Stefano Luigi Astengo OESA
Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1929
II
Teorici
P. GIOVANNI VAN DER ELST. - Nacque da nobile famiglia il 1597 nel castello di Maulenakers nel Brabante (Belgio) e morì il 6 febbraio 1670 nel nostro convento di Gand, ove, forse, visse il più della sua vita, e del quale aveva la figliolanza, essendo chiamato senz’altro «del convento di Gand».
Nel 1618 si rese frate in detto convento nel quale - dopo aver viaggiato la Francia, ove ebbe lezioni di organo e composizione dal De Titelouse, organista della cappella reale - ebbe l’ufficio d’organista, che disimpegnò per parecchi anni.
Coltivò con amore la teoria della musica, e inventò un nuovo sistema di notazione, ritornando così all’uso del secolo XIV.
La novità di questo sistema, che non ebbe poi seguito, consisteva nel sopprimere il diesis e il bemolle, chiamando le note naturali: do-re-mi.... ecc.; le diesiate: di-ri-fi; le bemollate da-ra-fa.... Spiegò il suo sistema in un’opera curiosa dal titolo: Notae augustinianae, sive musices figurae seu notae novae concinnendis modulis faciliores, tabulaturis organicis exibendis aptiores; (Gand, Max Groet, 1657) opera nella quale la prima parte è scritta in francese e la seconda in latino. Nel 1662 scrisse in fiammingo l’altra sua opera Fundamenta musicae, il cui titolo preciso è il seguente: Den onden ende nieuwen Grondt van de Musike. Cevanghende (13 Kapitel, neber scriftem) door P. J. V. E. A. (Ghend, Max Groet, 1662).
È questa probabilmente la terza edizione, essendo state pubblicate rispettivamente la prima e la seconda nel 1657 e 1659.
p. 8
P. NICOLA PASQUALE ROIG. - Nacque a Ruzafa, presso Valenza, nella Spagna e morì ad Alcoy nel 1787.
«Excellens organorum pulsator», nel 1778 era organista nel reale convento di S. Agostino in Valenza, e in detto anno stampò a Madrid la seguente opera: Explicacion de la teorica y practica del canto llano y figurado, ordenada para uso del noviciado (9).
M.° STEFANO VANNI, di Recanati. - Nato nel 1493 (10), a trent’anni era maestro di cappella nella cattedrale di Ascoli, ove visse il più della sua vita; a 38, dopo molti anni di lavoro, pubblicò la sua opera principe:
Recanetum de Musica Aurea (Roma, Dorico 1533), una delle più rare opere di questo genere, e uno dei migliori trattati dell’epoca.
L’opera tratta di canto fermo, di musica figurata e di contrappunto.
Mi piace riportare il titolo preciso dell’opera, che accenna anche al traduttore: Recanetum de Musica Aurea. A magistro Stefano Vanneo Recinensi - Eremita Augustiniano - In Asculana ecclesia chori moderatore nuper editun et solerti studio enucleatum - Vincentio Rosseto Veronensi interprete - Romae, apud Valerium Doricum Brixiensem - Anno Virginei partus 1533, cum gratia et privilegio Clementis VII Pont. Max. ad decennium. (in folio, cart. 93 (pag. 186) con belle tavole e tratti di musica).
Scritta in italiano, la fece tradurre in latino per la stampa dal veronese Vincenzo Rossetti. La cosa, che a prima vista sembra strana, era comune «nei primordi del 500: o perchè si riputasse disdicevol cosa dar fuori, trattati scientifici nella nostra lingua; o perchè il redigerli in latino ne rendesse più facile la diramazione nei paesi stranieri e guadagnasse maggior riputazione all’autore, e più danaro allo stampatore» (11). E forse anche per questo, che - dopo tutto - é umano.
Ma perché non pensare anche - e prima - a un fine più nobile: popolarizzare più facilmente nuovi principii di riforma?
Per questa opera il Vanni fu detto il Rossini del suo tempo, cioè il restauratore della musica.
p. 9
Per questa sua fama, le sue composizioni erano diventate comuni in molte chiese d’Italia.
«Felice quell’età - gli scriveva il dott. Cornelio Bonamici di Norcia - che ha potuto sentire il tuo canto».
Purtroppo non possiamo sentirlo noi, ché di lui ci resta ben poco (12); di lui del quale ci è ignota anche l’epoca della morte.
L’Ossinger - il quale enumera ben undici scrittori (13) che si occuparono del Vanni - lo dice anche predicatore di grido, il quale «concionibus suis nomen immortalitati donavit; erat enim sermone disertissimus et facundissimus» (14).
BACC. LODOVICO (Luigi) ZACCONI di Pesaro. - Nacque a Pesaro il 1555 (11 giugno) da Matteo e Margherita, e fu chiamato al sacro fonte Giulio Cesare, nome che in religione mutò in quello di Ludovico «per ragione d’una sua zia».
