L'Ordine Agostiniano e la devozione alla Madonna
Agostino Giacomini

L'Ordine Agostiniano e la devozione alla Madonna

Provincia Agostiniana Picena, 1959

Bartolomeo de Los Rios e la "Santa Schiavitù"

 

Il P. Bartolomeo de los Rìos y Alarcòn, agostiniano madrileno, morto nel 1652, ha legato il suo nome alla devozione della Schiavitù Mariana, di cui fu teologo e apostolo. Tale devozione [pag. 92]

prima di lui era già nota, specialmente nella Spagna, dove il trinitario B. Simone de Rojas ne fu fervente propagatore. E fu appunto questi che esortò vivamente l'Agostiniano a diffonderla, avendo saputo che doveva recarsi in Belgio presso la governatrice Isabella Chiara Eugenia. Il P. de los Rìos soddisfece in pieno ai desideri del B. Simone, sicché la Santa Schiavitù ebbe un incremento mirabile in Belgio, Lussemburgo, Germania, Polonia e altrove. Dietro preghiera particolarmente del Beato Simone e della Governatrice il pio Agostiniano scrisse allora l'opera sua capitale: "De Hierarchia Mariana", uscita in Anversa, nel 1641, in un volume di circa 800 pagine. Il P. í vi si rivela forte e tenero teologo, e, con il suo libro, influì più tardi su la dottrina e l'azione di S. Luigi Grignion da Montfort, il quale fa un bello elogio di esso e del suo autore (54).

Sul titolo "De Hierarchia Mariana" Bartolomeo si esprime così: "Librum inscribo Hierarchiam Marianam, quia de ea Imperii Mariani excellentia ago, quae Virginem constituat supra puras creaturas omnes, in statu quodam perfecto atque hierarchia particulari: ex quo consequens est ei particulare deberi a nobis obsequium(55).

L'opera si divide in sei libri, vari di contenuto e d'indole: vi si intrecciano teologia, ascetica e storia della pia devozione.

Brevemente passiamone in rassegna i fondamenti dottrinali, la natura, i motivi e le pratiche particolari.

 

Fondamenti dottrinali della Santa Schiavitù

"Tutta la nostra Schiavitù si fonda in quella grandezza, a cui la Vergine è stata elevata dalla SS. Trinità sopra ogni creatura, cioè all'essere associata alla divina famiglia con quei munificentissimi titoli di Figlia del Padre, Madre del Figlio e Sposa dello Spirito Santo; titoli i quali -posto che ci fosse sconosciuta la volontà di Colui, il quale volle che ogni cosa noi ottenessimo per mezzo di Mariacostituiscono per noi un triplice [pag. 93] obbligo di sottometterci come schiavi alla Madre, alla Sposa e alla Figlia di casa di questa divina famiglia, dove è entrata a far parte(56).

Maria è Figlia del Padre, perché sua primogenita e unigenita, perché a Lui vincolata con grazie particolari, perchè da Lui eletta amministratrice e signora dei nostri beni, perchè Sposa del Figlio: Sposa del Figlio come anima eminentemente giusta e santa (e tali anime sono spose di Gesù, specialmente le vergini), per il consenso prestato all'incarnazione (che è uno sposalizio con la natura umana, nella circostanza rappresentata da Maria), per il concorso che prestò all'opera della Redenzione (come due sposi, Lei e Gesù, che si prestano vicendevole aiuto, in modo particolare nelle situazioni più scabrose), perché la Madonna è tipo della Chiesa (che è sposa di Cristo). Lei è Madre del Figlio, a ciò singolarmente predestinata ab aeterno e unita nello stesso decreto divino dell'Incarnazione del Signore. E' infine Sposa dello Spirito Santo, la vera Sposa, l'unica degna di esserlo, da Lui stesso formata secondo il proprio gusto e colmata di doni, per mezzo della quale Egli è divenuto fecondo nelle creature.

