Un legendario dei primi santi agostiniani (1326-1342)
Rudolph Arbesmann OSA

Un legendario dei primi santi agostiniani (1326-1342)

["A Legendary of early Augustinian Saints (1326-1342)"]

1966
13

DE FRATRE PETRO DE COLLEGONZI

 

DE FRATRE PETRO DE COLLEGONZI
(Fol. 53v) Oppido de Collegonzi Florentini districtus oriundus fuit frater Petrus, qui dei virtutibus ornatus ad summa merita pervenit. Cui dominus in arte scribendi et notandi inter alias gratiam dederat; (fol. 54r) cuius obsequium tam in antiphonariis (quam in) missalibus et aliis libris ecclesiasticis quasi totam Tusciam in suo ordine decoravit. Qui soli deo vacare disponens, in loco de Camerata in Senarum partibus ab ordine morari obtinuit. Cui etiam de speciali gratia soli(tariam vitam agere), quia locus a fratribus derelictus erat, fuit concessum; extra cuius septa (septam cod.) (non egrediebatur) nisi diebus communionis fratrum, quibus ad locum de Montec(c)iano ibidem prope ad sacram communionem veniebat. Qui etiam in nocte semper indutus super lignum solum pernoctabat, continue ieiunabat totumque continue divinum officium in notam cantabat. Cuius etiam cibus quasi de celo multipliciter erat. Corporaliter enim, quia apium vasa nutriebat, (ex) quarum mel et ceram pro cibo in legumina, quantum co(n)medebat, commutabat. Spiritualiter vero, quia solus existens non solum a fratribus ipsum visitatum (visitaturum cod.) euntibus, sed a nonnullis etiam secularibus magna cum multitudine cantare audiebatur; de quibus dubium esse non debet (quin) divinos spiritus ipsum fuisse visitantes. Quidam autem dominus castri de Montec(c)iano suum famulum ad fratrem Petrum pro aliquantulo mellis misit. Qui dum prope locum et oratorium fratris Petri venisset, multitudinem cantantium tam dulciter audivit, quod usque sero in eodem loco, ubi cantantes audiebat, permansit; quem suus dominus reprehendens, quod acciderat enarravit. Quidam barbitonsor dei famulo fratri Petro dentem extraxit infectum, quem repetenti, quia non parvam devotionem habebat in ipsum, dare negavit. Qui barbitonsor dictum dentem super suam filiam febricitantem cum magna devotione ponens, ad bonam sanitatem infirma devenit; quod dei famuli fratris Petri virtute evenisse (evenire cod.) convenit arbitrari. Alio etiam tempore frater Petrus dei amicus ad decrepitam corporis etatem ac ex corporis maceratione (fol. 54v) in nimiam debilitatem devenerat, in qua dominum nostrum Jesum Christum rogavit, ut, si ei quod carnibus vesceretur placeret, aliquo signo ostenderet. Et facta oratione ad dei servi pedes magna multitudo cuniculorum mansueta venit, et quod deum petiverat, videre obtinuit. Ipsi etiam transitum sui patris fratris venerabilis Augustini de Tarano (Terano cod.) dominus revelavit, sicut fratres, credentes sibi nova dicere, retulerunt. Ponendo namque huic operi finem, ut superius dixi, pauca im(m)o paucissima considerans que fecerunt de istis posui, sed hec pauca ad quandam devotionem necnon aliorum meliorum me (nec aliorum melior me non cod.), qui de istis et aliis nostris patribus melius noverunt, scribendi incitationem narravi. Quorum meritis et precibus nos adiuvare dignetur, qui est benedictus in secula seculorum.

 

