Agostino Giacomini
Provincia Agostiniana Picena, 1959
Immacolata Concezione
IMMACOLATA CONCEZIONE
Circa questo mistero riassume bene la posizione degli Agostiniani, da Egidio Romano agli inizi del s. XVII, il nostro teologo portoghese Egidio della Presentazione (+1626), il quale, in subiecta materia, ci ha lasciato un'opera di molto pregio, certamente la migliore che l'Ordine abbia prodotto. Egli dunque scrive che, fino a Tommaso di Strasburgo (+1357?), i nostri teologi non ammettono l'immacolato concepimento di Maria; dopo di lui, nella seconda metà del s. XIV, negatori e sostenitori si alternano; ma, dall'inizio del s. XV in poi, la sentenza affermativa campeggia sovrana dappertutto (3).
I PRIMI IMMACOLISTI
[Pag. 81] Egidio Romano, caposcuola dell'Ordine, è fermo all'opinione, ai suoi tempi corrente, che, tutti nascendo nella colpa originale e avendo bisogno della redenzione, questa, perché universale, non soffre eccezione alcuna. E' vero che egli concede che Dio, di potenza assoluta, avrebbe potuto esentare Maria dall'incorrere la macchia d'origine; però non gli sembra che sarebbe stato conveniente di potenza ordinata (4). Tuttavia, benché rimanga sempre coerente e tenace nella sua opinione (e basta scorrere, anche sommariamente, le sue opere per accorgersene), sembra che si sforzi di ammorbidirla il più possibile, quando afferma che il tempo, in cui la Vergine rimase nel peccato originale, fu tanto breve, quasi impercettibile, per la pronta santificazione da parte di Dio, che si può dire come, in pratica, Lei sia stata sempre santa (5).
Fino a Tommaso di Strasburgo seguono sostanzialmente Egidio il B. Giacomo da Viterbo (+1308), Alberto da Padova (+1328?), Agostino d'Ancona (+1328), Gerardo da Siena (+1336), Enrico de Friemar (+1342), Bernardo Oliver (+1348) e il B. Simone da Cascia (+1348); e, dopo Tommaso, ancora non abbandonano il Dottore Fondatissimo Gregorio da [Pag. 82] Rimini (+1358), Alfonso Vargas da Toledo (+1366), Ugolino d'Orvieto (+1373), Facino d'Asti (+1373) e Giordano di Sassonia (+1380) (6).
Il primo dei nostri immacolisti, per quanto almeno se ne sa finora, è Tommaso di Strasburgo, che tratta ex professo dell'argomento in parola nel Commento al III libro delle Sentenze (dist. III, quest. I) dal titolo chiaro e lineare: "An Beata Virgo fuerit concepta in peccato originali?". Tommaso risolve l'assunto in quattro articoli, dei quali interessantissimo il primo. Egli procede in questa maniera: "Ponam duas conclusiones: prima est, quod Deus potuit Virginem Matrem praeservare ab originali culpa; secunda, quod hoc congruum fuit et divinam bonitatem decuit; tertio, infero unum corollarium, scilicet quod de facto Virgo Mater Dei sine peccato concepta fuit". Quindi prova conclusioni (possibilità e convenienza) e corollario (il fatto dell'esenzione), sforzandosi di portare a favore della propria tesi il noto passo del S. P. Agostino, nel De natura et gratia, "ubi ait expresse quod, cum de peccatis agitur, nullam de Beata Virgine vult fieri quaestionem". Tuttavia non si nasconde che il detto passo agostiniano altri lo interpretano per la colpa attuale. Poi Tommaso risolve difficoltà di varia indole: teologiche, patristiche e anche di carattere liturgico. E qui prende lo spunto per rinforzare la sua tesi con la constatazione che la Chiesa permette la festa della Concezione di Maria (7). E' stato da altri notato che Tommaso non fa una difesa originale del privilegio mariano, giacché si muove sulla linea del "potuit, decuit, fecit", già in voga ai suoi tempi; però "è uno dei primi teologi a scartare dalla Vergine... il fomes peccati, la concupiscenza considerata nel suo principio. Merito suo si è quello di essere stato il primo dei maestri agostiniani, distaccandosi palesemente dal maestro dell'Ordine, Egidio Romano, a difendere il privilegio mariano e di avere esercitato, non appena eletto Generale, un [pag. 83] certo influsso sui dottori agostiniani, specie su quelli della Marca Tedesca" (8).
