della dinastia strettamente legata all'Alsazia ed al Palatinato di Hagenau, non era certo predestinata ad accogliere chi voleva vivere lontano dal mondo soltanto a causa della sua posizione. Secondo una tradizione antica e comune nell'alto medioevo, già Diodato, prima della fondazione del convento di Ebersmuenster, aveva vissuto da eremita in quel luogo selvaggio, e allora ancora primitivo, assieme ai due primi vescovi franchi di Strasburgo, Arbogast e Fiorentino. Durante tutto il medioevo questo modello non era rimasto privo di effetti, e poteva aver influenzato anche Alberto di Hagenau, in fuga dal mondo, ed i suoi confratelli guglielmiti, così come altri eremiti che qui si insediarono in via temporanea. Dopo la morte del fondatore, che, diversamente da Winand di Basilea o Wericus di Bernardfagne, può essere compreso più chiaramente, lo sviluppo del piccolo convento sembra aver progredito in maniera continua. Sebbene in un primo momento non sia possibile trarre alcuna conclusione da un aumento della sua proprietà, la capacità di fondare alla fine del secolo numerose filiali dimostra, tuttavia, la continuità e stabilità dello sviluppo e la vivacità della vita spirituale. Probabilmente nel corso del 1289, Enrico di Brettach donò ai Guglielmiti di Marienthal una cappella mariana a Muehlbach, nei pressi di Eppingen (Baden). Con questa donazione egli aveva l'intenzione di fondare un convento, visto che aveva contemporaneamente ceduto ai monaci beni immobili per il loro mantenimento. Il suo progetto potè tuttavia essere realizzato soltanto una volta che furono garantiti, con un contratto stipulato il 30 aprile 1290 fra i priori di Marienthal e Graefinthal ed il parroco di Eppingen, ed approvato dal vescovo di Spira, i diritti "di cura d'anime" del parroco. Il piccolo convento si rese ben presto indipendente da Marienthal, nel 1317 era soggetto ad un proprio priore, e nello stesso anno fu già in grado di inviare dei conventuali a Spira a fondare, come già si è detto, un "convento figlio". Le sue entrate, tuttavia, stando a quanto si può dedurre dai frammenti dell'archivio del convento, rimasero modeste. Esse si limitavano ai redditi dei beni ceduti loro in occasione della fondazione, e alle decime dei paesi di Obermuehlbach, di Niedermuehlbach e di Langenfeld. Nel XIV e nel XV secolo la chiesa del convento giunse ad essere piuttosto rinomata quale meta di pellegrinaggi mariani, cosicchè le elemosine e i doni votivi dei pellegrini divennero una significativa fonte di entrate; in particolare divenne méta di molti pellegrini una cappella intitolata a (S.) Odilio, eretta nel 1473 non lontano dal convento e consegnata alla loro attività pastorale. Circa dieci anni dopo la fondazione del convento di Muehlbach, esattamente nel 1298, i frati eremiti di Marienthal giunsero a Strasburgo. Una volta riconosciuti i diritti della competente parrocchia di S. Stefano, mediante un contratto confermato l'1 luglio 1298 dal vescovo Corrado di Strasburgo, essi intrapresero la costruzione del loro monastero nella KRUTENAU, allora ancora disabitata, davanti alle mura della città. Già l'8 marzo 1301 il vescovo ausiliario di Strasburgo, Iwan, potè consacrare il convento, in un primo tempo eretto solo provvisoriamente, assieme alla chiesa ed al cimitero. Per molto tempo si è pensato che la fondazione e l'arredamento del convento fossero dovuti soltanto al merito di Enrico di Muellernheim-Rechberg, che doveva averlo giurato in una crociata. Indagini più approfondite negli archivi evidenziano tuttavia il fatto che anche altre famiglie dell'alta aristocrazia alsaziana, come i langravi di Werde, sepolti nella chiesa del convento, e come i signori di Gerolseck e Flekkenstein, contribuirono in maniera significativa alla costruzione del convento e all'incremento delle sue entrate. A partire dal XIV secolo le loro dotazioni, per lo più ampie, vennero completate da una grande quantità di donazioni e di eredità, per lo più piccole, da parte di persone appartenenti a tutti i ceti cittadini, al patriziato e