Stanislao Bellandi OESA
Libreria Editrice Fiorentina, Firenze
V
Splendido monumento
Paolo Diacono nella sua Historia Longobardorum scrive: "Hic (Luttprandus) monasterium beati Petri quod foras muros Ticinensi civitatis situm est, et coelum aureum appellatur, instituit" (24). Per quanto l'autore non dica a quali monaci fosse affidato tale monasterio, da altre fonti veniamo a conoscere che furono monaci Benedettini, e per conseguenza essi ebbero per primi la custodia delle preziose reliquie del S. Padre (25). Vi restarono fino al 1213 epoca nella quale Gregorio IX sciolse quella Comunità, affidando la custodia della celebre Basilica ai Canonici Regolari di S. Agostino della Congregazione di S. Croce di Mortare, i quali vi si stabilirono nel 1221(26).
Solo nel 1331 il nostro Ordine potè entrare in S. Pietro in Ciel d'oro in forza di una Bolla di Giovanni XXII in data 20 gennaio 1327, pur rimanendovi contemporaneamente i Canonici Regolari. L'Ordine in vero già da molto tempo prima si trovava in Pavia presso la Chiesa di S. Mostiola. Ottenuto di potere officiare insieme con i Canonici Regolari la Basilica dove riposavano le reliquie del S. Padre, loro prima cura si fu quella di fabbricarsi, aderente alla Basilica, un nuovo monastero. Provveduto a questa prima necessità, l'animo dei nostri fu tutto rivolto ad abbellire la Basilica ed il sepolcro del S. Padre.
Fino allora, esternamente, nulla era stato fatto intorno al medesimo. Furono proprio i nostri maggiori che idearono la costruzione di un'arca gloriosa destinata a raccogliere e conservare, le preziose reliquie del S. Padre. Ciò che avevano ideato ben presto attuarono e si ebbe quel meraviglioso capolavoro conosciuto sotto il nome di "Arca di S. Agostino", di molto superiore ai mausolei del Visconti, del Colleoni, di Guido Tarlato, da stare anzi addirittura bene in confronto con quelli di Gian Galeazzo Visconti che si ammira nella Certosa di Pavia e di S. Domenico in Bologna.
Ci vollero ben 18 anni di assiduo lavoro per portare a compimento tant'opera ed importò la spesa di ben 4000 fiorini d'oro.
La sua grandiosità ed eleganza s'impone. L'Arca ha la forma di parallelepipedo alto m. 3,95 lungo 3,07 e largo 1,68. È divisa in quattro piani. La decorano ben 95 statue e 50 bassorilievi nei quali si rappresentano i fatti e gli episodi più importanti della vita del Santo Dottore. Se ne vuole autore Berino Campione, per quanto altri dissentano. Certo si è che la nostra Arca è uno dei più splendidi capolavori della scuola lombarda.
Purtroppo per molti secoli questo meraviglioso monumento non servì per lo scopo che l'aveva ispirato. Terminato che fu, in cambio di essere subito adibito a gloriosa custodia delle preziose reliquie di S. Agostino, fu messo nella sagrestia e qui rimase per circa quattro secoli. Si temeva qualche furtiva profanazione. Solo nel secolo XVIII fu finalmente tolto dalla sagrestia ed inalzato all'altare maggiore della Basilica proprio sopra il sepolcro del S. Dottore. Vi rimase però poco tempo. Nel 1800 il maestoso monumento fu smontato e portato alla Cattedrale della Città.
Avendo Mons. Tosi Vescovo di Pavia costruita una nuova cappella ad hoc nella Cattedrale, in questa, nel 1832, fu sistemata la nostra Arca. Vi rimase fino al 1900, epoca nella quale per volere della S. M. di Papa Leone XIII tornò di nuovo in S. Pietro in Ciel d'oro e fu rimontata all'altare maggiore.