La traslazione di Sant’Agostino dall’Africa a Cagliari
Luigi Cherchi

La traslazione di Sant’Agostino dall’Africa a Cagliari

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La traslazione dalla Sardegna a Pavia

 

Ammessa l’ipotesi del P. Agostino De Romanis, per le sue ragioni storiche e critiche, poco tempo restarono in pace le sante reliquie in terra sarda. Gli antichi cagliaritani hanno scritto nella cripta di S. Agostino, Largo C. Felice, che ivi riposarono le ossa del Santo per CCXXI anni. Il conto è presto fatto. Il Baronio fissava la prima traslazione all’anno 504; comunemente si fissava la seconda traslazione - dalla Sardegna a Pavia - nel 725: 725 sono esattamente CCXXI anni.

Ma anche la data del 725 non è esatta. Seguiamo per un momento i fatti storici.

Nell’anno 710 (buona stagione del 711: 92 dell’Egira = Motzo, L’attività..., pag. 88), gli Arabi fecero una grande scorreria in Sardegna e in Spagna. Tutto era preparato da Musa Ibn Nusair, con 7000 uomini, perché mirava alla conquista della Sardegna; e le spedizioni durarono alcuni anni (Motzo, L’attività... pag. 88). Altre incursioni veramente minacciose vennero poi fatte nel 735, proprio nell’anno in cui morì lo storico Beda. Dietro queste spedizioni il re Liutprando, che aveva iniziato il suo regno con ottimi rapporti con il Papa di Roma, nei suoi primi 14 anni (Motzo, dal 712, anno primo del suo regno, sino al 726) condusse una politica di relativa pace (non mancarono le battaglie): riordinò lo stato, creò una cappella palatina, eresse chiese e conventi, occupò (più tardi) e restituì al Papa il territorio di Sutri (nel Lazio) che divenne come il nucleo del futuro Stato Pontificio (Enc. Ital, Augusto Lizier; anche Enc. Catt.: Innocenzo Giuliani alla voce "Liutprando").

Nel 726, essendo scoppiata in modo violento la lotta iconoclastica (distruzione delle immagini sacre) nell’Esarcato di Ravenna, sferrò una guerra senza quartiere (Motzo, Lizier, Giuliani) contro i Bizantini che lo dominavano. Tutto questo ci dice che Liutprando - non si sa come ne venisse informato - avendo saputo del pericolo che correvano le spoglie mortali di S. Agostino, le riscattò e le portò a Pavia, che era diventata la capitale del regno. In quele anno? Nel 725?

Il Motzo ritiene che ciò avenne nel periodo detto "pacifico" del re Longobardo: cioè fra il 712 e il 720 (pag. 88); c’era anche un motivo politico - dice il Motzo : il re aveva paura che la Sardegna e la Corsica potessero cadere (o le credeva già cadute?) in mano araba. Fu pure questo motivo a spingerlo ad agire subito (Motzo, pag. 90).

La notizia il Beda la scrive nell’anno "VIIII" di Leone III Isaurico, che corrisponde all’anno 724-725 (Motzo, L’attività guerriera ... pag. 87). Sotto la stessa data parla anche dell’assedio di Costantinopoli, avvenuto però negli anni 717-718 (Motzo, o.c. pag. 87). Poi prosegue col testo che abbiamo letto e che rileggiamo per comodità di tutti: "Liutprandus audiens quod Sarraceni depopulata Sardinia etiam loca foedarent illa, ubi ossa Sancti Augustini episcopi, propter vastationem barbarorum olim translata et honorifice fuerant condita, misit et dato pretio accepit et transtulit ea in Ticinis (Pavia) ibique cum debito tanto patri honore recondidit" (Ed. Momnsen, in M. G. H. Scriptores antiquissimi, XIII, III, pag. 321).

Dal testo del Beda dobbiamo trarre questa conclusione: egli scriveva nel 724-725, ma la traslazione delle ossa del grande Santo è avvenuta certamente anni prima, come l’assedio di Costantinopoli ricordato nella stessa data 724-725, ma avvenuto negli anni 717-718. A questa conclusione ci porta la lettura di altre due cronache: quella di S. Amando, apostolo del Belgio (+675: Biblioteca sanctorum, vol. I, col. 918-923), e quella di Noyon in Francia.