al popolo, sia al basso che all'alto clero. Fra le donazioni di maggiore importanza fatte al convento, ci fu anche il patronato della chiesa madre di Ehl, che era stata trasferita al convento nel 1326 "propter paupertamen mensae communis". Nel 1387 i Guglielmiti giunsero a possedere nello stesso luogo un convento che fino ad allora era appartenuto ad una comunità di beghine, che nello stesso anno era stata soppressa dal vescovo Federico di Blankenheim. Nonostante questa combinazione favorevole di circostanze, il monastero guglielmita di Ehl non ha mai avuto la forza necessaria per rendersi autonomo. Fino alla sua soppressione nel XVI secolo, esso rimase una "dépendance" del convento di Strasburgo. Probabilmente la situazione economica di quest'ultimo impedì di rinunciare al patronato di Ehl a favore della fondazione figlia. Come il monastero di Ehl, così anche quello di Marienbronn rimase a lungo dipendente dal priore di Strasburgo. Il monastero fondato nel 1182 da Goffredo e Corrado di Fleckenstein, era stato donato dalla famiglia dei fondatori ai Guglielmiti di Strasburgo già nel 1315, dopo che gli Agostiniani, che lo avevano abitato prima di loro, lo avevano abbandonato. Lo stretto legame con la casa madre è degno di nota anche per Hagenau, il più importante convento figlio di Marienthal oltre quello di Strasburgo. Il monastero fondato verso il 1311 davanti alla porta di Kieselsteig con l'approvazione dell'ordinario di Strasburgo e del competente parroco di S. Giorgio, potè in via amichevole distaccarsi dalla sua casa madre soltanto nel 1432 con l'approvazione del priore provinciale Giovanni Wahsmann. Già prima della costruzione del convento di Marienthal, che divenne capo degli insediamenti alsaziani dell'Ordine, quattro conventuali provenienti da Marienpforte avevano preso (su di sè) nel 1252 un monastero ad Oberried, ai piedi del Feldberg; questo monastero era stato costruito nel 1238 dalle monache cistercensi di Guenterstal con l'aiuto dei signori di Tengen. La desolazione del luogo e gli interminabili conflitti giuridici con l'abate di S. Gallen, feudatario dei fondatori, avevano indotto le Cistercensi a lasciare il monastero e a ritornare a Guenterstal. Per preservare il monastero abbandonato dalla rovina, e la chiesa da profanazioni, i cavalieri Ludovico di Munzingen e Corrado Schnewlin, ai quali nel frattempo era toccato il monastero di Oberried, pregarono i Guglielmiti di sistemarlo nuovamente e di istituire qui un loro convento. Essi appoggiarono i nuovi arrivati mediante la donazione di un'ampia zona boschiva per impedire così che il convento dovesse essere abbandonato per motivi economici. Ciononostante già dopo dieci anni i Guglielmiti lasciarono questo convento per fondare un nuovo convento a Friburgo, nel sobborgo di Schnecken. Il trasferimento dalla Foresta Nera nella Friburgo allora già ricca di conventi non avvenne volontariamente. Come in alcuni altri casi, fu causato da un'unione con gli Eremiti Agostiniani disposta nel 1256 dalla Curia. Quando otto anni più tardi quest'unione venne definitivamente revocata, e all'Ordine fu restituita la "Corona Mariae", i Guglielmiti non abbandonarono di nuovo il loro convento, la "Cella Mariae", costruito con l'aiuto di Adelaide di Attental, madre di uno dei loro conventuali. Soltanto Giovanni di Ursberg, che discendeva dal patriziato di Friburgo, tornò nell'antica sede di Oberried con alcuni confratelli. Sotto il suo priorato e sotto quello di Volkahrt, Giovanni e Rodolfo, suoi parenti, i frati di Oberried, sostenuti da ricche famiglie di Friburgo e dalla nobiltà del luogo, riuscirono ad ottenere terreni e diritti forestali a Thingen, Hofgrund e Buchheim; già prima del 1300, quindi, essi possedevano un notevole dominio fondiario il cui ordinamento giuridico ed economico venne stabilito nel 1296 nel DINGRODEL di Oberried. La sede di Friburgo, la cui chiesa conventuale venne consacrata nel 1288 dal vescovo ausiliario di Costanza, contrariamente alla sua casa madre di Oberried, dipendeva maggiormente dalle