Balbino Rano
["Las dos primeras obras sobre el origen de la Orden Agustiniana"]
1970
Ia
INITIUM SIVE PROCESSUS ORDINIS HEREMITARUM SANCTI AUGUSTINI
Introduzione
E' un breve scritto che si conserva a Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana, Cod. Plut., 90 Sup. 48. Occupa le pagine 57v-62v di un codice, la cui prima parte (pag.1r-63r) è relativa all'Ordine Agostiniano. All'Initium, (così citeremo abbreviata questa opera), segue uno scritto molto breve, nel quale si fa una sintesi e si mette in rilievo l'inizio dell'Ordine, indicando le tappe fondamentali fino alla conferma di Alessandro IV con la famosa "grande unione" del 1256 e annotando i nomi dei Priori Generali (pagg. 62v-63r). Si intitola Unde Ordo fratrum heremitarum sancti Augustini initium habuerit. Anche questo si pubblica ora per la prima volta; dunque appare, sotto tutti gli aspetti, un insieme con l'Initium. Anticipo che i nomi dei Priori Generali successivi a Guglielmo da Cremona non si trovavano nel testo più antico. Altro materiale riguardante gli agostiniani è posto prima dell'Initium ed è contenuto nei seguenti scritti:
Aurelii Augustini episcopi yponensis vita (2) ff. 1r-13r.
Mamiliani et sociorum eius vita ff. 13r-15v.
Vita beati Galgani (3) ff. 15v-21r.
Nicholai de Tolentino fratris heremitarum beati Augustini vita edita a fratre Petro de Monte rubbiano (4) ff. 21v-46r.
Vita brevis aliquorum fratrum heremitarum (5) ff. 46r-57v.
Il codice ha 133 fogli. La seconda parte comincia con il foglio 65r. Non tratta questioni dell'Ordine Agostiniano. Le misure del codice sono: di formato, 28 x 22; di cassa 20 x 12. Una descrizione del codice è stata fatta nel 1962 da R. Arbesmann, O.S.A (6). Gliene aveva parlato nel 1955 il prof. Eric Colledge dell'Università di Liverpool, dal 1964 religioso agostiniano. Però nell'Ordine si conosceva già da molto tempo. Lo citò nel 1915 il P. Agostino Corrao, O.S.A., in uno degli studi sul beato Agostino Novello O.S.A (7).
La data del codice è chiaramente della seconda metà del secolo XV. Quando fu scritto, era già stato eletto Priore Generale Alessandro di Sassoferrato (1459). Non si esclude che fosse già stato Priore Generale Guglielmo Becchi di Firenze, 1460-1470. I dati sul suo successore Giacomo dell'Aquila, eletto nel giugno 1470, appaiono come un'aggiunta. La data della composizione del codice non corrisponde a quella del testo del Ms. Il testo è molto anteriore. Non era ancora stato scritto nel 1322, data della morte del beato Simone da Todi, citato fra i morti in fama di santità "diebus istis". Immediatamente dopo il beato Simone da Todi, nella prima numerazione che fa dei "fratelli santi", commemora Tommaso da Bologna o da Rimini. Ci sono arrivate varie date della sua morte. Girolamo Romano l'ha collocata nel 1392; Giuseppe Panfilo e Nicola Crusenio nel 1353; Tommaso de Herrera e Luigi Torelli verso il 1300 (8). In realtà questa commemorazione di Tommaso da Bologna o da Rimini non ci aiuta a datare la composizione dell'opera. Si può dire, invece, che Tommaso non morì in nessuna delle date segnalate. Sono troppo lontane dalla data della morte di Simone da Todi per poterne includere qualcuna nel "diebus istis" dell'autore. Non era ancora stato scritto il 29 giugno 1323. Quel giorno si celebrò a Rouen in Francia il Capitolo Provinciale della Provincia di Francia sotto la presidenza di Pietro di Broa o di Broia in rappresentanza del Priore Generale, "sacre pagine professorem, vicarium (Prioris) Generalis in prefato capitulo" (9), commemorato tra i "fratelli santi" nella seconda numerazione che fa di loro l'autore (10).
