Francis Roth OSA
"CARDINAL RICHARD ANNIBALDI FIRST PROTECTOR OF THE AUGUSTINIAN ORDER"(Augustiniana, II - 1952 / III - 1953)
1952-1953
Appendice I
Le case in Italia
1. LE FONDAZIONI IN TOSCANA
Nella storia degli Eremiti di Toscana (supra II, 118ss) abbiamo menzionato gli strumenti di vendita al loro capitolo generale di Cascina nel 1250. L’originale non è più disponibile e nemmeno la trascrizione fatta nel 1637 dal notaio Marianus Fundi. Il primo storico ad usare la trascrizione del Fundi fu Th. Herrera, che ricevette la sua copia nel 1642 tramite il procuratore generale Egidio Consoni; essa è conservata nel Ms. 4835 pp. 1116/9 della Biblioteca Nazionale di Madrid. Non c’è molta differenza tra i testi di Herrera e Torelli eccetto che per l’aggiunta della parola “prior” da parte del Torelli. Indicheremo le omissioni di Herrera con ().
Nell’elenco che segue indichiamo i nomi delle case in ordine alfabetico, ma aggiungiamo tra parentesi il luogo che essi hanno nel testo di Torelli, poiché esiste la forte possibilità che la maggior parte dei priori firm***e per ordine di precedenza determinata, dal momento in cui le loro case si erano unite. I nomi locali di molti eremi erano sconosciuti persino ai contemporanei e perciò erano a volte sostituiti con i nomi delle città vicine o delle parrocchie, per esempio S. Antonio del Bosco con Stagia, S. Antonio di Ardinghesca con Pari e Petriolo. Ci è sembrato utile, per un veloce controllo, aggiungere questi nomi, come anche aggiungere gli eremi che non sono menzionati nello strumento di vendita persino se essi dovessero essere solo nomi locali diversi o aggiunte posteriori.
Le sigle usate sono AC= Archivio Comunale; AGR= Archivi del Priore Generale in Roma, Via del San Uffizio 25; AS= Archivio di Stato.
GUIDI= P. Guidi, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, in Studi e Testi, voll. 58 e 98 (Roma 1932). Egli ripubblicò anche il catalogo delle chiese della diocesi di Lucca nel 1260, stampata per la prima volta in BERTINI, Memorie... di Lucca IV (Lucca 1818). Doc. 27.
LISINI = A. Lisini, Inventario delle pergamene conservate nel Diplomatico... A. S. Siena (1908).
PACCHI= D. Pacchi, Ricerche istoriche... della Garfagnana (Modena 1785). Relazione= Relazioni sullo stato di ogni casa in Italia fatta nel 1650, MSS-AGR, Ii 4 Provincia di Pisa; Ii 5 Provincia di Siena.
SCHNEIDER = F. Schneider, Regestum Senense I (Roma 1911).
1. AGNANO (17): “frater Vincentius, prior de Agnano”. Non si conosce nulla di questo logo, ma è possibile che da qui fosse fondato il convento di Solicciano che si trova nelle immediate vicinanze. REPETTI V, 422.
2. AQUAVIVA (3): “frater Johannes, prior Acquae Vivae”. E’ uno degli eremi più antichi, fu dedicato a S. Giacomo e situato un miglio da Livorno, il cui convento fu fondato da qui. Fu soppresso nel 1652. Il documento più antico è la concessione di una indulgenza di 40 giorni concessa da Gregorio VII nel 1187 (E 391). Mentre la sua autenticità è respinta da KEHR, Italia Pontif. III, 377, il suo contenuto è dimostrato esatto da altri documenti: BSA III, 99ss; REPETTI I, 40b; GUIGGI GIOVANNI, S. Giacomo d’Acquaviva nella tradizione e nella storia, in Rivista di Livorno I (1926) fasc. 5. Il 17 maggio 1255 contava otto membri: Arch. Capit. Pisa, Trasunte delle pergamene VI, n. 1029.
3. ARDIGNETA o ARDENGHESCA (1) : “frater Simon, prior eremitarum Sancti Antonii de Ardenghesca”. Fu conosciuto anche come Selvagiunta (Silvaiuncta) ed era situato a circa quattro miglia dalla parrocchia di Pari, nome con il quale era anche conosciuto (LUBIN 300). Una iscrizione pubblicata dal LANDUCCI e da altri ***egnava questa fondazione ad un eremita di nome Biagio, che visse al tempo di S. Antonio l’eremita, ma è così piena di anacronismi che la sua autenticità può essere comodamente rifiutata. La fondazione esisteva prima del 20 aprile 1206, quando il suo priore Bannerius ricevette un pezzo di terra dai conti di Ardenghesca: SCHNEIDER I, n. 426. Dopo il 12 maggio 1211 era nelle mani dei Guglielmiti: SCHNEIDER n. 484 e 828 (1230). Non si sa quando si unì alla Congregazione degli Eremiti di Toscana: Vfr. 447/8. Accettare eremi separati per i Gugliemiti ed Agostiniani potrebbe anche essere stato possibile, tuttavia non esiste un solo fatto storico che lo confermi. Papa Eugenio IV lo chiamò “S. Antonius super balneum Petrioli” nome col quale è conosciuto ancor oggi: AA. V, 378. REPETTI II, 72.
4. AREZZO (48) : “frater Accursus de Valle Bona de Aritio”. Nel 1257 i frati si spostarono da S. Maria Maddalena in città dove costruirono S. Agostino: P. FARULLI, Annali....di Arezzo (Foligno 1717) 38; TORELLI V, 671.
5. ASCIANO (16) : frater Accursius, prior S.ti Bartholomaei de Asciano”.
6. ASCIANO (20) : “frater Philippus, prior de Asciano”.
7. ASCIANO (21) : “frater Amicus S.ti Bartholomaei de Asciano”. La città di Asciano era situata sul fiume Ombrone nella diocesi di Arezzo. Per risolvere le difficoltà di due priori nello stesso luogo il TORELLI (in IV, 458) propose che qui come in altri luoghi vi fossero due comunità, una dentro e una fuori della città. Dopo il 1256 fu mantenuto solo un convento e nel 1557 questo fu unito a Monte Sansavino: LUBIN 26; REPETTI III, 523.
ASINALUNGA= Vallesi.
BAGNO DI PETRIOLO= Ardenghesca.
BAGNOLOCO = S. Fiora.
BARGA= Sommo Cologno.
BIANCANE, BIGIANO, BISIANUM, BINGONIENSE = Brancane.
BOLCIONE = C***ina
BOLOGNA = n. 62 e Labeto.
BONDIOLO = Faenza
BOSCO, S. Antonio de = Selvamaggio
8. BRANCANE (44) : “frater Bonaiutus, prior de Brancani, alias Brancanis”. AGR: ii 4 fol. 210/4 pone l’eremo a circa tre miglia da Pistoia. Il 3 gennaio 1254 Guadalosti, vescovo della città, concesse una indulgenza di 40 giorni al “heremitorium quod cum cappella prope Giulianum in loco qui dicitur Biancane de novo sit constructum”: AA. XVII, 364. Il luogo era anche chiamato Bigiano: REPETTI I, 326. La chiesa, dedicata a S. Alessio, fu consegnata agli eremiti di Vallombrosa nel 1275, quando gli Agostiniani si trasferirono in Pistoia, dove officiarono l’oratorio di S. Antonio abate in Panatano. Negli anni seguenti Brancane ritornò agli Agostiniani e nel 1458 Papa Callisto III la unì a S. Spirito di Firenze: SCHIAPARELLI, Guida II, 1, 38 e 149-150.
9. BRANCOLI (11) : “frater Maurus, prior eremi de Brancolo, alias de Brancalo”. Nei primi tempi era chiamata S. Salvatore e S. Antonio, più tardi S. Maria: GUIDI I, 255 n. 5, anche S. Maria de Eremita: TORELLI VI, 622. Il 27 settembre 1216 Papa Onorio III prese sotto la sua protezione fra Giovanni e il sacerdote Martino, eremiti di “Monte de Branca qui dicitur vulgo il Romito”: AS-Lucca, Diplom. Conv. S. Agostino. Nel 1247 quattro frati sono menzionati per nome e nel 1314 sebbene il Priore Generale Alessandro da S. Elpidio ricevesse dal capitolo generale la facoltà di venderlo ***ieme a S. Galgano di Vallebuona e Versilia, l’eremo era ancora una grancia di Lucca nel 1850: CRUSENIO I, 234. Sopra n. 163.
BRASI = Buti.
BUJANO = Cerbajola
10. BUTI (BUITA, BUYTI) (23) : “frater Bonavoglius, prior eremi de Brasi alias Buyo”. Non si ha notizia di un luogo chiamato Brasi o Buyo. Lopez suggerisce che si tratti di Buti nel territorio di Cerralto, che era dedicato a S. Michele e si era unito alla Congregazione Toscana nel 1228: PACCHI 96. Nel 1260 doveva pagare 25 libbre al vescovo di Lucca: GUIDI I, 5070 e quando nel 1461 fu unito al convento di Lucca quest’ultimo dovette continuare i pagamenti: HERRERA I, 120. Vedi Chifenti.
BUYO = Buti.
CALCI = Costa Aqua.
11. CAMERATE (23) : “frater Paulus, prior de Camerate”. Questo luogo, dedicato a S. Pietro era anche conosciuto come Camarte o Pietro Rondinaio ed era situato vicino a Monticiano. Nel 1238 acquistò due appezzamenti di terra in città: REPETTI III, 570; TORELLI IV, 313, 343. L’eremo fu testimone della santa vita del Beato Pietro, il grande amico del Beato Agostino Novello: Vfr. 462/3. Dopo il 1256 fu ***egnato come grancia a Monticiano.
12. CAMPIANO (52) : “frater Petrus de Campirano alias de Campiano”. Il luogo è stato identificato con l’eremo di S. Martino di Campiano, Diocesi di Orvieto: AA. VIII, 137; GUIDI I, P. 136.
CAPRAJA = Cerbaia.
CAPROLECCHIO = N 63.
CARFAGNANO = Garfagnana.
13. C***INA (22) : “frater Hilarius, prior S.ti Salvatoris de Cavina alias C***ina”. Situato sul fiume Arno tra Pisa e Pontedera e conosciuto con vari nomi come Bucioni, S. Salvatore in Vina o Vica e dal 1556 come Vico Pisano: AA VIII, 296; REPETTI V, 760/1. La relazione di Pisa (del 1650) lo dichiara come una delle sue grancie. Nel 1275 doveva pagare 20 libbre al vescovo di Pisa : GUIDI I, 3506.
14. CASTAGNETA (34) : “frater Coraldus de Castagnola alias de Castagneta”. AGR-Ii 5, fol. 34, lo descrive come soggetto al convento di Piombino, Diocesi di M***a Marittima, REPETTI I, 529.
15. CASTIGLIONE-ARETINO (43) : “frater Bonachristianus, prior eremi Montis de Castilione”. Nel 1248 (giorno e mese non sono indicati) il plebanus Sancti Januarii ricevette il permesso di fare un compromesso con fra Cristiano, eremita di Monte Castiglione nella valle Nievole (Vallis Nebulae), riguardo al danno causato dalla guerra: AS-Lucca LL 22, fol. 222. Il 23 aprile 1330 Papa Giovanni XXIII dette al Provinciale di Siena il permesso di costruire nella diocesi di Arezzo, dal momento che il vescovo aveva abbattuto il loro convento di Castello Aretino: AS-Firenze Dipl. Aug. BSA II, 73 identificò il posto sopra indicato con Castiglione della Pescaja senza darne prova.
CASTELLO NUOVO = Siena o Versilia.
CATASTE = n. 64.
CELLA = Colle.
CELLO = Monteforte.
16. CERBAIA (24) : “frater Huguccio, prior de Corbaria alias de Cerbaria”. Ci cono vari posti con questo nome, uno vicino alla città di Parrana ( v. n. 46).