elemosine, dai legati e dagli anniversari che affluivano loro abbondantemente grazie agli abitanti della città, tanto più che essi, dalla fine del secolo, si occupavano dei fedeli nella periferia di Schnecken, su incarico del rettore della parrocchia di Muenster. L'aumento del numero di novizi provenienti dalle famiglie agiate della città, consentì ad entrambi i conventi di Breisgau di costruire, già alcuni decenni dopo la fondazione, conventi figli a Mengen e a Klingnau. il 10 febbraio 1282 il balivo, il consiglio e i cittadini della città asburgica di Mengen, donarono loro un podere al di fuori delle mura per la costruzione di un convento, cui essi garantirono tutti i diritti civili del cittadino. Soltanto dopo che la donazione fu perfezionata giuridicamente il 23 luglio 1287, sembra che sia stata intrapresa la costruzione del convento. Gli Asburgo, alla cui "regalis munificentie liberalitas" i Guglielmiti dovettero, in base a quanto riferito dal vescovo di Costanza, la loro sede di Mengen, contribuirono ad essa attraverso la donazione avvenuta nel 1304 della chiesa di S. Martino a Mengen, alla quale seguì nel medesimo anno la cappella, riccamente adornata, di Ruelfingen, proveniente dalla proprietà della nobiltà di Ruelfingen. A Klingenau i Guglielmiti trovarono in Walter von Klingen, strettamente imparentato con gli Asburgo, un generoso protettore. Il 26 giugno 1269 egli donò loro l'oratorio di Sion con tutti i suoi beni. Per il mantenimento dei conventuali del convento, che doveva essere costruito vicino all'oratorio, davanti alla città, egli destinò loro ogni anno entrate di 10 marchi d'argento, che dovevano loro pervenire da circa trenta poderi situati nel vicino territorio svizzero e del Baden. I due conventi non erano le prime sedi dell'Ordine ad est della Foresta Nera. Già nel 1250 Schwigger di Mindelberg aveva costruito ai Guglielmiti un convento nella fondazione di Augusta nei pressi di Bedernau, ed aveva donato loro la chiesa, la decima ed il mulino del villaggio. Queste entrate erano tuttavia molto scarse. Come risulta da una bolla papale, a causa della loro esiguità, i monaci quasi non riuscivano a dedicarsi alla preghiera corale e a fornire da mangiare e da bere ai fedeli che facevano loro visita. Era evidente che gli Eremiti Agostiniani, ai quali toccò il convento nel 1256, andassero a Mindelheim per poter agire meglio e con maggior sicurezza. Nello stesso anno i Guglielmiti giunsero nella Foresta Bavarese, dove, vicino a Waldmuenchen, con l'aiuto dei signori di Puedmersdorf, cominciarono a costruire un convento in un luogo che nei documenti viene chiamato "Collis Lapidum". La povertà e la inospitalità del luogo furono tuttavia eccessive anche per Guglielmiti pur nella loro modestia: già prima del 1255 andarono a Schoenthal per poter continuare fino al 1263 la vita del loro Ordine in circostanze più favorevoli (fino al 1263). Per gli abitanti del convento di Seemannshausen, secondo convento guglielmita della diocesi di Regensburg, fu più facile. Il decano della cattedrale di Regensburg, Enrico Seemann, dal quale il convento prese il nome, aveva acquistato il castello di Poellingkofen dai conti di Leonsberg e nel 1255 lo aveva trasformato in un convento guglielmita al quale aveva donato molti HUFEN [antica misura terriera] del patrimonio di famiglia e al quale seppe ottenere privilegi spirituali e temporali. Entrambi i conventi sorti nella diocesi di Regensburg furono per i Guglielmiti una tappa del cammino verso la Boemia, dove eressero i monasteri di Stockau (Pivonka) e di Ostrov. Il convento "Vallis S. Joannis de Bivonia", situato ad est dell'avvallamento di Furth vicino a Taus, e menzionato per la prima volta nel 1266, secondo la tradizione non fu fondato solo all'arrivo dei Guglielmiti. Una tradizione documentata a partire dal XV secolo fa risalire la sua fondazione al duca Bratislao III, che dopo il 1040 deve aver eretto la chiesa ed il convento per invocare sul luogo della sua vittoria su Enrico III la salvezza delle anime dei caduti. La leggenda