Prefazione
Da ARBESMANN R. – HUMPFNER W., Jordani de Saxonia Liber Vitasfratrum, New York 1943 Traduzione dall’inglese: Angela Marziali - Adattamento: P. Mario Mattei O.S.A.
LA VITA DI GIORDANO DI SASSONIA
Giordano di Sassonia, chiamato anche Giordano di Quedlinburg, nacque non più tardi del 1299: non é stato possibile stabilire con esattezza la data della sua nascita. Il nome Quedlinburg potrebbe indicare sia il luogo della sua nascita che la sua affiliazione al monastero agostiniano di Quedlinburg, fondato nel 1295-96[i]. La prima data precisa della vita di Giordano ci viene fornita da alcuni manoscritti del suo primo lavoro, pubblicati nel 1327. A quel tempo egli insegnava come Lettore nella Casa di Studi della sua provincia a Erfurt. Da questo punto di partenza possiamo stabilire la cronologia dei suoi primi anni. Giordano stesso, nella sua Collectanea su S. Agostino dedica il suo lavoro al grande Studio di Parigi e rivela di aver studiato in questa città[ii]. Gli anni dei suoi studi e la sequenza dei luoghi di residenza possono essere calcolati dalle dichiarazioni fatte nel suo Liber Vitasfratrum. In questa opera fa riferimento al suo insegnante nello Studium Generale di Bologna e precisamente al maestro di teologia Prospero da Reggio[iii], ad Alberto da Padova[iv], anch’egli maestro di teologia e suo insegnante in entrambe le Case di Studi a Bologna e Parigi, ed infine a Giovanni de Lana[v], il Superiore del convento di Bologna quando lui vi studiò. Giovanni de Lana è per la prima volta segnalato[vi] come Priore della Casa di Studi a Bologna il 9 novembre 1316, successivamente é menzionato nello stesso ufficio il 23 agosto 1318, quindi per il periodo dal 27 luglio 1327 al 30 luglio 1328 e nuovamente nel 1333, 1338, 1341 ed infine il 25 gennaio 1346. Poiché si sa che Giordano insegnava già nel 1327, è probabile che avesse studiato a Bologna, durante il primo periodo in cui Giovanni de Lana era Superiore, dal 1316 fino al 1318. Giordano afferma che Giovanni si dimise dall'ufficio mentre egli era studente a Bologna. A giudicare da queste sue affermazioni, Giordano, per un considerevole periodo di tempo, deve aver avuto l'opportunità di conoscere Giovanni de Lana come Priore, e di fargli visita nella località assai vicina di S. Bartolo dopo le sue dimissioni dall'ufficio. Conseguentemente, possiamo desumere che Giordano fosse a Bologna dall’autunno del 1317 fino all'estate del 1319. Ammettendo che sia nato nel 1299, egli potrebbe essere entrato nell'Ordine nel 1313 e potrebbe aver finito il prescritto anno di noviziato nel 1314, in quanto le Costituzioni degli Eremiti di S. Agostino richiedevano i 14 anni come età minima per l'ammissione dei candidati[vii]. Dopo la sua professione religiosa, Giordano iniziò gli studi. I suoi superiori, notandone i talenti, decisero di mandarlo allo Studium Generale dell'Ordine a Bologna[viii], perché conseguisse il titolo per l'insegnamento. Se le date supposte sono esatte, ciò dovrebbe essere accaduto nell’autunno del 1317, poichè, secondo le definizioni del Capitolo Generale (Bologna 1306)[ix] egli avrebbe dovuto trascorrere almeno 3 anni nella Casa Provinciale degli Studi[x].
Prospero da Reggio era maestro di Teologia e, nel 1321 Reggente degli studi a Bologna, e lo era almeno da 3 anni[xi]. Il Capitolo Generale tenutosi a Rimini nella Pentecoste del 1318 lo nominò esaminatore di tutti i candidati al Lettorato nelle Provincie Italiane[xii]. E’ naturale che questo incarico venisse assegnato al Reggente dello Sudium di Bologna, dove questi titoli venivano assegnati. Che Giordano avesse Prospero quale insegnante per almeno un anno scolastico, 1318-1319, è confermato dai seguenti fatti. Giordano riferisce[xiii] che Simone di Todi fu falsamente accusato “in un capitolo (generale), al quale io ero presente, sebbene lui non vi fosse intervenuto”. Questo può essere accaduto solo al Capitolo di Rimini del 1318[xiv], non c'è indicazione che ciò sia avvenuto in quello di Treviso nel 1321, e Simone morì nel 1322[xv]. Giordano difficilmente avrebbe potuto essere presente al Capitolo Generale come rappresentante della sua Provincia, ma avrebbe potuto partecipare agli atti pubblici, come ad esempio alle solenni dispute che si tenevano in occasione del Capitolo, alle quali intervenivano i professori e gli studenti degli Studi Generali più vicini. Il Torelli dice soltanto che il racconto di Giordano si riferisce al Capitolo Generale di Rimini[xvi].
Il periodo degli ulteriori studi di Giordano fu regolato da un'altra disposizione del Capitolo Generale (Bologna, 1306), la quale stabiliva che l’aspirante al titolo di Lettore a Parigi dovesse trascorrere almeno 2 anni preliminari in qualche altro Studio Generale dell’Ordine e poi di rimanere in Parigi per 3 anni[xvii]. Perciò, se Giordano andò a Bologna nel 1317, egli si recò a Parigi nell'estate del 1319.
Nell’Opus Postillarum et Sermonum de Tempore[xviii], Giordano confessa di essere debitore soprattutto verso il famoso predicatore Alberto di Padova, “perché sia nel lettorato che nel baccellierato conseguito, anche come suo allievo, rimane il mio dottore preferito”.[xix] Questa affermazione indica che Giordano ebbe Alberto come insegnante a Bologna quando egli era ancora Lettore, almeno per un anno. Non sappiamo se Alberto alla fine del primo anno di Giordano lo precedette a Parigi, o se dopo il secondo anno del suo allievo vi andarono assieme per conseguire i titoli di Baccelliere e Maestro. In questo modo Giordano potrebbe aver avuto Alberto come insegnante quando quest'ultimo era Lettore, Baccelliere e Maestro. Una disposizione del Capitolo Generale del 1318 sembra indicare la ragione della partenza di Alberto di Padova per Parigi in quell'anno o nel seguente. L'Ordine desiderava essere rappresentato da più graduati in questo centro di studi internazionale, così da avervi costantemente almeno due Baccellieri e due Maestri[xx]. Questa potrebbe essere stata la ragione del perchè Alberto, che aveva già acquistato grande reputazione come predicatore e che aveva già pubblicato il suo molto apprezzato volume di sermoni[xxi], fu mandato là per l'ultimo grado di studio. Si ritiene che Alberto sia morto a Parigi, probabilmente il 2 aprile 1323, dopo aver ottenuto il grado di Maestro[xxii].
