L’Ordine di S. Agostino nell’Abruzzo e il beato Andrea da Montereale
Romolo Trinchieri

L’Ordine di S. Agostino nell’Abruzzo e il beato Andrea da Montereale

Studio storico-biografico in occasione dell’apertura del Convento Agostiniano del Beato Andrea - Montereale (AQ)

Fascicolo edito localmente

Montereale (AQ) 6 febbraio 1941

 

Il 6 febbraio 1941 è una data memoranda per Montereale. Nell’esultanza di tutta una popolazione, è tornato a fiorire, nel suo capoluogo, un centro di vita agostiniana, il convento del Beato Andrea il primo di questo Ordine non solo nella zona aquilana, ma nell’intero Abruzzo. Ed è interessante, in questa speciale circostanza, ricordare qualche sommaria notizia sull’origine e sullo sviluppo del benemerito e dotto Ordine Agostiniano nell’Abruzzo. Di più non mi è possibile perchè gli Archivi delle varie comunità religiose agostiniane abruzzesi andarono disperse e perchè non ho sin qui trovato chi si sia occupato dell’argomento all’infuori di qualche accenno rilevato dal Signorini (1) e dal Lubin (2). Per la zona aquilana posso riferire che i padri agostiniani conosciuti col nome di “padri eremitani umili” dal convento di Collebrincione passarono in Aquila nel 1282 ove il Vescovo cistercense Nicolò Sinizzo (1267-1294) li autorizzò ad edificare una chiesa e convento sotto il titolo di S. Agostino. Tanta fu l’importanza assunta da questo convento che ivi nel 1400 si radunò il capitolo generale dell’Ordine nel quale risultò eletto a pieni voti priore generale Frate Giacobo dell’Aquila sommo teologo e consigliere della regina Giovanna II. Nell’occasione papa Bonifacio IX con suo breve concesse spirituali grazie e privilegi alla Chiesa di S. Agostino (3). Nel 1474 essendo priore generale l’aquilano fr. Giacobo Oliva, costui inviò per comporre le contrarie fazioni il milanese Fr. Antonio Turriano o Turriani, religioso pieno di zelo e di carità, celebre in Italia ed altrove per la Santità della vita e per i prodigi che operava. Fr. Antonio, che era anche esperto in medicina, come tale si prodigò nella peste che infierì anche in quella città e che aveva predetta. Sopraintendè per 18 anni alle monache agostiniane di S. Lucia. Introdusse la stretta osservanza ascrivendo il Convento alla Congregazione di Perugia sotto il titolo dell’Osservanza di S. Maria del Popolo di Roma. Morì in L’Aquila e fu seppellito nella nominata Chiesa di S. Agostino il 24/7/1494. Venne proclamato beato sotto Clemente XIII e la Chiesa di S. Agostino da allora fu conosciuta col nome del Beato Antonio Turriani. Sul Beato Turriani scriveva un’interessante vita il letterato agostiniano p. Giov. Battista Cotta (1668-1737) autore di altra vita sul B. Andrea da Montereale e di cui appresso parleremo (4). Fr. Giacobo Oliva sopra da noi ricordato apparteneva a nobile famiglia aquilana dei suoi tempi. Fu molto apprezzato dai pontefici Nicolò V e Calisto III di cui fu consigliere. La di lui salma riposa ora nella cappella Oliva posta nella Chiesa di S. Bernardino da Siena nella seconda cappella a destra. Il convento di S. Agostino in L’Aquila, fondato come vedemmo nel 1282, era sotto la giurisdizione della provincia monastica di Valle Spoleto con sede a Perugia. Successivamente passò sotto la Congregazione Perugina OSA e nel 18 gennaio 1770, costituitasi la provincia monastica Aquilana, diventò la residenza del Provinciale. Nel capitolo provinciale del 1787 ad essa fanno capo oltre L’Aquila ed il nostro Montereale, i conventi di Posta, Antrodoco, Amatrice (S. Nicola), Leonessa, Norcia, Cascia, Visso, Sulmona, San Valentino. Tralasciamo di riferire sulla provincia monastica abruzzese sorta nel 1476 per distacco da quella delle Puglie, per limitare il presente studio solo alla parte che oggi più ci interessa. Concludiamo questo punto col dire che l’Ordine in L’Aquila fu soppresso per decreto di Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone. Però gli agostiniani di lì a qualche tempo furono richiamati in L’Aquila ad opera del Vescovo Manieri per officiarvi la Chiesa cistercense di San Bernardo (5) ove il 25 agosto 1858 fu trasferita, da quella di S. Agostino, la venerata salma del beato Turriani, di cui parlammo, e tuttora visibile per essere collocata in elegante urna. Quivi gli agostiniani rimasero fino alla nota nuova soppressione del 1866. Da allora gli agostiniani sono rimasti assenti dall’Abruzzo intiero, benchè