Rudolph Arbesmann OSA
["A Legendary of early Augustinian Saints (1326-1342)"]
1966
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DE FRATRE CLEMENTE QUI FUIT GENERALIS
Il Beato Clemente è conosciuto come Clemente da S. Elpidio o Clemente da Osimo. Entrambi i luoghi sono legati a un periodo della sua vita. Il primo riguarda la sua nativa S. Elpidio, un paese della Marca di Ancona, il secondo lo collega a Osimo (l’antica Auximum), città non lontana dal suo luogo nativo e dove egli pare abbia avuto un prolungato soggiorno all’inizio della sua vita di religioso. Gli storici medioevali dell'Ordine, oltre a sottolineare i tratti particolari del carattere di Clemente, si accontentarono di narrare alcuni eventi che ebbero luogo mentre ricopriva l’ufficio di priore generale, senza dare comunque precise date cronologiche relative al periodo del suo incarico. Nei loro resoconti non viene fatta menzione della sua nascita, della sua famiglia, della sua educazione e della sua carriera nell'Ordine prima che fosse eletto priore generale. La prima informazione su di lui si trova nel Tractatus de origine et progressu ordinis fratrum heremitarum di Enrico di Friemar (p. 113ss). L'informazione‚ molto concisa, consiste in due brani. Il primo di questi caratterizza Clemente come uomo di straordinaria bontà, devozione e avvedutezza; il secondo narra della sua morte in santità ad Orvieto e dei miracoli che accaddero nel monastero agostiniano quando fu esposto il suo corpo. Ogni epoca ha una sua scala di valori. Così non dobbiamo trovare troppo sorprendente che anche il nostro Anonimo Fiorentino, come d’altra parte Enrico, sia meno interessato al ruolo storico dei suoi soggetti che alla loro vita esemplare. Infatti inizia il suo profilo con un breve panegirico della santa indole di Clemente e lo conclude narrando le miracolose guarigioni compiute per sua intercessione immediatamente dopo la sua morte. Considerando che Enrico di Friemar aveva personalmente conosciuto Clemente, dobbiamo dispiacerci che egli si sia limitato a così poche annotazioni. Ad esempio non annota il fatto che Clemente, assieme ad Agostino Novello, abbia compiuto un’importante opera nel preparare le Costituzioni dell'Ordine. Anzi non vi allude nemmeno, neanche quando menziona il capitolo generale di Ratisbona (1290), nel quale queste Costituzioni ricevettero l'approvazione finale[i]. Racconta invece di essere stato testimone di alcuni miracoli compiuti da Clemente durante la sua permanenza a Ratisbona. Giordano di Sassonia, che sembra maggiormente apprezzare i valori storici, riconosce a Clemente il grande merito di questa realizzazione, presentando anche una storia concisa delle Costituzioni[ii]. D'altronde egli sembra incapace di portare alla luce dettagli più precisi e si dovette accontentare di ripetere pressochè alla lettera i due passaggi del trattato di Enrico[iii]. Ambrogio da Cori[iv] riassume a sua volta in maniera molto concisa il resoconto fatto da Giordano. Nemmeno i lavori dei successivi storici agostiniani contengono alcun dato relativo alla vita e alla carriera di Clemente prima della sua elezione a priore generale[v]. Essi danno le date precise dei due periodi dell'ufficio di Clemente (1271-1274;1284-1291) e registrano la data della sua morte (8 aprile 1291); elencano anche molti monasteri fondati durante il suo incarico, e menzionano il suo contributo agli sforzi missionari di Papa Nicola IV[vi]. Esiste tuttora la stessa strana incertezza circa la prima parte della vita di Clemente. Nessun documento è venuto alla luce dal quale si possa conoscere la data della sua nascita, l'ambiente sociale nel quale nacque, la ragione per la sua scelta di entrare in un Ordine religioso, la data della sua ammissione all'Ordine degli Eremiti Agostiniani, i suoi studi, e la sua attività fino all'anno 1271[vii]. La fonte primaria per la sua conoscenza consiste in un piccolo numero di documenti che possediamo solo per gli anni durante i quali Clemente fu priore generale. Inoltre quasi tutti questi documenti appartengono al secondo periodo del suo ufficio, come si può vedere dalla lista seguente.
1. Una lettera, datata 9 luglio 1272, nella quale Clemente accetta il lascito di un certo "Brosius quondam Michaelis" che, nelle sue ultime volontà, aveva lasciato all'Ordine due lotti di terreno nelle vicinanze di San Gimignano (uno "in villa de Rac(c)iano", l'altro "in villa S. Luciae"), a condizione che in uno fossero edificati un convento e una chiesa. Clemente scelse Racciano come luogo per la nuova fondazione[viii].