Giordano finì il prescritto triennio di studi a Parigi nel 1322. Gli fu così possibile ritornare a casa in quell'anno e iniziare l'insegnamento, come Lettore, nella Casa di Studi della sua Provincia in Erfurt dove, nel 1327, fu occupato con l’esegesi del Vangelo di S. Matteo[xxiii], soffermandosi in special modo su un commento al Padre Nostro che pubblicò su richiesta dei suoi studenti. Il manoscritto nella Biblioteca Municipale di Treviri (69/1053) chiama questo primo lavoro di Giordano “commento assai valido sulla preghiera del Signore, cioè il Padre Nostro, scritto ed esposto nella scuola di Erfurt da Fr. Giordano di Quedlinburg nell’anno del Signore 1327 nel contesto del commento su S. Matteo”. Nel 1365 egli incorporò questo commento nel suo Opus Postillarum, chiamandolo espressamente “Commento all’orazione domenicale o del Signore, da me composto”.
Giordano era ancora Lettore a Erfurt nel 1331, quando il Provinciale, su richiesta del Papa, gli ordinò, assieme al Praepositus Conrad del Monastero di Nostra Signora di Magdeburgo, di istruire il processo canonico circa l'assassinio dell'Arcivescovo Burchard. Questo incarico, e quello di presiedere la Corte dell'Inquisizione per la condanna di 14 aderenti alla setta dei Luciferiani nel 1336, fanno presupporre una grande fiducia nelle profonde cognizioni di Giordano, specialmente nel Diritto Canonico, ed anche una alta stima per la sua personale sagacia e prudenza. Giordano condusse anche una indagine sul caso di un certo eretico Baghard di Erfurt[xxiv]. Nel 1338 fu inviato dalla Provincia di Sassonia-Turingia come Definitore al Capitolo Generale di Siena[xxv]. Oltre alle sue attività di predicatore, insegnante, autore e delegato, Giordano assolveva anche compiti amministrativi all'interno dell'ordine. Fu ripetutamente Provinciale della sua Provincia di Sassonia-Turingia. Sebbene sia sconosciuto l'anno esatto della sua prima elezione a Provinciale, prove documentarie[xxvi] registrano il suo incarico dal 1346 al 1351. Ma aveva tenuto questo ufficio prima di questo periodo, perché da una nota di Giordano sulla morte di Enrico di Friemar[xxvii], egli stesso risulta essere probabilmente il Provinciale che visitò il frate malato, esortandolo alla pazienza “ex superabundanti”, e che gli impartì l'assoluzione generale. Giordano era presente al Capitolo Generale di Milano il 1 maggio 1343, non sappiamo se come Provinciale o ex-Provinciale o Definitore[xxviii]. Che Giordano fosse tenuto in grande stima nell'ambito dell'Ordine è evidente dal fatto che, preferito a molti Maestri di teologia, fu scelto dal Generale e dai Frati Capitolari a presentare gli Atti del Capitolo di Milano a Papa Clemente VI e a riferire sulla loro corrispondenza allo speciale messaggio scritto dal Papa al Capitolo.
Giordano fu anche incaricato dal Generale, immediatamente dopo il Capitolo, di fare una visita canonica nella Provincia di Francia. Poichè il Papa era francese e la Curia risiedeva ad Avignone, non è improbabile che vi fosse una connessione tra la missione di Giordano alla corte papale e la visita canonica. Forse ciò accadde a causa delle condizioni che esistevano nella Casa di Studi a Parigi. Sebbene essa appartenesse alla Provincia di Francia, era in special modo soggetta al Generale[xxix]. Immediatamente dopo la visita, Giordano dovette presiedere come Vicario del Priore Generale al Capitolo tenutosi a Barfleur l'8 settembre 1343. Giordano riferisce di avere contratto la febbre mentre passava attraverso la diocesi di Tours e di essersi raccomandato all'intercessione di S. Martino, sulla cui tomba aveva pregato. Dopo essere stato curato in Angers, egli affrettò il suo viaggio per arrivare in tempo nel luogo del Capitolo Provinciale nel nord della Francia[xxx]. Gli atti del Capitolo Provinciale non rivelano la ragione della visita canonica e nemmeno la scelta di Giordano come visitatore. Mentre quest’ultimo fu un riconoscimento del suo talento ed abilità, non può essere questa l’unica ragione. Riguardo la nomina dell'Ordine a custode della tomba di S. Agostino a Pavia, Giordano dice che questa “fu rivelata in una visione ad un frate famoso nell’Ordine”[xxxi]. Sembra non ci sia dubbio che Giordano stesso sia il “frate famoso nell’Ordine” che aveva avuto questa visione in sogno. Daniele Marcolini in un commento scritto sul margine della sua copia dell'edizione stampata del 1587 dice: “Questa restituzione, secondo l’autore, avvenne... nell’anno 1327. Ecco dunque nel predetto anno il beato Giordano, frate famoso nell’Ordine...”. L'espressione “famoso nell’Ordine” può non riferirsi all'anno 1327, ma al 1343. Giordano indubbiamente fu un “frate famoso nell’Ordine”, non tanto a causa dei suoi studi in Italia e in Francia, né per la considerazione del suo lavoro come insegnante, Provinciale e delegato speciale in Germania, e nemmeno a causa della sua presenza ai Capitoli Generali, ma principalmente per la sua opera Vitasfratrum.
La regola monastica di S. Agostino fu adottata largamente nell'undicesimo e dodicesimo secolo. Allo stesso tempo, iniziando da Abelardo, e principalmente per mezzo delle Sentenze di Pietro Lombardo, S. Agostino divenne l'autorità nelle scuole dove venivano studiate le opere di S. Agostino. Durante i suoi studi a Bologna, Giordano doveva aver saputo che Agostino Trionfo di Ancona era occupato nella composizione del suo Milleloquium S. Augustini che, dopo la sua morte, fu completato da Bartolomeo da Urbino[xxxii].