Il nostro Anonimo Fiorentino ci fornisce alcuni nuovi dati su fra Pietro, amico del Beato Agostino Novello e del Beato Antonio di Monticiano[1]. Secondo lui, Pietro proveniva da Collegonzi, una piccola località nella bassa vallata dell'Arno, a poche miglia a nord di Empoli. La chiesa di S. Maria di Collegonzi apparteneva all'antica parrocchia di Greti, nella vecchia diocesi di Pistoia. E' elencata nei registri degli esattori delle decime papali per la diocesi di Pistoia nel 1296 e 1297[2]. Siccome Collegonzi era parte del territorio allora dominato da Firenze[3], Pietro é anche soprannominato "Petrus de Florentia" o "Petrus Florentinus" (Panfilo fol. 40v, 134v; Herrera 2.241). Egli é comunque meglio conosciuto come Pietro di Camerata. Questo soprannome viene da Camerata, un eremo nelle immediate vicinanze di Monticiano, a circa quindici miglia a sud-ovest di Siena[4], dove Pietro, col permesso dei suoi superiori, passò gli ultimi venti anni della sua vita come eremita (Vfr. p. 152). L'eremo, che era dedicato a S. Pietro Apostolo, esisteva certamente nel 1236. In quell'anno il comune di Monticiano donò due appezzamenti di terreno a un certo Ildebrando, priore dell'eremo, e a tutti i suoi successori, a patto che la proprietà non fosse mai venduta o alienata dai frati[5]. Circa nello stesso periodo un abitante di Monticiano, chiamato Martinaccio, lasciò in testamento[6] una certa somma di denaro ai canonici dell'antica parrocchia di Monticiano, ai Frati Eremiti di S. Antonio di Ardenghesca[7] e di S. Pietro di Camerata, all'ospedale di S. Maria della Scala di Siena ed alla antica parrocchia di Lustignano[8]. Nel 1250 il Priore dell'Eremo, un certo fra Paolo, partecipò al capitolo generale degli Agostiniani della Toscana nell'eremo di S. Salvatore di Cascina[9]. Quando, dopo la Grande Unione del 1256, gli Eremiti Agostiniani si stabilirono a Monticiano[10], Camerata fu ridotta a grancia del monastero di tale città. E’ elencata nei registri degli esattori delle decime papali della diocesi di Volterra nel 1302-1303[11] cioé, proprio negli anni in cui viveva là fra Pietro. Entro la metà del sec. XVII solo la chiesa dell'eremo era ancora in piedi. La costruzione che una volta conteneva gli alloggi dei frati era in uno stato di completa rovina[12]. Il santo eremita di Camerata sarebbe stato con ogni probabilità dimenticato completamente se non fosse stato per un episodio raccontato per la prima volta dall'anonimo autore della Vita beati Augustini Novelli 18 (AS, maggio 4.620)[13] e anche menzionato brevemente dal nostro Anonimo Fiorentino. Ci viene raccontato che, quando il Beato Agostino Novello stava morendo nell'eremo di S. Leonardo, i frati mandarono due frati da Pietro a Camerata, chiedendogli di venire ad assistere il B. Agostino nell'ora della sua morte. Pietro incontrò i due messaggeri fuori dal suo eremo e disse loro con voce singhiozzante: "Fratelli, non é necessario che io vada, poiché il nostro Padre Agostino é partito per la sua ricompensa in paradiso ed io ho raccomandato la sua anima a Dio". Al ritorno a S. Leonardo, i due frati appresero che Agostino Novello era morto proprio alla stessa ora in cui fra Pietro aveva annunciato loro la sua morte. Circa un secolo più tardi troviamo l'episodio arricchito in modo fantasioso. Mentre il resoconto originale menziona il dono profetico di fra Pietro solo in connessione con la morte di Agostino Novello, la versione data dal frate agostiniano e umanista, Andrea Biglia[14] accredita a Pietro la visione in spirito sia della morte del Beato Agostino Novello, che di quella di S. Nicola da Tolentino che si dice siano deceduti "alla stessa ora". La completa trascuratezza per l'ordine cronologico é ovvia. S. Nicola di Tolentino morì nel 1305 ed il Beato Agostino Novello nel 1309. Il nostro Anonimo Fiorentino racconta un'altra cosa interessante riguardo a fra Pietro. Secondo lui, Pietro era un abile copista che forniva i monasteri del suo Ordine in Toscana di "antifonari, messali ed altri libri ecclesiastici". La sua morte secondo la tradizione avvenne nel 1312 o 1313. La serie di episodi agiografici che abbiamo riportato, é seguita, sul fol. 54v - fol. 57v, da un'altra Vita intitolata "De fratre Johanne Bono de Mantua". Che questa Vita non sia dovuta alla penna del nostro Anonimo Fiorentino, é chiaro non solo dallo stile, completamente diverso, ma anche dalla dichiarazione esplicita del nostro autore, il quale alla fine del suo lavoro asserisce che ha seguito, al meglio delle sue capacità, il compito che si era prefisso e conclude la sua dichiarazione con la formula convenzionale usata dagli scrittori medievali (Quorum meritis et precibus nos adiuvare dignetur, qui est benedictus in secula seculorum). La Vita del Beato Giovanni Bono, che si trova nel manoscritto della Biblioteca Laurenziana, é identico a quello nelle Cronache di S. Antonino di Firenze (tit. XXIV, cap. XIII). I Bollandisti che riprodussero questo capitolo dalle Cronache di Antonino negli Acta Sanctorum[15], lo considerarono[16] un sommario fatto da Antonino derivato dal processo per la canonizzazione di Giovanni Bono ordinato da Papa Innocenzo IV e tenutosi negli anni 1251, 1252, e 1253-1254[17]. Tenendo conto che il metodo di Antonino era quello di copiare per esteso le sue fonti e spesso anche letteralmente[18], siamo piuttosto inclini a supporre che questo non sia un originale di Antonino, ma che fosse stato desunto da Antonino da alcune fonti precedenti sino ad ora sconosciute[19]. Il manoscritto Laurenziano (fol. 1r-fol. 63r) é senza dubbio una copia di una precedente raccolta di materiale agiografico e storico che tratta dell'Ordine degli Eremiti Agostiniani. Se lo scriba del manoscritto Laurenziano abbia trovato la vita di Giovanni Bono già in questa precedente raccolta o l'abbia inserita egli stesso dopo la "Vita brevis aliquorum fratrum heremitarum", non siamo più in grado di stabilirlo.

