Scrittori politici agostiniani del secolo XIV
Ugo Mariani

Scrittori politici agostiniani del secolo XIV

Libreria Editrice Fiorentina, 1927
Cap. II

Egidio Romano

 

[Pag. 10] Non si può con certezza stabilire l'anno della sua nascita. Gandolfo (1), Gregorovius (2) ed altri ritengono che egli sia nato nel 1247; Luigi Torelli (3) e Ugo Oxilia (4) opinano che tale data possa essere presumibilmente accettata, perché egli nell'anno 1316, in cui, secondo l'epigrafe del suo sepolcro, sarebbe passato a miglior vita, avrebbe contato, a quanto riferiscono i biografi dell'Ordine, sessantanove anni. Turner invece segue un altro calcolo e ne pone la nascita dell'insigne dottore nel 1243 (5). A noi questa data sembra più probabile. Come proveremo in seguito, Egidio nel 1277, all'inizio [Pag. 11] della sua lotta con il Tempier, era già baccalaureus formatus cioè prossimo al dottorato. Ora secondo gli statuti universitari (6), nessuno poteva diventare magister in teologia prima del suo 35° anno di età. Computando quindi che il nostro filosofo (il quale cominciò giovanissimo, si noti bene, il corso degli studi) avesse 35 anni nel 1277 o 1278, la data della sua nascita può riportarsi al 1242-1243. E' probabile che egli discenda dalla nobile famiglia dei Colonna, come molti biografi, editori delle sue opere e scrittori di cose ecclesiastiche e filosofiche affermano. I suoi contemporanei lo chiamano semplicemente Romanus. Al casato Colonnese lo ascrive Giordano di Sassonia, nato verso la fine del sec. XIII e morto nel 1380, e quindi in grado di apprendere le notizie, riguardanti il nostro dottore, dalla generazione che l'aveva conosciuto. Nelle biografie degli Agostiniani illustri del suo tempo questo grave scrittore ha tessuto l'elogio di Egidio Romano "de nobili genere Colunieniensium ortus(7). Ma Ambrogio da Cori (detto anche [Pag. 12] Coriolanus), priore generale degli Eremitani, che visse un mezzo secolo dopo Giordano, non conferma, ma piuttosto ingenera dei dubbi intorno a questa asserzione. Nella sua storia dell'Ordine degli Agostiniani, due volte egli nomina Egidio, a foglio VII dove dice che nel capitolo generale di Orvieto del 1284 era presente "excellentissimus doctor... Dominus Egidius de Roma", e a foglio X, dove, enumerando i dotti Agostiniani, così scrive: "Ex quibus post unionem divum hominem fratem Egidium romanum de regione columne in primo loco ponimus(8). Le quali parole farebbero sospettare che Egidio non dalla famiglia principesca sia disceso, ma piuttosto abbia avuto i natali nel terzo rione (regio) di Roma che si stendeva nel territorio limitato tutt'intorno dai quartieri di Campo Marzio, S. Eustachio, Pigna e Trevi, ed era chiamato appunto della Colonna; non dall'illustre gente dello stesso nome che abitava nel secondo rione, quello di Trevi, ma dalla colonna Antonina che era situata nel suo centro. Qualche dubbio è pure in noi suscitato del fatto che nell'iscrizione apposta al monumento che gli agostiniani di Parigi gli inalzarono, dopo la sua morte, non si fa parola della sua stirpe, a meno che non si voglia asserire con Nicola Mattioli (e la ragione non sarebbe convincente) "che dai suoi confratelli non se ne [Pag. 13] sarà fatta menzione: sia per rispettare la volontà di lui vissuto sempre umile e modesto, assai più pago davverorebus gestis florere, quam maiorum opinione uti, sia perché i confratelli ben consapevoli della fiera inimicizia dei Colonna contro Papa Bonifazio, tuttora vivo a quei tempi nella memoria dei Francesi, non avran creduto di onorarlo gran fatto, chiamandolo Colonnese(9). Non ci deve invece allarmare il fatto che Egidio, se veramente sia stato un Colonna, abbia seguito le parti di Bonifazio VIII, perché sappiamo, dopo gli studi del Fincke e dello Scholz, che non tutta la nobile famiglia fu ligia ai cardinali Giacomo e Pietro nella