celebra come uno dei primi abitanti del convento consacrato, secondo quel che si dice, dal vescovo Severo di Praga, un santo eremita di nome Coloman, cui deve essersi ispirata la "Vita" del famoso patrono dei pellegrini scritta nel XII secolo, che colloca il suo martirio a Stockerau, nell'Austria inferiore. Il secondo convento boemo, quello di Ostrov, presso Beraun, nella Boemia centrale, era una nuova fondazione, la cui realizzazione viene celebrata anche dalla leggenda. Nel 1260, alla vigilia della battaglia di Kroissenbrunn, Ulrico Lepus di Hasenburg sembra abbia lodato la costruzione del convento, e nel 1262 sembra abbia dato inizio ad essa con l'aiuto del re di Boemia e con l'approvazione del vescovo di Praga Giovanni von Drasic. Il luogo per il convento, arredato "maximis opibus", e che nel 1263 in presenza di molti proprietari terrieri boemi fu benedetto dal vescovo di Praga, fu stabilito, secondo la leggenda, dalla Madonna stessa. Ella apparve al fondatore e gli indicò il luogo in cui desiderava essere venerata dai Guglielmiti. Ancor prima del 1256 - non si sa esattamente quando - i Guglielmiti giunsero a Kaertnen. A Voelkermarkt, nel territorio dell'abbazia di S. Paolo nel Lavantal, essi intrapresero in un periodo non esattamente individuabile, la costruzione di un convento, appoggiati dal duca Ulrico III di Kaertnen che donò loro alcuni beni/terreni. Ben presto, tuttavia, lo sviluppo di questo nuovo convento venne modificato. In seguito all'unione disposta nel 1256, i Guglielmiti si unirono agli Eremiti Agostiniani, che sostennero con grande energia l'edificazione del convento da loro avviata. La stessa sorte dei Guglielmiti di Kaertnen toccò fondamentalmente ai loro confratelli che nel medesimo periodo avevano cominciato a costruire i loro monasteri in Ungheria, Pomerania e Brandeburgo. Nella maggior parte dei casi si viene a conoscenza della loro esistenza soltanto grazie alla Bolla "Ea quae iudicio", con la quale Clemente IV, dopo la fusione del 1256, chiarì le questioni sollevate. Nella tradizione dei conventi divenuti successivamente agostiniani, la breve appartenenza all'Ordine Guglielmita ha lasciato tracce dietro di sè soltanto in casi rari. I Guglielmiti ungheresi, di cui alla fine del XIII secolo nella cronaca rimata austriaca ancora si parla, avevano fondato un convento a Saros prima del 1256. Dopo il trasferimento all'Ordine agostiniano, nei documenti del convento si trova ancora il tipico titolo: "Ordo fratrum Villermitarum Sancti Augustini de claustro St. Stanizlay de Sarus". Solo più tardi si conosce dalla tradizione il nome del secondo convento guglielmita ungherese, quello di Komar. Come per Saros, non si conoscono nè il fondatore, nè il periodo di fondazione. Si può soltanto presumere che il primo cardinale protettore dell'Ordine, Stefano d'Ungheria, già prima della sua nomina a cardinale, abbia sostenuto i Guglielmiti, essendo egli stato, quale arcivescovo di Gran, nelle condizioni di farlo. Il convento Vallis S. Wilhelmi a Stettino, il convento dell'Ordine situato più lontano ad est, oltre al convento a Lippene, nella marca di Brandeburgo, fu menzionato per la prima ed ultima volta come convento guglielmita il 2 luglio 1253 in un atto di compravendita; le sue tradizioni sembra siano state portate avanti dagli Eremiti Agostiniani, che nel 1290 edificarono un monastero a Gartz a.O.. Il convento brandeburghese di Lippene venne citato nel 1266 nella bolla "Ea quae iudicio" di Clemente IV. La prima menzione significa contemporaneamente il definitivo ingresso nell'Ordine degli Eremiti Agostiniani. La sua storia successiva all'interno di quest'Ordine non è sconosciuta; sconosciute sono tuttavia le origini, come del resto accade per l'unico convento pomerano dei Guglielmiti. La storia del monastero di Weissenborn, sorto nello stesso periodo in Turingia, e che verso la fine del XIII secolo e all'inizio del XIV giunse a capo di una famiglia di conventi molto ramificata, si svolse in maniera di gran lunga più continuativa rispetto a quella dei