17. CERBAIOLA (40) : “frater Joannes de Corbajola alias de Cerbaiola”. Cerbajola, nella valle del Serchio vicino al ponte di S. Quilico, ora dà il titolo alla chiesa distrutta di S. Bartolomeo di Cerbajola, anche chiamata S. Bartolo in Valle Buia, a circa tre miglia da Lucca: REPETTI, I, 165. Sembra che un buon numero di eremi fosse raggruppato vicino alla parrocchia di Parrana, che era situata a quattro miglia da Collesalvetti di Livorno, tra questi Monte Romboli (n. 25) e Petreto (n. 50).
CERRALTO =Certaldo.
CERRETO = Buti.
18. CERTALDO (42) : “frater Vincentius de Ceralto alias de Certaldo”. Non esiste il minimo dubbio che corrisponda all’eremo di Certaldo, Diocesi di Lucca, poiché tutti gli eremi menzionati nel Catalogo Diocesano del 1260 sono Agostiniani. Esso doveva pagare 10 libbre al vescovo di Lucca. Il 14 febbraio 1259 Agnese, badessa di S. Michele in Pescia, vendette a fra Gracchiano (o Graziano) “Eremitae de Cerralto, procuratorio seu gestorio nomine, pro Giunta de Gragnano” un pezzo di terra nel territorio di Pescia: AA. XVII, 365; REPETTI III, 114.
19. CHIFENTI (10) : “frater Cambius, prior de Chefenti alias Chifenti”. PACCHI 96/7 cita una delle poche letture diverse dal testo di Torelli: “et interventu et in praesentia fr. Cambii, prioris de Chifenti, alias Chifeati”. Egli doveva perciò aver conosciuto il testo originale. L’eremo era dedicato ai Santi Maria Maddalena e Francesco e doveva pagare 10 libbre: GUIDI I, 259. Il 7 dicembre 1247 un fra Pietro “heremita heremitorii et domus Pontis de Chifenti, aedificati, ubi dicitur Ventoso” è menzionato nel Diplom. S. Augustini, AS-Lucca, mentre il 13 settembre 1251 lo stesso priore è stranamente chiamato “eremita S.ti Pauli de heremitorio Ventoso”. Il 28 febbraio 1334 un fr. Johannes Roggio(?) OESA, era priore di Buita (Buti), “cui conventui heremitorium Chifenti provinciae Garfagnanae est unitus”: Arch. Cancellariae Archiep. Lucani. Era ancora menzionato nel 1443.
CIMINO = Montecimino.
20. COLLE (2) : “frater Aiutus, prior Colle presbiteri Rustici Lucanae diocesis”. Questo luogo è meglio conosciuto come Cella o Cella di Prete Rustico, Diocesi di Lucca. Nel libro de’ Censi (Arch. Vat. Arm. XXXIII, vol. 33A, fol. 33v) si ha “Heremitorium S.ti Jacobi di Colle Donico (Dominicato), una lib. cere, quod hodie (a. 1290) appellatur Cella presbiteri Rustici” (cf. FABRE-DUCHESNE, Le Liber Censuum de l’Eglise Romaine, Parigi 1905, p. 69); GUIDI I, 253. Ci sono numerosi documenti disponibili per la storia di questa casa. Il primo è datato 30 aprile 1202, quando le suore di S. Maria di Pontetetto dettero a fra Lottario “Cella pie memorie presbyteri Rustici, positum in loco qui dicitur Colledonicus”. Poiché fra Lottario era solo un accolito, necessitava di un permesso da parte della Sede Apostolica, che Innocenzo III gli garantì attraverso l’abate S. Freddiano. Nel 1238 un certo fra Luparello “che è ora chiamato fra Andrea” dispose della sua eredità dopo aver raggiunto il quindicesimo anno. Nel 1248 dodici membri sono menzionati per nome; tra questi il Magister Aiutus, che appare come priore dal 1250-53. Il capitolo generale del 1319 dette il permesso di vendere questo luogo al vescovo di Aquila: AS-Lucca, Diplom. conv. S. Augustini; REPETTI II, 272 645; PACCHI 96.
COLLEDONICO = Colle.
COLLE NOMBOLI = Nomboli.
COLOGNA= Sommo Cologna.
COMPITO = n. 67.
21. COSTA AQUA DE CALCI (8) : “frater Bernardus, prior de Costa Aquae alias Aquae”. Il 17 settembre 1210 Papa Innocenzo III prese sotto la sua protezione fra Bernardo e suo fratello. Non è chiaro se essi seguissero la regola di S. Agostino: AA. VIII, 299-300. La relatione di Pisa (AGR Ii 4, fol. 205) attesta che S. Maria del Monte di Calci dell’Acque era stata unita a Pisa nel 1614.
EREMITA, S. Maria de = Brancoli.
22. FAENZA (60) : “frater Paulus, prior eremi de Faventia”. Vedi nota 350 e il testo dove noi dimostriamo che sia i Zanbonini che i Brettinesi avevano case vicino a questa città rispettivamente dal 1231 e dal 1247, mentre i Toscani non si stabilirono definitivamente fino al 1252, quando Walter Poggi, vescovo della città e i suoi canonici “concesserunt fratri Aiuto priori generali fratrum Ordinis Eremitarum S.ti Augustini in Tuscia ecclesiam Sancti Augustini de Malta”: TORELLI IV, 473. La posizione di Faenza al sessantesimo posto indica che i priori firmarono secondo l’ordine di precedenza. Vedi Labeto e Firenze.
FABBRICHE DE GARFAGNANA = Garfagnana.
23. FALCONE (37) “frater Udibrandinus alias Ildebrandinus de Falcone”.
24. FERRARA (58) : “frater Bartholomaeus, prior eremi Sti Leonardi de Ferrara”. Anche i Zanbonini avevano una casa vicino a Ferrara (infra). Storici moderni della città non sembrano conoscere S. Leonardo.
25. FIRENZE (47) : “frater Aldobrandinus, prior eremi de Florentia”. Nel 1250 l’eremo era situato sulla collina di Arcetri sopra Firenze ed era chiamato S. Matteo di Ileperi (Lepori). Nello stesso anno il suo priore Aldobrandino (supra: nota 363) vendette questo luogo ad alcune suore per la somma di 205 lire dopo aver comprato dal farmacista Homodei una casa ed un pezzo di terra nella città di Firenze. Nel 1269 gli Agostiniani di Firenze terminarono la loro chiesa di Santo Spirito, famosa nel mondo. E’ interessante che i primi frati continu***ero a chiamare la nuova acquisizione “eremo” sebbene essa fosse situata entro la città: AA. XII, 94-108. A fra Aldobrandinus (o Ildobrandinus) Cavalcanti (Cambi?), che era ancora vivo nel 1265, è attribuito il ‘Liber qui inscribitur Scala in quo agitur de fide, spe et caritate’, che è stato conservato nella Biblioteca Agostiniana di Firenze fino al XVIII secolo: PERINI I, 215/6.
FLESSO (vecchio) di Montuolo =Spelunca.
FONTANELLE = Compito.
FONTICELLE = N. 65.
26. FROCECHIA (9) : “frater Jacobus prior de Frocechia”. Questo luogo è completamente sconosciuto a Repetti. Potrebbe essere il territorio della grande abbazia di S. Salvatore di Fucecchio, Diocesi di Lucca?
27. FULTIGNANO (6) : “frater Johannes, prior eremi (de Fultignano, alias) de Latignano”. Il 6 maggio 1228 Bonfilio, vescovo di Siena, scrisse al priore Bandino e ai frati di S. Salvatore in Silva Lacus che, per ordine del Papa Gregorio IX, egli aveva consacrato il loro eremo: SCHNEIDER n. 762. Il 25 giugno 1255 esso fu unito al vicino eremo di S. Leonardo di Lecceto (n.32) dal visitatore generale Aiuto: E 10, P 15904; Kehr III, 225; REPETTI II, 665; GUIDI I, 112.
GALLICANO= Garfagnana.
28. GARFAGNANA (7) : “Guido, prior de Valle Bona de Garfagnana”. Il luogo è oggi chiamato Fabbriche della Garfagnana ed è situato a quattro miglia da Tr***ilico, Diocesi di Lucca, i cui abitanti avevano fornito la terra nel 1214. Era dedicato ai SS. Giorgio e Galgano e doveva essere stata una casa ben dotata poiché doveva pagare 40 libbre al vescovo di Lucca nel 1260, quando era chiamato “Heremitorium Vallis Bone de Carfanea in plebe de Gallicano”. Nel 1245 contava dieci frati. Nel 1461 il priore generale Giacomo Becchi ne ordinò la vendita ***ieme a Buti per pagare i debiti del nuovo monastero di Lucca: AS-Lucca, Diplom. S. Maria Corteorlandini. Nel territorio della Garfagnana si trovavano: Buti, Cella, Chifenti, Giuncheto (o Sommo Cologno) e Mozanella: PACCHI 95.
29. GENOVA (59) : “frater Placitus, prior eremi Januensis”. Fra Placido è menzionato in tre documenti del 1251 dove egli si definisce: “prior ecclesiae Sanctae Theclae de Ordine Eremitarum St. Augustini de Tuscia”. L’eremo era situato sul fiume Bisagno nel territorio della parrocchia di S. Martino d’Albaro, ma la sua esistenza nel 1191 non può essere provata. Il 22 febbraio 1264 i suoi membri ricevettero una donazione per “opere constructionis ecclesiae, quam de novo intendunt construere”. Nel 1277 questo nuovo monastero era conosciuto col titolo di S. Agostino. Il P. ex-provinciale Raffaele Bracco gentilmente copiò la data sopra citata da P. DE LUCCHI, Chiesa di S. Agostino in Genova (ib. 1893).
GERFALCO = Monte Beni.
GIUDICE = Spelonca.
GIUGNANO o JUNIANO = Sommo Cologno.
GIUNCANO o GIUNZANO = Larniano.
GIUNCHETO = Sommo Cologna.
30. GUARDISTALLO (31) : “frater Pirovarus, alias Ricovarus, prior de Guardastallo”. Dedicato a S. Maria Maddalena, divenne una grancia del convento di Volterra nel 1462: AGR Ii-4 (Volterra) 333. Vedi S. LOPEZ, Chartularium conventus Sancti Giminiani (Rome 1929), 175.
ILIPERI = Firenze.
31. LABETO (61) : “frater Dominicus de Laboto alias Labeto”. La sua locazione è sconosciuta. Il 1 giugno 1249 i frati Domenico di Labado e Giovanni di Manzalano de Labeto rimisero il loro ufficio e l’eremo di Labeto nelle mani di fra Alberto, “prior, rector et administrator eremi Sancti Augustini de Bonia” (Bononia) quale vicario del Cardinale Riccardo, e “promisero perpetua obbedienza e di rimanere per tutta la vita nello stesso Ordine”. Il documento firmato “in loco fratrum de Landino” dà un indizio di come i singoli eremi erano aggregati nell’Ordine dopo l’unione del 1244. AS-Siena, Diplom. S. Aug. - Orig.
LANDINO = Labeto.
32. LARNIANO (41) : “Frater Matheus de Lancarnio alias de Giuncano”. A 7 miglia da Volterra e cinque miglia a ovest di S. Gimignano c’erano due villaggi chiamati Larniano e Guinzano, sotto un’unica amministrazione (REPETTI II, 630), dove era situato l’eremo dei Toscani detto di S. Lucia. Pertanto è chiamato col nome dell’uno o dell’altro villaggio e i documenti parlano di Lancarnio, Giuncano, Incarnii etc. Il 9 settembre 1279 Rainero, vescovo di Volterra, dette al priore di S. Lucia ed ai suoi confratelli Angelo e Giovanni il permesso di erigere un nuovo convento nella città di Volterra: M. BATTISTINI, La chiesa di S. Agostino di Volterra (Firenze 1936) 17. Larniano è ancora menzionato nel 1317: BSA XII, 22, n. 3: GUIDI, I, 154.
LATERINO = Siena.