lotta che intrapresero contro il papa. Dopo il Coriolano, abbondano le testimonianze sulla discendenza di Egidio dalla potente famiglia romana. Da Giacomo Filippo Foresto di Bergamo, il cui Supplemento alle Cronache fu stampato la prima volta nel 1483 (10), sino al Tiraboschi (11), a Pompeo Litta (12), al Gregorovius (13) si può dire che [Pag. 14] ininterrottamente gli storiografi abbiano attribuito il cognome dei Colonna al grande filosofo agostiniano, sebbene non siano mancati dei mormorii che dal genovese Gandolfo, in sul principio del sec. XVIII, ci sono vagamente riferiti (14). I biografi di Egidio non ci tramandarono l'anno del suo ingresso nel convento di S. Maria del Popolo, che fin dal 1250 era in possesso degli Eremitani di s. Agostino (15). Giordano di Sassonia ci attesta che indossò il saio monastico ancora adolescente e dopo una dura lotta con la famiglia (16). Vuole il Lajard (17) che alla fine del suo noviziato egli fosse inviato subito a Parigi per farvi i primi studi. Ma questa notizia, oltre che smentita dagli antichi storici (18), non si accorda con la consuetudine degli Agostiniani di mandare allo studium parisiense soltanto i giovani che avessero già [Pag. 15] compiuto i corsi di grammatica e di logica, le così dette arti liberali del Trivio (19). Egli però doveva essere molto giovine quando si trasferì in Francia, perchè nel testamento che riporteremo in seguito, lasciò scritto che era stato allevato "a pueritia" nel convento parigino. Ioinville afferma che gli Eremitani fecero nel 1259 il primo ingresso a Parigi, fissando la loro dimora fuori dell'antica porta di S. Eustachio, sulla via che conduce a Montmartre (20). La sua asserzione è comprovata dai documenti che il Denifle ha pubblicato. Esiste ancora nell'Archivio Nazionale di Parigi l'originale dell'atto con cui Giovanni da Gubbio acquistava in quella località, dalla vedova Teofonia, una casa con giardino. Steso e firmato il contratto, "Fr. Giovanni da Gubbio, dei frati Eremitani di s. Agostino, costituito Vicario e Visitatore generale nei regni di Francia, d'Inghilterra e nelle parti di Scozia, da Lanfranco priore generale di detto ordine", riconfermava la compera alla presenza degli Arcidiaconi di Parigi Giovanni, Radulfo e Gaufrido e dichiarava che intendeva costruiredomum et oratorium ad opus dictorum fratrum (21)[Pag. 16] In seguito Alessandro IV, con lettere del 28 giugno 1260 dirette al priore e alla comunità agostiniana di Parigi, riconosceva il loro possesso di beni mobili e immobili e concedeva indulgenze (22). In questa casa fu istituito il primo studio generalizio dell'Ordine, ma gli Eremitani non vi dimorarono lungo tempo. Venticinque anni dopo, e precisamente il 28 agosto 1285, il Capitolo di Parigi vendeva a Fr. Giovenale da Narni, Vicario del Generale Clemente da Osimo, un appezzamento di terra, situato in un luogo detto Cardineto, affinché "possint dicti religiosi ecclesiam, oratorium cimiteriumque et quodcumque sacrum construere absque contradictione nostra successorumque nostrorum". Lo strumento di vendita fu pubblicato dal Denifle (23). In nota al contratto l'autore del Chartularium asserisce che nell'archivio nazionale di Parigi si conservano quattro atti originali, tre del 1285 ed uno del 1286, che trattano dell'acquisto dall'abate di S. Vittore di alcuni appezzamenti di terra e di una casa in Cardineto "ad opus ipsorum fratrum Parisius studentium et usus totius Ordinis" (24)[Pag. 17] E' lecito supporre che per fronteggiare le spese ingenti che la costruzione del nuovo convento importava, tutte le provincie dell'Ordine, forse dietro invito del Generale Clemente da Osimo, si tassassero generosamente. Abbiamo però esplicita menzione soltanto della provincia romana che nel 1288 elargì pro loco novo parisiensi de Cardineto LXXVJJ floreni et JJJJor turonenses