in L’Aquila tuttora prosperi un convento di agostiniane di clausura, e precisamente quello contiguo alla Chiesa di S. Amico. Oltre il nostro B. Andrea e il B. Antonio Turriani, l’Ordine vanta nell’Abruzzo altri due insigni figli: il B. Angelo da Furci (Chieti) dotto storico, lettore e teologo morto nel 1409 in fama di santità e tuttora nel suo paese molto venerato e miracoloso, nonchè la Beata Vergine Cristina da Lucoli, detta anche dall’Aquila (1480-1543), vergine che ebbe in vita il dono della profezia, molto venerata dagli aquilani nella Chiesa di S. Amico. Ma è tempo di parlare del Beato Andrea e del risorto convento. Montereale (capoluogo) prima del terremoto del 1703 aveva vari conventi di religiosi e religiose e tra questi quello agostiniano attiguo alla Chiesa di S. Agostino. Questa già doveva esistere intorno al 1000 se si dà fede a quella lapide posta in alto nell’interno della Chiesa, a destra di chi entra, ivi collocata dopo che la Chiesa stessa, abbattuta dal detto terremoto, fu ricostruita nel 1727. Se quindi la Chiesa fu dedicata nel 1000 a S. Agostino (6) vuol ciò significare che il convento di Montereale è per l’Ordine agostiniano uno dei più antichi dell’Abruzzo e anteriore probabilmente a quello fondato in L’Aquila che, come vedemmo, rimonta al 1282. Tale convento rimase in vita fino alla soppressione del 7 agosto 1809 (della quale sopra si è ricordato). In questo convento il 20 luglio 1358, si celebrò il capitolo provinciale di Vallespoleto, da cui esso dipendeva (7). Nel 1411 vi fu accolto giovinetto di 14 anni un pastorello, Andrea Artesi (8) nato nel 1397 a Mascioni, allora frazione di Montereale. Come si apprende dai registri e dagli scrittori dell’Ordine (9), Fra Andrea divenne uomo molto dotto specie nel diritto canonico, nella filosofia e nella teologia, gran predicatore in Italia e all’estero, ripieno di ogni virtù religiosa. Studiò a Rimini e a Siena. Fu lettore e poi baccelliere in sacra teologia e dottore, rivestì molte cariche nell’Ordine quali: definitore nel capitolo generale celebrato in Bourges (Francia) nel 1447, Vicario generale nel convento di Norcia (1452 e 1455), priore di più conventi e tra questi Siena e poi Mantova (1459), più volte visitatore di conventi per ordine del Generale in più parti d’Italia, provinciale della provincia di Vallespoleto negli anni 1444, 1453, 1471 e 1472. Alla data del 21 novembre1475 era eletto vicario del convento di Cerreto. Dopo quella data i registri della Curia generalizia nessuna altra annotazione contengono che riguarda Maestro Andrea Andreuzzo frate eremitano, onde è da supporre che nel 1476 egli si sia ritirato nel convento di S. Agostino di Montereale che lo aveva accolto giovinetto, per trascorrervi in pace l’ultimo suo periodo. E quivi, attraversò una vita di mortificazione e di esempio, nell’esercizio costante di ogni virtù e di ogni opera di misericordia, consigliere e consolatore, insegnando e sempre predicando, compì il suo corso mortale l’11 aprile 1479 (18 aprile 1480 secondo il computo pisano già in uso sotto il pontificato di Sisto IV), in fama di santità, nella età veneranda di 83 anni. Tanta fu la fama di santità che circondò questo padre agostiniano che p. Ambrosius de Cora in Cronica Ordinis, f. 114, Roma 1481, lo considera come il 36° tra i beati dell’Ordine. Dalla vita del B. Andrea scritta da Sante Riccitelli nel 1581 riportò questi brani: “Raccontano i nostri vecchi aver inteso raccontare da quelli che si trovarono alla morte del Beato che nella espirazione che egli fece si sentirono canti angelici e che le campane da sè per ventiquattrore, che fanno un giorno naturale, sonarono. Fu il suo beato corpo tenuto trenta giorni nella nostra Chiesa senza odori, o balsamo: e non solo odorava e si manteneva bello et intiero; ma anche faceva infiniti miracoli, come anche tuttavia ne fa. Fu poi messo in una cassa di ferro dentro una cappelletta nel Choro. Poi l’anno di nostro Signore 1568, acciò meglio dalla moltitudine delle genti veder si potesse, fu posto in un’altra cassa sotto l’Altare grande ove dalla parte della Chiesa e del Choro, agiamente veder si può, così intiero, come fu dal primo di che morì, e già sono cent’anni, che rese l’Anima al suo Signore” (10). E più oltre: “Si mostra il suo sacrato corpo due volte l’anno, con gran concorso di genti l’ottava della Pasqua della Resurettione di nostro Signore (11) et il giorno di San Girolamo, che viene all’ultimo di Settembre (12). La sua tonica si mostra per reliquia nella terra di Visso. Il suo cilitio ponendosi sopra infermi e indemoniati, fa cose meravigliose. Per il che si è stato portato di quello fino in Ulisbona, Città Metropoli di Portogallo, e quasi per tutta Italia: si che con gran fatica se n’è serbato il busto solo. La sua immagine è anche dipinta in Bologna, in Perugia, in Padova, in Venetia et in molti altri luoghi, e specialmente in Montereale nella facciata di Santa Maria di Piazza (13) e nel nostro choro, con la maggior parte de’ suoi miracoli intorno, e con questo epitaffio sotto l’imagine sua: Beati Andreae Ordinis Eremitarum Sancti Augustini de Monte Regali, magnis et innumeris in dies miraculis, integrum hic quiescit corpus. Qui vitae sanctitate, corporis asperitate, doctrina catholica et melliflua praedicatione, miraculorumque magnitudine in totius Italiae, Galliarumque fulgendo, Dilectus Deo et hominibus, Religioni honori, Patriae ornamento, proximo utilitati, et Saeculo per quinquaginta annos continuos verbum Dei praedicans magno fuit, estque juvamenti. Obiit Anno Domini MCCCCLXXX, aetatis vero suae LXXXIII”. Ed infine, a proposito dei 27 miracoli che si verificarono nei trenta giorni in cui fu esposta dopo morte la salma di Fr. Andrea, il Riccitelli così scrisse: “Questi ventisette miracoli, descritti qui da me per ordine, furono fatti dal nostro glorioso Beato Andrea in quei trenta giorni, che il suo corpo fu tenuto in Chiesa sopra il cataletto con concorso grande delle genti sì vicine, come lontane: dalli quali ad un per uno ne rogò per commissione della Magnifica nostra Università, e Reverendo Monastero di S. Agostino, l’egregio Notaro Giacopo delli Laurentii di Monte Reale, alla presenza di Giacopo Antonio Santi, Alessandro Di Renzo, e Nardo di Notaro Gabriello, tutti tre Regii Giudici a’ contratti, e della medesima terra di Monte Reale, con la sottoscrizione delli Testimoni, che furono presenti, quando con stupor delle genti furono fatti questi Miracoli: i quali scritti in carta pergamena dell’istesso Notaro con la sottoscrizione del Giudice, e testimoni, furono mandati dall’istessa nostra Magnifica Università a Roma alla Santità di nostro Signore Sisto, questo Papa Quarto, acciò sua Beatitudine fosse contenta connumerarlo per suoi stupendi Miracoli nel Catalogo de’ Santi. Ma essendo sua Santità in quei tempi occupata in altri negotii appartenenti alla santa Chiesa molto maggiori, non potè; e così morendo restò l’originale di questi Miracoli nella Cancelleria del Papa. Dove trovandolo la felice memoria di Monsignor Vescovo di Thilesio, il molto reverendo Padre Maestro Cherubino da Cascia lo riportò in Monte Reale l’anno di nostro Signore 1560. Et lo pose nel deposito del nostro Monastero dove hora si conserva per mostrarlo a chi mosso da curiosità desiderasse vederlo e leggerlo”. Tratteggiata così nelle grandi linee la bella figura di questo Agostiniano vissuto nel turbinoso ‘400, aggiungeremo che nel 1764 (11 febbraio) sotto il Pontificato di Clemente XIII (Rezzonico della Torre) fu confermato il di lui culto quale Beato (14). Ricostruita la Chiesa di S. Agostino dopo i terremoti del 1694 e 1703, fu il 29 ottobre 1787 il Sacro corpo del Beato rimosso di sotto l’altare maggiore, racchiuso in una artistica urna a vetri di argento e ottone, e poscia collocato nell’attuale sontuoso deposito contenuto nella cappella a lui intitolata, tuttora limitata da solida e ricca cancellata in ferro e ottone. E crebbe così la devozione per il Beato che nel 1789 re Ferdinando IV delle Due Sicilie con suo editto (riportato scolpito in pietra nella cappella del Beato, a sinistra), diede disposizioni sull’apertura del Sacro Deposito, qualificando con l’uso della parola “Santuario” l’importanza cui era assunta la Chiesa per la devozione e per i frequenti pellegrinaggi dall’Abruzzo intiero e dal Napoletano. Ritornano oggi gli agosttniani dopo 132 anni di assenza (15) ad abitare il loro convento (16) e ad officiare la loro Chiesa, voluti ed amati dalla ottima popolazione, nella gioia e nella concordia degli animi. Ed il loro ritorno segna un punto di partenza verso più alte mete. Ed il Beato, ancora benedicente, vedrà nuovamente intorno a sè folle di devoti, invocanti la Sua protezione ed auspicanti l’elevazione di Lui all’onore degli Altari (17).