33. LECCETO (57) : “frater Paulus, prior eremi S. Leonardi”. Questo eremo famosissimo nella storia Agostiniana fu dapprima conosciuto come S. Leonardo al Lago o de Lacu Verano. L’ultimo nome gli derivò dalla grande foresta di lecci (lecceti) , che una volta nascondeva le celle eremitiche sparse al suo interno. Nella solitudine di questa foresta frate Agazzari scrisse il suo ***empri, opera che è stata tradotta in diverse lingue. Fu visitato da molti papi (REPETTI II, 665) e qui più di 33 uomini raggiunsero grande santità, ma il luogo divenne maggiormente conosciuto per l’amore ed il rispetto che S. Caterina da Siena aveva per questi eremiti. Ella trovò qui l’inglese William Flete, il principale dei suoi difensori, ed affidò a lui la sua famiglia: A. GWYNN, The English Austin Friars at the time of Wycliff (London 1940), 139-210. D. LANDUCCI, Sacra Leccetana Selva (Roma 1657). Molti degli antichi documenti di S. Leonardo e S. Salvatore furono comprati dall’Archivio Segreto di Stato Prussiano di Berlino-Dahlem nel 1865 (SCHNEIDER p. XLIX, n. 2), ma una visita all’archivio è stata inutile poiché essi sono stati trasferiti nella Zona Russa della Germania. Il primo documento pubblicato da SCHNEIDER (n. 159) è del luglio 1119, in esso i conti della Ardenghesca donarono del terreno, ma l’eremo era precedente a quella data (supra n. 183).
LEPORI= Firenze.
LIVORNO= Aquaviva.
LOPELLIA= Sommo Cologno.
LUCCA= Brancoli, Buti, Garfagnana.
34. LUPOCAVO o RUPECAVE (13) : “frater Arrigus, prior de Lupocavo”. L’eremo di S. Maria non esiste più e la sua chiesa fu annessa alla parrocchia di Ripafratta nel territorio di Montuolo (precedentemente Flesso), cinque miglia da Bagni di S. Giuliano. L’eremo fu fondato sul monte Rupecava all’inizio del XIII secolo dai Signori di Ripafratta, i quali ne mantennero sempre il giuspatronato perché avevano dato parte della montagna sulla quale esso fu costruito. Il 5 maggio 1214 Roberto, vescovo di Lucca, consacrò la loro chiesa: REPETTI IV, 843. Gli altri dati forniti da questo autore, per il resto preciso, sono falsi. La mia supposizione che l’unione del 1228 deve essere stata preceduta da un’altra più piccola (AUG. II, 114 supra) è confermata dal documento del 22 marzo 1223 conservato nell’Archivio Arcivescovile di Lucca (L 64, originale): “Valenthanus quondam Gerardini Ricii et Guido quondam Duodi”, vendettero a Fra Agostino ed ai suoi compagni eremiti di Vallebona, Cella Presbiteri Rustici, Spelonca e S. Salvatore di C***ina “...et pro universitate heremitarum predictorum locorum et onmium aliorum heremitarum, quos predicti heremite ad suum consortium vel hospitalitatem aut usum recipere et admictere voluerint...unam petiam terre”. Nel 1243, un anno prima dell’unificazione degli Eremiti Toscani, chiese alla Santa Sede il permesso di trasferirsi alla chiesa di S. Quirico di Populonia (Dioc. Grossetto), dove era rimasto solo l’abate: BERGER 326, 1535, 3909, ma la petizione dovette essere stata rifiutata poiché negli anni seguenti il monastero era in possesso dei Gugliemiti: COTTINEAU, Repert, II, 2565.
35. MOZANELLO (9) : “frater Maurus, prior de Moganallo alias Moganello” (Mozanello: PACCHI 96). Fu dedicato a ‘Nostro Salvatore’ e situato nella comunità di Castiglione, territorio di Castelnuovo di Garfagnana, Diocesi di M***a Ducale. Nel 1247 un certo fra Frediano è menzionato come “prior eremi Sti Salvatoris de Mothanello”: PACCHI 96. Il 30 novembre 1248 fra Gerardo “electus in rectorem et pastorem domus et heremitorii de Mocanello, plebatus de Fosciano” dovette r***egnare il suo ufficio nelle mani di uno dei canonici di Lucca perché aveva cominciato a governare senza essere stato confermato dal vescovo. Dopo di che fu ***olto e reintegrato nella carica, ma dovette promettere obbedienza al vescovo: Archiv. Capitolare di Lucca, Lib. LL 22, fol. 148.
MONTALCINO= Montespecchio.
36. MONTE BENI (32) : “frater Benedictus, (prior) Montis Boni alias Bene”. Questo eremo era situato vicino a Gerfalco, Diocesi di Volterra. Nel 1323, quando fu distrutto nella guerra tra M***a e Siena, gli Agostiniani si spostarono nella città di Gerfalco e costruirono il monastero di Santa Croce. Quando non vi fu più disponibilità di denaro per il completamento della loro chiesa essi vendettero alla città di M***a i possedimenti che avevano sul Monte Beni: REPETTI II, 431.
MONTE CASTIGLIONE = Castiglione.
MONTE CATINI = n. 68.
MONTECCHIO = n. 69.
37. MONTECIMINO (56) : “frater Ricardus, prior Montis Cimini”. Il documento della fondazione di questo eremo da parte di Papa Alessandro III nel 1164 (TORELLI IV, 73) è stato dichiarato falso da KEHR , It. Pont. II (“Soriano”). Gli atti della Provincia Romana del 1275 lo chiamano ‘SS. Trinitas in loco Montecimino’: AA. II, 227. La storia migliore è quella di U. MARIANI in BSA II e III; A. BUSSOLETTI, La santissima Vergine e l’Ordine Agostiniano...nell eremo di Cimino....e nella chiesa degli Agostiniani in Soriano (n. d., ab. 1930).
38. MONTEFERRATO (46) : “frater Reringotus [alias Herrigetis], prior Montis Ferrati”. Il luogo era situato a circa tre miglia da Prato: REPETTI III, 387.
MONTE FOLLONICO = Montespecchio.
39. MONTEFORTE (28) : “frater Michael, prior Montis Fortis”. Il 23 maggio 1237 “Presbyter Mateus, rector et prior heremitorii de Monteforte, plebatus de Cello, Lucanae diocesis” r***egnò la sua carica nelle mani di un canonico di Lucca in presenza del sacerdote Potens, priore di Cella, di Giacomo, eremita di Monteforte e del sacerdote Genetticus, eremita di Lupocavo e del suo compagno Orlandus: Arch. Capit. Lucca, LL II, fol. 100. Era dedicato a S. Maria: AA. VIII, 297-98. La relazione di Pisa dice che nel 1650 vi era un solo frate con il titolo di priore.
MONTE MORILLONE= Morillone.
MONTEPULCIANO= Vallese.
MONTE RAZZANESE = Viterbo.
MONTE SANSAVINO = Asciano.
MONTESPECCHIO= n. 71.
40 MONTE VASONE (29) : “frater Jordanus, prior Montis Vasonis”. Nel 1273 un frate agostiniano era priore “conventus et loci heremitarum de Monte Vasone”: LOPEZ, Chart. Geminiani 15. Era dedicato a S. Maria Maddalena e situato nella Val d’ Elsa, nella parrocchia di S. Fiora, Diocesi di Colle: LUBIN 301 (Ms. Bruxelles).
MONTE VORNO = Morillone.
MONTICIANO = Camerate.
41. MORILLONE (15): “frater Donatus, prior de Morillone”. Supra II, 142. Era dedicato a S. Giacomo e situato a quattro miglia da Lucca tra Spelonca e Compito: REPETTI V, 836. Doveva pagare 60 libbre al vescovo di Lucca: GUIDI I. 4840. Una considerevole confusione fu originata da una transazione con il monastero di S. Maria de Gloria (Guado?), al quale essi vendettero il loro luogo su Monte Vorno e lo ripresero, quando esso rimase senza abitanti, e sebbene Papa Innocenzo IV avesse approvato la transazione (Sicut petitio del 12 aprile 1244. BERGER 609), i monaci di S. Bartolomeo su Monte Vorno procedettero contro il loro superiore fra Accorso: AS-Lucca Reg. Non è possibile dimostrare che l’eremo di S. Bartolomeo fosse unito a quello di S. Giacomo di Monte Vorno, il cui priore nel 1267 era fra Stefano OESA.
42. MORIMONDO (50) : “frater Gregorius de Moribondo, alias Morimondo”. L’eremo di S. Maria di Morimondo era situato in Umbria, non lontano da Cagli, e secondo un documento conservato nel convento di Perugia, i suoi membri vivevano seguendo la regola agostiniana, ma avevano accettato anche le istituzioni di S. Pier Damiani. Saturnino Lopez non potè trovare questo documento citato in AA. 1, 109.
NEPI= Stretto.
43. NOMBOLI (25) : “frater Martinus, prior de Colle Nontoli alias Nomboli”. REPETTI non conosce questo luogo, ma menziona un Colle Romboli (I, 770) che era situato a circa 3 miglia e mezza da Colle Salvetti, nella Diocesi di Livorno (v. Cerbaiola n. 17).
44. ORVIETO (55) : “frater Bernardus, prior eremi Urvetani”. Il 21 agosto 1251 Bartho di Stendanello vendette a fra Homodeo “de ordine fratrum sancti Augustini de loco Urbevetano” un pezzo di terra adiacente alla loro proprietà nella parrocchia di S. Martino: AGR-Misc. Membr. solut. Oltre ai Toscani, anche i Brettinesi e i Gugliemiti avevano qui loro fondazioni. Questi ultimi avevano ricevuto l’antico monastero o eremo di Mazapalu (M***apolo): AUVRAY 4493; particolari nel L. FUMI, Codice diplomatico della città di Orvieto (Firenze 1884). Nel 1263 il Cardinale Ottone di Tuscolo pose la prima pietra della chiesa di Sant’Agostino dentro la città: MGH-SS XIX, 231.
45. PALMAIOLA (36) : “frater Nonavultus, prior de Palmarola alias Palmaiola”. REPETTI IV, 43 accenna ad una sola Palmaiola, che egli chiama Isola di Palmaiola o Palmara, ma non fa menzione alcuna del nostro eremo.
PANTANO =Brancane.
46. PARAIANA o PARRANA (26) : “frater Isaias, (prior de Pacrana) alias de Paraino”. REPETTI IV, 62 pone questo luogo sulle montagne di Livorno e attesta che ***ieme ai villaggi di Porciano, Ceppeto e Petreto (n. 50) esso forma una unità amministrativa. L’8 aprile 1260 i giudici di Pisa si pronunciarono nella causa di fra Vincente “sindico e procuratore de Romitorio di Santa Maria di Parrane” contro Nicola Gherardo: Arch. Capit. Pisa-Trasunte delle pergamene, vol. VI, n. 1108.
PARI = Ardenghesca.
47. PERETA (53) : “P. prior de Peretto”. La relazione di Pisa (Ii 4, fol. 765) lo chiama “Convento di S. Maria Maddalena di Peretta nel Commune di Ceppato et Parlascio, Dioc. Sanminiato”: AA. VIII, 28; REPETTI II, 428. Nel 1650 consisteva in tre stanze e una cucina, che serviva anche da salone. Nessun documento allora disponibile era datato prima dell’anno 1489. GUIDI I, 8842 lo chiama “Heremitorium S.te Marie de Peretra” e nel n. 5338 “Herem. de Pereta”; doveva pagare 8 libbre alla diocesi di Lucca.
48. PERLATE (54) : “frater Guido, prior Vallis Perlatae”.
49. PEROLLA (38) : “frater Bartholomaeus, prior de Perolla”. Era probabilmente situato nella diocesi di M***a Marittima: AA. VIII, 298.
50. PETRETO (4) : “frater Orlandus, prior eremi de Petreto”. v. n. 46.
PETRIOLO = Ardenghesca e Stagia.
PIETRA RONDINAIO = Camerate.
PIETRASANTINO = Versilia
PIOMBINO = Castagneta, Montechio, Suvereto.
PISA = C***ina, Costa Aqua, Caprolecchio.
51. PISTOIA (45) : “frater Gregorius, prior Vallis Bonae Pistoriensis”. Da qui e non da Brancane gli Agostiniani si spostarono nella città nel 1272: AA. XVII, 366.
POGGIBONSI = Selvamaggio.
PRATO = Monteforte.