Sul finire del sec. XIII gli Eremiti di S. Agostino, da poco fondati, dopo essere stati uniti e accentrati nel 1256, iniziarono a rivaleggiare con gli altri Ordini Mendicanti non solo nella predicazione e nella cura delle anime, ma anche nella disciplina religiosa e nella ricerca scolastica. Questa ultima ebbe grande impulso da Guglielmo da Cremona al principio del suo generalato (1326). Questa nuova vita portò preziosi frutti e gli Eremiti Agostiniani, in virtù della Bolla di Papa Giovanni XXII, Veneranda Sanctorum Patrum, del 20 gennaio 1327[xxxiii], ottennero la custodia della tomba di S. Agostino. Sebbene la custodia fosse stata garantita agli Eremiti dal Papa stesso, tuttavia seguì una contesa di 4 anni con i Canonici Regolari, che fino ad allora erano stati gli unici guardiani della tomba, e fu necessaria l'intercessione di Re Giovanni di Boemia per renderla effettiva[xxxiv]. Ci vollero comunque diversi anni prima che si trovasse un modus vivendi.
La lotta degli Eremiti Agostiniani, uniti e riorganizzati, per una vitale presa di coscienza dell’unità e continuità storica risvegliò il desiderio di una storia scritta che richiedeva una ricerca nel passato dell'Ordine. Certamente la rivendicazione della custodia della tomba di S. Agostino a Pavia necessitava di un fondamento storico. Il forte desiderio di chiarezza nella storia dell'Ordine degli Eremiti di S. Agostino ebbe come risultato importanti lavori:
1. Enrico di Friemar: Tractatus de origine et progressu Ordinis Fratrum Eremitarum S. Augustini et vero ac proprio titulo eiusdem (1334)[xxxv],
2. Nicola da Alessandria: Collectanea Ordinis S. Augustini; anche chiamata Tractatus de origine Ordinis Eremitarum[xxxvi],
3. Giordano di Sassonia: Collectanea Augustiniana, comprendente una Vita S. Augustini e documenti e fonti circa la vita monastica fondata da S. Agostino[xxxvii].
Probabilmente sin da quando era studente a Bologna Giordano aveva preso in considerazione l'ambizioso progetto di scrivere una storia dell'ordine degli Eremiti di S. Agostino, un lavoro simile alla Vitasfratrum dei Domenicani. Questo progetto doveva essere stato a conoscenza di tutto l'Ordine, almeno al tempo del Capitolo Generale tenutosi a Siena nel 1338, al quale egli partecipò, poiché sembra che, già da un notevole periodo di tempo, fosse occupato nella raccolta del materiale dalle fonti disponibili.
Giordano, come egli riferisce nella sua Vitasfratrum[xxxviii], visitò la tomba del Beato Giovanni da Rieti. Sebbene le sue parole possano far pensare che egli fosse là circa un anno dopo la morte del Beato Giovanni, questa supposizione è piuttosto inverosimile[xxxix]. Esiste un indizio di una possibile combinazione fra il viaggio di Giordano al Capitolo di Siena nel 1338 e una visita a Rieti in una affermazione che si trova in uno dei suoi sermoni, dove dice di aver ottenuto una particella di un dito di S. Agostino[xl]. Secondo Torelli[xli], l'indice destro di S. Agostino era stato per qualche tempo nella Chiesa Agostiniana di Montalcino. Sembra che fosse già in quella chiesa al tempo di Giordano. Possiamo quindi ben desumere che nel 1338 Giordano avesse già progettato il lavoro nel quale avrebbe sviluppato il materiale documentario da lui raccolto e donato al convento di Parigi, in una storia dell'Ordine che sarebbe andato oltre il lavoro di Enrico di Friemar, anche se, probabilmente, non poteva ancora immaginare quale imponente lavoro sarebbe alla fine diventata la sua Vitasfratrum. A Siena egli visitò la tomba del Beato Agostino Novello e si può con sicurezza supporre che sia andato anche a visitare l’Eremo di S. Leonardo, dove il Beato aveva vissuto. Il percorso più naturale da Siena a Rieti passa da Montalcino.
Nel 1343 era ben risaputo all'interno dell'Ordine che Giordano era in continua ricerca di documenti e informazioni pertinenti alla sua storia, e che egli era il più informato circa tutte le questioni storiche e giuridiche al riguardo. Questo potrebbe essere il motivo fondamentale per cui il capitolo Generale di Milano lo inviò dal Papa quale suo delegato e poi lo incaricò della visita canonica nella Provincia francese. Egli era già uomo di vasta esperienza quale risultato dei suoi anni di ricerche, e là vi erano opportunità di continuare ed allargare questa ricerca. Giordano stesso fa capire che le visite in quella Provincia gli offrì molti “exempla” e informazioni che erano chiaramente il frutto di quel suo viaggio in Francia[xlii].
Giordano è di nuovo menzionato come Superiore della sua Provincia dal 1346 al 1351, apparentemente senza interruzione. Questi sono gli anni della Grande Peste, durante la quale morirono in sei anni 244 membri della sua Provincia e lo mise di fronte a molti altri difficili problemi. Egli accenna a questi quando scrive: “Da poco, nell’anno del Giubileo, imperversando nel mondo la peste, da ogni parte i frati si affrettavano a raggiungere Roma, al punto che, se fosse stato loro permesso, alcuni conventi sarebbero rimasti quasi vuoti...”[xliii]. Che molti monasteri rimanessero “quasi vuoti”, proprio indipendentemente dai pellegrinaggi a Roma, è evidente dagli Atti dei Capitoli Generali tenuti durante i successivi dieci anni[xliv]. Di conseguenza Giordano fu costretto ad addossarsi ulteriori pesanti compiti, a causa delle devastazioni della Peste Nera, in aggiunta alle fatiche ed agli inconvenienti usuali inerenti la sua carica di Provinciale, come ad esempio i suoi viaggi per le visite canoniche[xlv].
