Musici agostiniani anteriori al secolo XIX
Stefano Luigi Astengo OESA

Musici agostiniani anteriori al secolo XIX

Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1929
III

Compositori

 

P. MARIO AGATEA da Modena. - Nacque nel 1620 a Modena (20) ove visse il più della sua vita, e ove fu per circa 40 anni alla corte ducale «in qualità di musico, nei quali tempi ha operato il mio (tal quale è stato) talento» (21) con lo stipendio mensile di L. 97 e soldi 10.
       Nel 1665 fu eletto maestro di cappella al duomo di Modena, ove rimase in tale ufficio sino al 1673, quando chiese di esserne esonerato, secondo risulta dai seguenti atti capitolari di quel duomo:
       «1665 - 20 Ottobre. - Fu introdotto in Capitolo il Sig. Conte Pirro Graziani et espose un ambasciata a nome della Ser.ma Madama Barberini del seguente tenore:
       Il Frate Mario Agatea dell’ Ordine Agostiniano, musico soprano di non ordinaria eccellenza, ha supplicata la S. Al. ad interporre la di lei autorità con lor Signori per impetrare il compiacimento, che lui, con loro buona gratia, possi sostenere alla carica di Maestro di Capella di questa Cattedrale; ogni qual volta sarà affatto renunziata dal F. D. Mario Uccellini, di cui si va dicendo, che sia per portarsi in breve nella città di Parma al servizio di quella Ser.ma Casa.
       Distribuite e raccolte le palle furono tutt’in oro e così ottenne».
       «1673 - 25 Nov. Il P. Mario chiese licenza di M.tro di Capella di questa Cattedrale esponendo che suoi affari il richiamavano altrove, pregando li SS. Canonici condonargli qualsiasi errore che fosse inavvedutamente incorso in detto ufficio, il quale fu da tutti li S.S. Congregati a | p. 6 | piena voce ringraziato del di lui buon servitio a questa Cattedrale prestato, dichiarandosi totalmente ben serviti da sua persona».
       Nel 1687 chiede al duca (lettera citata) la giubilazione «perchè sentesi ogni di più indebolire dal grave peso degli anni, e debilitare anche il vedere; sperando così di godere la sua santa pace e quiete nel suo monastero di Bologna».
       Il duca Francesco gli concede un passaporto ridondante di vive premure (20-IV-1682) e l’A. si ritira nel convento agostiniano di S. Biagio di Bologna.
       Qui gli successe un caso curioso. Una sera andò all’opera in musica con la licenza del P. Priore; l’arcivescovo, saputolo, lo rimprovera e vuol punirlo e l’A. scrive al suo duca - che anche da Bologna ricordava - a voler interporre i suoi buoni uffici (22).
       Nei primi giorni di gennaio del 1692 rimane privo quasi completamente della vista (23), per il che - per consiglio dei medici - è trasferito al convento della Misericordia, fuori porta Castiglione, per esservi aria più sana, «dove - fa scrivere ancora al suo duca - (24) finirò il mio vivere penoso», che finì di fatto nel gennaio del 1699.
       Convento fuori le mura, tra il verde, ove il povero cieco forse rievocava le sue melodie; e che ricorda un altro convento al sole - S. Onofrio - ove Tasso infelice canticchiava i suoi versi; e che richiama il giardino d’Arcetri con Galileo Galilei sventurato e pur esso cieco.
       Cantante, soprano e compositore, Maurizio Cazzati (M.o di S. Petronio di Bologna) nei dedicargli il quinto dei suoi motetti a 2 v. (Bologna, Dozza 1664) lo chiama «musico insigne».
       Deve, però, avere scritto poco; a meno che le sue composizioni non siano andate perdute.
       Nella raccolta di «Autori diversi» di Marino Salvini (Bologna; Monti, 1670) c’è dell’Agatea un motetto: Venite celeres.
       Alla R. Biblioteca Estense (5) di Modena si trovano manoscritte le seguenti composizioni dell’ A.:

       Tre cantate per Alto e Basso continuo:
              Vanti pure il Dio Cupido - Poiché la vera fede –
              Spesso cambiando ciel si cambia sorte.

       Quattro cantate per Soprano:
              Calco appena il suol - Frangi l’arco –
              Fido esempio d’amore - Chi non sa che sia tormento.
p. 17

       Arietta per Contralto:
              Per baciar volto si vago.

       Aria con violoncello obbligato:
              Amor, fammi goder.

 Temi, senza dubbio, non convenienti ad un frate. Ma - anzi che pigliarsela con lui, vittima (come tanti) dell’ambiente - è proprio il caso di ripetere: o tempora! o mores!
       Nella biblioteca del liceo musicale G. B. Martini di Bologna si conservano dell’A, cinque lettere da Modena (dal 1680 al 1686) a Gio. Paolo Colonna, col quale l’A. era legato da vincoli di sentita amicizia.
       In quella dell’otto maggio 1680 parla di un originale delle letanie dato allo zoppo copista; il 5 ottobre 1684 si lamenta di chi per gelosia gli impedisce di poter servire il Colonna, quando si degna comandarlo; il 12 giugno 1686 gli ricorda il programma d’uso per la festa dell’Accademia dei Filarmonici (25) a S. Giovanni in Monte pel 30 giugno.
       Da altra lettera si ricava un’altra bravura del p. Agatea: chiede al Colonna del cipresso nostrano (se non si può avere quello di Candia) per fare un cembalo con l’ottava distesa.


p. [33]

 

P. MARIO AGATEA O. S. A.

(Da un'incisione dell'epoca)

 


Fr. CORNELIO ANTONELLI da Rimini, detto il Turturino. - Pubblicò «I dolci frutti» Lib. I de vaghi et dilettevoli Madrigali de diversi eccellentissimi autori a 5 v. (Venezia, Scotto 1570); raccolti quasi per sollazzo, «per a le volte scarcare l’animo, da continovi studi della mia professione affaticato».

       (Dalla dedica, datata da Venezia il 1 giugno 1570).
       Era forse maestro di cappella a S. Stefano?


P. IPPOLITO BACCUSIMantovano, che lo Zacconi, cui insegnò «una pratica maniera di lavorar d’improvviso i contrappunti a mente» chiama «maestro singolarissimo. Fu per molti anni (1585-88) M.o di cappella del duomo di Mantova, intimo di Jaches Vuert, M.o di cappella del duca di Mantova, il quale «studiando ad emulatione si venne in tutto e per tutto a perfezionare» (26) «degno perciò d’eterno nome per il suo singolare valore»(27).