Altro difensore dell'Immacolata Concezione è il piissimo e fecondo scrittore tedesco Ermanno da Schildesche (+ 1357), che ce ne ha lasciato un succoso trattato ex professo, il primo, in ordine di tempo, uscito da penna agostiniana: Tractatus de conceptione gloriosae Virginis, ms. alla Nazionale di Parigi.
E' diviso in due parti: nella prima spende quattro capitoli a provare, per quattro vie o argomenti, la preservazione della Vergine dalla colpa d'origine, e altri cinque a rispondere alle difficoltà di Santi e Dottori contrari alla sua opinione; nella seconda si diffonde sulla dignità di Maria. Anch'egli si muove sulla scia del "potuit, decuit, fecit"; però con notevole fermezza e fervore. "Egli è a buon diritto uno dei primi difensori della pia sentenza... L'impulso dato da Tommaso di Strasburgo e il contributo recato dal nostro Ermanno... doveva con il tempo... produrre dei frutti tra i teologi della Scuola" (9).
Difendono l'Immacolata Concezione, nella seconda metà del s. XIV, Giovanni da Basilea (+1392) e il card. Bonaventura da Padova (+ 1385), che le avrebbe dedicato un trattato particolare (10).
GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XV
Nel s. XV, assieme ad altri teologi, specialmente italiani e tedeschi, abbiamo Paolo Veneto (+1429), il quale, in un trattato ancora ms. su la Concezione della Vergine, dopo avere spiegato il concetto di peccato originale e il fatto di una doppia concezione -secundum carnem e secundum animam- e dopo aver riferito le due posizioni pro e contro l'Immacolata, ne riporta una terza (quam ego teneo, dice) , secondo la quale "Beata Virgo secundum carnem concepta fuit in originali peccato, sed non secundum animam, quoniam immediate ante infusionem animae intellectivae mundata est divina virtute caro illa; ideo instanti infusionis nullum contraxit originale peccatum. Non enim decuit quod conceptio matris Dei esset omnino similis conceptioni aliorum. Constat autem quod alii concipiuntur [pag. 84] communiter in originali peccato tam secundum carnem quam secundum animam: igitur absolvi debuit a numero istorum. Non etiam congruit quod conceptio Beatae Virginis esset ita perfecta sicut conceptio Christi, quia Christus fuit Deus et Beata Virgo creatura; constat autem quod Christus nullo modo fuit conceptus in peccato originali; igitur Beata Virgo concipi debuit aliquo modo in peccato originali: non quidem secundum animam, sed secundum carnem" (11).
Alla fine del sec. XV troviamo Giacomo Pèrez di Valenza (+1492), per il quale "Deus Altissimus sanctificavit et laetificavit et flumine gratiarum ornavit Virginem Matrem suam in primo instanti sui esse et animae creationis et infusionis, et, per consequens, illa sanctissima anima simul fuit creata et sanctificata et in illo sanctissimo corpore infusa et corpus simul cum anima sanctificatum" (12). Prova queste asserzioni con gli argomenti tradizionali di oltre un secolo (potuit, decuit, ergo fecit), con la Scrittura ("Ipsa conteret caput tuum" del Protovangelo e il saluto dell'Angelo nell'Annunciazione) e con l'autorità del S. P. Agostino e di S. Girolamo. Quindi conclude: "Ergo per gratiam sanctificantem in sua creatione fuit praeservata ab omni peccato. Et per consequens peccatum naturale non transivit in eius animam quoad culpam nec in eius corpus quoad morbum concupiscentiae actualiter post animationem... eo quod ex singulari gratia et privilegio fuit excepta ante legem latam" (13). E aggiunge che fu prevenuta dalla grazia preservatrice in vista dei meriti della Passione di Cristo (14). Sicché bene è stato osservato che in Giacomo di Valenza si trovano tutti gli elementi e talvolta le parole stesse della formula usata da Pio IX per le definizione del privilegio mariano (15).
GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XVI
Del sec. XVI limitiamoci a ricordare tre nomi illustri: S. Tommaso di Villanova, il B. Alfonso de Orozco e Luìs de Leòn. [pag. 85]
Il primo (+1555) tratta l'argomento in parola qua e là nei discorsi mariani e in modo particolare, naturalmente, nei quattro su l'Immacolata Concezione. Essendo egli fervido oratore, non se ne può pretendere un metodo rigoroso di dimostrazione però, essendo anche buon teologo e scritturista, abbiamo in lui quanto basta per ascriverlo tra i più decisi immacolisti. Procedendo spesso per mezzo di figure bibliche e analogie, non tralascia di ricorrere al Protovangelo e al saluto dell'Angelo come anche alle prove tradizionali tra i fautori del pio privilegio, aggiungendovi conferme tolte dal mistero dell'Assunzione, dall'associazione di Maria al suo divin Figlio, dal parallelo con Eva, dalla condotta della Chiesa sempre più incoraggiante verso la pia sentenza, dal sentimento del popolo cristiano in via di orientarvisi sempre più, ecc. Per il santo, innanzi tutto è almeno cosa temeraria ed empia non credere che la Vergine fu concepita senza peccato originale (16). Egli afferma che le fu infusa la grazia preservatrice dalla colpa d'origine nel momento stesso che le fu infusa l'anima (17): ciò che spiega con l'immagine della nube biblica sopra il tabernacolo del tempio (18). Però, nello stesso tempo, il Signore le purificò anche la carne, perché l'anima non ne venisse macchiata di alcun peccato (19). Questo privilegio era sommamente conveniente che Dio a Lei lo accordasse (20) in vista, naturalmente, della divina Maternità (21); al Santo, del resto, mette orrore il solo pensare che Maria fosse stata, anche per un solo istante, soggetta al demonio (22). Per lui il privilegio mariano, di cui parliamo, è così alto da porlo sulla stessa linea della divina Maternità (23). Circa il debito di contrarre il peccato originale non è facile precisare il pensiero del Santo, chè si possono portare testi per negarlo o affermarlo (24). [pag. 86]
Il secondo, il B. Alfonso de Orozco (+1591), benchè anch'egli buon teologo e scritturista, è però più conosciuto come autore spirituale; perciò anche in lui non ritroviamo dimostrazioni strettamente scientifiche. Tratta egli del nostro argomento, possiamo dire, qua e là in tutte le sue opere, sempre in maniera infiammata e talvolta geniale (25). Fa molto uso della Scrittura, da dove ricava, per applicarle a Maria, le più belle figure (Ester, Giuditta, ecc.) e i migliori simboli (giglio tra le spine, hortus conclusus, colomba di Noè, ecc.) e le frasi più vaghe (tota pulchra..., nigra sum..., tenuisti manum dexteram meam...,ecc.); usa naturlmente del Protovangelo; porta ragioni teologiche varie; fa il parallelo con le santificazioni di Geremia e del Battista; lumeggia come Lei sia simile a Cristo nel senso di suo degno aiuto e dà la prova tradizionale nelle scuole (26).
Il terzo, Luìs de Leòn (+1591), parla del nostro mistero come teologo, scritturista e letterato. Afferma che Maria incorse nel debitum peccati originalis, ma fu santificata quando venne concepita. Il fomes peccati le fu legato nella prima santificazione ed estinto nella seconda. Conveniva che la Vergine fosse concepita immacolata: sia per la dignità del Figlio Gesù; sia per il parallelo tra Adamo ed Eva da una parte e Cristo e Maria dall'altra; sia per il fatto dell'esenzione dal dolore nel dare alla luce Cristo e della sua Assunzione anche in corpo al cielo, pensando che l'anima di Lei postulava convenientemente il privilegio in parola, mentre il suo corpo fu così singolarmente privilegiato; sia per la dignità di Madre di Dio, solo inferiore alla dignità della SS. Trinità e di Cristo Uomo. Il nostro teologo invoca anche la festa della Concezione, che la Chiesa pubblicamente permetteva; [pag. 87] l'autorità del S. P. Agostino, nel noto passo delDe natura et gratia; il Protovangelo e il salmo Benedixisti, Domine, terram tuam, avertisti captivitatem Iacob. Pone anche un bell'argomento di congruenza: se la potenza di Dio si manifesta nel perdonare gli adulti, i neonati, Geremia e il Battista, è bene che, per risplendere ancor di più riguardo alla distruzione del peccato, santifichi ancora qualcuno nella stessa concezione. E' ciò che ha operato con Maria. Sicché si è istaurata una mirabile gerarchia nel perdono delle colpe da parte di Dio (27).
GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XVII
Tra i molti -e spesso robusti- teologi del s. XVII spicca il professore di Coimbra Egidio della Presentazione (+ 1626), di cui nel 1617 venne stampato un grosso volume di circa 500 pagine su l'Immacolata Concezione. Lo divulgò sia per devozione a Maria, sia per le esortazioni di amici e ammiratori. Per la sua singolare importanza, come abbiamo avvertito al principio di questi cenni su l'Immacolata, ne diamo una modesta sintesi. L'opera è divisa in quattro libri e questi in varie questioni.
Nel 1. I si dimostra che Maria fu santificata nel seno materno (28). Innanzi tutto Egidio, con S. Tommaso, preferisce considerare una sola santificazione in Maria, cioè l'esclusione del peccato originale, perché santificazione vuol dire giustificare ciò che manca di giustizia; sicché le altre santificazioni, ammesse da certi autori, son piuttosto aumenti di santità. Però Egidio, in pratica, parlerà poi anche di una seconda santificazione di Maria, quando concepì il Figlio di Dio (29). Contro i Luterani in modo particolare, in seguito, asserisce che Maria fu santificata nel seno materno (30), confermandolo con l'autorità di Padri e Teologi venerandi (31), con la festa antichissima della Natività della Vergine (32), con la santificazione di Geremia e del Battista ante nativitatem (33) e con il fatto che così conveniva a Dio (34). Egidio pone fine al I. I affermando che tale verità è non solo atto temerario negarla, ma anche sarebbe erroneo (35). [pag. 88]
Il I. II tratta del debito di Maria a contrarre il peccato originale (36). Il succo di tutto il libro è dato da Egidio stesso in otto proposizioni, delle quali dice anche in quale certezza si debbono tenere (37). Siccome peccare in Adamo è lo stesso che commettere con lui e in lui l'atto di disubbidienza e di prevaricazione che lui commise, cosicché la prevaricazione nel paradiso terrestre fu attualmente di Adamo e nostra, e siccome per questo bisogna concedere con S. Paolo che tutti in Adamo peccarono, viene di conseguenza che anche Maria, discendente di Adamo e membro della nostra stirpe, con noi peccò in Adamo. Perciò è del tutto improbabile e inammissibile asserire che la Vergine non avesse semplicemente e assolutamente nessun debito di contrarre la macchia del peccato di Adamo; ma si deve ammettere in Lei un vero e proprio debito originato dal peccato di Adamo, debito e remoto e prossimo. Tuttavia tal debito la Vergine non l'ebbe nella propria persona intrinsece, ma soltanto "negative et extrinsece et per primum non esse debiti: ita ut in toto tempore, immediate praecedente primum instans generationis personae illius, in ea fuerit debitum contrahendi maculam; non tamen fuerit pro primo conceptionis instanti. Quare de hoc debito ita puto esse theologizandum: ut sicut primum instans conceptionis Beatissimae illius personae fuit primum esse gratiae eam sanctificantis, ita etiam fuerit primum non esse debiti contrahendi maculam. Unde, sicut illud primum instans generationis fuit primum esse illius personae (quia tunc primum fuit et antea non erat) et primum non esse dispositionum, quare ad generationem illius personae disponebant (quia tunc primo corruptae sunt et non fuerunt, cum in toto tempore immediate fuerint), ita infectio illa carnis, quae ad contrahendam maculam disponebat, in eodem instanti primo non fuit, quia tunc primo non habuit esse, cum tamen in toto tempore praecedente fuerit" (37bis).