Ma queste relazioni intime di Maria con le tre Persone divine sono -diremmo- il fondamento remoto della Santa Schiavitù. Bisogna ora considerare alcune verità basilari, che ne sarebbero come il fondamento prossimo.

a) Prima verità - Cristo è il nostro ultimo fine e la causa prima della nostra predestinazione e su noi esercita un dominio spirituale, politico, utile, diretto; perciò noi dobbiamo a Lui tutto riferire e a Lui andare. Ma a Lui si va per mezzo di Maria, che gli è intimamente e singolarmente unita: ad Iesum per Mariam. E si va a Lui e a Maria nella convinzione che a Lui, in linea primaria, e a Lei, in linea secondaria, apparteniamo.

b) Seconda verità - Maria è Madre di Dio. E' un titolo, questo, di tanto alta dignità che non ha l'uguale tra le creature, all'infuori di quanto si può dire di Cristo come uomo; è la [pag. 94] radice di ogni prerogativa mariana; dice una grandezza quasi infinita; è fonte del dominio della Vergine su tutte le cose. Molte e geniali considerazioni fa il P. Rìos su la Maternità divina; ma siamo costretti a tralasciarle.

c) Terza verità - Maria è Madre nostra, sia perché siamo fratelli del suo Figlio Gesù; sia perché ci ha generati spiritualmente ed è causa secondaria della nostra predestinazione, dato che ha partorito l'Autore primario della nostra predestinazione. Sulla maternità spirituale di Maria verso di noi molto si diffonde il P. Rìos, specialmente parlando del Cuore di Maria, per cui meriterebbe di essere chiamato "Apostolo del Cuore di Maria", oltre che della Santa Schiavitù. Egli "stabilisce questi bei principi:  Vi sono due officine o fonti d'ogni grazia: la prima, il Cuore stesso santissimo del Redentore..., l'altro tesoro, fonte e officina, è il Cuore della Madre del bell'amore e il petto sacratissimo della Vergine Maria.  Il Cuore della Vergine è l'officina dove si forgiarono tutti gli strumenti della nostra salvezza.  Il Cuor di Maria è simbolo dell'amor di Lei verso gli uomini..., è calamita che attrae a sé i cuori... 4° Bisogna rendere ossequio al Cuor di Maria (e il P. Rìos propone in pratica un exercitium cordis o contratto d'amore). 5° I frutti della devozione al Cuor di Maria sono così espressi dal P. Rìos: Quisquis venam hanc reperit ut extrahat inde aurum caeleste, cito replebitur divitiis omnium gratiarum; quisquis cor suum Cordis Mariani laudibus impenderit, occupationem ei dederit omnium honestissimam, mancipio Deiparae dignissimam et vere sibi utilissimam(57).

d) Quarta verità - Maria è la Corredentrice del genere umano, per il consenso prestato all'Incarnazione, quando le venne annunciata dall'Angelo; per il sangue del Redentore, ch'Egli prese dalla Vergine incarnandosi in Lei; per il consenso che accordò, acciocché il suo divin Figlio fosse immolato per la salvezza del mondo; per le pene da cui fu trafitta, assieme a Gesù, sul Calvario sotto la Croce; per l'esortazione a redimere l'uomo [pag. 95] decaduto, che Lei avrebbe espresso a Cristo con tal insistenza da indurvelo anche se, per un caso impossibile, Egli avesse titubato. A proposito dei dolori sotto la Croce il p. Rìos sostiene che Lei soffrì gli stessi dolori del Figlio: sia perché quelli di Lui si ripercuotevano sul cuore di Lei in modo da dissanguarlo, sia perché Gesù l'associò a sé per essere tutti e due causa della nostra salute spirituale, sia perché il cuore dell'Uno e dell'Altra era come un sol cuore e, di conseguenza, quel che succedeva nel cuore del Figlio suscitava un'eco profonda in quello della Madre.

e) Quinta verità - Maria è Mediatrice di tutte le grazie, sia riguardo all'universalità di quelle che intercede, sia riguardo all'universalità delle persone per cui intercede: intercede qualunque sorta di grazie, senza eccezione per alcuna persona. Ella possiede tutte le doti per far questo: ha, cioè, scienza, potere e amore in un grado singolarmente eccelso. Di conseguenza è più adatta di qualsiasi creatura all'ufficio di Mediatrice e Dispensatrice di grazie e, Madre tenerissima com'è, continuamente vi attende. Per il P. Rìos è sentenza certissima che l'inesausto tesoro dei meriti di Cristo è stato affidato alle mani materne di Maria: questa certezza riecheggia in ogni suo scritto, specialmente nelle ferventi orazioni che compose. Anzi la Mediazione universale di Maria per lui è verità proxima fidei. A proposito della scienza, del potere e dell'amore della Madonna, egli si addentra a parlare diffusamente della pienezza di grazie di cui fu estremamente ricolma. Ma qui sarebbe troppo lungo seguirlo.

