Proemio
Lettera a fra Giovanni lettore in Argentina
Al vero amator della spiritual bellezza, Frate Giovanni dell’Ordine Eremitano di S.Agostino, lettore in Argentina, e fratello in Christo, Frate Giordano, minimo fra i lettori del medesimo Ordine, desidera un cuore et un’anima seco in Dio.
La virtù della meravigliosa carità, ch’esce dal copioso fonte del petto vostro, ha voluto consigliarsi col picciolo saper mio sopra alcune difficoltà, che già molto tempo vi molestano la conscienza, mentre da santo desiderio inspirato, bramate ansiosamente d'esser vero figliuolo del beatissimo Agostino padre nostro con la perfetta ossevanza della sua regolare institutione: Pero; quand’io mi disponeva di rispondere a quello, che mi scriveste; mi sono entrati nel concetto per le dimande vostre alcuni dubbij, la dechiaration de i quali ricercarebbe un più otioso studio, havendo la prudente vostra richiesta svegliato il mio pigro ingegno, et con farmi questa dimanda, aperta la strada alla risolution delle cose dimandate: Onde non potend’io con una picciola, et breve lettera rispondere alla santa vostra proposta, come si conviene alla purità della conscienza vostra, et desiderando non dimeno di satisfare a quello, che mi chiedete, secondo le forze del mio debile intelletto, et levare insieme ogni scropolo di dubitatione da i cori di molti; ho messo mano a questa Operetta, confidato nell'aiuto di Dio, mosso dalle richieste, che mi fate, et aiutato dalle vostre orationi; et l’ho intitolata, DEL VIVER DE I FRATI, così perche si tratta in essa delle Vite de i nostri frati, come anco, perche ogni frate, che la leggerà, possa dalla propria sua vita conoscere, s’egliè vero figliuolo del santissimo padre nostro, AGOSTINO, et degno frate dell’Ordine suo, vedendo, ch’in questo libro si contengono molte opere di sopraerogatione: Et qualunque leggendolo, s’accorgerà di mancare in qualche cosa, si doglia del passato, et viva cautamente per l’avenire, come consiglia l’istesso Padre nella Regola.
IL Proemio
ESSENDO scritto: In memoria æterna erit iustus : cioè. Il giusto sarà in eterna memoria, è certamente cosa molto sconvenevole, che si perda la memoria di quelli, che con opere illustri di bontà, et con fatti veramente degni d’esser ricordati, hanno lasciato qualche esempio di virtù a i posteri. Perche adunque il sacro Ordine de i Frati Eremiti di S.Agostino è stato per grazia di Dio ne i tempi passati, et è ne i presenti, fra tutti gl’altri Ordini de i Religiosi, ne i campi della santa Chiesa copioso, et fertile ne i suoi figliuoli di semi di virtù, di piante di costumi, di fiori di sapienza, et d’abondanti frutti di santità; accioche i chiari esempij di religione lasciatici da gli’antichi Padri nostri, non restino involti nelle nuvole dell’oblivione, anzi siano eternamente ricordati; mi sono affaticato di raccorre in sieme le vite, i fatti, e i meriti notabili de i padri, et frati singolari di detto Ordine, come ne ho potuto haver notitia; et riferire, (quanto Dio mi concederà,) l’origine, il progresso, et le communi osservanze di esso, sottomettendo totalmente, et con ogni riverenza quanto diro; e specialmente quello, che riguarda lo stato della Religione; alla correttione del venerabil Padre nostro Generale. Ma non pensi pero alcuno, ch’io presuma di voler abbracciar tutti i particolari, che cominciando da i Padri nostri antichi, meritarebbono d’esser raccontati, poi che, (come dice il Savio,) Tutto quello, che noi sappiamo, è una minima parte di quello, che non sappiamo. Il che specialmente è vero nelle cose, che consistono in fatto, come son quelle, che si potrebbon saper de i fatti di particolari persone devote, che son veramente pochi a paragon di quelli, che Dio occultamente opera in tutti gl’huomini santi, li quali il più delle volte per humiltà, et per fuggir l’arroganza, usano non poca diligenza per occultar quello, che s’appartiene alla laude di se medesimi. Alcune poche cose adunque ho scritto, secondo che ne ho havuto notizia; le quali, se ben non paiono tutte miracolose, et stupende, non son pero da esser poco prezzate, non essendo stata mia principale intentione dire citare i miracoli, ma più tosto d’edificare con la narration de i fatti de i passati la posterità: si come non sono anco miracolose tutte quelle, che nel libro suo delle Vite de i Padri narra san Gieronimo; il cui principal fine fu di scriver cose appartenenti alla edificatione, come egli stesso fa fede nel Prologo di quell’opera; dicendo. Io metto mano a quest’opera, non tanto per aquistar laude d’eloquenza, quanto, perch’io spero, che questa narratione debba esser d’edificatione a chi la leggerà, restando ogn’uno infiammato dagl’esempij dell’altrui operationi. Oltra che non tutti i Santi hanno fatto miracoli: ne per questa causa uno è men santo dell’altro inanzi a Dio: anzi; (come scrive sant’Agostino nel libro: De fide ad Petrum, et è registrato nel Decreto I. q. I. cap. Teneamus;) molti miracoli sono stati fatti da huomini cattivi, come si legge de i Magi di Faraone, i quali fecero molto più, che non poterono fare i figliuoli d’Israele; ancor che Moisè facesse poi ogni cosa. Et similmente di Simon mago, ilqual faceva cose; che se ben dapoi furon fatte da S.Pietro, eran pero impossibili a i buoni Christiani, che si rallegravano solamente, ch’i nomi loro fossero scritti in cielo. Onde S.Gregorio nel fin del primo libro de i dialoghi dice, che si trovano molti, che non fanno miracoli, ne percio sono inferiori a quelli, che gli fanno: et lo prova per questo, che S.Pietro camino sopra il mare co i piedi asciutti, e S.Paolo patì pur nel mare tre naufragij, dicendo così: Ecco che non puote S.Paolo far viaggio con la nave per quell’elemento, sopra il qual S.Pietro haveva caminato co i proprij piedi. E adunque cosa manifestissima, che se ben l’uno, et l’altro non eran di pari virtù; quant’a i miracoli; non erano pero dispari in cielo, quanto a i meriti. Sta detto tutto questo a fine, che niuno stimi poco i fatti delle persone venerande, delle quali io son per far mentione in quest’opera, perche non siano confermati con miracoli, essendo per altro tali, che ci possono esser utili, et servire, come esempij di bontà, et di religione. Et perc’ho conosciuto dover giovare a quest’operetta l'auttorità de i Padri antichi; ho voluto inserirvi alcune cose tratte dalle Institutioni, et Collationi loro, pigliando forma la vita de i frati da quella de i padri. Ne si turbi il lettore, se non troverà nella mia narratione essere stato osservato l'ordine de i tempi, parendomi convenirsi alla materia, ch’i fatti nuovi, et moderni siano accompagnati alcuna volta in un medesimo capitolo con gl’antichi.