Il I. III riguarda la preservazione di Maria dal peccato originale: è il più lungo, con undici questioni (38). Tra quelli che negano e quelli che affermano tale preservazione Egidio è naturalmente per i secondi e ne recita sommariamente i motivi (39), dichiarando però che nessuna delle due sentenze può ancora dirsi di fede e diffondendosi poi a vedere se sia degno di censura chi condanni come eretici i fautori dell'una o dell'altra. Né la definizione dell'Immacolata Concezione, fatta dal Concilio di Basilea, è articolo di fede, sia perchè non consta che intendesse definirla come tale, sia perchè, se l'avesse fatto, niente sarebbe valsa per l'illegittimità del Concilio. [pag. 89] Nemmeno il pio privilegio è reso di fede dal fatto che la Chiesa permette di buon occhio la festa della Concezione, perchè non è detto che le feste, per se stesse, dicano verità di fede definita; del resto, consta che è stata permessa a scopo di pietà, senza toccare il dogma. Parlando dei Padri e scrittori ecclesiastici favorevoli o dubbi o contrari al pio privilegio, ne fa una lunga disquisizione (40) e include il S. P. Agostino tra i favorevoli (41), compiacendosi che tra i Padri la sentenza a favore è di gran lunga la più antica e comune, mentre fra i teologi è la più comune specialmente dal s. XIV in poi; quindi, se dovesse esservi una definizione da parte della Chiesa, questa sarebbe per la pia sentenza. Sulla questione se l'Immacolata Concezione si possa provare con la Scrittura Egidio riporta tre opinioni: essa ripugna alla Scrittura -nè la concezione immacolata nè la concezione non immacolata vi ripugnano, ma la seconda le è più consona- la Scrittura è più favorevole al privilegio mariano. Egidio, tacciata la prima di eretica o almeno in fide erronea, asserisce che la seconda è vera in quanto che esclude che le due concezioni opposte ripugnino alla Scrittura; però sostiene che la Scrittura si adatta più alla sentenza immacolista e lo prova con figure e passi biblici vari, tra cui il Protovangelo e il saluto dell'Arcangelo Gabriele a Maria. Circa la festa della Concezione Egidio non rinnega quanto ha detto prima; però ne conclude che la Chiesa, permettendola e favorendola, dà a vedere che reputa la sentenza immacolista semplicemente così vera da non potersi dire falsa (42).
Egli ricava anche una conferma efficace per il pio privilegio dall'approvazione da parte della Chiesa dell'Ordine delle Suore della Concezione; dal senso comune dei fedeli, che si esplica fra tante difficoltà e cresce di continuo; dall'atteggiamento piuttosto favorevole dei Papi, dei quali nomina in particolare Sisto IV e S. Pio V; dall'atteggiamento incoraggiante delle Università, ricordando con piacere Parigi e specialmente Coimbra (43), e di quasi tutti gli Ordini Religiosi, in modo particolare Francescani e Agostiniani e Gesuiti (accenna anche ad alcuni teologi Domenicani), e dei Re cristiani, specie Iberici. Parlando poi delle rivelazioni dei Santi, tra cui quelle di S. Brigida, e dei prodigi in favore del pio privilegio mariano, afferma che le une e gli altri possono esserne buona conferma, purchè si proceda con scienza e prudenza e dietro la guida della Chiesa (44). Le prove poi della pia sentenza che sono solo di congruenza, benchè ricavate dalla teologia e dalla filosofia, Egidio le stima più atte a persuadere [pag. 90] che a dimostrare e quindi ne debbono tener gran conto i predicatori e i pastori d'anime; e, sebbene dagli autori vengano variamente diluite, in fondo si riducono sempre all'antico "potuit, decuit, ergo fecit" (45). Egidio poi vuole che, nel proporre in pubblico la questione dell'Immacolata, si stia alle prescrizioni dei Papi e si evitino gli scandali, pur non tacendo che egli è felice che si diffonda la pia sentenza; anzi -nell'ipotesi che un giorno la Chiesa si decida a una definizione de fide- egli auspica vivamente la definizione della sentenza del suo cuore, illustrandone a fondo le ragioni e aggiungendo che, chi morisse per sostenerla, sarebbe vero martire (46). Sul modo in cui la Vergine fu preservata dal peccato originale, dopo avere riportate sei opinioni e averle ben discusse, Egidio fa sua la "receptissima sententia" di coloro i quali dicono "quod B. Virgo praeservata fuerit ab originali in primo instanti suae regenerationis per gratiam primo conceptam in illius persona, quae (gratia) impedivit maculae resultantiam" (47). Egidio termina il III libro investigando se la Madonna, benché concepita senza peccato originale, fu lo stesso redenta dal sangue di Cristo; e, dopo lunga trattazione, concentra il suo pensiero in sette conclusioni, che sono per l'affermativa (48).