2. Una lettera, [da Brettino] datata 22 [23] agosto 1272, nella quale Clemente concede ai membri della confraternita di S. Maria Maggiore di Pesaro ("confraternitas Beate Marie maioris Pensauriensis ecclesie") di usufruire dei benefici spirituali di tutte le preghiere, messe e meriti dell'Ordine[ix].
3. Gli atti del capitolo generale di Orvieto (1284), Firenze (1287) e Ratisbona (1290)[x].
4. Un documento, datato 28 agosto 1285, dal quale conosciamo che la curia episcopale di Parigi vendette un pezzo di terreno a Chardonnet (Cardinetum), fuori le mura della città, agli Agostiniani, dando loro allo stesso tempo il permesso di erigervi una casa del loro Ordine con una chiesa e un cimitero. La proprietà fu venduta "fratri Juvenali vicario Parisiensi religiosi viri fratris Clementis prioris generalis fratrum Heremitarum Ordinis S. Augustini ementi vice et nomine dicti prioris et tocius Ordinis"[xi].
5. Una lettera, datata 16 gennaio 1288, nella quale Clemente proibisce a tutti i frati di passare ad un altro ordine senza il suo permesso[xii].
6. Una lettera, datata 28 maggio 1290, e indirizzata a Enrico di Roteneck, Vescovo di Ratisbona nella quale Clemente ringrazia il prelato per i molti benefici che aveva acccordato agli Agostiniani, specialmente durante il capitolo generale del 1290. Clemente ricambiò con un dono di natura spirituale: l’affiliazione di Enrico all'Ordine, una messa da celebrarsi subito secondo le sue intenzioni in tutti i conventi dell'Ordine, una messa di anniversario che si sarebbe celebrata dopo la sua morte nelle tre case agostiniane situate nella diocesi di Enrico, cioè nei monasteri di Ratisbona, Schönthal e Seemannshausen. Dalla lettera veniamo a conoscere che Clemente aveva compiuto simili gesti di gratitudine verso altri benefattori, il principale di costoro era Ludovico Duca di Baviera, che sarebbe divenuto Re di Germania e Imperatore Ludovico (IV) il Bavaro[xiii].
7. Un documento, datato [da Orvieto] 21 ottobre 1290, nel quale Clemente nomina due frati (fra Fino da Pisa e fra Luca Sigismondi da Pisa) ad agire come procuratori nell'interesse suo e dell'Ordine nella vendita di sette eremi dell’Ordine appartenenti alla provincia toscana di Pisa, a condizione che il ricavato fosse usato a favore del nuovo convento dell'Ordine entro le mura di Pisa[xiv].
8. Una registrazione negli atti del capitolo generale di Siena del 1295. Il capitolo conferma le disposizioni fatte da Clemente nella sua funzione di priore generale in favore delle suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena in Orvieto[xv]. La lettera ufficiale di Clemente, a cui si riferisce la registrazione, deve essere stata promulgata dalla cancelleria dell'Ordine tra l'agosto 1290 e l'aprile 1291[xvi].
9. Una lettera finora inedita di Clemente, datata 21 maggio 1290, sulla quale richiamò la mia attenzione Padre Francis Roth, ben informato al di là di tutte le fonti stampate sugli inizi della storia dell'Ordine. La lettera, indirizzata a Richer, decano di S. Teobaldo di Metz, è conservata nell’Archivio Dipartimentale de la Moselle in Metz[xvii]. Il sigillo e le cordelle sono scomparsi. Nella lettera Clemente esprime la sua profonda e sentita gratitudine per la generosa assistenza che Richer aveva dato alla casa agostiniana di Metz[xviii] e conferma la decisione capitolare di quella casa, di offrire una messa quotidiana secondo le intenzioni di Richer durante la sua vita e una solenne messa da Requiem annuale dopo la sua morte. Egli aggiunge poi un suo dono spirituale: l’affiliazione di Richer all'Ordine. La lettera dice così:
Venerabili viro in Christo sibi quam plurimum dilecto domino Richero, decano ecclesie Sancti Theobaldi de Metis, Frater Clemens, Generalis prior fratrum Heremitarum Ordinis Sancti Augustini; salutem et orationes in Domino. Si membra corporis naturalis se invicem fovent et sibi invicem subsidia subministrant, ordo rationis exposcit, ut multo magis ipsi fideles, qui sunt membra corporis mystici, se invicem foveant et sibi invicem debeant auxilia impertiri, cum uniuscuiusque singularis persone sit tanta fragilitas, quod ex calliditate antiqui hostis multipliciter impugnata vix subsistere valeat, nisi orationibus fidelium adiuvetur. Hinc est quod, cum prior et fratres conventus Metensis nostri ordinis vestram devotionem quam habetis ad ipsos et ad ordinem unanimiter advertentes devote et pie duxerint ordinandum, quod pro salute vestri hominis utriusque, quamdiu vixeritis, de beata virgine unam missam cotidie celebrarent, post depositionem autem vestri corporis de Requiem in vestre anime salutare remedium die qualibet in perpetuum se optulerint cantaturos, huiusmodi devotum donum et piam ordinationem in caritate factam ex certa scientia confirmamus. Insuper quia multiplicatis intercessoribus multa bona proveniunt a deo, bonorum omnium largitore, omnium missarum, orationum, officiorum, ieiuniorum, vigilarum, abstinentiarum, psalmodiarum, ciliciorum ac etiam ceterorum omnium bonorum, que per dei gratiam in nostro ordine fiunt et in posterum fient, vos participem facimus et consortem. Addentes autem de gratia speciali quod, cum vester obitus, quem in suo conspectu deus faciat gratiosum, nostro fuerit generali seu provinciali capitulo nuntiatus, id pro vobis devote fiet, quod pro nostris defunctis fratribus in communi fieri consuevit. In quorum omnium testimonium et munimen sigilla nostri ordinis et nostri officii nec non et fratris Egidii romani professoris theologyce facultatis ac etiam prioris provincialis provincie Francie[xix] priorisque romani[xx] et prefati prioris conventusque Metensis dicti ordinis duximus apponenda. Datum in capitulo nostro Generali celebrato Ratisbone in Pentecosten, Anno domini Millesino CC nonagesimo.
A questi documenti dobbiamo aggiungere le Costituzioni dell'Ordine alla cui revisione finale Clemente lavorò instancabilmente assieme ad Agostino Novello[xxi]. Anche se scarse, queste fonti ci permettono di avere un’idea chiara delle doti di Clemente. Padre Roth, al quale dobbiamo un concisa descrizione del lavoro di Clemente come priore generale[xxii], non esita a chiamarlo il più grande tra i priori generali nel periodo formativo dell'Ordine, perchè fu lui principalmente a saldare gli elementi etereogenei, con cui l'Ordine era stato formato attraverso la Grande Unione del 1256, in un corpo unico in spirito ed azione come pure nell'aspetto esteriore. Clemente senza dubbio possedeva le qualità richieste per questo compito. Esse non poterono emergere durante il suo primo periodo di generalato a causa della schiacciante personalità del primo cardinale protettore dell'Ordine, Riccardo Annibaldi. Egli si impegnò durante il secondo periodo più energicamente per realizzare il grande scopo della sua vita, così bene espresso nella prima frase degli atti dell'ultimo capitolo generale che egli presiedette a Ratisbona nel 1290: "Diffinimus quod Ordo noster sit uniformis"[xxiii]. Egli salvaguardò l'unità intellettuale dell'Ordine per mezzo di un decreto del capitolo generale di Firenze nel 1287, che proclamava le dottrine di Egidio Romano come le uniche ufficiali dell'Ordine. Al fine di stabilire una attività uniforme, egli espressamente e con decisione promosse la fondazione di nuove case nelle città dove i frati potevano dedicarsi al lavoro pastorale, il nuovo compito affidato all'Ordine e non esitò nemmeno a vendere i vecchi eremi e ad usarne il ricavato per il completamento e lo sviluppo delle fondazioni urbane[xxiv]. Per provvedere ad una uniformità nella vita liturgica, pubblicò un Cerimoniale da usarsi in tutti i monasteri dell'Ordine[xxv]. La revisione delle Costituzioni completò il lavoro che fu lo scopo della sua vita. Fu il ricordo delle qualità di Clemente come leader - la sua prudenza e ponderazione, la sua paterna e sollecita benevolenza e il lavoro infaticabile - che i primi cronisti dell'Ordine cercarono di trattenerne il ricordo nei loro resoconti. Essi non erano tanto interessati alle cose che aveva fatto, quanto all'ideale che aveva illustrato nel corso della sua vita. Il Medio Evo richiedeva di conoscere questo aspetto, mentre noi vogliamo che la vita di un santo prima di tutto sia una biografia. E' da questo punto di vista che dobbiamo interpretare la narrazione del nostro Anonimo Fiorentino. Nel menzionare gli sfibranti viaggi per