f) Sesta verità - Maria è Regina universale. A questo privilegio si riallaccia particolarmente la Schiavitù Mariana; e perciò il P Rìos ne tratta con preferenza e ammirabile competenza. Prima di tutto afferma che la Vergine costituisce essa sola una gerarchia superiore a tutte le create gerarchie e si sforza di determinare la natura di tale gerarchia, riscontrandola nel fatto specifico che, sedendo Essa alla destra del Signore, sia perciò Signora e dominatrice dovunque domina Lui. Il dominio di Lei ha la radice profonda nel fatto di essere Madre di Dio. E, come Gesù è Re universale per diritto di natura e di conquista, così è Regina universale la Sua Madre, sia perché Madre del Re, sia perché partecipò con Lui alla conquista delle nostre anime come [pag. 96] Corredentrice. Il P. Ríos si diffonde poi a provare che Maria, di diritto e in radice, fu Regina universale fin dal momento in cui venne concepita; di fatto ottenne tale dominio quando Gesù in Lei s'incarnò; di questo dominio prese solenne possesso nella Assunzione al cielo, quando ebbe lo scettro, il trono, il diadema e le vesti regali. E ora il suo dominio si estende a tutto il creato: paradiso, purgatorio, inferno, Angeli, Santi, viatori buoni e traviati, terra e firmamento intero.

 

Natura della Santa Schiavitù

Dall'esposizione dei fondamenti e delle verità basilari suddette il P. Ríos trae l'ovvia conseguenza che noi, se siamo soggetti a Cristo, lo siamo anche eminentemente a Maria, per mezzo della quale andiamo a Gesù; e, se a Lei anche soggetti, anche di Lei siamo i servi o, meglio, gli schiavi d'amore, e quindi a Lei consacrati. Dunque la Santa Schiavitù non è altro che la consacrazione totale e assoluta di se stessi a Maria, ciò che si identifica con la perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse battesimali. Perciò essere schiavo di amore vuoi dire consacrarsi anche più intimamente a Gesù, ai Quale facemmo le promesse nel Battesimo e al Quale Maria ci conduce. Essere schiavo d'amore richiede il consacrare a Maria ogni nostro bene, di qualsiasi ordine (corpo, anima, beni di fortuna, ecc.), con disinteresse e ragionevolmente, cioè indirizzandoci alla Vergine come fine prossimo e intendendo Dio come fine ultimo. Così, in pratica, la Santa Schiavitù è un vero sistema ascetico, non una qualunque, per quanto lodevole, devozione; un sistema che investe tutta la vita spirituale, dura fin che si vive e comprende in sé ogni altro sistema.

Il P. Ríos, ribattute alcune difficoltà contro la Santa Schiavitù, arriva ad affermare che, sotto l'aspetto della gratitudine per i benefici ricevuti la quale ci dispone ad essere umili dinanzi al benefattore, il titolo di schiavo di fronte a Maria è preferibile a quello di Figlio, perché, se è vero che di Lei siamo figli in certo modo adottivi, ne siamo pure, come sommamente beneficati, veri schiavi. Del resto non è stato il P. Ríos a inventare questa forte e cara espressione, che egli la ritrova in santi e scrittori antichi e moderni, dei quali stende un elenco.

 

Motivi della Santa Schiavitù [pag. 97]

Numera il P. Ríos tre motivi principali che ci spingono a consacrarci schiavi della Vergine.

I) Eccellenza di tale consacrazione per se stessa considerata. Infatti è eccellentissima perché con essa ci diamo a Colei che è intimamente unita a Dio più di qualunque creatura e che, come Madre di Dio, gode di una dignità a tutte le dignità superiore; perché con essa passiamo, come schiavi, in materno possesso e ai cenni della Vergine e diventiamo strumenti animati nelle mani di Lei, partecipando così, in certo modo, alle sue altissime operazioni; perché con essa siamo il segno tangibile della dominatrice amabilissima Regalità di Maria; perché con essa la Madre ci unisce meglio al suo Figlio divino (torna l'Ad Iesum per Mariam) e ci procura una gloria speciale in cielo; perché con essa emuliamo gli Angeli e i Santi che servono la celeste Sovrana e, in certo modo, anche lo stesso Cristo, che le fu sottomesso in terra e fa i suoi materni voleri in cielo.