Tutto il I. IV verte su gli effetti della grazia che preservò Maria dal peccato originale (49). Egidio afferma che è di fede che tale grazia, concessa alla Vergine nel primo istante della sua Concezione, la preservò anche da ogni peccato attuale; e lo prova con la Scrittura, i Padri e i Teologi. Circa il fomes peccati,dopo averne trattato a lungo, Egidio asserisce che gli immacolisti possono ammettere in Maria tale fomes, perché il concetto del fomes peccati e quello dell'esenzione dal peccato originale non si elidono necessariamente a vicenda. Però asserisce anche -e lo difende a spada tratta- che è molto più probabile che ilfomes fu in Lei del tutto estinto nella sua concezione immacolata; che non conviene all'eccellenza di Maria esser vissuta con tale fomes; che nemmeno è da ammettersi -nell'ipotesi di coloro che pongono in Maria il fomes ligatus- che talvolta le venisse sciolto in maniera di correr pericolo di peccare venialmente o di trovare difficoltà per compiere il bene. Circa la potenza di peccare mortalmente e venialmente, Egidio sostiene che a Maria fu tolta, quando, nella prima santificazione, fu confermata in grazia e resa semplicemente impeccabile ab intrinseco, per mezzo delle grazie e le virtù, e ab extrinseco, con l'assistenza della divina Provvidenza. Egidio asserisce anche che la grazia preservativa dalla colpa d'origine [pag. 91] conferì subito a Maria l'uso della ragione, aggiungendo che l'atto del ragionare in Lei riguardò immediatamente Dio e Gesù Cristo e che l'uso della ragione le rimase per sempre, sia perché conveniva alla dignità di Lei, sia perchè il Signore non si pente mai dei suoi doni. Infine Egidio rapidamente passa in rassegna alcuni privilegi, conferiti alla Vergine nella sua prima santificazione (maggiore grazia che le altre creature, ogni virtù, doni dello Spirito Santo, ecc.), concludendo con queste parole: "...Cum solus Deus cognoscat numerum gratiarum et perfectionum B. Virginis... et cum Illa vere sit abyssus gratiae... finem huic articulo imponamus, quia ad finem gratiarum illius numquam pervenire possemus" (50).
Appartengono pure al s. XVII: Agostino Antolìnez (+1626), il quale, mentre era professore a Salamanca, redasse la formula di giuramento con cui, per statuto, l'università s'impegnava a difendere l'Immacolata Concezione (51); Bartolomeo de los Rìos y Alarcòn (+1652), forse il migliore dei nostri mariologi, di cui parleremo più sotto; Carlo Moreau (+1671), che, senza dire che la pia sentenza è un dogma di fede, avverte che piamente è espediente credervi.
GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XVIII-XIX
Dei molti del s. XVIII accenniamo soltanto al siciliano Bonaventura Attardi (+1760), che scrisse contro il Muratori, sostenendo il voto di spargere anche il sangue in difesa del privilegio mariano (52).
In fine notiamo, nel s. XIX, il generale dell'Ordine Filippo Angelucci (+1850) e il procuratore generale Giuseppe Palermo (+1856), chiamati da Pio IX nella Commissione per l'esame degli argomenti in vista della definizione del dogma dell'Immacolata Concezione (53).