       Nel 1570 forse viveva a Ravenna, chè il 22 aprile di quest’anno data di qui una sua lettera al segretario del duca di Mantova.
p. 18
       Nel 1572 era M.o della musica delli Ill.mi Signori di Spilimberto a Verona e contemporaneamente a S. Eufemia.
       Dal 1585 all’88 M.o di cappella nel duomo di Mantova.
       Nel 1592-97 nella cattedrale di Verona, ove era una cantoria «celebratissima in tutta Italia» com’egli scrive, e dove morì nel 1609. A S. Eufemia di Verona, però, dovette essere prima assai del 1572; chè nella prefazione al Lib. II dei madrigali (1572) parla di compositioni e «fatiche nel tempo ch’io stetti costì in S. Euphemia gl’anni passati».
       Il Baccusi fu uno dei primi musici che usò gli strumenti per sostenere le voci nella musica di chiesa.
       Di lui il Zacconi (l. c.) dà questo giudizio: «Io ho conosciuto quattro musici singolarissimi nei contrappunti.… Li nomina, e prosegue: Stando in Venezia e capitandovi il suddetto Hippolito (Baccusi) che pur allora frequentava detti studii de’ contrappunti e sentendoli a far tante cose esquisite come vi facea, ci attese anch’egli sì fattamente ch’appresso buoni musici n’acquistò anch’egli non picciol nome».
       Il Baccusi scrisse moltissimo, come appare dal seguente elenco, che forse non è completo.
              1) Il 2° Libr. dei Madrigali. (Venezia, Scotto 1572).
              2) Motectorum Lib. I., a 5-6-8 v. (Venezia, Rampazetti 1579).
              3) Lib. I. Missarum, a 4 v. (Venezia, Gardano 1588). Contiene 5 Messe, che l’A. dice frutto «de assiduis mearum lucubrationum studiis»(28) - (R. Bibl. Modena).
              4) Lib. II. Missarum, a 5-6-8 v. (Venezia, Vincenti 1885). Contiene 4 Messe. (Bibl. Com. Cesena).
              5) Il IV Lib. dei Madrigali, (Venezia, Gardano 1587). Ne contiene 14. - (Bibl. Estense Modena).
              6) Lib. IV Missarum a 5 e 9 v. (Venezia, Gardano 1593) «rudi meo ingenio excultae». - (Liceo GB. Martini Bologna).
              7) Quattro Cantilene ridotte per liuto da Vincenzo Galilei.
              8) Psalmi omnes, a 8 v., con 2 Magnificat istrumentali. Venezia, Amadino, 1592).
       Opera tanto più degna di rilievo in quanto il B. quando la pubblicò era già vecchio, così che nella dedica al P. Angelo Rocca Agostiniano eletto vescovo e sacrista pontificio si scusa di non potere (come pur vorrebbe) andare a rallegrarsi in persona a Roma, «mea enim iam ingravescens aetas a tanto itinere capessendo deterret.... quae mihi omnem prope hilaritatem ademit».
              9) Le Vergini - Lib. di Madrigali a 3 v. (Venezia, 1605).
p. 19
       Fu anche musico profano, chè nel 1597 pubblicò presso l’Amadino (Venezia):
              10) Stanze dell’Ariosto e del Tasso a 3 v.
       Altre composizioni del B. si trovano in varie «Raccolte di autori diversi».
       - Autori diversi di Madrigali (Venezia, Gardano 1592). Del B. «Un giorno a Pale sacro».
       - Autori diversi di Madrigali (Scielta di migliori madrigali che hoggidì si cantino) Anversa 1583, Bellero - Uno è del Baccusi.
       - Nell’opera di Galilei Vincenzio (Venezia, Scotto 1584): Fromino; dialogo sopra l’arte del ben intavolare et rettamente sonare la musica.... ecc. tra i vari madrigali trovo questi del Baccusi a 5 v.
              pag. 158: «Per pianto la mia carne».
                 » 159: «Or pensate al mio mal».
                 » 159: «Se m’è dolce il morire».
                 » 160: «Così vuol mia ventura».
       - Asola: Raccolta di autori diversi (Venezia, Amadino, 1592).
       Del B. un «Beatus vir».
       Altri pezzi del Baccusi si trovano:
- Nell’ Harmonia celeste di diversi eccellenti musici (Anversa 1593);
nella Symphonia angelica par Hubert Waebrant (Anversa, 1594);
nella Melodia Olimpica par Pierre Phillips (Anversa 1594);
nel Trionfo di Dori (Venezia, Gardano 1597);
nel Paradiso musicale (Anversa 1596);
e finalmente nella raccolta di autori diversi: «Cantiones sacrae diversorum auctorum». (MS. del secolo XVII al liceo musicale di Bologna) trovasi del B. una Messa a 8 v. del V° tono.
       Di genere profano si ricordano del B. anche le seguenti composizioni in varie collezioni:
       Solo e pensoso - Questo è quel chiaro fonte - Misera! non credea - Deh! torna a me, mio sol - Occhi miei - Care lacrime - Qual presso a bel rubino.


 P. GEROLAMO BARTEIdi Arezzo. - Nel 1607 era M.o di Cappella nella cattedrale di Volterra. Nel 1609: M.o di cappella al S. Agostino di Roma. - G. Baini lo dice: «capituli generalis Romae musices moderator» (29).

       Del Bartei si ricordano le seguenti pubblicazioni:
              1) Responsoria omnia majoris hebdomadae, Benedictus, Miserere: (Venezia, Amadino, 1607).
p. 20
              2) Lib. I. Sacrarum modulationum quae vulgo Motecta appellantur, a 2 v. (Roma, Robletti, 1609).
       Contiene anche due motetti di un suo nipote, Raffaele da Arezzo: «Benedicam Dominum» e «Exultavit cor meum».
              3) Messa dei morti, a 8 v. (Roma, 1608).
              4) Il I Lib. dei Ricercari a 2 v. - I.a ediz. Roma Zannetti, 1618, vivente il Bartei - Ristampa: Ancona, Percimeneo, 1674.
              5) Concerti a 2 v. (Roma, 1618). - (Biblioteca Angelica).
       Queste, però, non sono le sole opere del Bartei, chè il Libro dei Ricercari è detto Op. XII.
       Scrisse dunque altro, che oggi non conosciamo.


BACC. G B. BIANCHIda Genova. - Iniziò la sua vita religiosa a Bologna, non so se a S. Biagio, o alla Misericordia.

       Organista e compositore della metà del sec. XVIII, di lui ò trovato recensita solamente questa opera, che - però - è chiamata prima. Ebbe, in seguito, delle sorelle?
       Madrigali a 2 e 3 v. (Bologna, Monti, 1675).


P. BACC. GIOV. LORENZO CATTANIda Massa di Carrara. - Doveva essere di famiglia discretamente benestante, perchè il 23 agosto del 1706 ebbe licenza di vendere tre pezzi di terra - effetti paterni che aveva ancora «nello stato del Ser.mo duca di Massa, non denunziati avanti alla sua professione, a nome e profitto del convento di S. Giovanni di Livorno, come figlio del medesimo» (30).