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(1) A. SIGNORINILa diocesi di Aquila descritta ed illustrata, 1868 (pp. 284-289)

(2) A. LUBINOrbis augustinianus, Parigi 1672.

(3) La Chiesa andò distrutta nel terremoto del 1703 e fu ricostruita su disegno dell’architetto fiorentino Ferdinando Fuga, quello stesso che in Roma creò la bella facciata e portico di S. Maria Maggiore.

(4) GB. COTTAVita prodigiosa del B. Andrea da Montereale, Pisa 1614 (I edizione).

(5) Oggi annesso al Monastero delle Stimmatine.

(6) Oggi e da decenni, se non da qualche secolo, la Chiesa è nota sotto il titolo del B. Andrea.

(7) Tanto era importante la provincia monastica di Vallespoleto (successivamente chiamata anche Umbra o Spoletana), che nel 1287 ad essa facevano capo oltre Montereale, ben 45 conventi agostiniani tra i quali ricordiamo: Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Cittaducale, Cascia, Leonessa, Terni, Narni, Norcia, Posta, Rieti, Sigillo, Spoleto, Todi e Visso. Per quel che si ricorda il nostro Beato ben quattro volte ne fu provinciale. Come vedemmo solo nel 1770 il convento di Montereale passò a dipendere dalla provincia aquilana.

(8) La famiglia degli Artesi per i suoi costumi esemplari fu detta la famiglia dabbene ed in seguito controdistinta col cognome Di Bene. Così leggo nel Compendio della Vita del Beato compilato dal nostro abate Don Pio Fulvi. Certo si è che i Di Bene, oggi viventi in Mascioni, sono considerati discendenti del Beato.

(9) Cfr S. LOPEZ - M. RODRIGUEZDe Beato Andrea a Monteregali (notae et documenta) in An. August. vol. XVI, n. 11, pp. 131, con molta bibliografia e fonti di ricerca sul Beato.

(10) L. TORELLI, Ristretto delle vite degli uomini e donne illustri in santità dell’Ordine agostiniano, Bologna 1647, così scrive a p. 381: “Mentre giaceva nella bara, tra l’altra gente che vi si trovava, fu una certa donna, per nome Martomina, la quale piangendo si doleva di non aver mai potuto confessarsi da esso, mentr’era vivo; ed in questo baciandogli divotamente la mano, alle sue orazioni si raccomandava. Quand’ecco che, all’improvviso, alza la destra il glorioso Beato Andrea e dà la benedizione a quella donna devota”. E tuttora, osservando le sacre spoglie mortali del Beato, si rimane colpiti da quella mano destra - alquanto elevata sul rimanente del corpo - quasi in atto di continua benedizione ai fedeli che a Lui ricorrono e alla buona popolazione di Montereale di cui è protettore.