Dopo il 1351 sembra che Giordano non abbia più avuto alcun incarico ufficiale di governo o di insegnamento[xlvi]. Sembra che si sia dedicato al compito più tranquillo di confessore e predicatore, come pure a quello di scrittore. Nel 1357 completò la Vitasfratrum e dedicò gli anni seguenti ai suoi tre volumi di sermoni.
Nel 1365 egli stava ancora lavorando al primo volume, contenente il suo Opus Postillarum, come si apprende da una nota del suo Sermo CCCCLV (Expositio de Antichristo). Dopo i vari calcoli relativi all'arrivo dell'Anticristo che aveva fatto, egli conclude: “Dunque, se cominciamo a calcolare da Vespasiano e Tito, i quali vissero dopo la nascita di Cristo nell’anno 76, secondo costoro l’Anticristo dovrebbe venire nell’anno 1365, che é proprio questo in cui scrivo. Per grazia di Dio però non ne constatiamo alcun indizio”.
In questo periodo egli accenna al fatto che incomincia a sentire gli effetti della vecchiaia. Declinava l'efficienza dei suoi sensi, in particolar modo della vista, ed egli fu così impedito nella sua indagine personale delle fonti disponibili, sia per attingere alle parole dei Dottori sia per portare a termine aggiunte e variazioni[xlvii]. Egli fu forzato ad accelerare la conclusione dei suoi lavori omiletici, che erano stati tutti progettati persino prima la pubblicazione del primo volume Opus Postillarum et Sermonum de Tempore e probabilmente furono elaborati simultaneamente e completati in rapida successione.
La maggior parte degli storici dell'Ordine indicano il 1380 come l'anno della morte di Giordano; qualcuno pretende che sia il 1370. Sfortunatamente manca ogni notizia precisa nei suoi riguardi dopo il 1365, quando stava ancora lavorando ai suoi Sermones. Secondo una tradizione venne sepolto a Vienna, in Austria, in una tomba con Tommaso di Strasburgo e Gregorio di Rimini. Questa tradizione è riferita da Milesio, in base ad una scritta sulla tomba[xlviii]. Restano però degli interrogativi di fondo: quando fu posta là la lapide? L'autore dell'elogio non potrebbe riferirsi erroneamente ad una tradizione riguardante Vienne in Francia piuttosto che Vienna in Austria? Non sembra esistere nessuna ragione logica del perchè Giordano, un vecchio a quanto pare quasi cieco, dalla Provincia di Sassonia-Turingia, potesse essere andato a morire a Vienna, che apparteneva ad un’altra Provincia, quella di Baviera. Antonino Hoehn scrive: “Si dice che sia andato in cielo verso il 1380 e che il suo corpo sia stato sepolto a Vienna, in Austria, per quanto Nicola Arpe ne dubiti giustamente nel suo Diario dei Santi; da allora Giordano come pure Tommaso di Strasburgo, a tempo loro, soggiornarono più a lungo in Francia, dov’é pure una città che ha nome Vienne, come in Austria, in considerazione del Concilio che vi si tenne e quale sede del Papa in quell’epoca”[xlix].
Felice Ossinger ritiene che la tradizione che fa capo a Vienna é assai improbabile.[l] Se si sostiene che la tradizione viennese non può reggersi per il fatto che non ha un fondamento sicuro, allora si presterebbe a una certa credibilità la tradizione che sostiene un possibile viaggio di Giordano a Vienne, date le relazioni con quella città, attraverso i suoi rapporti con Giovanni Hiltalinger di Basilea[li], che, come generale dell’Ordine, aveva la sua residenza in Avignone, nell’ambito dell’obbedienza avignonese.
Giordano può aver desiderato di apprendere da G. Hiltalinger, che nel 1377-1378 aveva fatto parte della Curia generalizia, come Procuratore Generale, l’opinione della Curia circa il suo Vitasfratrum. Così pure, può aver desiderato un’informazione di prima mano da un testimone oculare sulla questione dello scisma, riguardante particolarmente l’elezione papale respinta dai cardinali come non libera e poter giungere ad una conclusione obiettiva circa le pretese dei papi rivali.
LA PERSONALITA’ DI GIORDANO
Giordano fu un uomo eccezionalmente dotato, che sfruttò al massimo i vantaggi che gli venivano dallo studio e dall'ammirazione ed imitazione dei suoi grandi maestri. Il frutto della sua profonda attenzione lo si può chiaramente vedere sia nelle missioni delicate che gli furono affidate, sia nell’importanza delle opere da lui pubblicate. La sua fama come predicatore rimase grande per tutto il Medio Evo; per di più accresciuta dalla popolarità dei libri dei suoi sermoni. Nella Vitasfratrum egli dimostra di avere una buona conoscenza del Diritto Canonico, e in tutti i suoi scritti dimostra di essere un maestro di vita spirituale sia per quanto riguarda il fondamento teologico che l'esperienza pratica.
Constatiamo ovunque che si può fare affidamento sulla solidità dei suoi giudizi e dei suoi principi. Ad esempio, ci racconta come fu guarito da una leggera tendenza all’esagerazione nello zelo religioso. Lui solo può essere il “nostro confratello” che “era solito fare molti digiuni per suo conto, oltre quelli comuni dell’Ordine", finché una voce lo consigliò così: “Smetti il tuo digiunare e mangia insieme agli altri”. Dopodiché smise il “cattivo individualismo” e comprese la “buona e santa singolarità”[lii] e le condizioni che permettono a tutti di “accrescere il rigore dell’Ordine”[liii] e il fare penitenza “per quanto la salute lo permetta”, come dice la Regola[liv], senza attirare l’attenzione degli altri.
