Conclusione
Gentilissimi uditori, detta anche quest’ultima parola, che reputavo necessaria, credo di poter formulare queste conclusioni:
1 - È molto verosimile che le reliquie di S. Agostino siano state portate in Sardegna quando furono esiliati i vescovi e gli ecclesiastici nel 507-508. Mentre gli esiliati erano a Cagliari risulta che diversi cristiani da Cartagine venivano a Cagliari per vedere Fulgenzio e gli altri esiliati, per rendersi conto della loro situazione e riferirne poi in patria. Questo avveniva nel primo periodo dell’esilio. La vita di S. Fulgenzio ne parla in modo esplicito. La fama degli esiliati - dice il testo - perveniva in Africa e a Cartagine: "Haec fama per dies singulos crescens, Carthaginensis quoque Ecclesiae populos ad majora gaudia provocabat, et certissimis testibus ex illa provincia venientibus beatum Fulgentium commendabat absentibus" (Ferrando, cap. XX, n. 43). Ma dalla verosimiglianza - dalla occasione che sembrava la più favorevole - gli storici delle nostre cose, invece di basarsi esclusivamente su documenti certi sono passati a rifugiarsi su documenti criticamente non probanti, come la lettera di Pietro Oldradi e le false pergamene d’Arborea.
2 - Le reliquie di S. Agostino furono certamente in Sardegna e poi da Liutprando trasferite a Pavia.
3 - La città di Cagliari non viene nominata; ma se c’è una città che può vantare di aver posseduto le spoglie di S. Agostino questa è propria Cagliari.
I contatti fra l’Africa, da cui dipese la Sardegna, sotto i Bizantini e sotto i Vandali, e la città di Cagliari furono continui. Il fatto stesso che un gruppo di esiliati in Sardegna dal re Trasamondo, li troviamo con S. Fulgenzio a Cagliari (Vita Fulgentii) favorisce, a prescindere dalla data e dai modi, la traslazione del corpo di S. Agostino a Cagliari. Aggiugiamo che nessuna località sarda ha mai vantato di aver avuto le reliquie di S. Agostino; e nessuna di esse ha una presenza di religiosi agostiniani come Cagliari, che li ricorda sin dal 1421 (Martini, III, pag. 458-459): i conventi delle altre città sorsero dopo. A completare il ragionamento, in favore di Cagliari, si aggiunga il fatto che i Saraceni invadevano più facilmente le coste meridionali sarde, fra le quali quelle del golfo di Cagliari, posta di fronte all’Africa.
Fatte queste necessarie precisazioni, non mi resta che congratularmi con tutti quanti hanno organizzato e voluto queste conversazioni. E mi auguro che il culto e la devozione dei cagliaritani per S. Agostino, manifestati nell’antica chiesa di Stampace (oggi c’è la cripta al Largo Carlo Felice n. 12) e in questa più recente di via Baylle, continui con rinnovato slancio e fervore ad opera del gruppo volitivo di Villanova, animati e guidati dal giovane sacerdote Don Vincenzo Fois, bramoso di creare di questa chiesa un centro di devozione e di cultura per tutto il popolo. L’iniziativa è ottima: ai cuori generosi alimentarla e aiutarla e a S. Agostino proteggerla e benedirla efficacemente.