grossi(25). L'abitazione ceduta agli Agostiniani dall'abate e dai monaci di S. Vittore, confinava con una casa [Pag. 18] chiamata Bonorum pueroum (26), perché probabilmente adibita all'educazione di scolari parigini chiamati dal popolo i buoni fanciulli. Anche questo edificio che era situato nella parrocchia di S. Nicola in Cardineto (27), fu comprato dagli Eremitani (28). Nel 1293 gli Agostiniani abbadonarono il convento di Cardineto e si trasferirono nel monastero abitato dagli ex frati del Sacco o della penitenza. Il concilio di Lione aveva soppresso fin dal 1274 la loro congregazione, e Filippo il Bello donava il magnifico edificio all'Ordine di S. Agostino "ob favorem potissimum dilecti et familiaris nostri fratris Egidii Romani... sacre pagine professoris" (29). Nell'agosto dell'anno seguente lo stesso Filippo concedeva agli Eremitani di vendere la casa e i terreni che avevano a Cardineto (30) dei [Pag. 19] quali per regolare compera venne in possesso il Cardinale Giovanni Monaco, a dì 5 Marzo 1302, che vi fondò un collegio (31). La nuova dimora degli Agostiniani, situata sulle rive della Senna, rimpetto al Louvre, fu l'origine del gran convento, o convento des Grands Augustins, così glorioso negli annali ecelesiastici di Francia. Alla cessione di questa casa si oppose sulle prime Simone de Bucy, vescovo di Parigi, ma, dietro intervento della S. Sede, rinunziò ai suoi diritti sul monastero ed ebbe parole di elogio per gli Eremitani "quos fama publica referente percepimus religiose vivere ac theologie studiis viriliter insudare, potissimumum ob favorem dilecti nostri fratris Egidii Romani dicti Ordinis sacre pagine professoris, si quid juris habemus in prefato loco... concedimus et donamus" (32). Bonifazio VIII, in data 13 Settembre 1296 ratificò la cessione del luogo agli Agostiniani e la rese perpetua (33). Non è qui il luogo di fare la storia dell'Ordine che tanti attestati di benevolenza riceveva dalla Corte di Francia e dai Sommi Pontefici. Fondato da S. Agostino dopo la sua [Pag. 20] conversione, 388, in breve volgere di anni si era diffuso, in tutta l'Africa Cristiana. L'invasione dei vandali verso la metà del secolo V, disperse i figli d'Agostino. Parte di essi perì sotto il ferro degli invasori, parte cercò uno scampo altrove. E in dubbio che non pochi approdarono in Sardegna, sulle coste della Spagna e dell'Italia. Agli storici documentare che il fuoco sacro acceso da Agostino in Africa come primo frutto della sua conversione non si spense del tutto nei secoli dell'alto medio evo, che sopravvisse in mezzo a tante rovine, e che una parte almeno degli eremiti agostiniani dei quali, dopo il mille, si trova qua e là cenno discendevano direttamente dalla grande famiglia del Santo dottore africano. L'organizzazione ufficiale delle sparse membra di questi eremiti agostiniani si completò sotto il papa Alessandro IV nel 1256. Questo pontefice chiamati in Roma i rappresentanti delle varie congregazioni che professavano la regola monastica di S. Agostino, le riunì con apposita bolla "Licet Ecclesiae(34) in un grande ed unico Ordine dando loro un solo capo supremo che governasse la religiosa famiglia. Questo avvenimento passò alla storia degli Agostiniani sotto il nome di "magna unio ". Così ampliato e rinsanguato, l'Ordine si dilatò ben presto in tutto l'occidente, rendendo segnalati servizi all'incivilimento dei popoli [Pag. 21] cristiani. Nel campo del sapere divenne ben presto emulo delle più antiche congregazioni monastiche. Il Feret nel suo libro La faculté de la Theologie deParis fa una cronologica esposizione della vita e dell'attività di ventuno insegnanti Eremitani che hanno illustrato la celebre Università parigina. (35). Proprio quando Dante spiegava la sua attività filosofico-letteraria, l'Ordine numerava i suoi più grandi pensatori. L'educazione scientifica