Gli Studi nell'Ordine Agostiniano dal Medioevo ad oggi
David Gutierrez

Gli Studi nell'Ordine Agostiniano dal Medioevo ad oggi

["LOS ESTUDIOS EN LA ORDEN AGUSTINIANA DESDE LA EDAD MEDIA HASTA LA CONTEMPORÁNEA"]

1970

Conclusioni

 

Terminiamo questo studio con alcune osservazioni, che completano quello che abbiamo detto o che aiutano la sua comprensione. In quanto a quest'ultima, conviene avvertire che la divisione in periodi di fioritura e di decadenza corrisponde alla verità, nel nostro caso e nella storia generale della cultura ecclesiastica, perché nei primi sono molti i buoni autori e pochi i mediocri o cattivi, mentre succede il contrario nei periodi di decadenza; però non è certo, come suppongono qualche volta autori di sintesi storiche poco approfondite, che nei secoli d'oro tutto è buono e negli altri tutto è negativo. Abbiamo già detto che nei registri agostiniani degli anni 1360-1520 figurano molti religiosi insigni per virtù e dottrina, così come non mancano esempi del contrario nel secolo che finisce nel 1360. Nel luglio del 1537, cioè, nel periodo della fioritura post-tridentina, il nostro priore generale Gregorio Petrocchini inviò una circolare alle Province nella quale dice: "Iuvenes ad sacros ordines promoveri posse nolumus, nisi grammaticum intelligant sermonem", Dd 43, 33: cosa che oggi, nonostante la decantata proscrizione del latino, sembra indicare che la preparazione culturale degli agostiniani che aspiravano al sacerdozio non era molto buona. Sappiamo invece, da molti altri testi e dal numero e valore dei loro scrittori, che la loro preparazione era quella comune alle grandi famiglie religiose e, per regola generale, abbastanza superiore alla cultura del clero diocesano. Nel 1639 il superiore dell'Ordine, Ippolito Monti, si mostrava soddisfatto perché seppe che nella Provincia di Baviera "lectores theologiae una die intra hebdomadam lectionem habent scholaribus et toti conventui de rebus spiritualibus, ad perfectionem confirmandam". Dd 75, 43.

In quanto al programma di studi, negli ultimi tre secoli del medio evo, già si è visto che nelle Costituzioni agostiniane e nei decreti dei capitoli generali si parla solo di quattro discipline: grammatica, logica o dialettica, filosofia e teologia. Ciò vuol dire che dell'antico "trivium" rimanevano solamente due parti e del "quadrivium" appena un ricordo, quello della musica, in quanto si mandavano gli allievi ad imparare il canto piano per celebrare con decoro e dare solennità al culto divino; però è sicuro che un frate intelligente e studioso di questi secoli non si accontentava di quelle quattro discipline, ma possedeva anche nozioni delle altre arti e scienze che formavano la cultura profana del suo tempo. Gli inventari di molte biblioteche agostiniane dei secoli XIV e XV dimostrano che, insieme agli scritti rappresentativi di filosofia e teologia tradizionali, si trovavano anche nei nostri principali conventi molte opere della cultura greco-latina e medioevale, delle loro leggi, delle loro storie e non poche degli antichi classici (178). E, che i codici che le conservavano non fossero solo un addobbo delle biblioteche, si deduce della produzione letteraria dei nostri vari scolastici che ostentano, come i loro migliori coetanei, una cultura che si può qualificare enciclopedica. La teologica si manifesta nella sua familiarità con la sacra Scrittura e nella conoscenza dei Padri latini, soprattutto di S. Agostino e, in gran parte degli scritti di S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Gregorio Magno e S. Isidoro di Siviglia; della patristica greca si hanno notizie dalle numerose traduzioni di Rufino e di S. Girolamo, cosi come dall'opera di S. Giovanni Damasceno. In quanto alla cultura profana dei nostri scolastici, non si riduce alla scienza aristotelica e a quella dei suoi critici latini e arabi, ma, con lo spiegare questa stessa, i nostri scolastici contribuirono al progresso nel campo della fisica, della matematica e anche dell'astronomia, come hanno dimostrato alcuni specialisti del nostro secolo, particolarmente la ricercatrice tedesca Anneliese Maier (179).

Ampliarono anche il loro programma degli anni di formazione vari nostri autori spirituali, che, nel medioevo, scrivevano già in lingua volgare in Italia, Germania, Francia, Spagna e Inghilterra (180); fecero lo stesso gli agostiniani che figurano tra i primi umanisti (181), coltivarono gli studi storici e il nostro primo lessicografo, Ambrogio Calepino, che al dedicare la 3° edizione del suo famoso dizionario al priore generale Egidio di Viterbo, lanciò un raggio di luce al suo convento (e indirettamente sopra se stesso) con questo saluto: "Vale, Pater reverendissime, et praesertim Bergomensem conventum habe commendatissimum; nam ette, ut debent, omnes mirifice amant ac reverentur, et me decrepitum iam senem atque oculis captum, mira pietate complectuntur". In conclusione, quando Seripando ordinò che gli allievi agli ultimi anni degli studi avessero un maestro "graece docentem" e che dopo, con la lettura dei modelli classici, imparassero il "modum epistolandi(182), generalizzò una cosa che praticavano alcuni dei suoi predecessori già da un secolo. L'introduzione delle nuove discipline nelle leggi agostiniane dell'età moderna fu dovuta all'esempio di altre famiglie religiose, specialmente della Compagnia di Gesù durante il periodo post-tridentino, al progresso generale della cultura e, soprattutto, alle disposizioni della Chiesa relative alla formazione intellettuale e religiosa del clero.

_____

178) AA. XXIII, 164-372; Revue d'hist. eccl. 51 (1956) 375; 62 (1967) 690.

179) Dal 1949 fino al 1964 ha pubblicato sul tema 6 volumi nella collezione romana delle "Edizioni di Storia e Letteratura".

180) Sanctus Augustinus vitae spiritualis magister, II, Roma 1959.

181) R. ARBESMANN, Der Augustiner-Eremitenorden und der Beginn der humanistischen Bewegung, Würzburg 1965: studio pubblicato prima in AUGUSTINIANA di Lovanio, anni 1964-1965. Di Andrea Biglia, che abbiamo già citato nella nostra nota 66, fece un meritorio elogio Sabbadini, che non esitò presentarlo come "una figura viva, forte, versatile, simpatica... degna di stare accanto al camaldolese Ambrogio Traversari, cui per certi riguardi sorpassa". Istituto Lombardo di scienze e lettere: Rendiconti 39 (1906) 1087-1102.

182) Si veda la nota 93. Altro testo simile del generale Petrocchini in Dd 43,33.