Storia della polemica intorno all'identità delle ossa di Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa
Cleonice Baggini

Storia della polemica intorno all'identità delle ossa di Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa

scoperte l'anno 1695 nella Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia

Regia Università di Pavia, Pavia
Introduzione

 

La storiografia pavese, per chi l’esamina con amore di studioso e interesse d’italiano, presenta una quantità di problemi interessanti e pure insoluti nella maggior parte, così che possiamo dire che gli studi sulla storia dell’alto Medio Evo della città di Pavia di fronte a quelli di altre minori città del settentrione, si trovano, salvo pochissimi casi, in un periodo che si può chiamare quasi mitico. Per l’alto Medio Evo e l’età Comunale, che sono i periodi più interessanti della storia della città delle cento torri, il Pessani (1) e il Robolini (2) infatti sono ancora i giudici più attendibili, secondome. Una delle cause di questo male deriva dal fatto, che la città di Pavia manca quasi del tutto di scrittori locali, di cronisti, di eruditi, i quali tramandassero di secolo in secolo i ricordi della loro città. A questa deficienza aggiungasi poi la dispersione degli archivi cittadini, causata più che dall’incuria degli uomini, dalla loro mania devastatrice. Ciò premesso, è con un senso di soddisfazione che tutto quanto, più o meno direttamente, serve a lumeggiare questioni poco rischiarate della storia pavese, ad onta della sua esiguità, viene accolto da noi volentieri, poichè ci dà la speranza di colmare qualcuna delle grandi lacune che esistono in essa. Si era appena sopita una garrula polemica cittadina la quale, rintuzzando lo spirito campanilistico di Cremona e Pavia, voleva stabilire ad ogni costo il primato d’una di queste due città (3), quando sul finire del secolo XVII si manifestò un altro caso di simili ardori polemici, a proposito dell’autenticità delle ossa di S. Agostino, in quello scorcio di secolo. Questa polemica durò sette lustri ed ebbe l’onore di produrre centinaia d’opuscoli in pro e in contro, per i quali la dimenticanza sarebbe degna tomba se, attraverso le questioni di fede e d’interessi monastici che la determinarono, non fossero stati chiamati a raccolta argomenti di carattere storico, archeologico, paleografico. Per queste ultime considerazioni ed anche per l’autorità del Muratori e del Fontanini, che non sdegnarono parteciparvi, crederò di non aver fatto lavoro inutile a ricostruire la storia di questa polemica, nella speranza di poter trattare e risolvere varie questioni che, esorbitando dai limiti della polemica stessa, entrano direttanente nel campo della storia. In una parola, io mi proporrei di tessere una pagina di storia della cultura locale, redatta occasionalmente dal ceto ecclesistico della provincia per altri scopi. A raggiungere tale intento ho seguito il metodo che ora esporrò. Premetto alcuni accenni sull’origine e vicende di S. Pietro in Ciel d’Oro, sotto le cui volte severe è custodito il corpo del grande Africano; origine e vicende le quali dimostrano come sin dal 1331 i germi d’un antagonismo monastico già s’erano manifestati e nel progresso dei secoli accresciuti a dismisura, coll’estendersi del prestigio dell’Ordine di S. Agostino. Arrivo all’epoca dello scoprimento delle ossa del grande Dottore (1695), il quale fatto dà nuovo fuoco alle animosità che turbavano la pace degli abitatori di S. Pietro in Ciel d’Oro. Entro in tal maniera direttamnte nella questione che costituisce il tema del presente lavoro. Espongo le ragioni dei partigiani dell’identità delle ossa di S. Agostino con gli argomenti contrari, passo in rassegna la più parte di questi polemisti, il valore delle loro affermazioni, la lealtà delle loro intenzioni, per avere così agio di fare la critica dei loro argomenti, critica alla quale ho il piacere di portare un contributo nuovo di carattere archeologico che, per le scarse cognizioni in tale materia, a quel tempo non poteva essere addotto. Il materiale storico, di cui mi sono servita per trattare il mio tema, è stato di due sorta: edito ed inedito. Il primo è costituito dall’enorme congerie di opuscoli polemici (4), scritti tra il 1695 e il 1728, più i recenti volumi del Codice Diplomatico di S. Agostino, curati da R. Maiocchi e N. Casacca e da quanto altro fu scritto, sia direttamente che indirettamente, su S. Pietro in Ciel d’Oro. Il secondo è costituito da numerosi documenti, da me ricercati nei seguenti archivi, che man mano cito nel corso del mio lavoro. Essi sono: Archivio Museo Civico di Pavia; Archivio Notarile di Pavia; Archivio Curia Vescovile di Pavia; Archivio di S. Pietro in Ciel d’Oro; Archivio Generalizio Agostiniano di Roma; Biblioteca Universitaria di Pavia - Ticinensia; Manoscritti.

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(1) P. PESSANIDei Palazzi reali che sono stati nella città e territorio di Pavia, Pavia 1774.

(2) G. ROBOLININotizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia 1826.

(3) E. LEVIUna contesa di precedenza tra Cremona e Pavia nei secoli XVI-XVII-XVIII, in Bollettino della Sociatà di Storia Patria, fasc. I e seg., Pavia 1904.

(4) Il MAIOCCHI ne annovera circa 130, a p. 12, in nota, del "De laudibus civitatis ticinensis", in MURATORIRerum Italic. Script., t. XI, Città di Castello 1903.