Due monasteri Agostiniani esistevano a Prato o nelle sue vicinanze. Uno era S. Anna in Filettole, a circa un miglio e mezzo dalla città, fondato dal Beato Brunetto nel 1269. Essi seguivano la Regola di S. Agostino ma non si unirono all’Ordine sino al 1434: AA. XVIII, 407; documenti ibid. XIX, 22-60. L’altro monastero, S. Agostino in Seraglio, poteva essere stato fondato solo dopo che le questioni con il Capitolo della Cattedrale sulla sua costruzione erano state chiarite nel 1270 per ordine del Cardinale Riccardo: AA. VIII, 284-87; Gli archivi d’Italia ser. 2, vol. I (1933-34) 128-137; SCHIAPARELLI, Guida I, 53; G. PASQUETTI, La chiesa di S. Agostino e l’opera degli Agostiniani in Prato (ib. 1930) non era disponibile.
RESIGNANO = Vada.
RIO AFFRICO = Monte Catini.
52. ROCETI (39) : “frater Simon, prior de Roveto alias Reveto”. Il testo lo chiama anche Roceto.
53. ROSIA (30) : “frater Dominicus, prior de Rosia”. Dedicato ai santi Lucia e Antonio e situato sulla riva destra del fiume Rosia, Diocesi di Volterra, questo eremo appare per la prima volta nei documenti del XIII secolo, che sono elencati da LISINI 119, 187, ecc. Il primo è del 21 maggio 1200, quando era priore un certo fra Giovanni.
RUPE CAVA= Luposcavo
S. ANTONIO DE LACU = Selvamaggio.
54. SANTA FIORA (51) : “frater Angelus, prior eremi Sanctae Florae”. La relazione del convento (del 1650) dice che l’anno della sua fondazione è sconosciuto, ma che una pietra parla dell’anno 1146 come data della sua consacrazione (Ii 5, fol. 43). Era situato nella diocesi di Chiusi, provincia di Grosseto, vicino a Monte Catino. Nel 1251 un certo fra Angelo costruì l’eremo di S. Barbara in un luogo chiamato Bagnolo: Inventario generale del R. Archivio di Stato di Siena I (1899) 26. Nel 1320 i frati si spostarono nella città dove costruirono una chiesa in onore di S. Michele: LUBIN 299.
S. LEONARDO de Lacu = Lecceto.
SANSAVINO = Asciano.
SCLAVO = Faenza.
SELVA DI LAGO = Lecceto.
SELVAGIUNTA = Ardenghesca.
55. SELVAMAGGIO (4) : “frater Melioratus, prior eremi Sylvae Majoris”. Questo antico eremo è conosciuto con molti nomi come Stagia, Petriolo, S. Antonio de Bosco o de Lacu Nemoso e de Lacu Virido. Situato a sei miglia da Poggibonsi, Diocesi di Volterra, sulla strada che conduce da Monteriggioni a Colle, tra due piccoli laghi, uno conosciuto come Lago Scuro, l’altro come Lago della Chiesa e anche come Lago di S. Antonio. LISINI 177, cita una bolla di Papa Onorio III del 1223, nella quale i suoi membri sono chiamati Gugliemiti. Il luogo fu ceduto negli anni seguenti ai Francescani Riformati: REPETTI I, 94.
SIENA = N. 75.
SOLICCIANO = Agnano.
56. SOMMO COLOGNO (8) : “frater Pellegrinus eremi de Summo Cologno alias Colongo”. La relazione del convento di Barga (AGR Ii 4, fol. 248) riporta che i suoi membri ebbero per un lungo tempo un ospizio ed una chiesa dedicata a S. Maria Maddalena nella foresta di Samo (!) Cologna, a circa tre miglia di distanza; questi esistevano dal 1248, ma la chiesa era veramente piccola. Dal momento che PACCHI 95 collocò l'eremo nel territorio di Loppia, questo deve essere identificato con l’eremo di Lopellia, che fu fondato nel 1238, quando fra Rainero ricevette un pezzo di terra “que est campus et boscus, posita in Alpibus dictis Lopellensium”. Il sacerdote Henrigus, pastore di Mostesigradi ne ricevette la sua promessa di obbedienza e lo insediò: AS Lucca, Diplom. conv. di S. Agostino, originale. Sembra abbastanza certo che Sommo Cologno sia identificabile con S. Maria Maddalena di Giunchetto o Juncetto, che era completamente sconosciuto a Lopez: AA. VIII, 298, ma che è menzionato da GUIDI I, 5133. Il vecchio territorio di Loppia fu in seguito chiamato Barga, città nella quale gli Agostiniani si spostarono nell’anno 1369; essi tennero Giunchetto come loro grancia: Relazione. Giunchetto non deve essere confuso con l’antica abbazia Cistercense di Giugnano, Diocesi di Grosseto, situata a circa due miglia da Roccastrada che prima dell’anno 1215 era stata divisa tra Ardenghesca e Rosia conformemente alla decisione papale dell’11 maggio 1305: REPETTI II, 72 e 541.
SORIANO (Suriano) = Montecimini.
57. SPELONCA (14) : “frater Amatus, prior de Spelunca”. Questo famoso eremo era situato nelle montagne di Pisa sopra il villaggio di S. Maria de Guidice e si dice che sia stato fondato nel 1187, quando Paganello Porcari, podestà di Lucca, donò il terreno al suo fondatore, fra Giovanni Honestus: TORELLI IV, 113. Il documento più antico ancora esistente è del 15 settembre 1198 quando Guido da Milano, vescovo di Lucca “investivit Johannem Magistrum de Petri de ecclesia cujus vocabulum est St. Marie et S. Andree, S. Stephani et Sti. Georgii Martyrum sita in loco et finibus M***e Pisane, ubi dicitur Monte Morillone seu Spelunca et dari ipsi Joanni et presbytero Dulci fratribus et heremitis, ipsius ecclesie administrationem”: AS-Lucca Diplom. conv. S. Agostino. Nel 1204 Giovanni, priore di S. Frediano, dichiarò che quattro eremiti di Spelonca, “qui sub districte discipline heremitice regule viverint” erano liberi da qualunque giurisdizione, specialmente da quella del monastero di S. Galgano OSB. Per quanto riguarda l’elezione dei superiori in questi eremi è molto interessante un documento del 29 giugno 1245 che mostra come fra Domenico fosse stato eletto “pastor et rector” con i voti dei suoi confratelli (per scrutinium) sotto la presidenza di un certo fra Terdici, vicario generale degli eremiti Toscani, che era ***istito dal superiore di Cella e da un sacerdote di Lupocavo: AS-Firenze, Spogli, Tom VIII, fol. 24,4. Nel 1251 vi dimoravano otto frati e fra Amato nel 1254 vi era ancora priore.
STRETTO = n. 73.
58. SUVERETO (35) : “frater Lucas, prior de Lavvereto, alias Suvereto”. Un miglio e mezzo dalla città di Suvereto (Com. Campiglia, Dioc. M***a Marittima) su una altura del Monte Pitti si trovava l’eremo di S. Ilario, che fu annesso a S. Michele di Piombino nel 1650: REPETTI V, 492.
TEGULARIO = Perugia n. 72.
TODI = n. 76.
TR***ILICO = Garfagnana.
59. VADA (27) : “frater Benedictus, (prior) de Vada”. Vada era un antico porto della Toscana che non esiste più. Il luogo era senza dubbio lo stesso dell’eremo di Resignano che fu venduto nel 1290: AA. VIII, 300.
VAL DI CASTELLO = Versilia.
VALLASPRA = Ardinghesca.
VALLEBUONA D’AREZZO = Arezzo.
VALLEBUONA DI GRAFFAGNANA = Garfagnana.
VALLEBUONA DI PERLATE = Perlate.
VALEBUONA PISTORIENSE = Pistoia.
VALLEBUONA DE VESSILIA = Versilia.
60. VALLESI (49) : “frater Johannes, prior delle Vallese”. Gli storici Agostiniani lo chiamarono S. Maria alle Vallese, ma originariamente il monastero era chiamato S. Bartolomeo e ora è unito alla chiesa parrocchiale di S. Maria in Vallese, che dista circa sei miglia da Asinalunga, Diocesi di Arezzo. Il 22 aprile 1257 Papa Alessandro IV concesse una indulgenza a tutti coloro che avessero contribuito alla sua ricostruzione (REPETTI V, 673) e nel 1570 fu ***egnato al convento di Montepulciano per ordine di Papa Pio V, ma in seguito fu unito a Siena (GRA Ii 5, fol. 5v). Nel 1275 un certo fra Nicola fu chiamato “prior loci et heremi de Vallesi”: LOPEZ Chart. Gemin. 18.
61. VERSILIA (12) : “presbiter Bonus, prior eremi de Vosilia alias de Vesilia”. Era anche conosciuto come Versilia di Pietrasanta o ‘l’eremo di Valbona in Val di Castello’: REPETTI V, 624, e nel 1650 fu unito alla casa di Pietrasantina, Diocesi di Lucca, che era distante circa due miglia. Nel 1247 il suo fra Bornus (!) che si chiamava “prior heremi Ste Marie Magdalene que dicitur Vallis Bone de Versilia” vendette alcune proprietà a Cella.
VICO PISANO= C***ina.
VENTOSO= Chifenti.
VOLTERRA= Larriano e Guardistallo.
CASE NON MENZIONATE NEL 1250
62. BOLOGNA.
Secondo il GUIDICINI, Cose Notabili della città di Bologna, 5 voll. n. 3009/10, tutti e quattro i gruppi eremitici avevano fondazioni vicino a questa importante città. I frati di San Guglielmo vivevano a Porta Mascarella, i Brettinesi avevano S. Maria Maddalena nella valle di Preda fuori porta Saragozza, i Zanbonini si erano stabiliti in S. Giacomo di Savena e i Toscani a Fossa Cavallina, anche conosciuta come S. Paolo di Ravone: TORELLI IV, 409. Il 5 luglio 1254 fra Alberto, che abbiamo incontrato a Labeto, dichiarò a nome suo e dei suoi confratelli che se ci fosse stata una qualsiasi trasgressione di autorità da parte di Benvenuto, visitatore di Romagna e dei suoi compagni Cavino di Cremona e Manfredo di Brescia, che erano stati nominati visitatori al capitolo generale, egli si sarebbe riservato il diritto di appello al Cardinale Riccardo e al Priore Generale Matteo. Una simile protesta fu registrata davanti a Ottonello, che pretendeva essere vicario di Lombardia e Romagna: AS Siena, Diplom conv. di S. Agostino. Questo documento potrebbe indicare che i Zanbonini cercavano di portare la fondazione dei Toscani in Bologna sotto la loro giurisdizione, ma con veramente poco successo.
63. CAPROLECCHIO, S. Maria. E’ menzionato solo nei Registri dell’Ordine, quando fu ordinata la sua vendita alla abbazia benedettina di S. Michele di Verucca in cambio della chiesa di S. Nicola dentro la città di Pisa: AA. VIII, 300. In un documento non pubblicato del 18 maggio 1297 (Dipl. Coletti) è detto situato “in plano portus”, cioè veramente nelle vicinanze di Livorno, come il direttore del AS di Pisa gentilmente mette in risalto. Nel 1275 doveva pagare 9 libbre alla diocesi di Pisa: GUIDI I, 3506.
64. CATASTE, S. Galgano. Dall’anno 1203 governava questo eremo un certo Priore Stefano e aveva sotto di sè circa 24 frati. Tra loro scelse un certo fra Andrea e quattro altri per iniziare una fondazione a Fidentio di Fonticelle.
