La Madonna nell'Ordine Agostiniano
Agostino Trapè

La Madonna nell'Ordine Agostiniano

Provincia Agostiniana Picena, Tolentino 1955
II

L'Ordine Agostiniano e la Madonna

 

Negli Agostiniani l'amore e la teologia di S. Agostino

Senza dubbio la devozione alla B. V. Maria appare nel corso dei secoli come una delle note caratteristiche della tradizione dell'Ordine. Pensiamo con gioia ai nostri grandi teologi i quali, dietro l'esempio del S. P. Agostino, hanno illustrato con i loro scritti le meraviglie che Dio ha compiuto nella sua umile serva. Si sa infatti che il S. P. Agostino parlò diffusamente, tenendo in considerazione i tempi in cui visse, della Beata Vergine, ne difese con grande pietà l'immunità dal peccato, ne esaltò la perpetua verginità e la maternità spirituale verso tutti i fedeli, e ne propose i privilegi e la vita come esemplare e modello della Chiesa, la quale, come Maria, è vergine e madre.

Sono molti i nostri i quali, dopo Tommaso da Strasburgo, hanno difeso il privilegio dell'immacolato concepimento. Agostino Trionfo, primo tra i maestri della nostra scuola, scrisse un trattato Super Magnificat e un altro, ancora più prezioso, De salutatione angelica. Il beato Simone da Cascia dedicò un intero libro, cioè il secondo, della sua grande opera De gestis Domini Salvatoris alla vita di Maria. San Tommaso da Villanova può essere a buon diritto chiamato "dottore mariano" per la bellezza dei suoi sermoni. Negli scritti del beato Alfonso de Orozco si incontrano espressioni di particolare pietà e devozione verso la B. Vergine; Luis de Leòn ci ha lasciato, tra l'altro, la splendida ode "A Nuestra Señora", non meno ricca di spirito poetico che di teologia. Bartolomeo de los Rìos compose per primo un trattato sulla schiavitù mariana con l'opera De Hierarchia Mariana che illustra i fondamenti teologici della schiavitù mariana, quella cara devozione che ci aiuta a conquistare la libertà dei figli di Dio. Il ven. Giacinto da S. Maria scrisse molto bene sui motivi per i quali si deve amare la Vergine Maria. Ma la lista si prolungherebbe eccessivamente se volessimo ricordarli tutti.

La nostra tradizione della devozione mariana

Da segnalare la grande pietà filiale che i nostri Padri nutrirono verso la Vergine Maria. Sin dai primi tempi della Grande Unione, ogni giorno, oltre all'ufficio divino, recitavano il piccolo ufficio della B. Vergine e all'alba, dopo la Messa conventuale, recitavano l'antifona "Ave Regina coelorum, Mater Regis angelorum" con la preghiera con cui si invoca la protezione sulla famiglia agostiniana. A sera recitavano la preghiera "Benedicta tu", che un tempo veniva anche chiamata "Vigiliae B. M. Virginis" dove, nelle lezioni attribuite al S. P. Agostino, si leggevano le seguenti parole piene di commovente fiducia nella Mediatrice di tutte le grazie, certamente non indegne del Vescovo di Ippona: Accetta ciò che offriamo, concedici ciò che chiediamo, perdona ciò per cui temiamo: perché tu sei l'unica speranza dei peccatori. Per te aspettiamo il perdono dei peccati, ed in te, beatissima, è la speranza del nostro premio.

Più tardi, probabilmente quando cessò di essere obbligatorio il piccolo ufficio, fu introdotta la recita della corona della B.M.V. di Consolazione, cioè la meditazione quotidiana, tanto bella e fruttuosa, degli articoli del Credo, intercalati con la recita di tredici Poter Ave.

Ci sembrano degne di essere ricordate le parole con le quali i Padri del Capitolo Generale del 1318 prescrivevano la recita dell'antifona "Salve Regina" dopo le singole ore dell'ufficio. Eccole testualmente: Poiché l'onore della madre viene considerato come se fosse del figlio, desiderando, come dovere, onorare per quanto possibile con la sua grazia il Figlio, che per esaltarci soffrì l'ignominia della croce, e desiderando avere per noi e per tutto l'Ordine come assidua e fedele avvocato la sua piissima Genitrice davanti al suo Figlio, definiamo e chiaramente ordiniamo che tutti i frati dell'Ordine, sia in comune che in privato, sia in chiesa che fuori, al termine di ogni ora dell'ufficio divino, eccettuate prima e terza quando segue immediatamente la Messa cantata, recitino l'antifona 'Salve Regina' con il versetto 'Ave Maria' e con la preghiera 'Concede misericors Deus fragilitati...' ecc.