       E appunto perchè figlio - come allora dicevasi - del convento di Livorno, morendo lasciò al medesimo tutti i preziosi regali che aveva ricevuti da vari principi e signori.
       Coi quali doveva essere in buoni rapporti; chè all’archivio di Stato di Massa esiste una lettera datata da Pisa nella quale il Cattani informa il duca di Massa dei suoi studi.
       «Maestro di cappella dei cavalieri di Pisa (ove dimorò abitualmente) assai dotto sì nel suonare come nel comporre, ha fatto di buoni allievi tanto nel canto quanto nel suono».
       Priore e Provinciale (eletto nel 1695) dei suoi frati di Toscana, morì l’anno 1713 «con sentimento grande dei suoi scolari e con duolo dei Sigg. Cavalieri, stante la perdita di sì grand’huomo».
       Così scrive incidentalmente il Bazzichi nel suo studio: «Gli Agostiniani a Livorno» (31) riportando queste parole dal MS. «Vita dei | p. 21 | Frati della provincia di Pisa» (32), senza aggiungervi una parola. Nè molte, purtroppo, posso aggiungerne io.
       Quando e quanto sia stato maestro di cappella ai Cavalieri di Pisa non è dato precisare. Ma poiché nel 1708 lo trovo organista a S. Giovanni di Livorno, io propenderei a crederlo a S. Stefano di Pisa dopo questa data; non riuscendo a capacitarmi che abbia voluto lasciare Pisa per Livorno. A meno che la sua presenza a Livorno nel 1708 non voglia credersi casuale (33) , e se non ostasse il fatto che il citato Libro delle proposizioni ce lo dà come maestro di cappella di Pisa il 26 luglio 1707 (pag. 75).
       D’altra parte consultando l’archivio dell’ordine dei cavalieri di S. Stefano a Pisa, io trovo menzione del Cattani una volta sola, alla data del 21 aprile 1713, ove si legge:
       «Pagate al R. P. Fra Lorenzo Cattani M.o di cappella della chiesa conventuale (di S. Stefano) per l’importare dei musici, strumenti e suonatori forestieri per i tre cori di musica da farsi la mattina del capitolo generale secondo il solito.… lire....» (34).
       (Nel 1818, quando era maestro ai Cavalieri Stefano Romani con provvigione annua di L. 1260, l’orchestra della cappella aveva dieci strumenti).
       Che cosa abbia composto il Cattani non saprei dire. Ma compositore dovette essere, se prestiamo fede al citato MS., e se ricordiamo che, il M.o di cappella dei Cavalieri aveva l’obbligo «di comporre una messa l’anno, o un vespro, che diveniva proprietà dell’Ordine».


P. M.o LUIGI CEREZO nacque il dì otto agosto 1768 in Valenza, ove vestì l’abito agostiniano e studiò teologia, dopo il corso di filosofia frequentato a Castellon de la Piana.

       Morì nel 1811 vittima di carità in tempo di peste, ad Orimuela, ove era rettore del nostro collegio, dopo essere stato vice rettore (1799) del S. Fulgenzio di Valenza.
       Intelligenza eletta, memoria ferrea, predicatore non ultimo, il Lanteri dice di lui: «calluit egregie musicam»; citando come fonte la biblioteca | p. 22 | di Furster Justus Pastor, che io non riuscii a consultare dove che sia. I non pochi autori consultati tacciono affatto questo nome.
       Suonò l’organo in varie chiese, compose varie antifone e una Messa di requiem a quattro voci (35).


Fr. NICOLA DE CAMIISda Cremona dove fu anche priore del suo convento.

       Professore di teologia e filosofia, predicatore di grido, poeta di pregio, peritissimus in arte musica.
       Come tale compose tre pezzi dal titolo: La fede trionfatrice contro l’idolatria, per lo glorioso martirio di S. Caterina V. e M. protettrice degli studi Agostiniani (Tip. Righini, 1725).
       Come oratore lasciò un quaresimale e dieci orazioni panegiriche, che l’Arisio giudicava così: ex iure merito imprimenda (36)


P. AGOSTINO DIANDA. - M.o di cappella a S. Agostino di Pergola nel 1750, a S. Agostino di Roma nel 1751, a S. Agostino di Ancona dal 1764 al 1784.

       Della capacità di questo maestro è testimone competente il celebre P. Martini, che volle il ritratto del Dianda, per porlo nella collezione ch’egli stava preparando.
       E’ vero che il Dianda in lettere al Martini si proclama «in tutto ignorante, di musica ignorantissimo»; e un «miserabile strapazzino, che, per scarsezza di soggetti, esercita in questa terra (Ancona) l’impiego di M.o di cappella» (37); e che il ritratto lo permise unicamente per ubbidienza al suo superiore (38).
       Ma se ciò prova la profonda umiltà del P. Dianda, nulla toglie a giudizio del P. Martini, al quale possiamo accedere sicuri, perché il M. | p. 23 | se ne intendeva. Non so se il Dianda abbia composto della musica; dalla lettera, però, indirizzata dalla Pergola al Martini - al quale raccomanda un suo scolaro - si deduce che ne era insegnante.
       Il ritratto - che al Liceo Rossini di Bologna oggi non figura - fu dipinto da Giuseppe Pallavicini, milanese residente in Ancona, ed ebbe le lodi dei pittori bolognesi.
       (Lett. del 30-V-1784 da Ancona al P. Martini).
       Le lettere citate, e non devono essere tutte, chè il Dianda parla nella seconda di «lettere precedenti», sono scritte in bella calligrafia e in forma eletta.
       Oltre le città, in cui esercitò il suo ufficio, il Dianda non girò molto; a Bologna, poi, non fu mai, come confessa con rammarico al P. Martini, cui desiderava conoscere di persona.


P. BACC. AGOSTINO DIRUTAda Perugia, o - come altri scrive - Agostino da Deruta, paese oggi di circa 7000 ab. a 18 km. da Perugia e in questa provincia, presso le rive del Tevere.

       Nipote e discepolo del P. Gerolamo Diruta (39) (francescano) autore del Transilvano, il Nostro nacque verso la fine del secolo XVI.
       Nel 1617 era organista a S. Stefano di Venezia: nel 1620-22 M.o di cappella e organista ad Asola; nel 1630 M.o a S. Agostino di Roma, e nel 1646 direttore di coro a Perugia.
       Secondo l’Oldoini (in Athenaeum Augustinum) il D. avrebbe pubblicate una ventina di composizioni musicali; concorda con lui lo storico umbro Iacobilli, che gliene assegna dicianove; Eitner ne elenca dodici; l’Ossinger dice tredici. Io non ne ho trovato che nove.
              1) Sacrae Cantiones, a 1-2-3-4 voci. Op. I. (Venezia, Vincenti, 1617). - (Liceo Mus. Bologna).
              2) Messe 2 concertate, a 5 v. (Venezia, Vincenti, 1622).
              3) Sacri Motetti a gloria di Giesù et ad honore di Maria a 1 e 2 v. Lib. I, Op. VI. (Venezia, Vincenti, 1630).
              4) Sacrae Modulationes Eremitici Ordinis Divorum da 2 a 8 v. Op. X. (Roma, Masotti, 1630).
       Contiene motetti, inni, antifone pei nostri SS. Agostino, Guglielmo, Nicola, Monica, Chiara. - (Bibl. Com. Cesena).
              5) Messe 4 concertate a 5 v. Lib. II, Op. XIII. (Roma, G. B. Robletti, 1631).
              6) Viridarium marianum. Litanie ed inni a 4-5-6 v. Op. XV. ( Roma, Robletti, 1631 ).
              7) Psalmi vespertini a 3 v. Op. XVI. (Roma, Masotti, 1633).
p. 24
              8) Poesie Heroiche, morali e sacre da 1 a 5 v. (Roma, 1646).
              9) Davidicae Modulationes et Litaniae B. V. M. a 3 v., Op. XVIII. Roma, Fei, 1668. (Liceo Musicale di Bologna).


P. BACC. STEFANO FILIPPINIdetto l’Argentina. - Parrebbe nato in Sardegna, verso il 1600; però nelle sue opere è detto comunemente da Rimini; forse per indicare, come allora usava, la sua figliolanza religiosa? o dalla sua attività? Nel 1685 viveva ancora.