Il "Chronicon S. Amandi" di Elnon (Fiandre) scrive: "DCCXXII: corpus S. Augustini a Sardinia Ticiniis transfertur, agente Leutprando rege Langobardorum" (Edmond Martène e Durand Ursini, Thesaurus novus anedoctorum, Tomo III, Parigi 1717, col. 1392).

Gli Annales Novesienses (=Noyon) si riferiscono all’anno 721. Così infatti scrivono: "DCCXXI - Ossa S. Augustini hipponensis episcopi, olim translata ad Sardiniam, vastata modo a Sarracenis Sardinia, Liuthprandus rex Longobardorum, dato magno pretio transfert Papiam (Martène Edmond,Veterum scriptorum et monumentorum, Parigi, Tomo IV, 1724, col. 532).

La data esatta forse non la sapremo mai; tuttavia, tenuto conto delle indicazioni riferite dai tre cronisti (ai quali si aggiunge l’italiano Paolo Varnefrido, detto Paolo Diacono, già ricordato) possiamo dire che la traslazione avvenne verso il 721, anno riferito dagli "Annales di Noyon": quindi verso il 720-721.

Eppure un bravo cultore di storia, residente a Cagliari, Felice Cherchi Paba, nella sua opera recente: La repubblica Teocratica Sarda nell’alto Medioevo, Cagliari 1971, sostiene due cose: l’avvenimento deve portarsi all’anno 727 perché in quell’anno si scatenò la guerra della iconoclastia: perciò chi diede le spoglie di S. Agostino ai messaggeri di Liutprando non sono i Saraceni, ma gli iconoclasti, quelli cioè che distruggevano le statue e le immagini sacre! Le vendettero dopo averne ricevuto una forte somma (Capitolo II, specialmente a pag. 36).

Devo rispondere che una simile interpretazione non è sostenibile perché sconvolge tutti i testi che abbiamo citato: Beda, Paolo Diacono, il Chronicon S. Amandi e gli Annales Novesienses.

Vi è poi un altro motivo: Beda parla di Saraceni devastatori e non di iconoclasti. Non dice neppure che a trattare il prezzo furono i Saraceni; potevano essere i Superiori (Primores) della città, che vennero incontro ai desideri di Liutprando per il timore di invasioni e di profanazioni future.

Vanno relegate nella leggenda: la sollevazione del popolo col re Gialeto, la lotta fatta dai frati eremitani di S. Agostino, che riuscirono a mandare in salvo il bacolo e la mitria presso gli agostiniani di Valencia, mentre riuscirono a salvare per Cagliari le sole vesti pontificali del Santo (cfr. Fara, pag. 47-48; Martini, Storia delle invasioni, pag. 73-75; G. Spano, Guida di Cagliari, pag. 190-191).

Liutprando sborsò una grossa somma e collocò onoratamente le ossa del Santo a Pavia, nella vetusta chiesa di S. Pietro in Ciel d’oro, detta così per la volta che adorna la basilica. Attualmente sono in un monumento marmoreo, artistico e sontuoso (datato 1632: Encicl. Catt. voce "Pavia", vol. IX, col 1005). Nella cripta v’è un’urna, anch’essa di marmo, che custodisce le ceneri di Severino Boezio (475+525) venerato come martire. Presso la cripta sono custodite le reliquie del grande re Liutprando (re dal 712 al 744).

(Sulla basilica di S. Pietro vedi Gianari Faustino, La basilica di S. Pietro in Ciel d’oro nella storia e nell’arte, Pavia 1965).

Ho avuto la fortuna di visitare la chiesa di S. Pietro, questa opera d’arte, di fede e di pietà, ed invito la comunità di questa chiesa di promuovere un pellegrinaggio a Pavia per venerare quella basilica e le relique di S. Agostino, che tanto onore portarono, con la loro presenza, alla chiesa sarda.

Non vi parlo del viaggio miracolistico, compiuto via mare sino a Genova e da Genova a Pavia, perché è tutta una leggenda, scritta da anime ferventi e immaginarie (Cfr. Fara, De Rebus Sardois, pag. 47-47; Jacopo da Varazze, pag. 224; Lettera di Oldradi ecc.) ma ben lontana dallo stile sobrio e critico dello storico Beda e di quanti amano i fatti non inventati, ma realmente accaduti e comprovati da documenti autentici!