le visite ufficiali di Clemente, egli non ci fornisce date precise o nomi delle case che aveva visitato[xxvi], ma si accontenta di affermazioni generali: "Prior generalis existens totum ordinem pedester circumiens visitavit", e poi aggiunge una lode enfatica alla paterna sollecitudine mostrata durante le sue visite. Dobbiamo ragionevolmente presumere che Clemente abbia visitato anche un certo numero di case nelle province ultramontane dell'Ordine. Il suo soggiorno in Francia e Germania, dove egli intervenne rispettivamente al Secondo Concilio di Lione (1274) e al capitolo generale di Ratisbona (1290), gli diedero l'opportunità di rendersi conto delle condizioni delle fondazioni transalpine dell'Ordine. Sebbene io non sia a conoscenza di alcuna prova documentaria, vorrei richiamare l'attenzione su una annotazione del MS 2083 della Bibliothèque du Musée Calvert d'Avignon, fol. 67v, secondo la quale Clemente visitò il monastero Agostiniano di Avignone nel 1270: "1270. visite. Clément de Auximo, III général de l'ordre des Augustins, visite le couvent d'Avignon (Ms. de Suarès, Avenio Christ. f. 177. Archives des Augustins)". Dai riferimenti dati veniamo a sapere:
1. che la fonte diretta della nota nel MS 2083 era Avenio Christiana, fol. 177, un lavoro su Christian Avignon di Suarès, conservato in MS 1648 nella Bibliothèque Nationale di Parigi;
2. che la fonte di Suarès a sua volta consisteva in un qualche documento dell’archivio del monastero agostinuiano di Avignone. L’archivio di questa casa, ora negli Archives Départementales de Vaucluse di Avignone, hanno sofferto pesanti perdite, e non é più possibile trovarvi alcuna prova documentaria di una visita di Clemente ad Avignone. La data (1270) causa alcune difficoltà, poichè il primo periodo del generalato di Clemente andò dal 1271 al 1274.
[i] Sulla storia di queste Costituzioni, chiamate di Ratisbona, vedi F. ROTH, A History of the English Austin Friars, in: Augustiniana 14 (1964) 163-166. Esse restarono in vigore fino a che Girolamo Seripando, il grande priore generale del periodo Tridentino, pubblicò le nuove Costituzioni che, con una lettera accompagnatoria di Seripando, datata 1 aprile 1551, furono pubblicate "Romae, apud Antonium Bladum, Impressorem Cameralem, Anno Domini M.D.L.I". Per una descrizione dell'edizione vedi AA. 2.84-88; la lettera di Seripando‚ ristampata ibid. pp. 32-35. Vedi anche H. JEDIN, Girolamo Seripando 1 (Würzburg 1937) 232.
[ii] Vfr. pp. 174-176.
[iii] Vfr. p. 93ss.
[iv] CORIOLANO fol. 104v. Vedi anche il suo elenco dei santi agostiniani sul fol. 11v: “Secundus fuit beatus Clemens de Urbe Veteri homo inexplicabilis sanctitatis”.
[v] (nota del traduttore): In verità dopo questo lavoro di P. Arbesmann sono state trovate delle carte riguardanti il beato Clemente prima della sua elezione a Generale, quando era Provinciale delle Marche. Vedi C. PIERUCCI, Carte agostiniane (1249-1291) tra le carte di Fonte Avellana, in AA. 36 (1973), pp. 205-245). Inoltre l’ultima biografia sul beato Clemente e di C. ALONSO, Beato Clemente agostiniano, Tolentino 1991.
[vi] Vedi PANFILO fol. 31r-v, 32v-33v; CRUSENIO pp. 135ss., 138-140; TORELLI 4.754, 787ss; 5.32, 91ss., 120-129. Lo stile prolisso di Torelli è ingannevole. Il suo resoconto su Clemente copre circa nove pagine in folio (5.120-129) senza offrire maggior materiale storico di Panfilo e Crusenio.
[vii] TORELLI (5.125) menziona la tradizione leggendaria, tenuta in vita specialmente nella provincia della Marca di Ancona, secondo la quale fu un sermone di Clemente che portò S. Nicola di Tolentino all'Ordine degli Eremiti Agostiniani.
[viii] La lettera fu pubblicata da S. LOPEZ, Chartularium (n. 8 supra) pp. 11-13. La storia della casa di Racciano può essere ricostruita dai documenti pubblicati da LOPEZ, ibid. pp. 7-13, 18-40, 159, 161. Anche se la casa incontrò dall'inizio gravi difficoltà a causa della scarsezza delle entrate, la fondazione risultò provvidenziale, perché fu da questo luogo che i frati Agostiniani si stabilirono pochi anni dopo (1280) entro le mura di San Gimignano. Racciano divenne una ‘grancia’ del convento di Sant'Agostino in città e fu infine abbandonata.