Giordano dichiara esplicitamente che, seguendo l’istruzione della voce, “riprovò i digiuni individuali” anche nei confratelli. E’ una conseguenza logica di questa sana mentalità il fatto che scriva a questo riguardo : “Perciò chiunque da parte sua può adoperarsi perché l’Ordine sia abbastanza austero e rigido; non c’é bisogno che alcuno lamenti il rilassamento dell’Ordine e per questo voglia passare ad un Ordine più severo, quasi per il vantaggio di una vita migliore, come ho saputo di alcuni, tentati in questo senso da suggestione diabolica. Costoro che non hanno mai osservato i doveri meno gravosi del loro proprio Ordine, pretendevano di voler passare ad un Ordine di più stretta osservanza”.[lv]
La stessa serenità e maturità di giudizio spicca nelle sue trattazioni delle questioni pratiche riguardanti la vita comune e la povertà nelle parti III e IV della Vitasfratrum. Il fervore del suo sforzo ascetico personale viene rivelato anche nell’esempio[lvi] di “quel confratello che frequentemente era solito cantare in coro con grande devozione”. In un giorno di festa questi aveva, per così dire, speso tutto il fiato e dato tutta l'anima per cantare e poi, nel riposo del sonno, sentì come se gli venisse reinfuso il fiato e l’anima dal cuore di Dio. Giordano sicuramente ci racconta una sua personale esperienza, ma che essa non sia solo una questione di fervore di ore e di giorni, ma di una vita illuminata dal rapporto con Dio, appare nei suggerimenti pratici che sono nella sua toccante Meditazione sulla Passione di Cristo[lvii]. Milesio[lviii] ha ragione nel considerare questo lavoro una prova che Giordano “fu un profondo contemplativo”. Ce lo mostrano le sue esperienze che egli racconta per illustrare l’efficacia della preghiera[lix]. Giordano sperimentò questa efficacia non solo nelle sue difficoltà : ci racconta una visione in cui sembrò che l’anima di Frate Ulrico di Brunswick fosse liberata dal Purgatorio per intercessione della preghiera.[lx]
Non c'è dubbio che Giordano stesso fosse il “Provinciale che era tutto assorto nelle sue preghiere” per un confratello defunto che gli era apparso e gli aveva chiesto delle preghiere, perché altrimenti avrebbe sofferto in purgatorio per quindici anni.[lxi] “E il Provinciale, da padre sincero, il giorno dopo, nella celebrazione della Messa pregò con intensa devozione per l’anima di quel confratello. E, trovandosi di nuovo a pregare da solo nello stesso luogo, mentre gli altri dormivano, gli apparve quel confratello pieno di gioia che diceva di essere stato liberato dal Purgatorio per le sue preghiere”.[lxii] Giordano non manca di aggiungere a questa dichiarazione una ammonizione generale che mostra la sua idea molto alta del rapporto fra superiori e sudditi: “Apprendano i religiosi a confidare ai loro superiori quelle cose che giovano alla loro salvezza. Infatti se questo fratello durante la sua vita fosse stato disobbediente e ribelle al suo superiore, non gli sarebbe stato concesso di far ricorso al suo Provinciale. A loro volta i superiori apprendano ad essere vigilanti nella preghiera per coloro che sono stati loro affidati vivi e defunti. Sono infatti molto accette a Dio le preghiere del superiore caritatevole per quanti sono loro affidati...”. La stessa consapevolezza del dovere di servire e di aiutare i suoi sudditi o confratelli, la si trova nell'assistenza spirituale che dà ai confratelli morenti, ad esempio la sua esortazione sul letto di morte del beato Enrico di Friemar.[lxiii] Il suo tratto si rivela con sicurezza nella sua esortazione all’assistenza dei moribondi con preghiere, specialmente il Credo, contro gli ultimi assalti del diavolo.[lxiv]
Giordano godette la fiducia degli insegnanti, dei suoi molti amici, dei superiori e della sua Provincia, che lo elesse più volte Superiore. La ragione è chiara. Giordano parla dell’obbedienza dei sudditi e presenta gli alti motivi dell’obbedienza.[lxv] Quindi tratta della necessità della benevolenza dei superiori verso i sudditi e della necessità, da parte loro, di servire i loro confratelli con amore.[lxvi] Giordano condanna il “rigore del Superiore duro e aspro” e riferisce di esperienze personali con superiori dell’Ordine, “i quali con la loro inflessibilità indiscreta mandarono via persone buone che avrebbero potuto essere colonne dell’Ordine nella loro Provincia, mentre avrebbero dovuto incoraggiarle con pie esortazioni...”. Ed egli era senz’altro tra questi ultimi: “Ho conosciuto alcuni Superiori nell’Ordine, i quali con le loro paterne esortazioni e con tratti di amorevole interessamento riportarono alla pace dello spirito alcuni che cedevano alla disperazione e per questo, con la grazia di Dio, li conservarono in dignità e in una vita santa”.
Che Giordano, come Superiore, manifestasse prudenza, fermezza, benevola comprensione e zelo religioso in armonico equilibrio, lo si può chiaramente vedere dagli episodi che ebbe l’opportunità di descrivere nella sua Vitasfratrum. La sua prudenza e fermezza mite e calma nel sostenere la disciplina religiosa appare nella riammissione del “nobile apostata”[lxvii]. Giordano fu capace di risvegliare la coscienza di un religioso troppo accomodante, ma poi di trattare il colpevole con la sicurezza di un medico esperto e la tenerezza di una madre[lxviii]. Per Giordano il Superiore doveva essere “acceso di zelo per la salvezza dei sudditi” e “padre misericordioso” nello stesso tempo.[lxix] Per lui era naturale che “la discrezione del superiore é un apporto efficace alla serenità del fratello”.[lxx]
Si può concludere che Giordano fosse un uomo di pace per il fatto che, elencando le opere dei confratelli del suo Ordine nella Vitasfratrum[lxxi], non fece menzione di nessuno dei trattati politici di Egidio Romano, Giacomo da Viterbo, Agostino Trionfo e Hermann Schilditz. Perfino quando toccò le questioni riguardanti i Canonici Regolari non solo evitò discussioni, ma le deplorò[lxxii]
IL LIBRO VITASFRATRUM CHE PRESENTIAMO
Il libro che presentiamo é la prima edizione a stampa, tradotta in italiano. Fu edita nel 1585 da fra Agostino da Fivizzano[lxxiii]. Questi nel 1563-1564 era Vicario Generale dell’Ordine agostiniano e aveva visto per la prima volta l’opera di Giordano in occasione di una visita al convento di S. Agostino di Bagnoregio. L’opera gli piacque subito. Avrebbe voluto pubblicarne una edizione critica, ma trovò solo tre manoscritti[lxxiv] e tutti e tre dello stesso gruppo. Quindi si dovette accontentare di seguire come testo base il manoscritto di Ambrogio Friciero e completare le omissioni con gli altri due, annotandole a margine. Oltre alla dedica al Papa, aggiunse una lettera “ai Molto Reverendi Padri et Fratelli in Christo Amatissimi, i Frati Eremiti di Santo Agostino” che, a mo’ di prefazione, stabiliva i motivi a cui era dovuta quella pubblicazione, e dava un resoconto dei suoi sforzi per fissare il testo originale di Giordano. E apprendiamo che, con le Costituzioni del 1571, la lettura della Vitasfratrum era diventata obbligatoria nell’Ordine “ad coenam”, anche prima che apparisse la pubblicazione di fra Agostino da Fivizzano.
