Un legendario dei primi santi agostiniani (1326-1342)
Rudolph Arbesmann OSA

Un legendario dei primi santi agostiniani (1326-1342)

["A Legendary of early Augustinian Saints (1326-1342)"]

1966
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DE FRATRE ANT(H)ONIO DE SENIS

 

DE FRATRE ANT(H)ONIO DE SENIS
(Fol. 50v) In civitate Senensi fuit reverendus frater Antonius cuius gloria in benedictione est. Qui (ut) suum in deo amicum, fratrem Petrum de Florentia, ibidem prope in loco de Camerata visitare veniens, (et) in nocte in loco de Montec(c)iano hospitatus est et, ut hospes erat et ignotus, ita ignorantibus fratribus et nescientibus nocte illa in domino obdormivit. Cuius sanctitas atque transitus sic innotuit. Quodam enim de dicto castro fratrum vicino cum uxore sua infirmante multi ei(s) servientes pro dicta infirmitate gravabantur. Quorum quidam illa nocte nimia occupatione gravati ad fenestram, de qua locus fratrum vide(ba)tur, se fecerunt et fratrum locum respicientes rnagnum luminare celum tangens de eo exire viderunt. Qui excitantes tam infirmos quam totam familiam, ut rem mirabilem viderent, vocaverunt. Quorum nonnulli totum locum igne cremari estimati (extimati cod.) sunt, sed limpidius respicientes quod erat arbitrati sunt, scilicet, ut aliquis, cuius sanctitas et virtus tangerent celos, ibidem adsisteret. Quod ipsi qui infirmabantur nutu dei credentes meritis sancti, cuius luminare videbant, de eorum infir (fol. 51r) mitate cum magna devotione se commendaverunt et statim a vinculo infirmitatis sunt liberati. Qui sollicite curn rnultis ad locum fratrum venientes narraverunt mirabilia domini que evenerant, scilicet, quomodo luminare celum tangens viderant, et estimationem (extimationem cod.) sancti, quam habuerant, cuius meritis erant liberati, et ideo predictum sanctum videre requirebant. Ad quorum adven(c)tum stupentibus fratribus sanctum hospitem, fratrem Ant(h)onium expirasse invenerunt. Infirmitas autem predictorum advenientium antea ipsis fratribus ignota non erat. Quidam Senensis a quodam de dicto castro de Montec(c)iano vulneratus in spatulis graviter fuit, de cuius vulneris lesione de morte viri dubitabatur; sanguis enim vulneris totus intra ad interiora confluxerat. Dictus vero vulneratus audiens tanta mirabilia per sanctum operari magna cum devotione suis precibus se commendavit et, si liberaretur, unam tabulam magnam sue picture ad suum promisit honorem. Qui facta recommendatione et voto liberum se invenit et quod voverat sollicite adimplevit. Corpus insuper venerabile dicti sancti usque in hodiernum diem tam recens perseverat et integrum et tanta odoris fragrantia redolet, quod, si aliud de eo non appareret, merito deberet ab omnibus sanctus haberi. Nihilominus dominus multa et quasi innumera (signa) pro eo continuo operari dignatur, sicut in dicto loco de Montec( c)iano ostenditur.

 

Il nostro Anonimo Fiorentino non é stato il solo tra i primi autori a narrare la santa vita del Beato Antonio da Monticiano e i miracoli fatti per sua intercessione. Un'altra Vita Latina, composta per le letture dell'Ufficio Divino, fu trovata da L. Torelli in un lezionario in pergamena appartenente al monastero Agostiniano di Monticiano. Torelli ne mise una copia a disposizione dei Bollandisti che pubblicarono il testo negli Acta Sanctorum. Assieme alla Vita, Torelli inviò anche alcune note sulla storia del monastero Agostiniano di Monticiano e del vicino eremo di Camerata[i], scritte circa venti anni prima dal frate agostiniano Giovanni Battista Pizzichini da Monticiano[ii]. Sia la breve Vita scritta dal nostro Anonimo Fiorentino che la lunga Vita composta per essere usata nell'Ufficio Divino, contengono solo gli elementi didascalici convenzionali dell'agiografia medioevale, quindi sono principalmente legate ai miracoli fatti dopo la morte del Beato Antonio.  L'unico fatto degno di nota che essi hanno registrato a suo riguardo, é il suo grande desiderio di conversare con un altro santo eremita, Pietro da Camerata[iii]. Secondo la Vita più lunga, il Beato Antonio si incamminò per visitare Pietro, ma si ammalò gravemente lungo la strada. Ma dopo una preghiera fervente fu miracolosamente guarito e in grado di raggiungere lo scopo del suo viaggio. L'autore si dilunga considerevolmente sulla descrizione dell'incontro dei due santi che egli paragona all'incontro tra S. Antonio e S. Paolo "il primo eremita" agli inizi della storia dell’ascetismo cristiano[iv]. Ciò che avviene dopo l'incontro è riassunto in una frase "Post multa aeternae vitae colloquia B. Antonius Deo gratias agens, reversus est in Monticianum ibique se Deo commendans et dicens: 'Nunc dimittis servum tuum in pace', a Domino visitatus est corporali infirmitate; qui eam alacriter et patienter suscipiens, vocatus a Domino in pace quievit".  D'altro canto nel resoconto del nostro Anonimo Fiorentino, l'incontro dei due santi frati é appena accennato, ma viene dato sfogo all'immaginazione nella descrizione dei miracoli che accompagnarono la morte di Antonio e rivelarono la sua vera identità e santità ai confratelli nel cui monastero in Monticiano egli era apparso come un insignificante sconosciuto. Sebbene questi due antichi racconti ci dicano abbastanza poco circa la storia reale del Beato Antonio, essi ci danno un'immagine piuttosto precisa dell'ambiente in cui vennero scritti, dell'idea che questi gruppi avevano della vocazione monastica e della santità, e del tipo di vita che vi si conduceva. Sotto il ricamo della leggenda, possiamo ancora riconoscere il semplice santo frate che visse nella tradizione della pietà e santità così caratteristiche dei movimenti eremitici della Toscana e che dopo la sua morte divenne oggetto di venerazione nella piccola città di Monticiano[v]. Senza offrire prove documentarie, i successivi autori agostiniani[vi] fecero del Beato Antonio un membro della nobile famiglia Senese dei Patrizi. Siccome Antonio era contemporaneo di Pietro da Camerata e morì prima del suo amico, la cui morte, secondo la tradizione, avvenne nel 1312 o 1313, possiamo accettare il suggerimento di Torelli (5.321) che colloca la sua morte attorno all'anno 1311.

 


[i] Su queste due case Agostiniane, vedi più avanti la breve Vita di fra Pietro da Collegonzi.

[ii] Vedi l'introduzione alla Vita dei Bollandisti in AS, 3 Aprilis, 841ss. Il testo della Vita si trova ibid. p. 842ss. Unito alla Vita c'e una appendice che tratta la venerazione al santo frate (ibid. pp. 843-845). Riguardo a Fra Giovanni Battista Pizzichini, vedi anche Torelli 5.323.

[iii] Su fra Pietro da Camerata, vedi più avanti la breve Vita di fra Pietro da Collegonzi.

[iv] Vedi Vita Pauli di S. Girolamo 7-16 (PL 23.22-271).

[v] Su questa venerazione, vedi HERRERA, 1.9; TORELLI, 5.323-325; LANDUCCI, Sacra Ilicetana Sylva, o. c., p. 83; AS, Aprilis 3.843-845.

[vi] TORELLI, 5.321; LANDUCCI, Sacra Ilicetana Sylva, o. c., p. 83.