monasteri della Germania orientale e dell'Ungheria. Il suo fondatore, il prevosto del convento delle suore agostiniane di Creuzburg, nei pressi di Eisenach, acquistò nel 1253 da feudatari dei margravi di Meissen la "villa" Weissenborn per la fondazione di un monastero per 13 persone dell'Ordine. I sei Guglielmiti che andarono ad abitare il convento provenivano da Bernardfagne. Già prima del loro arrivo, alcuni dei confratelli avevano tentato di fondare un convento a Weissenborn. Scandali e difficoltà a noi sconosciute avevano tuttavia fatto fallire questo tentativo, obbligando così i nuovi arrivati a "ristabilire la reputazione danneggiata del luogo e dell'Ordine", come risulta dall'atto di donazione. I Guglielmiti si sottoposero a questa prova con grande successo; non soltanto portarono il loro convento ad una fioritura spirituale e materiale, ma ben presto furono in grado di soddisfare i desideri dell'alta e della piccola aristocrazia, e di fondare dei conventi affiliati in Turingia, Meissen ed Assia. Da Weissenborn, essi giunsero fra il 1262 ed il 1280 a Weissensee i. Thuer, per occuparsi, su richiesta dei cittadini, di un lebbrosario per il quale il langravio Albrecht di Turingia si era procurato l'autorizzazione dell'arcivescovo di Magonza. Il 2 dicembre 1291 Enrico d'Assia acconsentì all'insediamento dei Guglielmiti a Witzenhausen, dove essi presero un convento vicino alla chiesa di S. Nicola, avuto per breve tempo dalle monache cistercensi di Anrode. Con l'aiuto del langravio, dell'aristocrazia del luogo - fra cui i signori di Hanstein, Boyneburg e Urslar-Gleichen - e dei borghesi più abbienti della piccola cittadina, il convento ebbe un grande sviluppo che gli procurò un benessere che solo raramente fu possibile riscontrare nei monasteri guglielmiti. Fra il 1282 ed il 1288 alcuni di loro andarono a Sinnershausen, dove Goffredo di Unterkatz ed il suo feudatario Bertoldo di Henneberg resero possibile l'edificazione del convento "Vallis Rosarum". Alcuni anni più tardi, nel 1299, Bertoldo donò loro il diritto di patronato sulla parrocchia di Wasungen, dove essi all'inizio del secolo costruirono un monastero. All'inizio del XIV secolo, li si trova a Muelversted, dove il signore di Salza li aveva chiamati. Nel 1331 Enrico di Orlamuende li invitò ad erigere un monastero nella sua città, il "novum forum" Orlamuende, presso la chiesa di S. Giacomo, ed essi lo fecero in breve tempo con l'aiuto dei conti di Orlamuende e dei signori di Eichenberg. Attorno al 1396 il conte Ernesto di Gleichen, la cui famiglia si era già resa benemerita nei confronti degli eremiti di Witzenhausen, con l'approvazione dell'arcivescovo di Magonza donò all'Ordine la cappella della Deposizione nei pascoli vicino a Graefentonna, per l'edificazione di un convento che, come il provinciale dell'Ordine ammise, doveva essere costruito secondo il volere del fondatore. Ernesto di Gleichen e suo figlio, che aveva il medesimo nome, nel 1405 trasferirono al piccolo convento, mai giunto ad avere una particolare importanza, il patronato delle parrocchie di Osttonna e di Graefentonna, consentendo così loro di diventare indipendenti. A parte piccole differenze, per tutte le case qui menzionate valse quanto disse il vescovo Otto di Wuerzburg nel 1337 del convento guglielmita di Wasungen: "habet reditus tenues et exiles immo severa premitur onere paupertatis". I Guglielmiti della Germania centrale, infatti, condussero una vita modesta. I redditi derivanti dai pochi MANSEN di terreno agricolo, le decime e le elemosine solo di rado erano sufficienti al mantenimento dei conventuali, cosicchè nei loro documenti le lamentele circa la povertà e lo stato di bisogno non cessarono sostanzialmente mai.
3. SEDI PIANIFICATE A NORD DELLE ALPI