II) Convenienza e superiorità di tale consacrazione. Esse risultano dal fatto che è sommamente decente e onorifico per noi essere schiavi di Maria, se pensiamo che Lei fu l'ancella di Dio, l'ancella di Cristo e l'ancella in desiderio, della futura Madre di Dio, quando ancora non sapeva di essere Lei stessa l'Eletta dell'Altissimo; se pensiamo ancora che Gesù medesimo servì a Lei con sottomissione e pace. Dinanzi a tali esempi risalta quindi la superiorità della nostra Schiavitù sopra qualsiasi altra condizione.

III) Effetti meravigliosi di tale consacrazione. Il P. Ríos li compendia in questo pensiero: Maria si dà e comunica al suo schiavo per farne un altro Cristo. Frase breve e scultorea, racchiudente in sé tutta la dottrina della Santa Schiavitù. Noi ci diamo totalmente a Maria; Lei si dà a noi; noi ci trasformiamo, in certo senso, nel suo Figliolo: ecco raggiunto lo scopo della nostra vita. Scendendo più al particolare -dice il P. Ríos- tale consacrazione: a) è un mezzo eccellente per procurare la maggior gloria di Dio, dato che in ogni cosa a questo dobbiamo tendere; b) conduce direttamente all'unione con Dio, essendone la via facile, breve, perfetta, sicura; c) largisce una grande libertà interiore, [pag. 98] quella che è la vera libertà, libertas filiorum Dei; d) procura grandi beni al nostro prossimo, sia in questa vita che in purgatorio; e) ci fa conoscere meglio noi stessi, e perciò ci affina di più nello spirito; f) ci fa partecipare della fede di Maria, pur non illudendoci di poterla uguagliare; g) ci esenta da scrupoli, turbamenti e timori o, almeno, fa in maniera che Maria ce li attenui e ci sostenga maternamente nella lotta; h) ci arma di gran confidenza in Gesù e Maria, per cui non temiamo di deviare dal retto cammino; i) ci fa partecipi dei sentimenti del Cuore materno della Vergine; l) farà sì che Maria produca Gesù nell'anima nostra; ecc.

 

Pratiche particolari della Santa Schiavitù

Secondo il P. Ríos queste pratiche sono interne ed esterne.

Le prime, certamente le essenziali, sono racchiuse nella breve formula, schematizzata da S. Luigi Grignion da Montfort, ma la cui sostanza è già tutta nel P. Ríos: Ogni cosa per mezzo di Maria con Maria in Maria per Maria.

Le seconde, accidentali e pur tanto salutari, sono sette: a) prepararsi, per alcun tempo, con orazioni e penitenze prima di consacrarsi schiavi della Vergine, perché tale consacrazione è "un vero cambiamento di vita e di stato"; b) recita quotidiana del Rosario proprio della Confraternita della Santa Schiavitù, da dirsi in onore degli anni che la Madonna passò sulla terra (72 anni per il P. Ríos), e recita pure quotidiana della Corona delle dodici stelle, cioè delle dodici principali prerogative di Maria (a proposito di questa Corona è bene notare come il P. Ríos, esponendo il modo di recitarla, vi dedica ben 25 capitoli del libro V del "De Hierarchia Mariana", passando in rassegna a fondo le prerogative della Vergine così da costituire un buon trattato di Mariologia); c) portare ben visibile un emblema in cui si distinguano le catene, simbolo di schiavitù: emblema appositamente benedetto; d) celebrare particolarmente e solennemente il 25 Marzo, festa dell'Incarnazione di Cristo, la quale è fondamento della Santa Schiavitù; e) recita frequente dell'Ave Maria e, anzi, salutarsi per mezzo di essa; f) recita frequente del Magnificat in ringraziamento dei benefici ricevuti; g) disprezzo delle cose del mondo, che ci distraggano dal servizio di Dio.

[pag. 99] Aggiunge in fine il P. Ríos che gli schiavi di Maria debbono procurare di accostarsi alla S. Comunione almeno una volta al mese e nelle feste del Signore e della Madonna. E qui prende lo spunto per approfondire le relazioni che intercorrono tra Maria e l'Eucaristia, arrivando a chiamare la Vergineautrice, quale Madre di Gesù, di questo Sacramento. Naturalmente non si lascia sfuggire l'occasione per esortare gli schiavi di Maria a ricevere Gesù Eucaristia con le stesse disposizioni con le quali la Madonna Lo ricevette nell'Incarnazione nel suo purissimo seno (58).