       Nel 1643-45 era M.o a S. Agostino di Rimini, nel 1652 a S. Stefano di Venezia, nel 1675 a S. Marino.
       (Contemporaneamente a Rimini?).
       Scrisse molta musica di chiesa.
              1) Messe a 3 v. (Venezia, 1638).
              2) Salmi concertati (Venezia, 1638).
              3) Concerti Sacri a 2-3-4-5 v. Lib. I, Op. II. (Ancona, Beltrano, 1682).
              4) Salmi brevi a 5 v. per tutto l’anno. Op. VI. (Bologna, Monti, 1670).
       Nella dedica l’edit. Marino Silvani li chiama «parti dell’ingegnosa penna del p. Filippini, ben noto al mondo come singolare in questa professione».
              5) Concerti Sacri a 2-3-4-5 v. Lib. II, Op. VII. (Bologna, Monti, 1671).
              6) Messe tre da Cappella a 4 v., - Op. VIII - (Bologna, Monti, 1673).
              7) Motetti sacri a voci sole - Op. IX. - (Bologna, Monti, 1675).
              8) Salmi e Messa a 8 v., - Op. X. - (Bologna, Monti, 1683).
              9) Salmi concertati, a 3 v. con violini. Op. XI. - (Bologna, Monti, 1685).
       Manca il «Dixit» e il «Magnificat», del che l’A. si scusa così in un avviso al lettore: «n’è stato causa il capriccio, che ha voluto operare secondo le regole simpatiche di un genio (!) divenuto stravagante». Perchè vecchio?
              10) Salmi brevi per tutto l’anno a 8 voci - op. XII.
       Nella Raccolta Silvestris (Roma, 1643-45) trovo tre motetti a 3 v. del P. Stefano Argentini, che con tutta probabilità è una persona sola con il Filippini:
       O quales flores - Quasi Oliva - Repleta est malis.


P. FILIPPOda Cavi, era M.o di cappella e organista a S. Agostino di Roma nel 1642.

       In una raccolta di autori diversi - Sacrae Modulatioties - di Domenico Bianchi (Roma, 1642 - Grignani) sono di questo maestro tre motetti:Exurgat Deus - Transfige - Salve, salutaris; e un altro a 2 v. - Sonent cytharae -, è nella raccolta «autori diversi» di Florido De Silvestris (Roma, 1643).


p. 25

P. BACC. IPPOLITO GHEZZI(forse di Sinalunga), nato a Siena sul finire del secolo XVII.

       Fu compositore e maestro di cappella (1679-1700) nella cattedrale di Montepulciano, ove fu maestro di Domenico Cavalcanti dal quale dovette staccarsi «per l’invidia al suo genio» (40).
       Come teorico il G. è rimasto celebre per avere per primo proposto la riforma della salmodia, adottando nel suo Setticlave canoro (Bologna, 1709 - op. VI) le sette sillabe, invece delle sei in uso sino a quel tempo («opera compendiosa e molto utile»).
       Di lui come compositore si ha:
              1) Sacri dialoghi, o vero 12 Motetti a 2 v., op. I. (Firenze, Guiducci, 1699) (2).
              2) Oratori sacri a 3 v. cavati dalla S. Scrittura.
       L’Abelle - L’Adamo - L’Abramo - Il David trionfante (Bologna, Silvani, 1700).
              3) Lamentazioni sacre per la Settimana Santa a sole voci - op. IV. - (Bologna, Silvani, 1707). La dedica è datata da Siena, il 30 marzo 1707.
              4) Sacri dialoghi, o vero Motetti a 2 v. con violini. (Bologna, Silvani, 1708).
              5) Salmi concertati a 2 voci (op. II).
       Nel vol. XXIX del Carteggio Martiniano è una lettera autografa del Ghezzi da Siena (12 novembre 1708) al bolognese Giacomo Antonio Perti, la quale dimostra insieme e la stima che godeva e la serenità ponderata con che giudicava.
       Essendo nata in Siena una disputa fra due musici intorno a una settima minore trovata nei Ricercari del maestro defunto di quel duomo, il nostro Ghezzi fu incaricato di decidere la questione, ed egli - uomo coscienzioso come era - volle sentire dapprima l’oracolo del Perti, maestro in S. Petronio.


Fr. GIACOMO di S. Angelo. - Era maestro di cappella a S. Marco di Milano, circa il 1617.

       Nella raccolta «Autori diversi» di Filippo Lomazzo (Milano, 1617) sono di lui due motetti a 2 v., uno a 4 v. e Litanie a 4 v.


P. GIOVANNI BATTISTA di Città della Pieve. - «Maestro di musica, fu il primo a trarre dalle canne vocali armonie ispirate e sublimi, onde presto divenne oggetto di ammirazione e riconoscenza.»

       Nel 1638 è organista a S. Giovanni di Livorno; breve, ma fruttifera dimora, che diede a S. Giovanni un bell’organo dell’allora famoso Luca Romani, da sostituire all’ «organetto» preesistente.
p. 26
       E la chiesa di S. Giovanni, che stava rinnovandosi ed ingrandendosi, lo meritava. (41)


Fr. GUGLIELMOveneziano. - Studente a S. Stefano di Venezia, nel 1616 pubblicò presso l’Amadino il Coelum armonicum, seu concentus a 1-2-3 v.; primo parto di un giovane di belle speranze. E poi?


P. BRUNO HOLZAPFELbavarese. - «Celebris pulsator organi, artis musicae peritia excelluit».

       Sottopriore degli Agostiniani di Ratisbona, nel 1760 pubblicò a Nürmberg tre opere di sonate per clavicembalo ed organo.
       (Nel 1780 un Giovanni Amadio Holzapfel, predicatore di Smacalda, scriveva una prefazione al libro di litanie (in canto fermo) di Vierlings).


P. BRUNO HOLZBANER (42). - Nel 1749 pubblicò ad Augsburg ventiquattro sonate per clavicembalo con questo titolo: Eremi deliciae, seu eremita augustinus exultans in cymbalis benesonantibus pro organo fidiculari. (Tip. Lotter).

       Nel 1751 stampò ventitrè operette intitolate «Divertimenti da clavicembalo et organo» presso lo Schmidin di Norimberga.
       Nel 1755 presso il già citato Lotter altre ventiquattro..., non bene, oggi, precisate.


M. G. BATTISTA ININGERdi Monaco di Baviera, dimostrò rara perizia di musico eccellente nel suo Canticum chorale, seu: Invitatoria, hymni, antiphonae et responsoria pro festis solemnioribus ad organum.

       Nel 1768 era Maestro al convento di Monaco. L’Ininger fu tre volte provinciale, e morì il 18 febbraio 1730.