 


[1] Riguardo l'amicizia tra Pietro ed il Beato Antonio di Monticiano, vedi la breve ‘Vita’ di fra Antonio da Siena.

[2] GIUSTI e GUIDI, o. c., 1419, app.  crit. ; vedi anche REPETTI, Dizionario, o. c., 1.767.

[3] Per tale ragione il nostro autore scrive: "Oppido de Collegonzi Florentini districtus oriundus fuit frater Petrus".

[4] Camerata era anche conosciuta con il nome di “Pietra rondinaia” (TORELLI, 4.343; 5..333; REPETTI, Dizionario, o. c.,

3.5711.

[5] TORELLI, 4.343.

[6] Il documento era ancora usato da REPETTI (Dizionario, 3.570). Questi lo trovò nei depositi provvisori degli archivi dei monasteri soppressi a Firenze tra i documenti un tempo appartenuti al monastero Agostiniano dei SS. Pietro e Paolo di Monticiano. Non so dove si trovi attualmente. Oggi i documenti dell’archivio del monastero sono assai sparsi. L'Archivio di Stato di Siena possiede solo un inventario dei documenti, fatto al tempo della sopressione nel 1808: vedi Archivio di Stato di Siena, Inventario-Guida, o. c., 2.169.

[7] Riguardo all'eremo di Ardenghesca, vedi F. SCHNEIDER, Regestum Senense, o. c., p. LIss.

[8] L'antica parrocchia di Lustignano é elencata nei registri delle decime papali della diocesi di Volterra nel 1302-1303 (vedi GIUSTI e GUIDI, o. c., 3333).

[9] Riguardo questo capitolo, vedi nota 8.

[10] Per la prova documentaria vedi AS, Aprilis 3.841ss.

[11] GIUSTI e GUIDI, o. c., 3019.

[12] Vedi la descrizione contemporanea del luogo in AS, Aprilis 3.842.

[13] Giordano di Sassonia (Vfr. p. 152) copiò l'episodio quasi alla lettera.

[14] R. ARBESMANN, Ad Fratrem Ludovicum de Ordinis nostri forma et propagatione, in AA 28 (1965), p. 210ss.

[15] AS, Ottobre 9.746ss.

[16] Vedi ibid., p. 745.

[17] Vedi gli atti del processo di canonizzazione ibid. pp. 771-885, e il "Commentarium praevium" del Carpentier, ibid. pp. 693-746. Riguardo alla straordinaria personalità del Beato Giovanni Bono, si veda in special modo ELM, Italienische Eremitengemeinschaften, o. c., pp. 508-528; inoltre ROTH, Augustiniana 2 (1952) 123-132.

[18] Vedi J. B. WALKER, Le “Cronache” di S. Antonino. Uno studio storiografico (Diss., The Catholic University of America, Washington, D. C., 1933) pp. 53-100. Qui possiamo aggiungere che la fonte di Antonino sugli Eremiti di S. Agostino (tit. XXIV, cap. XIV), che Walker (p. 97, n. 157) non fu capace di identificare, è il Liber Vitasfratrum di Giordano di Sassonia 1.14 (Vfr. pp. 44-47) dal quale egli attinse quasi alla lettera.

[19] Vedi anche WALKER, Le "Cronache" di S. Antonino, o. c., p. 97, nota 157.