L’opera di Giordano é di grandissima importanza come fonte per la storia dell’Ordine Agostiniano del primo secolo (1250-1350). Anche se ci dobbiamo rammaricare, come già fece lo storico fra Luigi Torelli nel XVII secolo, per la mancanza di dati cronologici, tuttavia lo scritto di Giordano, anche se avvolto in una “strana atemporalità”, é ricco di fatti e di abitudini che non avremmo altrimenti mai conosciuto. Questa “atemporalità” é dovuta al fatto che Giordano usa i fatti riportati come illustrazioni del suo trattato di ascetica. Tenendo conto del modo usato di scrivere la storia al suo tempo, non si può negare a Giordano senso critico, sforzo sincero di riferire solo fatti accertati, sforzo di capire gli antefatti e le relazioni tra loro. La sua apertura mentale e la sua franchezza nel riferire le proprie esperienze vanno ammirate, così come la sua coscienziosità nel raccontare ciò che era riferito ad altri. Egli investigò ovunque e fin dove gli fu possibile. Ad esempio, nel parlare del presunto soggiorno di tre anni fatto da S. Agostino presso gli eremiti sul Mons Pisanus e a Centocelle, Giordano sviluppò una cronologia, basandosi sulle opere di S. Agostino e la biografia di Possidio, alla luce delle quali rifiutò questo resoconto e restrinse la presenza di S. Agostino a una breve visita. Per le stesse ragioni omise completamente le leggende secondo le quali S. Agostino aveva dato in origine la sua Regola a quegli eremiti mentre si trovava con loro e l’apparizione di un bambino sulla riva del mare che gli aveva ricordato il mistero della SS.ma Trinità. Giordano citò sempre i documenti papali come testimonianze incontestabili ed evidenziò il fatto di averli esaminati personalmente. Non rigettò le tradizioni locali di cui aveva una conoscenza chiara e precisa, ma non volle argomentare sulle basi di tradizioni che non era riuscito a verificare. Sono infine estremamente interessanti le notizie su molti membri dell’Ordine eminenti per fama o per santità, come S. Nicola da Tolentino, beato Agostino Novello, beato Simone da Todi, fra Agostino d’Ancona, fra Alberto da Padova, fra Agostino da Vicenza, fra Alessandro da S. Elpidio, fra Bartolomeo da Urbino, fra Bonsembiante e fra Bonaventura da Padova, fra Tommaso da Rimini, fra Clemente da Osimo, fra Giovanni Bono, fra Egidio Romano, fra Franceschino da Ravenna, fra Giacomo da Viterbo, fra Giovanni Lana da Bologna, fra Giovanni da Viterbo, fra Giovanni da Rieti, fra Gregorio da Rimini, fra Guglielmo da Cremona, fra Prospero da Reggio, fra Pietro di Camerata, fra Tommaso d’Argentina, fra Ugolino da Orvieto, ecc.
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[i] L . TORELLI, Secoli Agostiniani, vol. V, 209f.
[ii] Si definisce “inter scholares Parisienses minimus”.
[iii] Vitasfratrum, II, 6.
[iv] Cf. infra.
[v] Vitasfratrum, II, 8.
[vi] I documenti del convento di S. Giacomo di Bologna, che riportano queste date, sono ora conservati nell’Archivio di Stato di Bologna, Lib. Istrom. 4, 6, 7, 9, 10.
[vii] Le Costituzioni di Ratisbona (edit. Venet., 1508), XVI, 22 dicono: “Nel nostro Ordine nessuno sia ricevuto in età inferiore ai 15 anni... Il Novizio resterà in probandato per un anno ed un giorno dal suo ingresso”.
[viii] Questa era una Casa di Studi sotto la diretta giurisdizione del Priore Generale, alla quale potevano essere inviati studenti da tutte le Province dell’Ordine.
[ix] ANALECTA AUGUSTINIANA, III, 57 : “...stabiliamo che nessun Religioso possa essere inviato allo Studio Generale (di tutto l’Ordine) se non dopo aver trascorso un triennio nello Studio Generale della Provincia...”.
[x] Giordano menziona fra i suoi insegnanti nella Provincia di Sassonia il Venerabile Hermann di Halle, del quale godette una speciale fiducia, e di cui ci riferisce alcuni fatti edificanti (Vitasfratrum, II, 13 e 23). Giordano dice di avere curato Hermann di Halle durante al sua ultima malattia per quasi un anno. FILIPPO ELSSIUS (Encomiasticon Augustinianum, Bruxelles, 1654, p. 281ss), senza specificarne la fonte, dà come giorno della morte di Hermann il 31 marzo 1334. A quel tempo Giordano era Lettore a Magdeburgo; invece dalle parole di Giordano veniamo a sapere che, al momento dell’ultima malattia e della morte di Hermann, egli era studente ed Hermann insegnante. Così l’attività di Giordano come infermiere e la morte di Hermann devono essere avvenute in una data molto anteriore, cioè fra il 1314 e il 1317.
[xi] A. POLZER ci ha dato un resoconto completo degli studi e del lavoro letterario di Prospero da Reggio in Prosper de Reggio Emilia des Eremites de Saint Augustin et le manuscript latin 1086 de la Bibl. Vaticain. Rivista Neo-Scolastica, XXX (1928), p. 316-252.
[xii] Gli Atti di questo Capitolo sono in Analecta Aug., III, 222
[xiii] Vitasfratrum, II, 8.
[xiv] Giordano ricorda con molta precisione gli Atti di questo Capitolo : cfr. Vitasfratrum, II, 14.
[xv] Questo appare dai verbali autenticati, riguardanti i suoi miracoli, conservati nell’Archivio di Bologna e ai quali fa riferimento il Torelli, V, 327ss, 389ss. Cfr. anche Acta Sanctorum, aprilis II, pp. 816-828.