M.o SCIPIONE LAZZARINIda Ancona, ove nacque il 1641, coltivò la musica con successo. Di lui si ricordano queste opere a stampa:

       - Op. I. Motetti a 2 e 3 v. (Ancona, Percimeneo, 1674). La dedica è da Ancona il 1.o aprile 1674.
       - Op. II. Motetti a 2-3 v. (Ancona, lo stesso, 1674) Nell’appendice sono tre motetti «di tre scolari» dell’A., il quale insegnava contrappunto nella sua patria.
p. 27
       - Op. III. Salmi Vespertini a 3 e 5 v. e 2 violini. (Ancona, Percimeneo, 1675). Dedicati al principe GB. Pamphili.
       - Al liceo musicale GB. Martini di Bologna si conservano MS. del Lazzarini le seguenti composizioni:
       Messa a 8 v. - Messa a 8 v.: «Quem dicunt homines» - Messa a 4 v. pro defunctis - Ave, Maris Stella a 4 e a 8 v. - O gloriosa Virginum, senza organo - Pange Lingua, a 5 v.
       Il Saracini (43) non lo annovera tra gli uomini illustri d’Ancona, pure scrivendo nel 1673 quando il Lazzarini già stampava, e, d’altronde, citando d’altri autori opere stampate nel 1672.
       Silenzio tanto più preoccupante in quanto che, elencando le famiglie (anche le estinte) cui gli illustri appartenevano, dei Lazzarini non à una parola.
       Parla, forse, soltanto delle famiglie nobili, e i Lazzarini erano di popolo?
       Oppure il Lazzarini è d’Ancona solamente per figliazione religiosa? (44)


Fr. GUGLIELMO LIPPARINObolognese. - Nato sul declinare del secolo XVI, vestì da giovine l’abito agostiniano a S. Giacomo di Bologna, ove ebbe agio di erudirsi anche nella musica, nella quale dimostrò subito tale valentìa che nel 1609 i Superiori lo mandarono a Como, ove ebbe la carica di M.o di cappella del duomo, che tenne continuamente per più di 20 anni. Prima, però, fu a Bellagio M.o di Paolo, figlio di Ercole Sfrondato duca di Monte Marciano.

       Tornato semplice frate a Bologna, passò nel suo S. Giacomo, tranquillo e sereno, il resto della sua vita.
       Pubblicò 14 opere, l’ultima delle quali nel 1637: di queste, sette si trovano al Liceo Musicale di Bologna.
              1) Il I Lib. delle Canzonette, a 3 v. (Venezia, Vincenti, 1600).
              2) Il I Lib. dei Motetti a 7-8 e 15 v. (Venezia, Raverio, 1609).
              3) Messe a 8 v. con il Te Deum (Venezia, Vincenti, 1623).
              4) Sacri concerti a 4-5-8 e 10 v. Lib. II. (Venezia, Vincenti, 1627). Sono 26 composizioni.
              5) Sacri concerti a 5 v. Lib. I. op. XI. (Vincenti, 1629).
              6) Sacri concerti da 1 a 4 v. con le litanie. (Venezia, Vincenti, 1635).
       In calce ai 25 componimenti che contiene quest’opera - che è la | p. 28 | XIII - sono otto sonate per violino, ognuna delle quali è intestata a una delle nobili famiglie bolognesi; cioè:
       La Bentivoglia - La Paleota - La Campeggia - La Bovia - La Guidota - La Pepoli - La Malvezza - La Bologneta.
              7) Salmi concertati, a 8 v. - op. XIV. - (Venezia, Vincenti, 1637).
       E’ dedicata al R. P. Giulio Cesare Quaquarelli da Bologna «padre mio in X.to osservandissimo», e datata da Venezia il 15 marzo 1637.
       Quando il Lipparino sia tornato definitivamente alla sua Bologna, come accennavo dianzi, si può arguire con probabilità dalla sua opera XII del 1634, nella quale non si dice più M.o di Como, e la quale dedica «alla sacratissima et miracolosa imagine della B. V. M. del Baraccano», venerata in Bologna.
       L’op. à per titolo: «Le Sacre laudi, che si cantano nella S. Casa di Loreto» a 3-4-5 e 8 v.; e le litanie vi sono musicate in 14 maniere diverse.
       Prova del pregio in cui le composizioni del L. erano tenute anche all’estero, è il fatto che Abramo Schad - oculato raccoglitore delle musiche più pregevoli - nel suo Promptuarii musici Pars I.a (Strasburgo, 1611) incluse due pezzi del N: Hodie nobis, a 7 e Puer meus a 8 v.
       A proposito del Lipparino il Gaspari è tormentato da un punto interrogativo: dato che i frati erano maestri di cappella soltanto nelle loro chiese, come va che troviamo il Lipparino maestro nella cattedrale di Como? Perchè questa eccezione?
       E non sa che cosa rispondersi.
       Intanto questa eccezione non è nè la prima, nè la sola; perchè - anche restando nei limiti di questo studio - io trovo ben sei agostiniani maestri di cappella in otto cattedrali:
       P. Mario Agatea a Modena - P. Ippolito Baccusi a Mantova e Verona - P. Gerolamo Bartei a Volterra - P. Tiburzio Massaini a Piacenza e Lodi - P. Carlo Milanuzzi a Camerino - P. Stefano Vanni in Ascoli.
       Il principio, dunque, «i frati nelle loro chiese» non è così generale come crede il Gaspari.
       E allora la risposta al suo interrogativo non mi sembra difficile.
       Se si trattasse di un caso isolato, non trovandoci di fronte a un genio, si potrebbe pensare a una combinazione qualunque, o a una simpatia personale.
       Ma, dato il ripetersi di queste eccezioni, mi pare che esse depongano a favore della valentia (o virtuosità, come allora dicevano) degli eletti in chiese non loro; tanto maggiore quanto il principio «i frati a casa loro è più generale. Oppure dobbiamo ammettere - perché non | p. 29 | ci si rinfacci ilCicero pro domo sua - per lo meno che in quelle determinate circostanze non si trovavano facilmente maestri migliori e più degni.


P. ORTENSIO MAGNANIdi Bologna. - Nel 1672 era maestro di cappella a S. Giacomo di Bologna.

       Ma di lui non sono riuscito a trovare altro all’infuori di questa notizia casuale.


P. TIBURZIO MASSAINIcremonese (45). - Nacque a Cremona nella prima metà del secolo XVI, si fece religioso agostiniano nel S. Lorenzo di Piacenza, ove dimorò finchè non fu nominato maestro a S. Maria del Popolo in Roma.

       Indotto dal Baccusi, «stando in Venetia ci attese siffattamente (al contrappunto) che d’appresso buoni musici si acquistò anch’egli non picciol nome». Così il Zacconi, più volte citato.
       Il Baini scrive: «Si elevano sopra gli altri - direi quasi infiniti - li motetti a quattro cori dedicati dal p. T. Massaini agostiniano a Paolo V». (II. 316) (Per due motetti ebbe dal duca 60 talleri).
       E Pietro Alfieri nella Gazzetta Musicale di Milano del 13 novembre 1853: «Ora nelle scuole italiane vi furono sin dal principio del secolo XVII insigni uomini che scrissero meravigliose composizioni.… Abbiamo i motetti da 8 a 16 v. del p. T. Massaini Agostiniano».
       Per il «non picciol nome» che s’era acquistato, il Massaini dovette girare assai.
       Nel 1544-45 è M.o dei ragazzi del coro alla corte di Ferdinando I.
       Nel 1571 M.o a S. Maria del Popolo in Roma.
       Nel 1580 era maestro in Lodi, e musicava alcune rime del can. Gio. Francesco Medici, affinché gli allievi della scuola di musica dessero il buon capo d’anno al Vescovo di Lodi, altro dei protettori della società filarmonica:

                     Musico stuolo umile
                     a voi sacro pastore, al mondo e pio
                     per vostra cura lodeggiano ovile
                     annuncia in novo canto
                     nel primo dì l’anno felice e santo.