Ci sono altri due nomi di "fratelli santi", uno nella prima numerazione e un altro nella seconda che potrebbero fare credere, basandosi sulla data tradizionale della loro morte, che il testo di questa opera sarebbe stato composto in tempi molto posteriori al 1323. Si tratta rispettivamentedel beato Girolamo da Recanati della Marca e Beltramo da Fermo. Per il beato Girolamo da Recanati si considera all'incirca il 1368 (11). L'argomento sul quale ci si è basati indica che era morto prima di questa data. Per Beltramo da Fermo si considera come data certa l'anno 1490. Si segnala anche che la sua biografia la scrisse un suo coetaneo: il lettore agostiniano Tommaso da Fermo (12). Come già si è detto, il codice laurenziano Plut .90 Sup. 48 nel 1470 era già stato scritto. Beltramo morì nei primi anni del XIV secolo o alla fine del XIII secolo. La sua biografia è stata scritta dal suo coetaneo lettore agostiniano Tommaso da Rimini designato dal Priore Generale Clemente da Osimo nel 1289 secondo candidato all'incarico di Priore Provinciale della Provincia Romana, essendo socio del Priore Generale, suo Vicario e Visitatore in questa Provincia (13).
Nella seconda numerazione dei "fratelli santi" figura nel Ms. "Federicus di Bavaria". Si tratta del beato Federico da Regensburg (Ratisbona), morto il 29 novembre del 1329 a Regensburg (14). L'opera fu composta dopo il 29 novembre 1329 a meno che non sia corretta la data della morte del beato Federico accettata da tutti.
Però ci si potrebbe chiedere: la seconda numerazione dei "fratelli santi" non sarà una interpolazione o aggiunta successiva? Perché l'autore dopo avere numerato una serie di "fratelli santi" redige una seconda numerazione, motivandola con il fatto di conoscerne diversi che sono sconosciuti a molti: "Et quoniam plurium notitiam habeo, que multis est ignota, hic inserere curavi, ut fuerunt venerabiles fratres: beatus Iohannes, fundator loci de Spelunca", etc.? (15). Una buona critica mostra che non c'è il minimo indizio di interpolazione o aggiunta. La spiegazione è semplice. La prima serie della numerazione, da Giovanni da Larniano o da Firenze fino a Tommaso da Bologna o da Rimini era una specie di lista ufficiale che esisteva nella Provincia agostiniana di Pisa. Forse era stata fatta come risultato della determinazione del Capitolo Generale celebrato a Parigi il 17 giugno del 1329 nel quale si ordinava di "raccogliere in documenti pubblici o autentici tutti i miracoli dei nostri fratelli che si sono distinti per grazia divina in qualsiasi Provincia e trasmetterli entro il triennio presente al Priore Generale, perché siano presentati al successivo Capitolo Generale" (16). La seconda serie della numerazione sarebbe una lista che credette conveniente introdurre complementariamente, per conto proprio, l'autore.
Il termine post quem in questa piccola opera sarebbe, dunque, il mese di novembre del 1329. Il termine ante quem non può essere molto lontano dall'anno 1322, dei "diebus istis" dell'autore. Il testo dell'opera ci permette di precisare di più questo termine. L'Ordine, dal momento in cui uscì dal deserto (o eremo) e fu approvato, fino alla composizione dell'opera, fu governato da 12 Priori Generali (17). Compresi tra Lanfranco da Milano e Guglielmo da Cremona, eletto nel Capitolo Generale celebrato a Firenze nella "festa della traslazione del corpo del nostro venerato padre Agostino" (18) il 28 febbraio 1326. Guglielmo lasciò l'incarico di Priore, per diventare Vescovo di Novara, nel 1342 (19). Per questo l'Initium non può essere stato scritto dopo il 1342. Anzi, dovette essere scritto molto prima. Non si può utilizzare l'espressione "diebus istis", che l'autore utilizza negli anni successivi al 1322, a un tempo precedente al 1342, cosi come l'autore non la utilizza nel periodo dopo il 1300, che sarebbe la stessa cosa. Dovette essere utilizzata approssimativamente nell'anno 1330.
Considerato che l'opera non parla di un tema così importante come quello dell'inaugurazione del convento dell'Ordine a Pavia presso la tomba di Sant'Agostino, il 5 giugno 1331, che generò entusiasmo all'interno dell'Ordine, grazie alla concessione fatta nel 1327 da Giovanni XXII, si può concludere con certezza che l'opera fu scritta entro il 1331 (20). Effettivamente gli altri autori successivi si sono riferiti a questo importantissimo evento, che il Capitolo Generale celebrato a Siena nel 1338 ordinò che si celebrasse liturgicamente in tutto l'Ordine sotto il titolo di "festa dell'unione del corpo del beatissimo Agostino" (21). Questo fatto sarebbe stato utile all'autore per provare la sua tesi della presunta discendenza e legame degli Agostiniani con Sant'Agostino, quello che vuole e si preoccupa di provare. Si capisce che la prudenza gli avesse impedito di fare tale riferimento durante la difficile fase della fondazione; però non è possibile capirlo nel periodo successivo.