65. FIDENTIO DI FONTICELLE, anch’essa dedicata a S. Galgano. Nel 1249 Matteo, il priore generale della Toscana, chiese informazioni a fra Andrea sulla vita religiosa nel suo eremo e questi rispose che i frati avevano indossato l’abito, portavano il bastone e seguivano il modo di vita eremitico (vivere eremitico more). L’originale di questo documento non si trova più nel AS-Siena; la sua unica copia fino ad ora conosciuta è in HERRERA, Opera Varia, Ms. 4835, presso la Bibl. Nazionale di Madrid, pp. 550/2. L’eremo di S. Galgano di Cataste è ancora menzionato nel registro delle t***e della diocesi di Chiusi nel 1276, quando fu addebitato di 6 libbre e 17 s: GUIDI I, 24 e 130. Fu considerato un membro dell’Ordine Agostiniano: A. CAREZANO OESA, Vita e miracoli di S. Galgano, confessore dell’Ordine Eremitano di S. Agostino (Pisa 1614), citato da PERINI, I, 201; SCHNEIDER, Reg. Senense I, p. XLIX, n. 1 dà come data di morte di S. Galgano il 3 dicembre 1181 e richiama l’attenzione sulla sua importanza riguardo al movimeno eremitico in Toscana. Considera gli eremiti che seguirono le orme di questo santo, indipendenti come i Guglielmiti. Il loro principale monastero di S. Galgano fu rilevato dai Cistercensi che vennero in Toscana nel 1191, e sembra che alcune case si siano fuse con quelle degli Agostiniani.
66. CENTUMCELLAE. Supra II, 141-142
67. COMPITO, S. Maria. Si trova nella diocesi di Lucca ed è ora conosciuto come Vico o Borgo S. Agostino: BARSOTTI, Lucca sacra (1923) 399. C’è la possibilità che questo Compito in Valleromito, o Fontanelle, si possa identificare con S. Fidentio di Fonticelle.
CRYPTA o GROTTA, S. Maria di = Montecchio.
68. MONTE CATINI, S. Maria di Rio-Affrico. Questo eremo di S. Maria di Rio Affrico si trovava un miglio fuori della città di Montecatini; il primo documento che lo riguarda è del 3 aprile 1222 (AS Firenze) ed è stato falsificato e retrodatato all’anno 822. Egualmente falso è un altro documento ***egnato all’anno 903, in cui gli eremiti descrivono come ricerc***ero rifugio in un ospizio vicino alle mura della città dopo che la loro fondazione era completamente bruciata, ma il linguaggio toscano del documento è così puro che chiaramente appartiene più al periodo di Dante che al X secolo: LIVI L. Memorie... di Montecatini (Firenze 1811) 84-90. Nel 1223 il luogo è chiamato “Romitorio di S. Maria V. e S. Margarita V. del Rivo-Affrico”. Nel 1273 i frati si spostarono nella città, ma solo il 9 agosto 1276 e non nel 1213 come è dichiarato nella Relazione del 1650, infatti il priore provinciale Simone ricevette in quell’anno il permesso di porre la prima pietra del convento da Paganello, vescovo di Lucca.
69. MONTECCHIO (Monticulum), S. Maria Maddalena. Il primo documento, conservato tra quelli agostiniani dell’AS di Siena, è dell’11 febbraio 1247, ma l’eremo riceveva annuali elemosine da Siena già dal 1234. Nel 1302 il convento divenne soggetto a Siena e nel 1363 i suoi edifici e le mura divennero parte delle fortificazioni della città: REPETTI III, 367. Oltre alla loro chiesa di S. Maria Maddalena, ne possedevano un’ altra chiamata S. Maria de Crypta o de Grotta: Relazione (Ii 5, fol. 5v).
70. MONTEMAGNO, S. Alessandro. E’ difficile dire se questo eremo nella diocesi di Pisa menzionato da GUIDI I, 3508 fosse una fondazione agostiniana.
71. MONTESPECCHIO (Mons Speculi), S. Maria. A questo eremo fu prescritta la Regola di S. Agostino nel 1231 (supra 164) e divenne membro della Provincia Senese dopo la Grande Unione, ma non è menzionato nel 1250 come membro della Congregazione Toscana. Fu fondato nel 1189, quando Guazalinus Capulongi donò a un certo fra Giovanni “totum quod habemus in Montespeclio (sic) in loco Planum de Altari ad hedificandum heremitorium in honorem Dei et S. Marie de Rocca Amadoris”: SCHNEIDER 344. Nostra Signora di Roccamadour fu un famoso luogo di pellegrinaggio nel Sud della Francia. Quando tutti gli edifici di Montespecchio furono distrutti, le proprietà rimanenti nel 1433 furono ***egnate a Lecceto: REPETTI II, 665; III, 4577; ma con la erezione della Congregazione Illicetana esso riguadagnò la sua indipendenza. Il monastero Montalcino, nelle cui vicinanze era situato Montespecchio, fu probabilmente fondato da questo eremo: REPETTI III, 297; nelle immediate vicinanze vi era anche l’abbazia di S. Annunziata di Monte Follonico (supra nota 360).
72. PERUGIA, SS. Giacomo e Filippo: 1257. Gli archivi di questa casa sono andati perduti, ma la sua prima fondazione fu garantita dal dono di 300 libbre che Papa Alessandro IV concesse il 23 febbraio 1257: TORELLI V, 670. I frati forse provenivano dal “locus seu heremus de Tegulario” che era situato vicino alla città, sebbene sia menzionato solo nel 1288: AA. II, 273. Nel 1290 esso fu venduto come l’eremo di S. Nicola de Stricto.
73. Heremus, S. Nicola de Stricto (STRETTO), è menzionato nel 1287: AA II, 271. Era situato “prope Scrophanum” nella diocesi di Nepi. Quest’ultima città aveva una casa dell’Ordine nel 1276: AA II, 228.
74. ROMA, S. Maria del Popolo, fu data ai Toscani tra il 1250 e il 1251 (v. nota 179 e testo).
75. SIENA, S. Agostino. Questa casa non fu fondata nel 1201 come Lopez cercò di provare (AA XVII, 450), ma l’eremo della Santissima Trinità di Laterino, che era lì vicino, esisteva già nel 1254 (AS Siena B-70; B 38) e non solo nel 1256 come credeva lo stesso autore. Il luogo nel quale S. Agostino fu costruito fu dato a Laterino nel 1259.
76. TODI (Tudertum). Nel 1249 fra Giacomo e fra Stefano ricevettero la chiesa di S. Maria alla Porta in Todi (AS Siena, Compendio degli istrumenti, S. Spirito) e il 7 luglio 1254 Papa Innocenzo IV concesse loro una indulgenza: Vestris inclinati precibus: TORELLI IV, 794.
77. VITERBO, Santa Trinità: 1256
Questa casa fu fondata dai frati sul monte Razzano o Rozzano, la cui chiesa di S. Maria ricevette una indulgenza da Papa Gregorio IX il 5 maggio 1236, Ad veneranda beatae: AA. XI, 227. Il capitolo di Ratisbona decise nel 1290: “quod si vendatur locus de Monte Raccanensi fra Giacomo da Viterbo baccalaureus parisiensis, habeat 25 florenos”: AA. II, 292. Gli Agostiniani si spostarono in Viterbo, quando il 18 ottobre 1256 comprarono un pezzo di terreno da Rainero Altadonna vicino a porta Pilastro che divenne nel 1267 parte delle mura della città.
Non ci si poteva aspettare molte nuove fondazioni nelle Provincie di Pisa e Siena dopo che i loro membri si erano spostati dagli eremi nelle città. Una ulteriore espansione poteva aver luogo solo verso sud, dove le Provincie di Roma e del Regno (regno di Napoli e Sicilia) dovevano essere state fondate pochi anni dopo la Grande Unione. Dodici fondazioni nuove sono menzionate nei capitoli della Provincia Romana i cui documenti iniziano nell’anno 1274 (AA. II, 227ss, 249ss ecc); esse erano: Bagnorea, Città della Pieve, Cori, Corneto, Genazzano, Gualdo Cattaneo, Magliano, Montefiascone, Orte, Tivoli, Tuscanella e Veroli in aggiunta a Spoleto (1265) e Molaria (1274) che erano state annotate sopra (vedi n. 360), e quattro piccoli conventi vicino Norcia: TORELLI IV, 619. Più difficile è capire la situazione nel Regno, dove l’esistenza del convento di Benevento nel 1181 è piuttosto dubbia (AA. IX , 444) e fino ad ora non si è trovata alcuna prova certa circa la fondazione di Brindisi nel 1196, di Catania prima del 1239, di Nari nel 1230, di Salemi nel 1250 e persino di Napoli nel 1129, poiché i primi documenti iniziano solo nel 1259 (AA. XII, 128 e XVII, 518), sebbene tutti probabilmente già esistevano o iniziarono attorno al 1256. Da aggiungere a queste case vi sono poi Foggia (1250), Lanciano (1273) e Teramo, alla quale fu concessa una indulgenza nel 1268: TORELLI IV, 475. Palermo invece doveva essere stata costruita dai conti d’Angiò solo dopo il loro arrivo nel 1265. Al tempo della morte del Cardinale Riccardo le sopra menzionate quattro provincie contavano perciò almeno 120 case.
2. LE CASE DEI ZANBONINI
I princìpi che seguiremo nello stilare questa lista sono gli stessi di quelli usati sopra. I numeri tra parentesi sono quelli del Processo di Canonizzazione di Giovanni Bono in *** 22 ottobre.
1. BUTRIOLO, S. Maria (Butrioli o Botriolo, anche chiamato convento di Cesena). Fu fondato poco prima del 1217 ed esisteva ancora nel 1644, ma era sottomesso a Cesena: HERRERA I, 566.
2. BERTINORO (Bertinorium o Brictinorium). “Postquam ad locum Bertinoris venit, Caesenatis diocesis, ubi secundum eremum ordinavit, pluries multa p***us fuit a daemone” (62). Bertinoro era situata a circa dieci miglia da Forlì. La sua esistenza era sconosciuta a Herrera e Lubin.
BIELLA = Vercelli.
3. BOLOGNA (Bononia), S. Giacomo di Savena: prima del 1246. Deve essere esistito qualche tempo prima del 1246, quando vi si tenne un capitolo generale (31). Un dipinto di Giovanni Bono, mentre egli era ancora vivo, si trovava nel refettorio (47). Il 10 ottobre 1247 Giacomo, vescovo di Bologna, dette il permesso a (Matteo?) “ministro generali fratrum heremitarum fratris Zaneboni di zesena” di costruire una chiesa “citra Savinam”: Archiv. Capit. Bologna. Quando i Zanbonini vollero spostarsi “ad plateam Sti Donati” nel 1247, ciò risvegliò una così grande opposizione che preferirono rimanere nel loro vecchio luogo e tutte le concessioni papali sono dirette agli Agostiniani di S. Giacomo di Savena fino al 1263: TORELLI IV, 617, 652; HERRERA I, 119. Il trasferimento in città fu così a lungo procrastinato perché il Vescovo Giacomo aveva ordinato che “parochianos aliarum ecclesiarum ad divina seu perceptionem (!) ecclesiasticorum sacramentorum, vel ad sepulturas etiam non admittant, nec infirmos visitent absque licentia rectorum earundem ecclesiarum et quod in testamentis, oblationibus et aliis que a fidelibus offeruntur, nullo genio attentabunt aliquid quod quoquo modo in dampnum ecclesiarum redundare valeat vicinarum... Cum autem locus ipse postmodum sicut cetera loca fratrum heremitarum dicto ordini Sti Augustini auctoritate Sedis Apostolice incorporatus extiterit, et dignum sit, ut omnes quos iungit ejusdem Ordinis uniformitas uniformi gaudeant libertate...” perciò il papa non volle sostenere la richiesta del vescovo: Arch. Capit. Bonon. 17-5-1. Nel 1267 il Cardinale Ottaviano finalmente li ammise nella città dove essi eressero la loro famosa chiesa e convento di S. Giacomo Maggiore; ma persino in seguito essi ebbero bisogno di una speciale protezione papale contro le molestie: Sub religioni habitu, 23 agosto 1267: TORELLI IV, 736; MURATORI VIII, 260; Prov. Picena Agostiniana 52-57. Il loro convento di S. Giacomo di Savena fu rilevato dagli Umiliati. Anche gli altri tre gruppi di eremiti avevano fondazioni vicino alla città (vedi i Toscani).
4. BRESCIA (Brixia): prima del 1249 (S. Barnaba dentro la città). “frater Jacobus de Brescia” (8). TORELLI IV, 791 ***erisce che i frati vissero per lungo tempo fuori della città. Nel 1268 il vescovo Bernard de Madiis permise loro di acquistare la chiesa di S. Barnaba entro le mura: J. H. GRADONICI, Brixia Sacra (ib. 1755), 286-89.