        Il quale Medici dettò per il Massaini il seguente sonetto, che - a parte l’ampollosità propria di quei tempi, e fatta pur la tara dell’amicizia - ci parla chiaramente del concetto in che allora era tenuto il N.

p. 30

                     Sacro spirto divin, cui gli alti onori
                     noti ove sorge il sole, u’ cade or sono:
                     cui l’armonia dal cielo avuta in dono
                     fa i muti inchiostri divenir sonori,

                     da quei superni gloriosi cori
                     che di soavi accenti e sacro suono
                     cingon del nume eccelso il sommo trono
                     l’arte apprendeste, onde alietate i cori.

                     Se felice per voi fu il Po che in seno
                     primo il vostro mortal nascente accolse,
                     primo il valor conobbe e tenne appieno,

                     Felice or l’Adda, che al suo grembo ameno
                     de l’acque amiche un tanto ben rivolse
                     ch’oggi goder si vanta angel terreno (46).

       Nello stesso anno 1580 fu chiamato a Praga alla corte di Rodolfo II, ma non vi restò a lungo.
       (Nel nostro convento di Cremona sotto il ritratto del M. si leggeva: Tiburtius Massainus Cremonensis Rodulphi Imperatoris Phonascus 1590)(47).
       Nel 1587 lo troviamo M.o nella chiesa maggiore di Salò; nel 1591 alla corte di Salisburgo; nel 1598 torna a Piacenza, M.o nella Cattedrale, ove si trova in tale carica anche nel 1609.
       Dal 1599 al 1608, però, è «in cathedrali Laudensi Musices praefectus», eletto a succedere a Francesco Flaminio Tresti; e prima fu organista al S. Agostino di Roma, se dobbiamo credere a quanto scrive Costanzo Antegnati a pag. 4 della sua Arte Organica del 1608:
       «R. P. Tiburtio Massaino M.o di cappella di S. Agostino et hora nel duomo di Lodi».
       Lasciare Roma per Lodi! Vinse forse in lui il dulcis amor patriae: si avvicinava alla natìa Cremona.
       Il Massaini scrisse almeno 33 opere, portando questo numero quella di Venezia del 1608: Quaerimoniae.
       Vari pezzi del M. si trovano - come già abbiamo visto pel Baccusi - in varie raccolte contemporanee. Per es. nella Simphonia Angelica di Hubert Valerant (Amorgos 1583) nel Lauro Secco, e nella Scielta di migliori madrigali che hoggidì si cantano (Ferrara, Baldini 1582 - Anversa, Bellero, 1583).
       Del Massaini si trovano le seguenti opere:
              1) Il I Lib. dei Madrigali a 4 v. (Venezia, Gardano, 1569).
p. 31
              2) Concentus 5 Vocum in universos Psalmos in Vesperis omnium festorum, cum 3 Magnificat (Venezia, Gardano, 1576 e 2.a ediz. 1588).
              3) Il Lib. II dei Madrigali a 5 v. (Venezia, Scotti, 1578). Dalla dedica si rileva che il M. serviva da molto tempo la famiglia Rangona-Orsini.
              4) Lib. I. Missarum a 5 v. (Venezia, Gardano, 1587).
              5) Lib. II Missarum a 5 v. (       »          »           »   ).
              6) Sacri Cantus a 5 v. pari. Lib. II. (Gardano, 1595).
              6 bis) Il IV Lib. dei Madrigali a 5 v. (Venezia, Gardano, 1594).
              7) Lib. I. Missarum a 6 v. (Venezia, Amadino, 1595).
       Nella dedica (da Cremona il I maggio 1595) al Can. di Costanza Giacomo Fuggeri parla di canzoni a 6 v. date già alle stampe.
              8) Lib. II. Missarum a 6 v. (Venezia, Amadino, 1595).
              9) Lib. III. Missarum a 5 v. (Venezia, Amadino, 1598).
              10) Musica super Threnos Ieremiae Proph. a 5 v. (Venezia, Amadino, 1599).
       La dedica è datata: Placentiae ex aedibus nostris (cioè S. Lorenzo) septimo idus februari, 1599.
              11) Lib. I. Missarum a 8 v. (Venezia, Amadino, 1600).
              12) Lib. IV. Missarum a 8 v. (Venezia, Amadino, 1600).
              13) Lib. I. Cantionum (Motetti) a 4 v. (Venezia, Amadino, 1603).
       Di questa composizione l’A. stesso dà il suo giudizio: Opus non tenui a me confectum studio laboreve, et multis aliis in lucem iam editis anteponendum censeo. (Prefaz. Lodi, aprile, 1603).
       Nell’archivio capitolare di Lodi (48) ho trovato del Massaini quest’altra opera, della quale do il titolo completo:
       Quaerimoniae cum responsoriis infra hebdomadam sanctam concinendae. Op. XXXIII Auctore Tiburtio Massaini, in choro musico Eclesiae Laudae Praefecto (Venetiis, Raveri 1608). La dedica è datata: Laudae, Kal. April 1608, e chiude così: te tuaque fortunet Deus.
       Nella prefazione a quest’opera dicendo il M. d’essere legato in amicizia (49) da 33 anni col Turriani, cui dedica lo scritto; si può arguire | p. 32 |che nel 1607 il M. fosse in età provetta. Forse viveva ancora nel 1609, chè il Banchieri nelle sue Conclusioni nel suono dell’organo, Bologna, 1629) parla di lui «M.o di cappella nel duomo di Piacenza» (pag. 25) in termini che ce lo fanno pensare vivente.
       Nella Gazzetta Musicale di Milano (an. 1853, pag. 202) Pietro Alfieri cita dei motetti del Massaini da 8 a 16 voci.


P. BACC. CARLO MILANUZI da S. Esanatolia. - Musico, poeta, oratore, organista e maestro di cappella:

       Nel 1615 a S. Stefano di Venezia - nel 1619 a S. Agostino di Perugia (50) - nel 1622 a S. Eufemia di Verona - nel 1623-30 a S. Stefano di Venezia - nel 1636 nella cattedrale di Camerino (51) - nel 1642 a S. Eufemia di Verona - nel 1643 a S. Mauro di Noventa di Piave.
       Da un discorso de «l’Auttore a’ gentilissimi musici» che si legge in fine dell’op. VIII. (Scherzo delle ariose vaghezze) traspare la grande inclinazione naturale del M. verso la musica e il molto tempo, che vi dedicava; tanto da anteporla a volte anche a studi più degni. Trahit sua quemque voluptas.
       «La naturale inclinatione del mio ingegno, il cui genio negar non posso che nel delitioso e piacevole giardino della musica e delle muse non si trattenga volentieri, e che non sia dell’uno e dell’altro trattenimento tanto invaghito che tralasciati (così vuol chi puole) gl’altri studi più gravi par che solamente di questi si nutrisca».
       Dalle quali parole risulta pure che il M. era anche poeta e coltivava la poesia; e un suo Sonetto in lode di Giovanni Ghizzolo trovasi nei Frutti d’amore (52), op. XXI del Ghizzolo medesimo, ora al Liceo G. B. Martini di Bologna.

                     Al suo rapido corso il sol pon freno
                            ed Euro al tuo cantar si posa e tace,
                            e di dolcezza addormentato giace
                            quasi ebro il sonno a Pasithea nel seno.

                     Ogni tronco languisce, e d’amor pieno
                            alla vaga armonia fassi seguace;
                            ferman, vaghi d’ udirli, il piè fugace
                            e col Tebro, e con l’Arno Adria e Tirreno.

p. 34 [p. 33 spostata]

                     Ghizzol, tua sol virtù, che se celesti
                            son le tue note; e se te il mondo ammira
                            quasi spirto del ciel, ch’ a noi scendesti,

                     Certo lo stil da 1’armonia, che gira
                            e da quel sommo musica apprendesti
                            che le sfere ha per corde, e il ciel per lira.