[xvi] Op. cit., V, 363, 385.
[xvii] A. A., III, 57 : “...deliberiamo che nessuno degli studenti prima di aver completato il triennio, calcolato a partire dal giorno in cui iniziò gli studi a Parigi, possa allontanarsi da tale sede o essere promosso all’ufficio di Lettore... che nessuno possa essere inviato a Parigi, se prima non sia stato almeno per due anni in uno degli Studi Generali”.
[xviii] Cfr. infra.
[xix] L’affermazione di Giordano é in armonia con le disposizioni delle Costituzioni dei Capitoli generali; attesta che il primo titolo che autorizzava l’insegnamento era il Lettorato. Il Lettore, che aveva interpretato con successo la Sacra Scrittura, veniva promosso al Baccalaureato, il che lo autorizzava a tenere lezioni sul libro delle Sentenze e a sostenere le discussioni sulle Quaestiones de Quelibet allo scopo di ottenere il titolo di Maestro. Il Cursore venne in voga dopo che Giordano aveva terminato i suoi studi e non andava oltre il Lettorato. F. EHRLE, I più antichi statuti della facoltà teologica dell’Università di Bologna (in Universitatis Bononiensis Monumenta, Vol. I, 1932, p. XCVIII, nota 4) non riconosce in maniera corretta questa situazione.
[xx] A. A., III, 222 : “...poiché potrebbe essere danneggiata la fama e l’onore del nostro Ordine fino a cadere in disistima per lo scarso numero di maestri nella nostra sede di Parigi, stabiliamo e prescriviamo che nella nostra sede di Parigi vi siano in permanenza due Maestri in Sacra Scrittura, l’uno con funzioni di Reggente, l’altro non Reggente e devono dimorarvi. Che il non Reggente non possa e non debba allontanarsi, finchè il Maestro ordinario della cattedra non abbia per successore un altro Maestro... che il Baccelliere, con l’incarico del commento al Libro delle Sentenze a Parigi, non possa e non debba lasciare il suo incarico prima di essere sostituito nel medesimo incarico da un altro Baccelliere e completi l’esposizione delle Sentenze”.
[xxi] Il suo Libro di Sermoni Quaresimali fu finito nel 1315 a Venezia. Cfr. Torelli, o. c., III, 464.
[xxii] GIUSEPPE PANFILO, Chronica Ordinis Fratrum Eremitarum Sancti Augustini, Roma 1581, f. 45 ed ELSSIUS, o. c., p. 23, menzionano un’altra data : “oppure, secondo altri, nel 1326”. CORNELIO CURZIO, Virorum illustrium ex Ordine Eremitarum Divi Augustini Elogia, Antverpiae (Anversa), 1636, p. 118, indica : “1328 III nonas aprilis”. Poiché vi si dice che Alberto abbia studiato sotto Egidio Romano, che diventò generale dell’Ordine nel 1292, la data della sua nascita non può essere posteriore al 1277, il che lo farebbe quarantaseienne nel 1323. Il suo lavoro letterario sarebbe così precedente al suo diploma di Maestro.
[xxiii] Cfr. infra.
[xxiv] Per questo ed altri fatti precedenti cfr. Torelli o. c., V, f. 477, seguendo Th. de Herrera (Alphabetum Aug., Madrid 1643, I, 375) che, a sua volta, fa riferimento a HENRICUS WALTERUS da Strevesdorf in Primas Magdeburgensis in Burchardo. Cfr. H. MEIBOM, Rerum Germ., Helmstedt, 1688, III, parte II, p. 240.
[xxv] A. A., IV, 177.
[xxvi] “Kopialbuch” del convento agostiniano di Erfurt nell’Archivio di Stato di Magdeburgo, n. 227; Geschichtsquellen der Provinz, vol. XXVI, n. 402 e 404; Cfr. Vitasfratrum, I, 20; II, 20.
[xxvii] Vitasfratrum, II, 13. La morte di Enrico di Friemar probabilmente avvenne l’8 ottobre 1342; cfr. W. HÜMPFNER, Heinrich von Friemar, in Zeitschrift des Vereins für thüringische Geschichts-und Altertumskunde, N. F. 22 (1914), 49-64.
[xxviii] A. A., IV, 233.
[xxix] Il Capitolo decise che il generale doveva fare una visita canonica annuale, o di persona o inviando un delegato.
[xxx] Cfr. Vitasfratrum, II, 20.
[xxxi] Cfr. Vitasfratrum, I, 18.
[xxxii] Giordano fu probabilmente a Parigi con Bartolomeo e da qui Bartolomeo si recò a Bologna come insegnante nel 1321. Cfr. GINO SABAZIO, Lo studio di Bologna : Lettori agostiniani, in Bollettino Storico Agostiniano, II (1928), 185-188.
[xxxiii] Cfr. Bullarium Ordinis Eremitarum S. Augustini... ab Innocentio III usque ad Urbanum VIII (Ed. L. Empoli), Roma 1628, pp. 195ss. ; Codex Diplomaticus Ordinis Eremitarum S. Augustini Papiae (Ed. R. Maiocchi e N. Casacca), Pavia 1905, I, 13ff.
[xxxiv] Cfr. Vitasfratrum, I, 18.
[xxxv] Pubblicato da E. Esteban in A. A., IV, 298-307 e 321-328.
[xxxvi] Citato con il primo titolo dal CRITANA (Epitome Historica vitae S. Augustini, c. 8) con il secondo titolo da LUDOVICUS DE ANGELIS (De vita et laudibus S. P. N. Aurelii Augustini..., Parigi 1614, p. 165). L’Herrera (o. c., I, 182, n. 22) lo trova in COSTANZO da Lodi (Vita S. Johannis Boni, cap. 2, p. 4) citato come “l’Alessandria”, ma senza alcun dato cronologico ; e non lo trova in LUDOVICUS. Pertanto egli pensa che : “eum esse ex recentioribus”. A. LANDUCCI (Sacra Leccetana Selva, cioè origine e progressi del antico e venerabile Eremo e Congregazione di Lecceto in Toscana dell’Ordine Erem. del Padre Sant’Agostino, Roma 1657, p. 73ss) fa riferimento al CRITANA : “un tal Nicolò d’Alessandria che non ci assicuriamo che sia dell’Ordine Agostiniano, benchè per tale sia citato dal Padre Critana...”. Troviamo questo Nicolaus menzionato al Capitolo Generale tenutosi a Grasse in Francia nel 1335, dove compare al nono posto, dopo il Provinciale della Provincia Inglese, ma prima di “fr. Dionisius de Mutina, diffinitor Provinciae Romandiolae” ; lo troviamo ugualmente al Capitolo Generale di Siena nel 1338 come “Magister Nicolaus de Alexandria”. Cfr. Atti di questi Capitolo in A. A., IV, 139, 177. In questi luoghi avrebbe potuto incontrare Giordano. In quanto ai suoi scritti, non siamo riusciti a trovare altro che i titoli succitati, ma potrebbero essere apparsi contemporaneamente a quelli di Friemar.