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(3). E. DELLA PRESENTAZIONE, De immaculata B. Virginis conceptione..., Coimbra 1617, p. 325s. "In hoc etiam laudandus est noster Eremitarum Ordo, qui, cum doctissimi Aegidii Romani doctrinam summe veneretur et colat, in hac tamen controversia, zelo B. Virginis, iam annis abhinc plus quam trecentis eum non probat: etenim noster Thomas de Argentina, eiusdem Aegidii acerrimus defensor, duce suo relicto, Conceptionis puritatem constanter defendit, qui post Aegidium... scripsit a. 1350. Et post eum Paulus Venetus (qui floruit a. 1400) annis quinquaginta post Argentinam eandem probavit sententiam. Post quos eandem opinionem secuti sunt omnes eiusdem Ordinis innumeri theologi, quorum opera temporum incuria sepulta fuerunt; nec aliquis ex nostris post Aegidium et Gregorium Ariminensem reperitur, qui hanc B. Virginis puritatem impugnaverit; immo a pluribus annis in omnibus universitatibus Italiae, Galliae, Hispaniae et Lusitaniae nostri theologi semper approbaverunt hanc piam sententiam. Et in hac celeberrima Conimbricensi academia eam defenderunt in primis doctissimus fr. Ludovicus de Montoya, huius nostrae Lusitanae Provinciae olim Vicarius generalis et huius nostri Collegii Virginis de Gratia fundator et in eo primus theologiae magister, qui, et publice legendo et praedicando, hanc B. Virginis puritatem constanter amplexatus fuit in pluribus eiusdem Conceptionis sermonibus, qui in hac Collegii bibliotheca summa veneratione servantur propter viri sanctitatem, pluribus miraculis confirmatam. Post illum in eadem Conimbricensi Universitate floruit praeceptor fr. Franciscus a Christo, in eadem Academia Vesperarius emeritus; cui successit doctissimus praeceptor fr. Augustinus de Trinitate, in cathedra Scoti publicus professor; et post eum doctor satis laudatus et notus fr. Antonius Galvan, in eadem Universitate S. Scripturae publicus professor. Ut omittamus caeteros nostri sacri Ordinis theologos, qui in eadem Academia Conimbricensi summa cum laude sunt theologiae professores, et eos, qui non minori laude in celeberrima Salmanticensi Academia multis abhinc annis publicas cathedras administrant et regunt".
(4) E. ROMANO, In III Sententiarum, Roma 1623, dist. III, quest. I, art. I, p. 96: "Caro B. Virginis non fuit sanctificata antequam in utero nasceretur, quia non erat in rerum natura; sed, postquam fuit in originali concepta, qua fuit in lumbis Adae ex parentibus per concubitum nata et per Christum mediatorem liberata, statim dicitur fuisse sanctificata... Et, si volumus loqui de B. Virgine, loquendo de Dei potentia absoluta, potuisset Deus facere quod fuisset concepta sine originali peccato. Nostrae tamen sanandae miseriae nullus fuit modus congruentior quam quod omnes iustificaremur per Christum mediatorem nostrum et caput nostrum...".
(5) E. ROMANO, op. c., p. 97: "...Quantum spectat ad B. Virginem dicemus quod fuit concepta in originali sicut et aliae mulieres; sed pie credendum est quod quasi statim, postquam fuit in originali concepta, fuit ab originali mundata et in utero sanctificata, ut sit similitudo in contrarium de ipsa et Lucifero; ut, sicut Lucifer in veritate fuit et in veritate non stetit, quia quasi statim avertit se a Deo per culpam, sic B. Virgo in originali fuit, sed in eo non stetit, nam statim fuit sanctificata per gratiam. Et quia quando modicum deest secundum Philosophum intellectus accipit nihil decesse, pie creditur quod valde modica fuierit morula inter animae infusionem vel eius conceptionem et eius per gratiam sanctificationem; idcirco dici potest quod semper fuerit sancta".