                                                               P. CARLO MILANUZI
                                                        Organista di S. Stefano di Venetia

       Dall’avvertenza alla prima edizione (1629) delle Messe concertate si rileva che il M. scrisse molto, e che i suoi scritti - che lo collocano tra i migliori musici del suo tempo - non restavano.… fondo di magazzino.
       «Dite loro (ai malevoli) che facino tanto loro, che hassai haveranno fatto quando nell’età in che io mi ritrovo haveranno tanto scritto e tanto stampato quanto sin’ hora ho fatt’io.
       «Se poi le mie opere sieno opere o scartafogli, ne lascio il giudizio a’ vertuosi, i quali.… non le hanno lasciate riposar troppo nelle librerie».
       Dato di fatto confermato dall’editore Vincenti quando nel 1630 gli dedicava le Fanfalughe da 2 a 5 v. del Donati (53):
       «Al M. R. P. Carlo Milanuzi da S. Natoglia Bacc. in S. T. e Predicatore Agostiniano, mio signore e padrone colendissimo.
       «Alle sue singolari e vertuose qualità, al suo merito e valore, come a quella che in questa professione (musica) è molto stimata, ammirata e celebrata dai primi vertuosi del nostro secolo; e quando altra testimonianza non vi fusse, le mie stampe più chiaramente ne fanno fede, e l’essito dell’Opere sue ne dà certezza infallibile; sicuro che essendo la stampa la pietra del fuoco, a quella più che ad ogni altro si deve dar disinteressata credenza.
                     15 dicembre 1629.
                                                                      ALESSANDRO VINCENTI

       Il Milanuzi, quindi, continua la sua autodifesa con una sfida:
       «Et è vero che ho stampato opere di pochi fogli, perchè ho sempre la borsa di pochi soldi.
       «Se questi tali mo’, che brontolano, si sentissero di farmi un’opera di carità con pagarmi le stampe, sappiano che mi ritrovo di compito al presente».
       E qui cita, pronte per le stampe, le seguenti composizioni:
       I.e II. Lib. dei Salmi, concertati con strumenti.
p. 35
       Salmi in tripla a 3 cori - Salmi a 8 correnti.
       Messe a 8 v. con alcuni Motetti.
       Messe a 14 voci concertate con strumenti.
            »    » 12    »       »           »       »       
            »    »  6 cori        »           »       »       
       Salmi concertati a 4-5-6 cori.
       Compiete a 5 v. con sinfonie di 2 violini e 1 fagotto.
       Compiete a 4-5-8 v. a corrente intera.
       Gli improperi della Settimana santa.
       Madrigali a 4 v. concertati.
       Il VII. Lib. delle Ariette.
       Diverse Correnti, Capricci, Sonate, Balletti e Stravaganze da sonare.
       Il III. Lib. pei Motetti.
       Alle quali opere MS. se aggiungiamo quelle date alle stampe, noi ci troviamo di fronte a una vita piuttosto lunga; difatti viveva ancora nel 1643, come risulta dalla sua op. XXI. Pagata, forse, dagli invidiosi?
                     Opere a stampa:
              1) Vespertina Psalmodia a 2 v. Lib. I. Op. II. (Venezia, Vincenti, 1619).
       La prefazione è un alto elogio «de Musicae praestantia ac dignitate».
       Un MS. di quest’opera, che è al Liceo G. B. Martini di Bologna, à questa frase: «ad usum Fr. Nicolai Finalensis Ord.is S. Aug.ni».
       Forse un discepolo, o certo un confratello del M. a Finale Emilia, dove pure il N. dimorò un tempo; come si vedrà in seguito.
              2) Litaniae B. M. V. a 4 e 8 v. (Venezia, Vincenti, 1622). Ristampata nel 1642.
              3) I Scherzo delle Ariose. Vaghezze da cantarsi sul clavicembalo, chitarrone, arpa doppia. - Op. VII - (Venezia, Magni, 1622).
              4) Armonia Sacra di concerti (Messa e Canzoni) a 5 v. op. VI. (Venezia, Vincenti, 1622). - Dedicata al p. Bacc. Leonardo Zozzi, «priori vigilantissimo» in S. Eufemia di Verona. - (Liceo di Bologna).
              5) Sacra cetra concertata a 2-3-4-5 v. - Lib. II. Op. XIII. (Venezia, Vincenti, 1625). - Contiene 26 Motetti ariosi.
              6) II. Scherzo... op. VIII. (Venezia, Vincenti, 1625 (54).
              7) Concerto sacro di Salmi interi a 2 e 3 v. «comodi, vaghi et ariosi» (Venezia, Vincenti, 1627; 2.a ed. 1628; 3.a ed. 1631) op. XIV.
              8) VI. Lib. delle Ariose.... op. XV. (Venezia, Vincenti, 1628).
p. 36
              9) VII. Lib. delle Ariose… per chitarra spagnuola - op. XIII. (Venezia, Vincenti, (1630). (55)
              10) VIII. Lib. delle Ariose... Op. XVIII. (Venezia, Vincenti, 1635).
              11) Messe 4 a 3 v. concertate, che si possono cantare a 7 et 11, aggiuntevi 4 v. e 4 strumenti a beneplacito. Lib. I., op. XVI. (Venezia, Vincenti, 1629). Ristampato nel 1636.
       Nella I.a ediz. non si dice più M.o di Verona. - Nella 2.a ediz. si dice M.o di Camerino.

*
* *

       Da questa ristampa si ha la compiuta bibliografia musicale del Milanuzi sino al 1636, cioè:
       I. e II. Lib. di Motetti da 1 a 5 v.
       I. Lib. di Madrigali concertati da 2 a 4 v.
       Litanie a 4 v.
       Le Musiche moderne da 1 a 2 v.
       I. Lib. dei Motetti a sole voci.
       I. II. III. IV. V. VI. Lib. delle Ariette a voce sola, per chitarra spagnuola.
       I. Lib. dei Salmetti a 2 v. spezzate.
       I. II. Lib. dei Salmetti a 2 e 3 v. intere.
       I. Lib. delle Messe a 3-7-11 v.

              12) Hortus sacer deliciarum - a 1-2-3 v. - op. XIX. (Venezia, Vincenti, 1636). (Messa e litanie).
              13) Concerto sacro dei Salmi interi a 2 e 3 v. con 2 violini - Lib. II. - op. XXI. (Venezia, Vincenti, 1643).

 


Fr. ALESSIO MOLITORtedesco. Il Lanteri scrive «Famosus compositor musices»; ma non lo trovo citato da altri autori, neppure dal Fetis, che parla di ben otto musici dal cognome Molitor.


Fr. FRANCESCO PAOLETTIda Montalcino (Siena). - (1649). «Gran professore di musica; musico e suonatore di organo eccellente; e seppe ancora vagamente comporre - come apparisce dall’opere che ha posto in luce; ma per non l’haver potute trovare sino ad ora, non sappiamo di qual natura fosse il suo stile.