5. CREMA, S. Bartolomeo (S. Giacomo dentro la città). Il 27 giugno 1257 papa Alessandro IV confermò la donazione della chiesa di S. Giacomo vicino alla porta di Rivalta, che Alberto, vescovo di Piacenza, aveva fatto agli Agostiniani il 5 giugno 1256. Prima di quel tempo essi avevano vissuto a S. Bartolomeo fuori le mura: HERRERA I, 173.
6. CREMONA, S. Maria: prima del 1249 (S. Giacomo dentro la città). Il 2 maggio 1249 fu venduto un pezzo di terra “ad Dominum Coannem priorem fratrum heremitarum”: orig. AS-Milano, Cremona S. Aug. Castello n. 145, 2 fasc., n° 21. Il 13 aprile 1255 papa Alessandro IV approvò il trasferimento del loro eremo a causa della guerra: Dilecti filii; RONCIERE 375. Si trattava probabilmente di una piccola casa vicino a Pipia in un luogo chiamato S. Maria di reposo: L. MANINI, Memorie storiche della città di Cremona II (ib. 1819) 57. Nel 1259 quei frati sono menzionati nel testamento di Homobonus Morixius; nel 1260 ricevettero alcuni appezzamenti di terra da Bernardo di S***o, podestà della città, e nel 1262 cominciarono a costruire la loro chiesa: L. ASTEGIANO, Codex diplomaticus Cremonae (Torino 1865), 309, 312, 319.
7. FAENZA (Faventia), S. Alberto in Tagliavera. Il 15 agosto 1231 fra Bartolomeo, priore di Cesena, in nome di Giovanni Bono ricevette in dono da Federico e Guido Maganti alcuni terreni per fondarvi un eremo: TORELLI IV, 305. La fondazione fu probabilmente il risultato di una visita di Giovanni Bono, della quale si parla nel Processo (76): “quod cum quodam vice fr. Johannes Bonus veniret de Faventia pro quibusdam regotiis suae domus expediendis, declinavit ad quoddam hospitale, quod dicitur Messina, ubi erat quidam heremita qui vocatur frater Gualterius, ut ipsum in Deo comfortaret”. Si è tentato di identificare l’eremita malato con Walter Poggi, vescovo della città, che unì tutti e quattro i gruppi di eremiti agostiniani in S. Giovanni in Sclavo subito dopo il primo capitolo generale. Papa Alessandro IV approvò questa unione il 3 gennaio 1257: Cum a nobis: TORELLI IV, 598.
8. FERRARA (Ferraria), S. Antonio: prima del 1249 (S. Andrea). Nel suo ultimo viaggio “Johannes Bonus venit Ferrariam ad locum ipsorum fratrum Sancti Antonii” (93). E a S. Antonio, nell’ottobre del 1249, si tenne il capitolo generale della congregazione (5). La storia confusa di questo luogo fu districata da A. FRIZZI, Memorie per la storia di Ferrara (2 ed. ibid. 1850) vol. III, cap. 12. L’affermazione di tutti gli storici del p***ato, compreso il Muratori, che il monastero di S. Stefano della Rotta in Polesine era stato dato agli Agostiniani nel 1197 è falsa. Prima di tutto S. Antonio in insula Polesine e S. Stefano della Rotta (Rupta) in Fuocomorte nel borgo di Quacchio non erano lo stesso monastero, perché distavano quattro miglia tra loro; inoltre la Beata Beatrice era ancora in S. Stefano quando fece la professione il 26 giugno 1254, e i Zanbonini erano ancora in S. Antonio di Polesine il 25 settembre 1256, quando vendettero alle suore di S. Stefano della Rotta la loro casa e tutti i loro possedimenti in S. Antonio di Polesine in cambio della cappella di S. Andrea dentro la città e 1.000 lire. I religiosi menzionati nel documento del 1197 erano canonici. Cfr. O. MONTENOVESI, Regesto del monastero di S. Andrea di Ferrara in Atti e memorie della Deputazione Ferrarese di Storia Patria I (vol. 24, 1922, pp. 5-81); II (vol. 26, 1926, pp. 147-367); AA. XIX, 82-103 e 104-109. I Toscani di S. Leonardo dovevano essersi trasferiti in S. Andrea, poiché questa rimase la sola casa agostiniana della città.
9. FOLIGNO (Fulgineum), S. Agostino: 1248. Fu fondato nel 1248 dal B. Angelo da Foligno, un discepolo di Giovanni Bono (supra n. 213). Il 9 febbraio 1258 Papa Alessandro IV concesse 500 libbre: Vestre religionis meritis: AA. V, 351.
FONTANA = Reggio.
LIMATE = Rimini.
10. MANTOVA (Mantua), S. Agnese: prima del 1239. Secondo il Commentarius praevius del Processo (169), S. Agnese fu la terza fondazione del Beato Giovanni Bono. Nel 1251 fra Guizzardo ne era priore (1); egli era stato provinciale nel 1239 (309) e anche nel 1253 (38). Quando il 12 gennaio 1252 egli comperò un pezzo di terra, l’acquisto fu approvato da 19 confratelli, tra questi 5 erano sacerdoti, 2 diaconi e 2 suddiaconi: AS-Milan, Mantova, S. Agnese, cartella 197, 117. L’eremo di S. Agnese era situato fuori le mura della città e continuò ad esistere nonostante l’erezione di un altro monastero dentro la città dove era conservato il corpo del Beato Giovanni Bono.
11. MILANO (Mediolanum), S. Marco: prima del 1250. Infatti il primo documento è dell’anno 1250, quando Isabella Villati fece una donazione a “fratribus de S.to Marcho”: AS-Milano 435-493, sec. XII-XIII mem. 2. Nel 1251 vi era priore fra Martino, sacerdote (49), e fra Lanfraco vi stette come provinciale (109). Immediatemente dopo la Grande Unione i frati si spostarono in città dove costruirono il loro nuovo S. Marco. Nel 1258 Alessandro IV comandò all’abate di S. Simpliciano di desistere da ulteriori molestie verso gli Agostiniani: TORELLI IV, 619; supra nota 312.
12. MODENA: 1245, Santi Filippo e Giacomo. I frati eremiti avevano frequentemente chiesto al Vescovo Alberto Boschetti O.P. (1234-1264) il permesso di costruire un monstero in Modena. Questi, finalmente persuaso da fra Martino, priore di Parma, che era stato mandato dal priore generale Matteo, diede loro il permesso di costruire una chiesa nel Quartiere dei Canonici il 18 dicembre 1245. TORELLI IV, 396 fa l’osservazione infondata che Matteo non fosse il priore generale dei Zanbonini e il priore Martino non fosse un loro membro. Ma Matteo era il loro priore generale, anche se il priore dei Toscani era chiamato con lo stesso nome, e fra Martino apparteneva certamente ai Zanbonini, come il titolo “fratres Eremitani” mostra chiaramente. G. SOLI, La chiesa de’ SS. Filippo e Giacomo in Modena, in Atti e Memorie della Regia Deputazione di Storia patria per le provincie Modenesi, ser. 5, vol. 14 (1922), 144-157.
MONTIRONE = Rimini.
13. PADOVA (Padua), S. Guglielmo: prima del 1242 (SS. Giacomo e Filippo intra muros). Il 5 marzo 1242 Lemicato e Giovanni Cagarienti vendettero “fratri Martino de ordine Eremitanorum fratris Zaneboni petiam terre que iacet in Campaneo Padue”: AC-Padova, Secondo Corona, orig. no. g 7213, p. 1297. Nel 1245 era priore fra Bonamico e dimoravano con lui 2 frati sacerdoti, 1 diacono e 10 altri confratelli: Ibid. Corp. Soppr. vol. 63, n. 62, fol. 15v. Il 4 aprile 1249 Papa Innocenzo IV chiese al vescovo di Ferrara di investigare sull’***alto perpetrato a danno degli eremiti da parte di alcuni uomini del vescovo di Padova e contemporaneamente sui gravi danni che avevano causato: Dilecti filii: TORELLI IV, 600, 627. L’editore degli Archivi di Stato di Venezia II (1940) 185, critica ingiustamente il TORELLI IV, 490 in quanto aveva affermato che gli Agostiniani avevano comprato il loro luogo in Arena nel 1253, infatti un originale del maggio 1254 parla di “fratres S. Marie de Eremitanis de Arena de Padue”: AC-Pad. Corona perg. n. 7215-1299, luogo conosciuto più tardi come S. Maria della Carità. L’acquisto dalla vedova di Zacharia de Arena nel 1264, deve pertanto essere stato un acquisto ulteriore.
14. PARMA. Prima del 1243. S. Maria de Plano (S. Luca entro le porte). Nel 1243 fra Gratiadeus lasciò l’Ordine contro il consiglio del Beato Zanebono ed ebbe una fine infelice come gli era stata predetta: “Sed quando (Gratiadeus) exivit, multi erant ex fratribus, quia fuit in conventu Parmanensi” (81). Il 6 febbraio 1249 ci fu una vendita di terreno a fra Simone: AS-Parma, Eremitani S. Aug. Misc. 149-1671, n. 3, e nel 1266 è fatta menzione di “fratres heremitorii S.te Marie de plano, Dioc. Parmensis”. Dopo il 1256 fu eretto S. Luca dentro la città: G. DREI, L’archivio di Stato di Parma (Roma 1941) 184.
15. PIACENZA (Placentium): prima del 1248. S. Lorenzo M. vicino a Porta Nuova. “Frater Gregorius de Placentia” (8). Nel 1260 i frati si trasferirono in città. Il lavoro di L. ASTENGO, Gli Agostiniani in Piacenza (ibidem 1930) non era a mia disposizione. I pochi documenti sono a Parma AS; DREI, op. cit. 186.
16. POGGIOLO (Podiolum, Pudioli) anche chiamato conv. Montefeltrensis: prima del 1254. Diocesi di Forlì. Era situato a circa sei miglia da Cesena e ad una eguale distanza da Rimini. Fra Moltogrande vi era priore nel 1254 (236). Verso l’anno 1374 i membri di Poggiolo fondarono una casa a Talamello e nel 1393 fra Ventura da Forlì è chiamato “prior conventus Talamelli vel Podioli”, e tempo dopo Poggiolo divenne una dipendenza di Talamello: HERRERA II, 119.
17. PONCELIA, diocesi di Forlimpopoli: prima del 1254. “Frater Jacobus, laicus heremita ejusdem ordinis, de conventu Poncelia, Foro-Populiensis diocesis et oriundus de Cesena” (298). L’*** suppone che l’eremo fosse trasferito nella città di Forlimpopoli, dove si sa che esisteva una fondazione dell’Ordine nel 1514: HERRERA I, 263. Il convento di Poncelia era sconosciuto a tutti i precedenti scrittori Agostiniani e persino la posizione della città stessa sembra essere sconosciuta.
18. RAVENNA, S. Nicola: prima del 1248: “frater Philippus de Ravenna” (51).
19. REGGIO EMILIA, S. Margarita de Fontana o ad Saldinas: 1236 (S. Apollinare: 1268). Nel 1236 fra Bartolomeo O.P. disse la prima messa “ad Fontanam Borgii...pro fratribus qui stabant ad Saldinas, sed non posita erat ibi crux a Domino episcopo”. Il luogo era situato a circa mezzo miglio fuori Porta S. Stefano. Nei testamenti di alcuni anni dopo i suoi membri sono chiamati o “fratres heremitani de Fontana” o “Fratres de Saldinis”. Il 4 agosto 1268 i Canonici di S. Prospero donarono la chiesa di S. Apollinare agli Agostiniani a condizione che la ricostruissero poiché era stata distrutta nella guerra tra Federico II e suo figlio Enzo: J. TIRABOSCHI, Memorie storiche Modenesi (Modena 1794) IV, 30/1; TORELLI IV 624, 711; L. BOCCONI, Gli Agostiniani a Reggio Emilia (ib. 1930) non era disponibile. Atti e Memorie... Reg. Dep. Prov. Modenesi ser. 5, vol. XII (1919), 59-70.