Dopo la frenetica espansione che raggiunse il suo culmine nel 1250 e che improvvisamente si interruppe nel 1256, a nord delle Alpi, come mostra il panorama finora pervenuto, sorsero qua e là nelle vicinanze di fondazioni più antiche nuovi conventi guglielmiti. Questi insediamenti più recenti dovettero la loro edificazione più all'iniziativa dei singoli fondatori ed alle riflessioni materiali dei loro conventi madre, che non allo zelo religioso e alla volontà di espansione che fra il 1245 ed il 1256 avevano fatto sorgere ovunque monasteri guglielmiti. Che dopo la fine del XIII secolo il grande periodo dell'Ordine fosse terminato, lo dimostra, meglio di uno sguardo statistico comparativo, la crescente avversione dei Guglielmiti nel XIV e nel XV secolo, alla fondazione di nuovi conventi, nonostante venissero loro create condizioni relativamente favorevoli. Questa svogliatezza, che alla metà del XIII secolo, caratterizzata dallo slancio verso la fondazione in qualsiasi luogo di nuovi insediamenti, anche nelle peggiori condizioni, sarebbe stata impensabile, deve essere considerata già a partire dalla svolta verso il XIV secolo. Nel 1283 Giovanni von Oudenaarde dovette rinunciare ad un convento guglielmita nella sua signoria di Flobecque nello Hennegau, sebbene il 2 settembre 1283 mettesse a disposizione del provinciale della provincia francese i beni necessari. I suoi sforzi non ebbero successo. Nella tradizione dell'Ordine non si parla mai di un convento guglielmita a Flobecque. Alcuni decenni più tardi, nel 1310, Enrico di Henneberg e sua moglie offrirono all'Ordine la possibilità di edificare un monastero a Steinbach-Hallenberg, dove i Guglielmiti possedevano una chiesa già dal 1308, per consentire loro di vivere in quel luogo "quiete et libere". Anche la loro offerta non venne raccolta. Lo stesso accadde nel medesimo periodo all'abate di S. Bavo a Gent. I Guglielmiti non fecero uso della sua autorizzazione a costruire un monastero nella parrocchia di Hannekinswerve, presso Sluis, a lui soggetta. La causa del fallimento di questi piani non è certamente da ricondurre soltanto ai Guglielmiti. Molti fattori possono essere entrati in gioco. Non è quasi possibile chiarirli, dal momento che le notizie sulle fondazioni non realizzate, come si può ben capire, sono state tramandate solo in maniera sporadica e per lo più casuale. La situazione è diversa in alcuni casi risalenti al XIV ed al XV secolo. La ragione del fallimento va evidentemente ricercata nella rassegnazione e nel disinteressamento da parte dell'Ordine. Questo nel frattempo cercava soltanto, più che altro, di difendere la posizione raggiunta fino a quel momento, e non pensava più a fondare nuove sedi. Allorchè Guglielmo di Wachtendonck volle donare ai Guglielmiti di Dueren e Grevenbroich una cappella per l'edificazione di un convento per 6-8 frati, essi mostrarono scarsa propensione ad iniziare sulle "upper Heyden" [letteralmente: "alte alture"] la faticosa costruzione di un monastero. Con gli eremiti di Juelich fallì nello stesso secolo anche il tentativo di Giovanni I di Lauenburg e di suo zio Guglielmo IV e di Juelich, di fondare a Kuedderwoerde, nello Holstein, un piccolo convento nel quale i Guglielmiti avrebbero dovuto conservare ed onorare le reliquie di S. Uberto, cui gli abitanti di Juelich erano molto devoti. A Venceslao Snorbach da St. Hubert (S. Uberto) nelle Ardenne, incaricato della preparazione della fondazione, Giovanni di Lauenburg donò il 12 settembre 1495 la chiesa parrocchiale di Kueddenwoerde. Quando si trattò di inviare da Grevenbroich o Dueren alcuni Guglielmiti al convento per il quale Guglielmo IV, su richiesta degli abitanti di Lauenburg, aveva ottenuto la conferma, assieme a privilegi ed indulgenze papali, attraverso il suo procuratore di Roma, essi non furono evidentemente in grado di farlo, nonostante le molteplici richieste del loro signore. In seguito a ciò, il 17 gennaio 1497 Giovanni modificò la sua donazione; invece del convento guglielmita di S. Uberto che era stato pianificato, sorse un ospedale di cui si occuparono i frati dell'Ordine del Santo Spirito. Nel 1366 i Guglielmiti di Witzenhausen attribuirono alla mancanza di nuove leve, alla povertà del loro convento ed infine ai disordini che in generale caratterizzavano il paese, la responsabilità del fatto