       «Questo da amico di Mont’Alcino ci è stato notificato».
p. 37
       Così con spontanea semplicità l’Ugurgieri (56), alle cui parole - purtroppo! - io non ò modo di aggiungere nulla di nuovo, se non una ipotesi.
       Che questo Fr. Francesco forse fosse parente di quel M.o Agostino Paoletti, pure da Montalcino, e suo contemporaneo, che nel 1646 era priore di Pisa, e del quale parlano con lodi il Torelli, l’Ossinger e il Marucci, come predicatore che levò grido in tutta Italia.


Fr. PIETRO PAOLO da Cavi. - Il I. Lib. dei Ricercari, a 2 v (Roma, Zannetti, 1608) - (Roma, Soldi, 1620).

       Nella dedica al p. M.o Girolamo da Siena, Vic. di S. Agostino di Roma, dice di conoscerlo «da molti anni». Nel 1608, dunque, non doveva essere più giovane.
       E poichè nella ristampa del 1620 la dedica non è dell’A., ma dell’editore (il quale dice essere stata l’opera ristampata altre volte) si potrebbe forse arguire che nel 1620 il da Cavi non viveva più.


Il P. GREGORIO ROSLERtedesco, era così appassionato della musica da dedicarvi tutto il tempo che gli avanzava dalla predicazione e dall’ufficio di sottopriore del suo convento. Che fosse musico non spregevole lo mostrano le sue composizioni, che di lui ci restano:

              1) Melodramma ecclesiastico in 15 scene, istrumentato. (Asburg, Klafchenchell, 1748).
              2) Otto sinfonie per organo e 2 violini. (Asburg, Lotter, 1748).
              3) Sei litanie lauretane, istrumentate. (Lotter, 1749).
              4) Sei Messe (una di Requiem) a 4 v., istrumentate. (Lotter, 1749)


M.o NICOLA da Verona, fu teologo e predicatore di grido.

       Terminato il tempo del suo priorato a S. Giacomo di Bologna, se ne partì per tornare alla sua Verona; ma nel viaggio fu colto da malattia mortale e decedette il 1514 a Chiozza (Fossa Claudia) di appena 46 anni.
       Il Torelli (vol. VIII.) tace del suo culto alla musica; ma l’Ossinger, riportato dal Lanteri, scrive che «composuit varios cantus (seu cantiones) musicos», cioè Motetti.


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(20) Così si scrive comunemente. Però in un suo ritratto edito nel 1676 è detto di anni 48; sarebbe dunque nato nel 1628.

(21) Lettera del p. Agatea al duca di Modena del 1687 (Archivio di Stato di Modena).

(22) Lett. 8-1-1691 (Arch. di Stato di Modena).

(23)    » 13-1-1692    »         »    »     »

(24) F. 1366. 5-6-7 - G. 2 - G. 250, p. 47.

(25) L’Agatea fu accolto all’Accademia nel 1685.

(26) Dalla dedica del P. Zacconi alla 2.a parte della Prattica, e nella Prattica stessa a pagg. 84 e 130.

(27) L. Zacconi, Canoni Musicali, libr. IV - (MS. Oliv. N.ro 559).

(28) Le Messe hanno questi nomi: Signor mio caro - O Beata Maria - Qualis est dilecta mea - Primi toni - Sine nomine.

(29) Gius. Baini, - Memorie storiche della vita e delle opere di G. P. L. da Palestrina (pag. 89). - Roma, Soc. Tip. 1828.

(30) Archivio storico di Livorno: Libro delle proposizioni del convento di S. Giovanni, N.ro 3064/5, pag. 72.

(31) Firenze; Barbera, 1856.

(32) Archivio Prov. Ag.no di S. Spirito a Firenze. Dal libro «Memoria de’ PP. della Provincia di Pisa dell’Ord. E. di S. Agostino».

(33) Pochi anni dopo trovo organista a S. Giovanni di Livorno il p. Bacc. Teofilo Ciafferi (1743-1751).

(34) R. Archivio di Stato di Pisa - Reparto Archivio dei Cavalieri di S. Stefano, n° 6688.
       In questo medesimo registro trovo una nota nella quale è intuitiva l’influenza del p. Cattani:
       «1713 - al P. Fr. Domenico Ciriaci Agostiniano, stato predicatore della quadragesima prossima passata nella chiesa conventuale... L...».

(35) FURSTER: Escritores Valencianos, II, 339; citato in «Saggio d’ una biblioteca ibero-americana dell’ ordine agostiniano» del P. Gregorio de Santiago Vela; Madrid, 1913; pagg. 718-20.

(36) ARISIO, Cremona letteraria, (Righini, 1740) – Vol. III. P. 235.

(37) Lett. del 20-3-1784 da Ancona.

(38)   »     » 4-7-1750 da Pergola. Conservate nella bibl. del Liceo Musicale di Bologna. (Carteggio del P. Martini, Vol. XIII).

(39) Così si chiama il D. stesso nella sua Op. I.

(40) Da una lettera da Siena del 20 gennaio 1709.

(41) Nella prefazione il G. annunzia tra poco Messe a 3-4-5 voci.
       In questo torno di tempo erano organisti a S. Giovanni di Livorno altri due nostri frati: Fr. Gerolamo da Firenze (1639-1641 - 1645-1666). - Fr. Domenico da Montecatini (1642).

(42) Ma di essi non ò trovato notizie particolari.
       Occorre notare che il nostro storico Ossinger lo identifica col precedente p. Bruno, mentre Heitner ne fa due individui nettamente distinti.

(43) GIULIANO SARACINI: Notitie historiche della città d’Ancona - Roma, Tinassi, 1675.

(44) Nelle sue stampe si chiama «romano, figlio di Ancona».

(45) Musicus sua aetate celeberrimus.

(46) G. OLDRINI: Storia musicale di Lodi. - Lodi, Quirico 1883.

(47) CFR: FRANCESCO ARISTO: Cremona literata, - Parma, Monti 1706.

(48) Da questo archivio appare incidentalmente il nome di un altro nostro compositore.
       Nel mazzo di musica N. 14, infatti, in una nota manoscritta si legge: «Notta dei Componimenti spediti dal M. R. P. M.o Giacinto Rossi agostiniano, maestro di cappella in detto (quale?) monastero» (segue l’elenco, ma tutto è senza data e manoscritto).

(49) Fu anche in intima amicizia con Gio. Antonio Peranda, come appare dalle sue lettere, dalle quali risulta che il Massaini ebbe un fratello (Luca) condottiero di soldati veneti a Creta.

(50) In augusta Perusia apud Augustinenses aeremitas organista.

(51) Nell’ Hortus sacer del 1636, il M. dice di lasciare Venezia dopo vent’anni di soggiorno: quello di S. Eufemia (1622) perciò dovette essere un breve soggiorno, come di passaggio.

(52) Giovanni Ghizzolo, M.o di S. Antonio di Padova: Frutti d’amore (Venezia, Vincenti, 1623).

(53) Ignazio Donati, il celebre Maestro di Lodi, Ferrara, Novara, Milano.

(54) Una raccolta del Simonetti di quest’anno ha dal Milanuzi un «Anima miseranda».

(55) Dalla dedica di queste Ariose che l’A. dice «nate la maggior parte sotto cotesto sereno cielo del Finale» si rileva avere il M. dimorato poco prima del 1629 (la data è del 6 dicembre 1629) a Finale Emilia, ove gli Agostiniani avevano un convento.

(56) ISIDORO UGURGIERI AZZOLINI: Le Pompe Senesi - (Pistoia, Fortunati, 1649). Vol. II, pag. 9.