20. RIMINI (Ariminum) prima del 1254: “fr. Marcus, natione de Cesena, prior fratrum heremitarum conventus Ariminensis” (309). Anche i Brettinesi avevano una casa vicino a questa città (infra). Non si può determinare al momento a quale delle due congregazioni si riferiscono gli interessanti documenti che Lopez raccolse nell’AC di Rimini. Il primo, del 1242, riguarda la vendita di una proprietà a D. Benvenuto, “prior loci Ste Marie de Donigalie in loco dicto Limate”. Nel 1250 il priore Guido e i suoi quattro frati si trasferirono “ad locum de Montirone”, dove essi costruirono. Parte dei documenti sono pubblicati in L. TONINI, Rimini nel secolo XIII (ib. 1862) 325/8, il quale menziona anche un altro eremo: S. Maria di Pantano, che era ancora esistente nel 1388. Il 5 dicembre 1256 Bernardo, rettore della chiesa di S. Giovanni Evangelista si dimise in favore degli Agostiniani con il permesso del Vescovo Giacomo, al quale avevano chiesto diverse volte (multoties), per mezzo di un certo fra Nicola, di poter trasferirsi in città. La transazione fu approvata dal Papa Alessandro IV il 2 maggio 1257: Justis petentium : TORELLI IV, 599.
TALAMELLO = Poggiolo.
21. TORTONA (Dertona), Santa Trinità: 1246. Padre van Luik richiamò la mia attenzione su Notizie del convento (AS-Tortona, Conventi Tortona, busta 1), dove si afferma che il convento fu fondato nel 1212 dai Poveri Cattolici, ma che nel 1246 era nelle mani degli Eremitani. Se ciò fosse vero, allora TORELLI IV, 624 aveva ragione nel dire che la casa proveniva originariamente dai Poveri Cattolici, ma aveva torto nel sostenere che essa fu acquistata solo con la loro incorporazione nel 1256. Il 13 giugno 1271 Ottone Visconti, arcivescovo di Milano, lodò l’“opus ecclesie ad honorem S.te Trinitatis a monasterio Derthonensi eremitarum sancti Augustini noviter inceptum”: E. LATTES, Repertorio diplomatico Visconteo (Milan 1911) n. 10; TORELLI IV, 762.
22. TREVISO (Tarvisium): 1233 (S. Paolo: 1266-1297; S. Margherita). Secondo la tradizione un certo fra Girardo da Camino costruì un eremo vicino alla città nel 1233: HERRERA II, 308. Quando gli Agostiniani vollero costruire la loro chiesa dentro la città, i Domenicani si opposero perché essa era situata a meno di 300 canne dal loro monastero, ma il 13 luglio 1267 e nuovamente il 9 agosto 1268 Papa Clemente IV decise in favore degli Agostiniani: HERRERA II, 466-67. La prima chiesa, dedicata a S. Paolo fu usata solo dal 1266 al 1297 ed in seguito venduta a una comunità di suore. La nuova chiesa ebbe il titolo di S. Margherita. Documenti in AS-Venezia: MOSTO II, 200.
23. VENEZIA (Venetum), S. Maria di Nazareth, conosciuta anche come S. Maria Stella Coeli. Il 9 maggio 1249 Pietro, vescovo di Castello, “ad instantiam et petitionem prioris et fratrum Heremitanorum S. Marie de Nazareth Castellane diocesis benedixit primum lapidem et locavit ipsum lapidem et crucem in loco, ubi habitant dicti fratres, ubi intendebant et volebant edificare seu construere ecclesiam ad honorem B. Mariae Virginis...”. In questa occasione il vescovò richiese la piena giurisdizione episcopale e gli fu concessa con piacere a condizione che non fosse in contraddizione con i loro privilegi papali. La casa esistette fino al 1436, quando Papa Eugenio IV la trasformò in ospedale: F. CORNER, Ecclesiae Venetae IV (Venezia 1749) 298-310); in seguito a questo essi si unirono a S. Stefano che era stata costruita dai Brettinesi: F. APOLLONIO, La chiesa e il convento di S. Stefano in Venezia (ibid 1911); A. MOSTO, L’archivio di Stato in Venezia II (Roma 1940) 152 e Indice generale (1941).
24. VERCELLI (S. Marco intra muros) : 1241? Una lettera dettagliata inviatami dal Prof. G. Ferraris cita vari autori che parlano in favore di una piccola fondazione agostiniana in questa città prima della Grande Unione, ma è molto più probabile che essi entr***ero in città solo dopo che i Poveri Cattolici erano stati affiliati, perché essi avevano un monastero in questa città agli inizi del 1212, e S. Marco, che gli Agostiniani costruirono nel 1266, si trova esattamente nel luogo precedentemente occupato dai Poveri Cattolici: V. MANDELLI, Il commune di Vercelli nel medio evo III (Vercelli 1853) 192-193. Gli Agostiniani avevano un’altra fondazione in questa diocesi, chiamata S. Pietro di Biella (Bugella) che esisteva per lo meno già dal tempo del vescovo Martino Avogadro (de Advocatis) che guidò la diocesi dal 1244 al 1263: T. MULLATERA, Le memorie di Biella (Biella 1778) 135ss; G. FERRARIS, La ingloriosa fine di un codice medievale, in Illustrazione Biellese, aprile 1938, pp. 24-27.
25. VERONA : 1243 (S. Eufemia). Il 18 gennaio 1243 l’arciprete Guido dette a “fr. Adobello priori fratrum heremitarum Veronae commorantium de ordine fratris Zanoboni (sic) de Cesena...licentiam... construendi... ecclesiam et locum in honorem Dei et Beati Augustini in fundo sito extra Portam Episcopo”: BIANCOLINI J., Notizie storiche delle chiese di Verona II (ibid. 1749) 502. Qui vissero il Beato Evangelista e il Beato Pellegrino, che morirono verso il 1250 (***, luglio-16 settembre). Nel 1262 fu data agli Agostiniani la ex chiesa parrocchiale di S. Eufemia: AS Venezia II (1940) 206. Nel Museo di Verona ci sono più di 1500 pergamene sulla storia del convento.
26. VERUCCHIO (Veruculum), dioc. Forlì: 1240?
27. VICENZA (Vicenzia): 1243 (S. Michele intra muros 1266)
La Relazione del convento del 1650, senza portare un solo documento, cita l’antica tradizione che gli Agostiniani siano venuti a Vicenza verso il 1243 e si siano stabiliti vicino alla chiesa di S. Lorenzo in Berga. In memoria della morte del tiranno Ezzelino, la città per gratitudine dette agli Agostiniani 500 libbre per trasformare la chiesa di S. Lorenzo, che i Canonici avevano dato loro il 23 marzo 1266, nella magnifica chiesa di S. Michele: S. BARBARO DI MIRONI, Historia ecclesiastica della città, territorio e diocese di Vicenza V (ibid. 1761) 209; Statuti de Commune di Vicenza 1264 (Venezia 1886) 2; AS-Venezia II, 213.
Oltre a Biella sono riuscito a localizzare solo altre due case prima della morte del Cardinale Riccardo:
Alessandria, dove il 17 luglio 1264 Papa Urbano IV ordinò ai Canonici della città di dare agli Agostiniani la chiesa parrocchiale di S. Martino in Gamundia, poiché il suo pastore trascurava i suoi compiti (Sane petitio vestra : GUIRAUD 1944/59 e
Trento, che esisteva prima del 1271, quando fu iniziata la nuova chiesa: HERRERA II, 475.
3. LE CASE DEGLI EREMITI DI BRETTINO
Questi eremiti si erano stabiliti principalmente nella Marca di Ancona, dove i Zanbonini avevano molte case ed i Toscani solo alcune. Per accertare quali fondazioni appartenessero ai Brettinesi, in mancanza di una testimonianza diretta, possiamo contare su diversi compendi di indulgenze papali, uno dell’anno 1310 in TORELLI IV, 407, un altro del 1317 in Archives Departementales de la Somme XLVIII, H. 13, Agostiniani d’Amiens ed altri due in AA. IV, 421. In essi sono elencate quindici case che ricevettero gli stessi favori in quel territorio e poiché gli originali disponibili per sei di queste case le descrivono come case dei Brettinesi, è ragionevole presumere che le altre nove appartenessero alla stessa congregazione. Conclusioni simili possono essere tratte dai nomi delle città che sono aggiunte ai nomi dei frati. Pur non essendo una guida infallibile in ogni singolo caso (supra n. 209), può essere però seguita con sicurezza quando un intero gruppo di frati venivano dalla stessa città, per esempio riguardo agli inizi di Gubbio, che era una fondazione dei Brettinesi, tre uomini furono mandati da Monte Rubbiano, tre da S. Angelo in Pontano, due rispettivamente da Cingoli e da Monte Santo, e uno da ciascuna casa da Bevagna, Camerino, Montecosaro, Mutignano, Offida, Ravenna e Terni. Per almeno sei di questi luoghi abbiamo documenti originali che i Brettinesi vi si erano stabiliti.
1. AMELIA (Amerinum), S. Romana: 1245. Il 31 marzo 1245 il Cardinale Rainer, legato papale, approvò la donazione della chiesa di S. Benedetto su Monte Supiano vicino alla città di Amelia agli Eremiti di S. Agostino: AA. VII, 236-240. La Relazione di Amelia del 1650 parla di un’altra chiesa in onore di S. Romana che si suppone esistesse prima del 1245: TORELLI V, 569. La ragione per l’***egnazione di questa casa in Umbria ai Brettini è data sotto Narni.
2. ASCOLI (Asculum, Esculanum): 1247.
Papa Innocenzo IV concesse una indulgenza a tutti i fedeli che avessero aiutato “in extructione ecclesie et conventus prioris et fratrum de Brittinis ordinis sancti Augustini apud Asculum”: Quoniam ut ait, 3 settembre 1247: AA V, 374; TORELLI IV, 407. Nel 1256 i frati si spostarono in città dopo aver firmato un contratto con il capitolo di S. Giovanni del Laterano.
3. BEVAGNA (Mevanium) : 1254. “frater Lucas de Mevanio”: AA XVI, 41ss., doc. 13.
BOLOGNA= Valle di Preda.
BONDIOLO = Faenza.
(4) 3. BRETTINO: prima del 1215: supra II, 132/3.
(5) 4. CAMERINO : prima del 1245. Indulgenza di Innocenzo IV nel 1245: TORELLI IV, 399.
CASTEL SANT’ANGELO = S. Angelo in Pontano.
(6) 5. CESENA: 1248. I Zanbonini iniziarono la loro congregazione nelle vicinanze di Butriolo, ma sembra che anche i Brettinesi avessero avuto una casa vicino a questa città: Sommario 1310 e 1317.
(7) 6. CIGNANO : diocesi di Ascoli: prima del 1238. Ricevette una indulgenza da Matteo, vescovo di Ascoli nel 1238, “cum fratres de Cignano ordinis sancti Augustini propter ruinam qua domus eorum constituta in loco ipso evidentius minabatur... re-edificare velint aliam in Monte de Mortice, in qua iuxta eorum votum suorum offerre possint Jesu Christo hostias labiorum et ipsi qui nudi sequuntur nudum Christum in altitudinem paupertatis, nequeant perficere nec incipere illud opus absque vestro adiutorio”: HERRERA I, 157; BSA VII (1931), 105.
(8) 7. CINGOLI (Cingulum): prima del 1251. “Frater Acurrimbonus de Cingulo”: AA XVI, 46.
(9) 8. CISTERNA, diocesi di Fermo. M. PUPI in Memoria del. ven. convento di S. Augustino in Monte Giorgio (MS ibid. scritta nel 1680 circa) per il periodo più antico porta solo il permesso di Papa Clemente IV del 3 luglio 1266 che i frati potevano trasferire la loro casa da Cisterna nella fortezza di Montegiorgio “propter loci distantiam et guerrarum discrimina”. La Provincia Agostiniana Picena (Volume per il Giubileo di P. Carlo Pasquini), Tolentino 1933, p. 69.