Non si è potuto appurare il nome dell'autore di questa opera. Tutte le circostanze mostrano che è lo stesso autore anonimo che compose, adattò e classificò per argomenti i materiali della parte agostiniana del Ms. Cod. Laurenziano Plut. 90 Sup. 48. Era della Provincia Agostiniana di Pisa. Sembra che fosse di Firenze, o del suo ducato (22). Studiò nello Studium Generale dell'Ordine a Genova. In quel periodo fra Albertino di Como gli raccontò di un miracolo compiuto dal beato Filippo da Piacenza e Sant'Agostino (23). Fu Priore del convento agostiniano di Santo Spirito di Firenze all'incirca dal 1317 al 1322, nel momento della fioritura del culto di Sant'Agostino in quella chiesa, con abbondanti miracoli, alcuni dei quali ci descrive nella Aurelii Augustini episcopi yponensi vita (24). Nei suoi scritti mostra entusiasmo e gelosia di Sant'Agostino e dell'Ordine Agostiniano. In effetti ci dice che scrive la Vita brevis aliquorum fratrum heremitarum, "perché i fratelli giovani che non li conobbero corporalmente si sentissero stimolati, nonostante la brevità dello scritto, a imitare ai santi" (25). Dichiara che, nel periodo in cui scriveva l'opera, era Priore Generale dell'Ordine Guglielmo da Cremona, a cui il beato Filippo da Piacenza aveva guarito, in un altro momento una gamba che era affetta da una grave malattia (26). Nella Aurelii Augustini episcopi yponensi neanche menziona l'evento importantissimo della fondazione e inaugurazione di un convento dell'Ordine a Pavia presso la tomba di Sant'Agostino (27).
Come scrittore e come storico non ha doti particolari.
Il testo qui trascritto è la copia fedele del Ms. Indico fra parentesi ( ) le sostituzioni e nello stesso modo l'inizio di un nuovo foglio. Al posto della lettera u trascrivo sempre v. Queste stesse linee seguirò nella trascrizione del Sermo de beato Augustino di Nicola di Alessandria.
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1) R. ARBESMANN, Henry of Friemar's "Treatise on the origin and development of the Order of the Hermit Friars and its true and real title", in Augustiniana 6 (1956), pp. 37-145; era stato pubblicato anteriormente da E. ESTEBAN, De tractatu Fr. Henrici de Vrimaria de origine et progressu Ordinis FF. EE. S. Augustini, in An, Aug. 4 (1911-12), pp. 279-83, 298-307; 321-28. Riferentesi alla vera origine dell'Ordine Agostiniano, cf. B. RANO, Agostiniani e Agostiniane monache, in DIP, vol. 1, 278-321, 155-77.
2) L'ha studiata R. ARBESMANN, The Vita Aurelii Augustini Hipponensis Episcopi in Cod. Laurent. Plut. 90 Sup. 48, in Traditio 18 (New York 1962), pp. 319-55.
3) L'ha utilizzata R. ARBESMANN, The three earliest VITAE of St. Galganus, in DIDASCALIAE. Studies in honor of Anselm M. Alberada, ed. S. Prete, New York 1961, pp.3-37.
4) E' la classica biografia scritta da Pietro da Monterubbiano del 1326: Acta SS., sept, III, Venezia 1761, pp.644-664, cf. D. GENTILI, Un asceta e un apostolo. San Nicola da Tolentino, 2°. Ed., Tolentino 1978.
5) E' stato pubblicato da R. ARBESMANN, A Legendary of early Augustinian Saints, in An. Aug. 29 (1966), pp. 5-58, con numerosi commenti critici.
6) Lo fa nello studio citato nella nota 2. Aveva parlato di lui negli studi citati nelle note 1 e 3.
7) A. CORRAO, La patria del beato Agostino Novello, agostiniano, secondo gli antichi documenti... Con la vita inedita del beato scritta dal P. Isidoro Ugurgieri, domenicano, Roma 1915, p. 26. Il P. Corrao si sforzò inutilmente di provare che il beato era siciliano; in realtà è di Tarano (Rieti).