Nè dobbiamo dimenticare gli esempi dei nostri santi, da S. Nicola da Tolentino (entrato probabilmente nell'Ordine nello stesso anno della Grande Unione, quasi come un dono di Dio per quell'opera di carità fraterna e di zelo apostolico, il quale amò tanto la B. Vergine da meritarne una apparizione confortatrice in punto di morte), al beato Stefano Bellesini il quale, all'ombra del santuario di Genazzano, fece della devozione alla Madre del Buon Consiglio la forza segreta della sua santificazione, per cui diventò un modello di Cristo buon pastore.

A noi quindi incombe il dovere di conservare gelosamente, anzi di accrescere questa preziosa eredità teologica e devozionale.

Ed auspichiamo che vengano promossi nell'Ordine gli studi di mariologia e che vengano pubblicate delle opere scelte, tra quelle che ci hanno lasciato in questa materia i nostri Padri.

Per merito di Maria ci viene la luce

Il S. P. Agostino ha esaltato in modo particolare le relazioni tra la verginità di Maria e la nostra consacrazione a Dio. La dignità verginale trae origine dalla Madre di Dio, egli scrive (Serm. 51, 16) e, rivolto alle anime consacrate, esclama: Non vi considerate sterili per il fatto che rimanete vergini. Poiché la stessa pia integrità della carne appartiene alla fecondità della mente. Fate ciò che dice l'Apostolo..., pensate alle cose di Dio, a come piacere a lui in tutto, affinché possiate avere l'animo fecondo di virtù... Rallegratevi, o vergini di Cristo: la Madre di Dio è vostra sorella. (Serm. 192, 3-4).

Nello stesso discorso esorta le anime consacrate a sentire profondamente la gioia della loro vocazione con queste parole: Rallegratevi, o vergini di Cristo: la Madre di Dio è vostra sorella.

Quasi a commento di queste parole, il beato Alfonso d'Orozco chiama Maria fondatrice della verginità e S. Tommaso da Villanova esclama: Tu dunque, Vergine regale, hai il primato tra le vergini... tu, prima maestra e guida delle vergini, tu, forma della verginità, tu, istitutrice e autrice della verginità, tu, prima fondatrice di questo sacro istituto. O vergini, quale maestra avete!

 

BENEDICTA TU

E' una forma sempre usata nel nostro Ordine per celebrare la Madonna della Grazia. Veniva detta anche celebrazione vigiliare (Vigiliae B.V. Mariae) perché si recitava ogni venerdì, dopo compieta, o subito di seguito all'antifona finale della Madonna.

Enunciata l'antifona 'Benedicta tu', si recitavano tre Salmi:

Salmo 8: Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universo terra.

Salmo 18: Caeli enarrant gloriam Dei, et opera manuum eius annuntiat firmamentum.

Salmo 23: Domini est terra et plenitudo ejus: orbis terrarum et universi qui habitant in eo.

Al termine si recitava l'intera antifona 'Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui'; seguiva il versetto 'Ave Maria, gratia plena' cui si rispondeva 'Dominus tecum'. Venivano poi proclamate tre letture desunte dal Discorso 19 di S. Agostino in appendice alla sua opera:

1. O Beata Virgo Maria...

2. Admitte nostras preces...

3. Sancta Maria, succurre miseris...

Si concludeva con il versetto 'Divinum auxilium maneat semper nobiscum: Amen', e poi si recitava il Padre nostro, l'Ave Maria e il Credo.

Nel nuovo Rituale del 1986 (p. 89) è riportata la 'Benedicta tu', ma in forma ridotta che ne sminuisce la validità e la continuità con una nostra venerata e affermata tradizione.

In antico era spesso cantata con melodie caratteristiche sia nei salmi, previsti a cori alterni tra canto modulato e tono retto, sia nelle letture che risultavano molto espressive.