Orfano in tenera età, ebbe a tutori i suoi zii Orazio Zacconi e poi (a Roma) Francesco fino al 25 agosto 1568, quando - contro la volontà dei parenti - prese in Pesaro l’abito agostiniano dalle mani del suo concittadino M.o Lorenzo Brunori.
E a Pesaro passò i primi 4 anni della sua vita religiosa, sotto la guida del M.o Paolo Lucchini, poi generale dell’Ordine.
Ordinato sacerdote il 16 maggio 1575, non appena fu libero dagli studi si diede a tutt’uomo alla musica, nella quale ebbe a maestro Andrea Gabrielli, organista di S. Marco a Venezia, ed amicissimi, e perciò consiglieri, Ippolito Baccusi e Tiburzio Massaini «amendue della mia religione», com’egli scrive nella sua Prattica, e dei quali si parlerà più avanti.
Abitò successivamente nei conventi di Matelica, S. Severino, Ancona, (ove cominciò a studiare contrappunto) Venezia, Pavia, Padova, Forlì, Genova, Candia ecc.
Nel 1585 (10 luglio) va a Gratz, musico nella cappella di Carlo d’Austria, con 8 fiorini al mese e un vestito all’anno (15).
p. 10
Nel 1589, per la morte dell’arciduca Carlo, la cappella è sciolta e lo Zacconi, licenziato, con l’appoggio dell’arciduchessa passa alla cantorìa di Monaco di Baviera dell’arciduca Guglielmo suo fratello.
Nel 1592 lo troviamo per 4 mesi a Venezia, maestro di cappella a S. Stefano, ove il primo ottobre pubblicò la prima parte della sua Prattica di musica, dedicandola all’arciduca Guglielmo.
La dedica non piacque in alto, forse perchè poco aulica, e perciò cadde in disgrazia. Ma lo Zacconi aveva per divisa «frangar non flectar» e, anzichè mendicare indulgenza, si dimette e ritorna in Italia, a girarla predicando.
Incomincia, così, un periodo di vita che si direbbe randagia; forse anche per causa della predicazione, che ora sembra preferire alla musica.
Lo troviamo a Candia (1600) per due anni vicario dei nostri conventi; nel 1602 lettore e predicatore a Verona; poi a Valmanente (Pesaro); nel 1619 priore a Pesaro, nel 1619 a Venezia, ove il 4 ottobre del 1622 pubblica - veteris agnosco vestigia flammae - (edit. Vincenti) la seconda parte della Prattica (283 pagg. in folio) che dedica a Maddalena d’Austria, granduchessa di Toscana, alla cui corte era graditissimo.
Morì sulla breccia: il 23 marzo 1627 a Fiorenzuola Focara (Pesaro), colpito da apoplessia sul pulpito a mezza predica; e fu sepolto nel S. Agostino della sua città, ove un tempo si leggeva un’epigrafe oggi purtroppo perduta.
Forse essa diceva - in altri termini e più compendiosi - ciò che di lui scrive il Vatielli:
«Storico di apprezzato valore, versato nelle dottrine ecclesiastiche, predicatore di bella fama, scienziato e meccanico (16), astrologo reputato,musicista insigne, buon cantore e sonatore, letterato e poeta, come appare anche dal semplice elenco delle sue opere.
La Prattica dello Zacconi è uno dei migliori trattati pubblicati sino allora in Italia, e la migliore fonte per conoscere lo stato della musica al principio del secolo XVII e degli strumenti allora in uso, ai quali lo Zacconi dedica ben 19 capitoli. Del pregio di quest’opera testimonia il seguente anedotto, riferito dallo stesso Z. (17).
«Fra i vari contrappuntisti moderni dei nostri tempi uno essendo stato il M. R. P. M.o Costanzo Porta, venendomi all’orecchie che l’anno 1595, vedendo egli in Padova l’altra mia prima parte di Prattica di musica, | p. 11 | stampata già in Venezia tre anni avanti, a gli astanti suoi scolari che seco erano in una libraria disse: per mille ducati io non haverei dato fuori i secreti ch’à dato questo frate» (18).
«Perchè i maestri d’allora - commenta il Zacconi - ciò che di raro sapeano volean portarselo seco in sepoltura, o tenerselo in saccoccia».
Zacconi reagì al mal vezzo, e pubblicò (dopo averla rifatta ben quattro volte) la sua Prattica, e – coerente - la pubblicò in volgare, contro il parere del Granduca, che l’avrebbe (more solito) voluta in latino.
«In quest’opera - scrive M. Suard - si trovano, oltre a buoni principii chiaramente esposti, dei curiosi dettagli sui progressi dell’arte e sul carattere dei più celebri compositori che conosciamo del secolo XVI.» (Citato dal Bertini).