8) Riferentesi a Simone da Todi, cf. A. ARBESMANN, Henry of Friemar's "Treatise...", ibid., pp. 72-76, 119, 143; riferente agli autori citati in relazione Tommaso da Bologna o da Rimini; J. ROMAN, Cronica de la Orden de los ermitanos del glorioso padre Sancto Agustin, Salamanca 1569, f. 75rrrr; J. PANFILO, Chronica Ordinis fratrum eremitarum sancti Augustini, Roma 1581, ff. 56v57r; N. CRUSENIO, Monasticon augustinianum, Munich 1623, p. 156; T. de HERRERA , Alphabetum augustinianum, II, Madrid 1644, pp. 434-35; L. TORELLI, Secoli agostiniani, vol. 5 5 Bologna 1678, p. 214; Certamente era già morto quando Giordano di Saonia scrisse il suo Liber vitas fratrum, II, 5, ed. R. Arbesmann- W. Humpfner, New York 1943, pp. 104 e 459; cf. A. Arbesmann, Henry of Friemar's "Treatise...", ibid., p. 120. Herrera e Torelli si sbagliarono a credere che Enrico di Friemar, o chi per lui, seguiva un sicuro ordine cronologico nell'enumerare i fratelli distintisi per la loro santità. Neanche il nostro autore segue un vero ordine cronologico. Lui stesso afferma nell'introduzione alla Vita brevis aliquorum fratrum heremitarum che "sicut Dominus ad memoriam duxerit, narrabo. Verum quia inherita meliorum me multa de memoria diluit, non eo ordine quo fuerunt pauca scribam" (R. Arbesmann, A legendary...ibid., p. 8).
9) E. ESTEBAN, Definitiones antiquorum capitulorum provinciae Franciae O.N., in An. Aug. 3 (1909-10), p. 305.
10) Cf. p. 11 di questo articolo.
11) T. De HERRERA, o.c., vol. I, pp. 332-34: in realtà Herrera afferma soltanto che morì prima del 1368 o 1369.
12) Cf. N. CRUSENIO, o. c., p. 180; T. De HERRERA, o. c., p. 98-99; però non parlavano di lui né Panfilo nè gli storici immediatamente precedenti.
13) E. ESTEBAN, Capitula antiqua provinciae romanae O.N., in An. Aug. 2 (1907-08), p. 273.
14) Cf. 700 Jahre Augustiner in Regensburg, 1267-1967, Regensburg 1967, diverse volte; Giordano di Saonia, o. c., II, 3, pp. 87-88, 456-57.
15) Cf. p. 10 di questo articolo.
16) E. ESTEBAN, Antiquiores quae extant definitiones capitolorum generalium, in An. Aug. 4 (1911-12), 87; cf. F. ROTH, The present status of augustinian hagiography, in The Tagascan 16 (1953-54), n.3, pp. 47-59.
17) Cf. p. 9 di questo articolo.
18) E. ESTEBAN, ibid., p. 2. Il Capitolo Generale di Montpellier aveva già disposto nel 1324 che il Capitolo Generale successivo si celebrasse a Firenze. Alessandro di Sant'Elpidio, Priore Generale uscente per promozione all'episcopato decise nel 1325 che il capitolo si celebrasse nel 1326 "Nella traslazione del benaventurato Agostino". E.ESTEBAN, De ordinationibus Prioris Generalis Alexandri di S. Elpidio, ibid., 4 pp. 254-55.
19) E. ESTEBAN, Antiquiores quae extant definitiones capitolorum generalium, ibid., 4, pp. 232-33; cf. C. EUBEL, Hierarchia catholica, vol. 1, Munster 1913, p. 372.
20) Cf. R. Maiocchi- N. Casacca, Codex diplomaticus Ord. E. S. Augustinis Papiae, vol. 1, Pavia 1905, pp. 13-53; Giordano de Saonia, OC,. I, 18, pp. 62-55 e 454-55.
21) E. ESTEBAN, ibid., p. 177; cf. GIORDANO DI SASSONIA, ibid.
22) Sembra non considerare la Vita brevis aliquorum fratrum heremitarum, quando parla di Giovanni da Firenze, cf. An. Aug. 29 (1966), p. 8.
23) Ibid., p. 40
24) Aurelii Augustini espicopi yponensis vita, Cod. Laurenziano Plut. 90 Sup. 48, ff. 12r-13r.
25) Vita brevis..., ibid, pp. 8 e 55.
26) Ibid., p. 40.
27) Aurelii Augustini..., ibid. f. 11v.