[xxxvii] Contenuto nel Cod. 251 della Biblioteca dell’Arsenale a Parigi.
[xxxviii] Cfr. II, 5.
[xxxix] I successivi storici dell’Ordine, Panfilo e Torelli, menzionano il 1347 come anno della sua morte, ma non sono affatto credibili. Non conoscono nulla oltre le annotazioni di Giordano, tranne che il 1° agosto é il giorno della sua morte : la memoria di tale giorno poteva facilmente essere stata trasmessa dalle celebrazioni locali. E’ altamente improbabile che Giordano sia andato in Italia nel 1348, poiché in quell’anno era provinciale e infuriava la peste nera. Cfr. F. MILENSIUS, Alphabetum de monachis et monasteriis Germaniae et Sarmatiae citerioris Ord. Er. S. Augustini, Praga 1614, p. 267. Manca ogni altro indizio di un ultimo viaggio in Italia. Ne consegue che siamo inclini ad associare la visita di Giordano a Rieti con il suo viaggio per il Capitolo Generale del 1338. Probabilmente Giordano menziona soltanto i miracoli avvenuti nel primo anno dopo la morte del Beato Giovanni come esempi, perché esistono registrazioni precise e autentiche soltanto di questi e un tipo di elenco dovuti all’abitudine generale di fare registrazioni autenticate dei miracoli immediatamente seguenti la morte di un santo.
[xl] Nel suo libro Opus Sermonum de Sanctis, (Sermo LIX), Giordano racconta la storia di come un patrizio di Siena ricevesse questo dito dallo stesso S. Agostino, dopo che il custode del sacro corpo lo aveva ingannato. Poi continua : “Di quel dito così miracolosamente ottenuto, sebbene dopo molto tempo, ne fu consegnata una piccola parte a me, come a un aborto, interponendosi il favore dei miei intimi e devoti amici : da parte mia la chiusi con venerazione entro un dito d’argento e d’oro in una teca di cristallo”.
[xli] Op. c., V, 84.
[xlii] Cfr. Vitasfratrum III, 15; II, 18; II, 20; IV, 6.
[xliii] Ibid., II, 20.
[xliv] Essi provvidero a semplificare i regolamenti per l’accettazione dei novizi : non potevano essere ordinati i chierici che non sapessero parlare in latino; ai sacerdoti che non sapevano parlare in latino era proibito l’accesso alla carica di Superiori nei piccoli conventi (esclusi i conventi di eremiti); veniva abbassata a 25 anni l’età richiesta per l’ascolto delle confessioni; nel caso di qualche convento che non avesse due sacerdoti, il Priore conservava il diritto di voto al Capitolo provinciale; nei luoghi dove mancavano due elettori, vi potevano provvedere il vicario e i definitori capitolari. In un certo numero di conventi lo Studio generale venne abolito per insufficienza di studenti. Divennero case di studio per tutti gli studenti tutti i conventi delle rispettive Provincie. Vennero inoltre sospese le sanzioni contro l’omissione del canto nell’Ufficio Divino. Cfr. A. A., IV, 276ss; 307ss; 329ss; 376ss; 426ss.
[xlv] Cfr. Vitasfratrum II, 20.
[xlvi] Ibid., II, 20 : “...trascorso l’anno del Giubileo, cessata la pestilenza per grazia di Dio, deposto il peso del mio incarico...”.
[xlvii] Cfr. infra.
[xlviii] Op. c., p. 50 : “nella chiesa di Vienna... si legge l’iscrizione di una lapide antica sul sepolcro di Tommaso di Strasburgo”.
[xlix] Sua la traduzione in tedesco delle “Meditazioni sulla Passione di Cristo” di Giordano, p. 6. Cfr. infra.
[l] Biblioteca Agostiniana, Ingolstadt-Asburgo, 1768, p. 993.
[li] Cfr. infra.
[lii] Cfr. Vitasfratrum IV, 12.
[liii] Cfr. Vitasfratrum IV, 10.
[liv] Regola 4.
[lv] Cfr. Vitasfratrum IV, 10.
[lvi] Cfr. Vitasfratrum II, 15.
[lvii] Specialmente ad ogni capitolo aggiunge una spiegazione sul significato e il modo di pregare. Cfr. infra.
[lviii] Op. cit., p. 69.
[lix] Cfr. Vitasfratrum II, 20.
[lx] Cfr. Vitasfratrum II, 18.
[lxi] Cfr. Vitasfratrum II, 18.
[lxii] Cfr. Vitasfratrum II, 18.
[lxiii] Cfr. Vitasfratrum II, 12.
[lxiv] Cfr. Vitasfratrum II, 13, in fine.
[lxv] Cfr. Vitasfratrum II, 2-3.
[lxvi] Cfr. Vitasfratrum II, 4.
[lxvii] Cfr. Vitasfratrum II, 20.
[lxviii] Cfr. Vitasfratrum II, 18.
[lxix] Cfr. Vitasfratrum III, 13.
[lxx] Cfr. Vitasfratrum III, 9.
[lxxi] Cfr. Vitasfratrum II, 22.
[lxxii] Cfr. Vitasfratrum II, 14.
[lxxiii] Era stato Provinciale della Provincia romana e confessore di Papa Gregorio XIII, che lo fece Sacrista Pontificio nel 1574. Morì nel 1596.
[lxxiv] Manoscritti che sono rimasti insieme nella Biblioteca Angelica del convento di S. Agostino di Roma e che corrispondono ai nn. 9, 11,13.