che non si sentivano in grado di fondare una sede nella contea di Bueddingen, sebbene Enrico III di Isenburg volesse creare loro i presupposti per la creazione di un convento presso la cappella di S Nicola a Buedingen. Nel 1427 i conventuali di Witzenhausen assecondarono tale richiesta. Quando infatti il vescovo di Paderborn chiese loro di ricostruire il monastero cistercense di Lilienthal a Detmold, distrutto nella faida EVERSTEINISCH, essi accettarono la sua richiesta. Già cinque anni più tardi, tuttavia, si pentirono di questa decisione presa "cum anxiis et doloribus", cosicchè portarono a termine la ricostruzione e lasciarono Lilienthal. Essi preferivano servire Dio altrove in modo più tranquillo e più ardente di quanto non fosse possibile - come essi dicevano - nell'ambito della difficile ricostruzione di quel luogo.
4. LA PROVINCIA TOSCANA
Mentre a metà del XIII secolo i Guglielmiti fondavano con grande slancio un convento dopo l'altro al di là delle Alpi, nel medesimo periodo, in Italia, il numero delle sedi diminuiva. Gli antichi eremi di S. Antonio, di Torre di Palma e di Monte Fabali, che appartenevano all'Ordine dall'inizio del XIII secolo, preferirono unirsi agli Eremi Agostiniani o ai Cistercensi, anzichè continuare a rimanere legati all'Ordine che dal 1245 era orientato prevalentemente verso il nord. Soltanto alla fine del XIII secolo, quando al di là delle Alpi l'espansione dell'Ordine cominciò ad arrendersi, cominciò nuovamente la sua diffusione in Italia. Prendendo antiche abbazie decadute, per lo più nel XII e nel XIII secolo, i Guglielmiti riuscirono a compensare le perdite e perfino ad aumentare il numero delle loro sedi. Nella quasi totalità dei casi si trattava di case situate nelle vicinanze di più antichi conventi guglielmiti, cosicchè anche alla fine del secolo l'Ordine era circoscritto alla Toscana e ai territori circostanti, il che giustifica la definizione di "Provincia Toscana" per l'intera provincia italiana dell'Ordine. Nel Lazio, dove già prima del 1251 i Guglielmiti avevano fatto il loro ingresso, la loro prima sede di S. Angelo fu sostituita con il convento, più grande, di S. Maria e S. Paolo. Fra il 1278 ed il 1282, l'allora cardinale diacono Giacomo Savelli, la cui famiglia aveva molti possedimenti vicino ad Albano, aveva cominciato la costruzione del monastero nel quale, nel 1282, aveva fatto entrare dodici monaci sotto la guida di un priore. Egli destinò al loro mantenimento i redditi derivanti da beni terreni che si trovavano ad Albano, nei pressi di Castel Gandolfo e nelle immediate vicinanze di Roma, sulla Via Appia. Proprio a Roma, già prima del 1268, l'Ordine aveva preso la chiesa di S. Balbina, sorta nel periodo tardo antico, ed il monastero benedettino ad essa annesso, che aveva anch'esso dei possedimenti sulla Via Appia, fra cui il famoso "Ager Florealis". Alla cerchia dei conventi situati nei pressi di Roma apparteneva probabilmente, già nel XIII secolo, l'eremo di S. Pietro de Palubrio, del quale si sa soltanto che si trovava 14 miglia a sud della città. Proprio all'influenza del cardinal Savelli i Guglielmiti dovettero la cessione fatta loro nel 1283, e cioè un anno dopo l'acquisizione del monastero presso il lago d'Albano, da parte del vescovo Gerardo di Sabina del monastero benedettino di S. Giovanni ad Argentella, situato a nord di Roma e sorto nell'VIII secolo; in questo modo essi posero fine alla sua decadenza. Il cardinale venne loro in aiuto attraverso donazioni tratte dal patrimonio della sua famiglia in Sabina, non senza assicurarsi, quale signore di Palombara e Castellione, il diritto di baliato sull'abbazia, la cui chiesa romanica è stata conservata. Più o meno nello stesso periodo, gli eremiti presero una chiesa situata molto più a nord, vicino a Corneto (Tarquinia), nella quale, fino allora, avevano provveduto all'attività pastorale dei preti secolari. Nel 1279 ai Guglielmiti della diocesi di Orvieto, che già nel 1237 da S. Guilelmo ad Acerona avevano riformato il monastero benedettino di S. Maria in