(6) G. TUMMINELLO oesa, L'Imm. Conc. di Maria e la Scuola Agostiniana del s. XIV, Roma 1942, pref.; E. DOMINGUEZ CARRETERO oesa, Tradiciòn inmaculista agustiniana a través Eg. de Presentaciòn, in La Ciudad de Dios, 166 (1954), pp. 349s.; A. SAGE A.A., La S. Vierge dans la Famille Augustmienne, in Maria: études sur la S. Vierge sous la diréction de H. de Manoir, II, pp. 694-696.
(7) T. DI STRASBURGO, In III Sent., d. III, q. 1, p. 8-10.
(8) G. TUMMINELLO, op. cit., p. 27 s. e in genere tutto il capitolo I.
(9) Ib., p. 49 c in genere tutto il capitolo II.
(10) Ib., pp. 51-60; E. DOMINGUEZ CARRETERO oesa, op. c., pp. 361-364.
(11) Tract. de sacra Virginis conceptione, Bibl. Vat., ms. Ottob. 1at. 707, f. 206-10v.
(12) G. PEREZ DI VALENZA, Doctissimae... explanationes in 150 psalmos davidicos..., Venezia 1568, p. 363.
(13) Ib., p. 1107.
(14) Ib., p. 1112.
(15) E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., p. 371s.
(16) D. THOMAE A VILLANOVA, Opera omnia, IV, Manila 1883, p. 266.
(17) Ib., p. 269.
(18) Ib., p. 273s.
(19) Ib., p. 311.
(20) Ib., p. 273.
(21) Ib., p. 262.
(22) Ib., p. 283.
(23) lb., p. 257.
(24) E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., pp. 373.80 e S. GUTIÉRREZ ALONSO oesa, La mariologia de S. T. de Villanova y sus principios fundamentales, in Estudio Marianos, 17 (1956), p. 477-482.
(25) N. PEREZ sj, La Immaculada en la literatura española, in Razòn y Fe,10 (l904), pp. 370-72: "il B. A. de Orozco, anima tanto poetica e infiammata d'amore per la Regina degli Angeli, non poteva fare a meno di lasciarci nei suoi libri dolci ricordi della sua devozione all'Immacolata, fin dove meno si potrebbe aspettarselo, come nel Tratado de la victoria de la muerte... Non sarà difficile imbattersi nella lingua spagnola in alcune dimostrazioni più complete e sottili del mistero dell'Immacolata; però lampi di luce poetica e anche copiosi e soavi splendori, come quelli che di frequente brillano negli scritti del B. Orozco, non san facili a rinvenirsi tra le aridità di una dimostrazione teologica. Gli stessi argomenti comuni, per la forma bella e popolare, acquistano una vera impronta di novità, che ricorda talvolta lo stile popolarissimo dell'Apostolo dell'Andalusia".
(26) E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., pp. 381-383.
(27) lb., pp. 384-386.
(28) E. DELLA PRESENTAZIONE, op. c., ff. 1-31.
(29) Ib., f. 2s.
(30) Ib., f. 4.
(31) Ib., ff. 5-7.
(32) Ib., ff. 7-16.
(33) Ib., ff. 16-24.
(34) Ib., f. 24sa.
(35) Ib., ff. 25-27.
(36) Ib., ff. 32-154.
(36) lb., ff. 132-54.
(37bis) Ib., f. 112.
(38) Ib., ff. 155-374.
(39) Ib., f. 160s.
(40) Ib., ff. 186-258.
(41) Ib., ff. 203-207 e 216-222.
(42) Ib., f. 292.
(43) Ib., f. 324s.
(44) Ib., ff. 332 e 337.
(45) Ib., f. 338s.
(46) Ib., ff. 341-345.
(47) Ib., f . 354.
(48) Ib., ff. 371-374.
(49) Ib., ff. 374-460.
(50) Ib., f. 460.
(51) G. DE SANTIAGO VELA, oesa, Ensayo de una biblioteca ibero-americana OESA, I, 157s.
(52) B. ATEARDI, La risposta senza maschera al signor L. A. Muratori, Palermo 1742.
(53) A. C. DE ROMANIS oesa, L'Ordine Agostiniano, Firenze 1935, p. 207.