Il Gaspari dice quest’opera «molto rara, ed apprezzabile più di qualunque altra delle antiche e per la facilità e chiarezza dello stile, come anche per la copia di pratici esempi dello Zerlino, del Tigrino, di Adriano Biancheri, di Scipione Cerreto e di Girolamo Diruta, tolti dalle loro opere» (Vol. I. pag. 266). Il che testimonia della vasta cultura del nostro Zacconi.
Un’altra opera di genere musicale del Zacconi sono i Canoni musicali tratti da diversi autori, e finita forse il 1621.
(Manoscritto N.ro 558 della Biblioteca Oliveriana di Pesaro, di 200 carte, in quattro libri).
Il Zacconi mandò la sua opera, forse per un giudizio, al M.o Pellegrini di Milano, il quale, a sua volta, la passò al Savioli, direttore della cappella di Bergamo.
Ne rimasero entrambi meravigliati, e il Savioli gli scrisse: «Ho ammirato quel bellissimo libro del M.o Signor (!) Zacconi; è di grandissimo mio gusto…. vi giuro che vedendolo ho svegghiato assai il mio poco e povero ingegno». Dopo sì ampia lode poteva bene il Zacconi dedicare la sua fatica a Maddalena d’Austria granduchessa di Toscana, moglie di Cosimo dei Medici, cui la portò egli stesso in persona.
Ma, nonostante gli elogi e la dedica, il Zacconi non riuscì mai a stamparla, e dovette rassegnarsi a scrivere amaramente: «starà così fino a che piacerà a Dio».
Ed è così ancor oggi, e sarebbe anche ignorata se nel 1905 non ne avesse trattato ampiamente il Vatielli in un opuscolo edito dal Nobili di Pesaro.
p. 12
Altra opera musicale dello Zacconi: Resolutioni et partiture di 110 canoni musicali sopra l’Ave Maris Stella di Francesco Soriani, M.o di cappella in S. Pietro di Roma, con le considerazioni del P. Lodovico Zacconi da Pesaro dell’Ord. Erem. di S. Ag. (MS. in folio di pagg. 111 - 1625).
Ma di fatto non si occupa che di 19 canoni. L’opera non fu condotta a termine, o questo MS. (che secondo il Martini fu estratto dall’originale, che un tempo esisteva nella libreria degli Agostiniani di Pesaro) non è completo?
Scrisse inoltre:
- Regole di canto fermo (non finita).
- Lo scrigno musicale (Antologia di pezzi suoi e di altri autori).
- Partiture e risolutioni di 100 contrappunti di D. Fernando de las Infantes Hispano.
- Recercari de sonare in organo (Antologia di rari e diversi autori, fatta in collaborazione di M.o Francesco Rovigo di Mantova, durante la sua dimora alla corte ducale tedesca).
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Oltre queste opere di soggetto musicale, il Zacconi - ingegno versatile - scrisse molte altre opere, ch’egli stesso elenca nell’appendice della suaAutobiografia (19), finita di scrivere un anno prima della sua morte improvvisa.
Credo bene riferirne l’elenco per completare la figura dello Zacconi, e darlo nell’ordine da lui stesso seguito, che forse è un ordine cronologico.
1) Prattica, Ia P. - Venezia, 1592 - Bartolomeo Carampelli.
2) » IIa P. - » 1622 - Jacomo Vincenti.
3) Compendio delle vite di tutti i Santi - (Dedicata a Mons. Vincenzo Querini) Venezia, Sebastiano Combi, 1612.
4) Il verdeggiante prato fiorito - Lo stesso, 1615 - Dedicato alla serenissima duchessa.
5) Instruttione dei Sacerdoti - Venezia, Combi, 1618 - all’Ill.mo e Rev.mo Sig. Cardinale Toledo.
6) La vita e miracoli del glorioso P. S. Nicola da Tolentino - Pesaro, Flaminio Concordia, 1623.
7) Pronostici perpetui - Rimino, Giov. Salimbeni, 1123 - al M. R. D. M.o Giulio Gottardo di Rimino.
8) Cronica dell’Agostiniana Religione - Pesaro, per Flaminio Concordia, 1626.
p. 13
9) Scuola dei Mortali, composto a Monaco il 1590 (Bibl. Oliveriana di Pesaro, MS. 545).
10) Il Memoriale Historico (Oliveriana, MS. 346-47).
11) I sacri templi di Maria Vergine (Oliver. MS. 553).
12) Le sacre imagini di G. C. Crocifisso (Oliver. MS. 556).
13) La vita et i miracoli del glorioso B. P. Frat’Antonio della Mandola, cavata dagli autentici originali.
(Il MS. mandato (1623) al p. M.o Andrea da Cortona, andò smarrito).
14) La Cintura di S. Monica (Oliver. MS. 554).