[ix] Pubblicata da S. LOPEZ, AA 8.291ss.
[x] Pubblicati in AA 2.251-254; 274-277; 291-297.
[xi] Pubblicato da H. DENIFLE, Chartularium Universitatis Parisiensis 1 (Parisiis 1889) 637ss.
[xii] Pubblicato da E. JACOBS, Urkundenbuch der Deutschordens-Commende Langeln und der Kloster Himmelpforten un Zaterler in der Grafschaft Zernigerode (Geschichtsquellen der Provinz Sachsen. Bd. 15), Halle 1882, pp. 115-116.
[xiii] Pubblicato da T. RIED, Codex chronologico-diplomaticus Episcopatus Ratisbonensis 1 (Regensburg 1816) 636 f. Al tempo di Ried il sigillo di Clemente era ancora intatto.
[xiv] Pubblicato da S. LOPEZ, AA 8.292-295.
[xv] Vedi gli atti di questo capitolo in AA 2.372.
[xvi] Riguardo questa data, vedi ibid. p. 372 n.5 e AA 8.137 n. 1.
[xvii] Il documento (pergamena), che misura mm 305 x 202, porta la sigla G-1791 n°12.
[xviii] Gli Eremiti Agostiniani si stabilirono in Metz agli inizi del 1267. Il loro nome appare nel rôle de ban (Bannrolle) di quell'anno, contenente registrazioni sul cambio di proprietà fondiarie. Vedi K. ZICHMANN, Die Metzer Bannrollen des dreizehaten Jahrhunderts, 4 parts, Metz 1908-1916 (Gesellschaft fur lothringische Geschichte und Altertumskunde. Quellen zur lothringischen Geschichte, voll. 5-8), parte 1 p. 128, n. 199: "Hanrias, li filz Jenin lo lavour, p.b. (prant ban) sus tel partie come ses freres avoit en tout l'eritaige son peire, qu'il at acquasteit as freres de S. Augustin, parmeis tel cens com il en doit". Nel 1288 i frati iniziarono ad erigere un nuovo monastero alla porta di St. Thiébault (S. Teobaldo). Il Canonico Richer evidentemente li aiutò nella costruzione, dopo che essi avevano acquistato un giardino da un certo Jaikemin Baizin. Vedi ZICHMANN, Die Metzer Bannrollen, part 2, p. 234, nr. 406: "Li prious et li covans des Augustins prannent b. sus lou gerdin ke fut Jaikemin Baizin ke siet daier lour maxon meymes, antre lai porte S. Thiebaut et lai porte de Chaiureirue, k ' il ont acquasteit a Jaikemin desus dit, parmei IIII lb. de mt. de cens, et a. c. l. e. an l'a. l. d.”. I documenti dell’archivio della casa agostiniana di Metz, ora negli Archives Départementales de Lorraine in Metz, iniziano solo dall'anno 1610. I documenti prima di quella data sono andati distrutti (vedi Inventaire sommaire des Archives Départementales de Lorraine, Metz 1895). Riguardo alla casa agostiniana di Metz, vedi anche R. Z. EMERY, The Friars in Medieval France. A Catalogue of French Mendicant Convents, 1200-1550, New York e Londra (Columbia University Press) 1962, p. 95.
[xix] Il nome del provinciale nel 1290 è sconosciuto. Un fra Giovanni era provinciale nel 1292, quando i canonici di Châlons-sur-Marne dettero il loro consenso ad una fondazione agostiniana nella loro città (Archives Départementales de la Marne, H. 518: Fonds de l'Abbaye St. Pierre-aux-Monts).
[xx] Il priore provinciale della provincia Romana al capitolo generale di Ratisbona era fra Bernardino da Orvieto (vedi AA 2.273).
[xxi] Die Augustiner-Generale des 13. Jahrunderts, in Cor Unum 9 (1951) 20ss., 43ss.
[xxii] AA. 2.291.
[xxiii] AA. 2.275.
[xxiv] Vedi il documento n. 7 citato sopra.
[xxv] Su questo "Ordinarium compositum a sancte memorie fratre Clemente olim generali nostro", vedi AA 3.79; 15.181ss.
[xxvi] La visita di Clemente all'eremo di Rosia è menzionata incidentalmente in uno degli exempla.