(11) Nel calendario dell’Ordine la festa del Beato Andrea cade il 12 aprile e quest’anno (1940) cade di Sabato Santo.

(12) In Montereale il deposito del Beato si apre oltre che il 30 settembre anche il 13 stesso mese. E in questi due giorni si tiene anche una fiera o mercato, specie di animali. Quella del 30 dura più di un giorno. La festa del 13 è preceduta da una novena in onore del Beato.

(13) Allude all’antica facciata di quella Chiesa in buona parte ricostruita dopo i terremoti.

(14) Sotto lo stesso Papa Clemente XIII (1758-1769) la Sacra Congregatione dei Riti concesse all’Ordine di S. Agostino di recitare l’uffizio del Beato Andrea con le lezioni proprie. Tali lezioni sono state appositamente riportate in una immagine del Beato - copia di quella originale che era dipinta dietro l’altare maggiore della Chiesa - e segnono ad una fervida preghiera indirizzata al Beato al quale si domanda a impetrare da Dio “la grazia dell’incolumità ai tuoi concittadini” e “il regno in essi dello spirito di pietà e di religione”. L’Imnmgine è in distribuzione da oggi ad opera della nuova Comunità religiosa.

(15) Dal 1809 (soppressione Murat) gli agostiniani sono assenti dal nostro paese e non già dal 1866 (nuova soppressione). Ma poiché, i più vecchi in passato ebbero a rammentarci che la Chiesa del nostro Beato era officiata da religiosi vestiti di nero, abbiamo fatto maggiori ricerche venendo così a conoscere (vedi Archivio di Stato di Napoli fasc. 421che, dopo la così detta reazione, il Re delle Due Sicilie, tornato sul trono di Napoli, ebbe con suo decreto 20 aprile 1820 ad autorizzare i Minori conventuali a riaprire il loro convento di S. Francesco (oggi proprietà Eredi Canali) riofficiando la Chiesa omonima e quella sotto il titolo di Santa Maria di Piazza e, si ritiene, anche quella del Beato Andrea nel cui convento, in periodo successivo, si sarebbero trasferiti e sempre fino al 1866. Di tale permanenza ed officiatura è rimasto un ricordo nell’emblema francescano dipinto dal pittore aquilano Rubei sulla volta della Chiesa del Beato quando questa venne restaurata alcuni decenni addietro, sia in suppellettili ed arredi sacri custoditi in sacrestia. Per altre notizie vedi pp. 193-195 di E. RICOTTILa provincia francescana abbruzzese di San Bernardino dei frati minori conventuali (tradizioni, memorie, notizie), Roma 1938.

(16) Il vecchio Convento del Beato Andrea, dopo che fu ceduto dallo Stato al Comune, fu trasformato incorporandosi nell’attuale bel fabbricato che è ora la residenza del Podestà. Ed il medesimo, con le opportune modifiche ed ampliamenti, è stato oggi riceduto in uso all’Ordine agostiniano dal Comune resosi interprete, con l’appoggio autorevole del Prefetto, della volontà e del sentimento di tutto il popolo, sia come capoluogo, e sia come frazioni e paesi vicini, facenti parte del Monterealese.

(17) Nell’archivio della Postulazione OSA esiste un volume in pergamena di fogli 448 così intestato: Reatina: V. Servi Dei Andreae a Monte Regali, Ordinis S. Augustini, Beati nuncupati. Copia Processus authoritate Ordinaria compilati super Fama Sanctitatis, Vitae et miracolorum ac Cultu publico ab immemorabili dicto Beato exibito. Philippus de Amicis Notarius et Cancellarius”. Nello stesso Archivio si conserva: Positio super introductione Causae, Roma 1757, ex typographia Rev. Camerae Apostolicae. Ambedue i volumi, per gli argomenti e per le testimonianze che contengono, dimostrano le intenzioni ardenti dei nostri Padri, interrotte dalle vicissitudini di due secoli, le quali, riprese con maggior lena dai Padri Agostiniani - oggi custodi per eccellenza delle spoglie mortali del Beato Andrea - con la registrazione dei miracoli passati e nuovi, condurranno, in un tempo non lontano, il figlio prediletto di Montereale alla glorificazione sua come Santo.