15) Duecento casi avvenuti et accaduti nei nostri tempi.
16) Canoni Musicali (Oliver. MS. 559).
17) Regole di canto fermo.
18) Il diversorio celeste; libro di preghiere, 1618 (Oliver. 564).
19) Il Pomario Christiano (Oliver. MS. 558).
20) I1 diporto dell’Estate (Oliver. MS. 557).
21) Protoplaustro.
22) L’humane astuzie (Antologia).
23) L’Archivio regale (Oliver. MS. 561).
24) Chronicon singulare a Christo nato al 625.
25) La Drogheria historiale (Oliver. MS. 564).
26) Il Pianto di David profeta.
27) Lavacro di coscienza (Oliver. MS. 566).
28) Trattato delle indulgenze (Oliver. MS. 566).
29) L'Horticello dei confessori.
30) Rime e poesie in ogni genere, composte così da lui in gioventù sua (Smarrito).
31) Epistolario, che il Z. stesso annoverava «nel novero delle cose mie perdute».
32) Officina medicinale, che l’autore dice «trafugato».
33) Le gioie dei Principi (MS. Oliver. 560).
34) Il consortio peregrino «imprestato e perduto».
35) Manual concionatorio (Oliver. MS. 555).
36) Tesoreria concionatoria.
37) Li proverbi italiani.
38) Il campo delle miserie humane (MS. Oliver. 550).
39) Resolutioni e partiture di Francesco Seriani M.o di cappella di S. Pietro in Roma.
40) Partiture e risolutioni.
41) Lo scrigno musicale (Antologia).
42) Sommario dei privilegi, grazie etc. dell'Ordine Agostiniano.
43) Il Memoriale della plebe (MS. Oliver. 552).
44) Orditura cronicale (Cronica di Pesaro).
p. 14
45) Viaggi di Gerusalemme e di S. Jacopo di Galitia fatti dai M. R. P. Fra Christofaro da Monte Maggio dell’Ord. eremitano di S. Agostino, raccolti insieme dal p. Lud. Zacconi (Oliv. MS. 526).
46) L’astrologiche ricchezze di natura.
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Oltre queste opere, elencate dallo stesso Z. nella sua autobiografia, il P. M.o Pietro Nicola Mazza, priore di S. Agostino in Pesaro, il 20 maggio 1749 elencava le seguenti, trovate nei MS. dello Zacconi nella libreria di S. Agostino in Pesaro stessa.
47) L’arca esemplare dei predicatori (Oliv. MS. 564).
È in ordine alfabetico, ma s’arresta alla lettera C.
48) Le devozioni insigni delle Agostiniane religioni. Quasi tutta perduta - (Oliver. MS. 564).
49) Della croce santa di N. Signore - Incompleta già nel 1749.
50) I sacri tempi di M. V.
51) L’Agostiniane glorie (Oliver. MS. 548). - Dedicata alla Serenissima Principessa Claudia Medici d’Urbino. (Stamp. nel 1626).
52) De restitutione (1600) Breve trattato incompleto.
53) Axiomata V. T. (Oliver. MS. 544). - Libro primo, incompleto.
54) Lilium theologicum - Oliver. 569 (Due grossi volumi - Genova 1600).
55) Expositio in psalmum CXLII (MS. Oliver. 523) - Fatta a Genova il 1558.
(9) Cfr. TIRSO LOPEZ : Additamenta ad Crusenium Tom. III. pag. 454.
(10) Così si ricava dalle parole poste in fine del suo trattato sulla musica: Contrapuncti liber tertius feliciter explicit. Asculi, die 26 mensis augusti, anno salutis 1531, aetatis autem meae anno trigesimo octavo; ad Dei gloriam. Amen.
(11) G. GASPARI, in «Atti e Memorie della R. Deputazione per la storia della Romagna» (an. 1868).
(12) Cantiones lepidae super introitus Missarum et Antiphonas vesperarum. Lib. II.
(13) Ne parla il nostro Panvinio nel «De Claris Veronensibus», il Frisio e l’Angelini nella «Storia della Musica», e con le seguenti parole Gio Francesco Angelita nella sua «Origine della città di Recanati e la sua istoria». (Venezia, 1601, Matt. Valentino) : «Ha avuto anco Recanati un grand'huomo nella teorica di musica di casa Vanni, di cui ne va un libro per le stampe molto desiderato dai compositori» (pag. 36).
(14) Bibliotheca Augustiniana, pag. 911.
(15) Dal Granduca ottenne in Gratz al suo Ordine la chiesa e casa di S. Paolo sotto la fortezza.
(16) «Aveva ideato una macchina per alzare acqua et fare molini» (Autobiografia.).
(17) Prattica, p. II.a, c. l, pag. 5.
(18) Agli elogi del Porta si possono aggiungere quelli di Giovanni Gabrielli e Orlando Lasso.