COLLE MORICE= Cignano.
CORRIDONIA= Mont’Olmo.
(10) 9. CIVITANOVA (Civitas Nova): 1226? TORELLI IV, 407/8. Sommari del 1310 e 1317.
(11) 10. FAENZA (Faventia), S. Maria Magdalena in Bondiolo: 1247. “Cum igitur prior et fratres de Brittinis” aveva mostrare nella loro petizione che Hugolin Pecci, un cittadino di Faenza, aveva dato loro un luogo per costruire...”: Quoniam ut ait, 30 settembre 1247: TORELLI IV, 407. Un anno dopo essi eressero S. Maria Magdalena in Bondiolo. Toscani e Zanbonini avevano anch’essi una casa nelle vicinanze di Faenza.
(12) 11. FANO : prima del 1253. Il 17 dicembre 1255 Papa Alessandro IV esortò il podestà ed i cittadini di Fano a non molestare i frati di Brettino nel loro legale possesso della casa che un certo Fuscoli aveva dato loro nella città: Cum ecclesias et personas: E 16. E’ incerto se questa casa servisse come convento, ma fu considerata come un cuneo per aprirsi un punto d’appoggio nella città: supra nota 340. Essi furono ammessi nella città nel 1265, quando il Cardinale Simone Paltinieri dette loro la chiesa parrocchiale di S. Lucia: TORELLI IV, 715. La storia intera dei Brettinesi contraddice la tesi che essi si stabilissero in S. Stefano nel 1163, come è ripetuto in Prov. Agost. Picena 80.
(13) 12. FERMO (Firmanum): prima del 1247
Sommari del 1310 e 1317: AA IV, 421; Prov. Ag. Picena 63-66.
(14) 13. FORLI’ (Forlivium): prima del 1247 item.
(15) 14. GUBBIO (Eugubinum): 1250. “Fratres heremite de Brictinis...apud civitatem Eugubinam”: Quoniam ut ait, 1 ottobre 1250: AA XVI, 42.
(16) 15. IMOLA : 1247. Sommari del 1310 e 1317. Il 13 giugno 1257 il convento di SS. Filippo e Giacomo di Imola ricevette 300 libbre da multe: Vestri religionis meritis: TORELLI IV, 602-3.
(17) 16. JESI (Aesinum), S. Luca. Quoniam ut ait 17 agosto 1247. Originale in GRA-Hh. 2, n. 12.
INTERAMNUM = Terni.
(18) 17. MACERATA, S. Maria: 1247. Sommari come sopra. Il 27 novembre 1256 Papa Alessandro IV concesse una indulgenza per il restauro della loro chiesa: Arch. depart. Amiens l.c. e AGR-Bullarium Ca II, 7 (da AS. Bologna).
MEVANIUM = Bevagna.
(19) 18. MONTECHIO (Monticulum): 1248. (1247?). Sommari del 1310 e 1317. Questo luogo, ora chiamato Treia, è differente da Montecchio vicino a Siena, che apparteneva ai Toscani.
(20) 19. MONTE COSARO (Mons Causarius): 1247. Sommario del 1310 e 1317. “Frater Benevenuto de Monte Cosero” AD 1251: AA. XVI, 46.
MONTEGIORGIO= Cisterna.
(21) 20. MONTE GAUFRI (conventus Montis Gaufri o Gaufredi): 1252. Papa Innocenzo IV confermò nella sua bolla In causa quae del 9 aprile 1252 la decisione del suo legato in favore dei Brettinesi dopo che una disputa era sorta tra loro e i Frati Minori. Wadding omise questo documento. E 173; TORELLI IV, 488.
(22) 21. MONTE GRANARO. TORELLI IV, 449 (AD 1250).
(23) 22. MONTE MELONE (Mons Milonis), diocesi di Camerino: 1247. Sommari come sopra.
MONTE MORTICE = Cignano.
(24) 23. MONT’OLMO (Mons Ulmi) ora chiamato Corridonia: 1248. I “fratres heremite de Britinis Montis Ulmi Ordinis sancti Augustini, Firmamensis diocesis” ricevettero una indulgenza per la costruzione della loro chiesa, monastero ecc: Quoniam ut ait, 24 settembre, 1247 : Arch. depart. Amiens H. 13, n. XVIII; TORELLI IV, 407.
(25) 24. MONTE RUBIANO (Mons Rubianus): 1254: “fr. Marcus de Monte Rubiano, fr. Jacobus de M.R., fr. Matheus de M.R., fr. Albertus de M.R.” : AA. XVI, 523.
(26) 25. MONTE SANTO (Mons Sanctus), S. Maria, diocesi di Fermo: 1250. Il 20 settembre 1250 Papa Innocenzo IV confermò la donazione della chiesa di S. Maria in Monte Santo che G., vescovo di Fermo, aveva dato ai Brettinesi: Solet annuere, BERGER 4836; F. UGHELLI, Italia Sacra II (Roma 1647) 780. Monte Santo è a circa cinque miglia da Ascoli.
MONTE SUPIANO = Amelia.
(27) 26. MUTIGNANO alias MURIGNANO: “fr. Johannes de Mutignana”: AA. XVI, 44; Murignano ibid. p. 54. Non sono riuscito a localizzare questo luogo. Potrebbe essere Murano (Venezia).
(28) 27. NARNI (Narnia), S. Andrea nella Valle: prima del 1245. Fra Pace da Gubbio era procuratore del convento di Narni, quando nel 1245 fu donata all’Ordine la chiesa di S. Benedetto sul Monte Supiano, vicino ad Amelia,: AA VII, 236-240. Poiché Gubbio era indubbiamente una casa dei Brettinesi, ne consegue che Amelia e Narni dovevano essere appartenute alla stessa Congregazione. Nel 1266 il priore generale chiese ai due cardinali Annibaldi, Riccardo e Goffredo, di fare da intermediari al trasferimento dell’eremo di S. Andrea nella città di Narni, il che essi fecero con successo: l. c.
(29) 28. OFFIDA: prima del 1254: “fr. Jacobus de Offida”: AA XVI, 52; Prov. Ag. Picena 70-72.
(30) 29. ORVIETO (Urbs Vetus): 1251. Il 1 ottobre 1251 Papa Innocenzo concesse una indulgenza a tutti coloro che avessero aiutato i “fratres Eremite Brittinenses in Urbe Veteri” nel loro programma di costruzione. Quoniam ut ait: AA I, 426.
(31) 30. OSIMO (Auximanum) : 1226? : TORELLI IV, 272.
(32) 31. PESARO (Pisaurum), S. Lorenzo: 1247. “Cum igitur dilecti filii prior et fratres de Brictinis, Pisaurensis diocesis, ordinis sancti Augustini, ibidem ecclesiam...edificare ceperint”. Quoniam ut ait, 27 settembre 1247. E 171; P 12697; TORELLI IV, 406. Vedi Valmanente.
(33) 32. PIAGGIOLINO (PLAIOLINO) in una selva nella diocesi di Fano. CONCETTI, Vita S.ti Nicolai 73.[i]
PONTANO = Valmanente.
(34) 33. RAVENNA: 1251: “frater Johannes de Sancto Vito de Ravegnana”: AA XVI, 46. Torelli ha identificato un’altra piccola casa con Ravenna. E’ menzionata il 28 ottobre 1261, quando Papa Urbano IV impose ammende superiori a 50 marchi ai frati “domorum eremitarum S. Maria de Tabernario e S. Petri de Trasforata quarum una dependet ab alia, ordinis sancti Augustini Ravennatensis et Foropopoliensis diocesum”: TORELLI IV, 673.
(35) 34. RIMINI (Ariminum), S. Giovanni Evangelista: 1248. Indulgenza a coloro che avessero contribuito alla costruzione dei fabbricati “quas edificare ceperant prior et fratres Eremitae de Brictinis Ariminenses ord. Sti Augustini”: Quoniam ut ait del 27 agosto 1248: AA V, 426. Vedi sopra Zanbonini.
36. S. ANGELO in PONTANO: prima del 1253: “fr. Rainaldus de S.to Angelo in Pontano de ordine Eremitarum de Brictinis”: AA XVII, 48, 50.
37. S. CONCORDIA: 1250: “Quum pape significaverint infrascripti (prior et fratres heremi de Britinis ordinis S.ti Augustini) quod Spoletanus episcopus ipsis ecclesiam sancti Concordii suae diocesis cum terra sufficienti ad hortum et officinas illis necessarias concesserit...”, Cum a nobis del 6 ottobre 1250: BERGER 4856.
38. S. ELPIDIO: 1226? : TORELLI IV, 272.
39. SAN GINESIO: CONCETTI S. Nic. 41.
40. SAN SEVERINO, diocesi di Camerino. Sommari del 1310 e 1317.
41. TERNI (Interamnum): ca. 1253. Il 27 gennario 1252 Papa Innocenzo IV ammonì i fedeli di Terni affinchè aiut***ero gli eremiti di Brettino che volevano fondare una casa nella loro città (Credentes firmiter, AA. V, 466) e il 25 maggio 1253 concesse una indulgenza a tutti coloro che li avessero aiutati nella costruzione della nuova chiesa e monastero che “fratres Eremitae Brittinenses de Interamno” stavano costruendo: Quoniam ut ait, AA V, 466. Gli altri documenti iniziali riguardanti questo luogo furono pubblicati da S. LOPEZ in AA. VIII, 212-216.
42. TORRE DI PALME (Turris Palmarum). Supra II, 141 e AUVRAY 986.
TREIA = Montechio.
43. VALMANENTE (Vallemanetanum). Nel 1238: “Berardus olim Ugolini Berardi, donavit fratri Glodio, priori heremitarum de Vallemanente montem cum silvis, vincis, terris et ortis ut aedificarent monasterium Valmanentis”: AA III, 428. Il monastero fu chiamato S. Maria in Sajano e fu costruito mille piedi fuori dalla città di Pesaro. Nel 1258 San Nicola da Tolentino, che era stato appena ordinato, fu ***egnato a questa casa ed ebbe qui la sua famosa visione del purgatorio. Nel 1454 il convento di Valmanente fu unito a Pesaro: AA III, 453. Il convento ha un eccellente storico in Luigi Zacconi, i cui MSS sono conservati nella Biblioteca Oliveriana n. 223, 436, 602. CONCETTI (S. Nicolao 62), che seguì le orme di Torelli ed altri nel cercare il vero Ordine Agostiniano, afferma che nulla può provare una connessione di Valmanente con i Brettinesi. Ma non c’è nulla che la contraddica. (supra II, 141).
44. VALLE DI PREDA (Vallis Petrae), S. Maria Maddalena: 1247. Questo monastero, precedentemente Benedettino, era situato sulle colline a sud-ovest di Bologna, fuori porta Zaragozza. I documenti menzionati nel testo (supra II, 135) sono Insinuarunt nobis del 17 luglio 1247 (E 170) e Dilecti filii del 7 dicembre 1249: E. 172. La decisione finale fu raggiunta con l’Oblata nobis ex del 2 dicembre 1253: BERGER 7097: “Quum prior et fratres domus sanctae Mariae Magdalenae de Valle Petrae, tunc Ordinis S. Benedicti, Bononiensis Diocesis, Ordini et domui Heremitarum de Brictinis uniri affectaverint...”.
45. VENEZIA (Venetia), S. Anna: 1242 (S. Stefano intra muros). L’11 gennaio, 1242 fra Giacomo di Fano “de ordine Heremitarum de Bramis (Brictinis)” comprò un pezzo di terra dove i frati costruirono la chiesa ed il monastero di S. Anna. Nel 1297 essi vendettero la loro proprietà a una comunità di suore, ma si spostarono in città solo nel 1304, dove essi costruirono S. Stefano: vedi Case dei Zanbonini. CORNER F., Ecclesiae Venetae IV (Venezia 1749) 252-257; F. P. ORIUNDI, La chiesa e il convento di S. Anna in Venezia (ibid. 1914) non ho potuto consultarlo.
[i]In appendice al lavoro di P. Roth, abbiamo aggiunto una ulteriore appendice con le ultime scoperte di documenti che permettono di far luce su questo convento.