Mazzapalu, si unirono i Benedettini di S. Pietro in Aquaorta. Il loro abate, Ambrogio, credette che il monastero "quod inter cetera monasteria esse consueverit in spiritualibus et temporalibus opulentum" nell'Ordine dei Guglielmiti potesse ricominciare una nuova vita, dopo essere stato mandato in rovina dalle circostanze (temporali) e dalla "malitia" dei vicini. All'abbazia di S. Pietro era collegato il diritto di patronato su S. Giovenale ad Orvieto. Attorno al 1300 i Guglielmiti tentarono di trasformare questo diritto in una vera "cura animarum". Non riuscirono tuttavia nel loro intento. In seguito la chiesa tornò ad essere gestita da preti secolari, e a tale proposito fu accordato all'abbazia soltanto un limitato diritto di essere consultata. Solo più tardi sembra che i Guglielmiti siano riusciti, oltre ai Francescani ed ai Domenicani, ad edificare ad Orvieto un convento "cum cura animarum", e a celebrare il "Divinum Officium" in S. Giovenale, dove ancora nel XIII secolo i Catari avevano officiato il loro culto eretico. I Guglielmiti italiani conobbero la crescita più significativa in Toscana, terra d'origine del loro Ordine. Qui essi riuscirono ad aumentare la consistenza dell'Ordine attraverso l'incorporazione o l'annessione di numerose abbazie situate nei dintorni della casa madre. Nel 1285 essi giunsero nei possedimenti dell'abbazia di S. Quirico, sorta nell'XI secolo, con l'autorizzazione del vescovo Roger di Massa e del loro benefattore Giacomo Savelli, nel frattempo elevato al soglio pontificio. Al momento del trasferimento ai Guglielmiti, l'abbazia era così rovinata, che in essa non dimorava un solo conventuale. Già nel 1243 Innocenzo IV aveva voluto rimuovere la situazione del convento, situato nelle vicinanze della città etrusca di Populonia, mediante l'ingresso di Eremiti Agostiniani toscani, ma non ci era riuscito. Nello stesso giorno in cui Onorio approvò la riforma dell'abbazia di S. Quirico, cedette ai Guglielmiti l'abbazia di S. Pancrazio al Fango, distante pochi chilometri dalla casa madre, il cui antico splendore si era estinto a tal punto, "ut ei a personis ipsius Ordinis omnino deserto desolationis irreparabilis immineret detrimentum ". L'abbazia, soggetta direttamente alla Curia romana, era sorta su un territorio che Ludovico il Pio [LUDWIG DER FROMME] il 19 dicembre 813 aveva donato all'abbazia di S. Antimo situata nei pressi di Montalcino, e fino all'XI secolo era rimasta soggetta all'abate di Antimo. Nel 1291 l'antica abbazia, annoverata fra i primi e più significativi monasteri benedettini, finì, assieme ai suoi possedimenti, diritti e conventi dipendenti, nelle mani dei Guglielmiti. Nel XV secolo i Guglielmiti si gloriavano ancora del loro patrimonio, che diede realmente motivo ad alcuni di affermare che l'Ordine potesse far risalire le sue origini fino all'epoca carolingia. Su iniziativa del cardinale di S. Nicola in Carcere Tulliano, il futuro Papa Bonifacio VIII, Nicola IV, mediante la cessione di questo importante convento imperiale, volle aiutare gli abitanti della casa madre, in gran parte distrutta da una catastrofe temporalesca, a trovare una nuova dimora. Essi dovevano trasferire la loro residenza e con essa la sede centrale dell'Ordine, a Castiglione della Pescaia, dove l'abate di S. Antimo possedeva una chiesa di S. Giovanni. I Guglielmiti, sebbene avessero essi stessi fatto richiesta di questo trasferimento, non fecero alcun uso dell'offerta della Curia: il luogo in cui il loro patrono aveva vissuto ed era morto era loro evidentemente troppo vicino perchè potessero abbandonarlo. Ai priorati dell'abbazia, che con tutti i suoi membri venne incorporata all'Ordine, appartenevano anche i due conventi di S. Bartolomeo de Sestinga e di S. Mato, nella vallata inferiore dell'Arno. S. Bartolomeo confinava, come il convento di S. Pancrazio preso già alcuni anni prima, direttamente con il territorio della casa madre di Malavalle, per cui alla fine del XIII secolo, attorno alla tomba dell'eremita, era sorto un vasto "territorio" spirituale.