Concludiamo con una preghiera del P. Ríos, nella quale risplende non solo il suo amore alla Vergine, ma anche la sua profonda dottrina mariologica e l'anima della Santa Schiavitù (della quale è la formula):

"Santissima Vergine Maria, vedo le tre Persone divine della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, che fanno a gara nell'adornare l'anima tua con grazie infinite per renderti loro Figlia, Madre e Sposa degnissima e nostra Imperatrice, Regina e Signora gloriosissima. Ti venero quindi con un profondissimo atto di iperdulia, giacché il Padre ti adottò con singolare predilezione per Figlia e ti predestinò prima di ogni pura creatura, costituendoti primogenita di tutti ed eleggendoti fin dall'eternità per Madre del suo unigenito Figlio e preservandoti pertanto dal peccato originale. Ti venero perché il Figlio di Dio, concepito dal tuo purissimo sangue e nato dopo nove mesi dal tuo purissimo seno, ti fece sua vera Madre, ma conservandoti Vergine intatta prima del parto, nel parto e dopo il parto, affinché tu, prima fra i mortali, innalzassi la bandiera dell'angelica verginità. Per questo infinito privilegio della tua Maternità fosti resa in modo meraviglioso una stessa cosa con Dio e costituita Signora del Cielo e della terra e Regina degli angeli e degli uomini. Una seconda e una terza volta e infinite volte ti venero perché lo Spirito Santo, eleggendoti per sua amantissima Sposa, ti arricchì con la pienezza di ogni grazia e virtù sopra tutti gli angeli e i santi, in modo che per mezzo tuo dobbiamo ricevere qualsiasi bene aspettiamo da Dio; perché inoltre ti ornò con il dono della giustizia originale e ti preservò nell'intera tua vita da ogni peccato, anche il più lieve; perché infine lo stesso, che intercede per con gemiti inenarrabili, [pag. 100] ti stabilì universale Avvocata dinanzi a Dio di tutto il genere umano. Per questi e altri quasi infiniti privilegi, ricevuti dalla SS. Trinità, ti eleggo, o Vergine Santa, per mia Signora, Regina e Imperatrice, e mi riconosco ciò che veramente sono, tuo servo e schiavo, chiedendoti e supplicandoti, per la maestà del tuo dolcissimo nome Maria, che significa Signora, di ammettermi nella tua famiglia con umiltà di schiavo e amore di figlio; e, in prova che per tale mi riconosco, degnati di stampare nel mio cuore i segni della schiavitù, non quei crudeli del marchio e del chiodo, che si scolpivano su la fronte dei servi, ma quelle soavissime parole, con cui ti salutò l'angelo, Ave Maria; però con fuoco così ardente di carità che non se ne cancellino se non quando abbia dato l'ultimo palpito in questo mondo. E, perché questo dolcissimo saluto, Ave Maria, sia l'ultima mia parola, fa che mai scompaia dalla mia memoria, mai si allontani dalla mia volontà questo accesissimo desiderio di servirti come Regina e Signora di incomprensibile grandezza, sino all'estremo respiro della mia vita. Confesso e riconosco che sono indegno di questo onorevolissimo titolo di tuo schiavo; però propongo oggi fermamente di servirti con ogni sollecitudine, di impedire ogni offesa al tuo nome e al tuo SS. Figlio e di non acconsentire che mai si commetta alcunché contro di Lui da coloro che sono stati affidati alle mie cure. Ti prego quindi, per il tenerissimo amore che nutri verso il tuo Figlio, e ti chiedo, per tutta la gloria che ricevesti dalla SS. Trinità, che tu non mi allontani dalla tua schiavitù, ma che presieda, come Signora, ogni mia azione, comandi quanto ti piaccia, diriga quanto s'è incominciato, ripari il mal fatto e governi me, tuo, servo e schiavo, in tutta la vita e nell'ora della morte (ciò che spero, se sarò costante nel tuo servizio) riceva il mio spirito. Così sia" (58bis).

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(54) S. L. GRIGNION DA MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria SS.ma, parte II, c. II.

(55) Riportato da G. DE SANTIAGO VELA, op. c., VI, 539.

(56) S. GUTIERREZ ALONSO, oesa, La esclavitud mariana..., El Escorial 1935, p. 23.

(57) F. DI PAOLA SOLA', sj, La devozione al Cuor di Maria in Spagna, in Estudios Marianos, 3 (1944), p. 447ss.

(58) S. GUTIERREZ ALONSO, oesa, op. c., (per tutto lo studio); A. MUSTERS, La souveraineté de la Vierge d'aprés les écrits mariologiques de B. de los Ríos, Gand 1946.

(58bis) Id., ibid., 796-798.