dei giovani alunni agostiniani era assai accurata. Numerosi collegi generalizi, oltre gli studentati che ogni provincia teneva aperti, erano stati fondati per essi. Nel capitolo generale tenuto a Firenze nel 1287, fu stabilito che in Italia gli "Studia Generalia" fossero quattro (36). Ogni provincia doveva inviarvi un alunno (37). La scelta dei candidati era fatta [Pag. 22] con criteri molto rigorosi. La loro idoneità doveva stabilirsi mediante un esame sostenuto alla presenza del Priore Generale dell'Ordine, o dei Padri che partecipavano ad un capitolo Generale (38). Anche a Parigi tutte le Provincie inviavano uno dei loro giovani per frequentarvi almeno cinque anni la facoltà teologica (39). Terminato il quinquennio tornavano in patria e nominati lettori, dopo però aver subito un esame severo, insegnavano nei vari collegi generalizi (40). I migliori alunni rimanevano a Parigi per ottenere i gradi accademici nella grande università. I candidati al magistero, terminato il corso di teologia che durava per i regolari sei anni (41)[Pag. 23] ridotti poi a cinque per gli agostiniani (42), dovevano frequentare per almeno un anno i corsi di filosofia nella facoltà delle Arti, quindi leggere per alcuni anni la Bibbia e le Sentenze. In seguito gliEremitani ottennero di potere abbreviare il corso per i loro giovani. Furono dispensati della lettura della filosofia dopo il quinquennio di teologia, (43) ed il tempo da essi impiegato ad insegnare nei vari studentati dell'Ordine avanti la lettura delle Sentenze, fu loro computato, agli effetti della carriera scolastica, come se l'avessero trascorso a Parigi (44)[Pag. 24] Gli alunni erano largamente sovvenzionati e provveduti di testi scolastici. (45) I baccellieri non dovevano eccedere il numero di quattro, ed ogni provincia doveva sborsare annualmente, per la loro provvista di libri, venti soldi di Tours (46). Ciò non impediva, che altre collette, spesso generose, fossero ordinate per loro nei capitoli regionali, specialmente in occasione del conseguimento del magistero. I conventi generalizi avevano tutti una ricca dotazione di libri gelosamente custoditi. Alcune [Pag. 25] definizioni capitolari sono espressive a tale riguardo: "Diffinimus ut in unoquoque conventu ubi est studium generale, armarium fiat infra VI menses, et ordinetur custos a priore qui de libris curam gerat, et scriptor teneatur assidue in subsidium armarii supradicti. Et si prior et procurator non fecerit fieri infra dictum terminum careant provisione indumentorum (47). Diffinimus quod libri qui habentur parisiis dati vel legati loco parisiensi nec vendantur, nec alienentur, nec subpignorentur, nec prestentur extra domum, nisi habito equali pignore" (48). A Parigi Egidio, secondo l'unanime testimonianza dei biografi, ebbe la ventura di ascoltare le lezioni di Tommaso di Aquino. Se ciò è vero, e non abbiamo nessuna ragione per dubitarne, l'incontro fra i due grandi dottori, l'uno già glorioso e l'altro in procinto di divenirlo, dovette avvenire durante il secondo periodo dell'insegnamento parigino [Pag. 26] di Tommaso, quando, tornato nel 1269 nella metropoli francese, vi rimase sino alla fine de1 1271. Un contemporaneo di Egidio, Guglielmo da Thoco dell'Ordine dei Predicatori, ci da al riguardo preziosi, sebbene non tutti esatti, particolari. Afferma questo scrittore che il giovane agostiniano fu per tredici anni discepolo dell'Aquinate, e tanta stima ed affetto concepì per il suo maestro da lodarne poi sempre la scienza e la tenacia nel difendere le proprie opinioni (49). Pure ammettendo l'importanza di questa notizia che ci comprova l'incontro del giovane eremitano con il grande filosofo, non possiamo riconoscerla esatta per quanto riguarda la durata del tempo trascorso da Egidio nella scuola di Tommaso, perchè altrimenti bisognerebbe supporre che l'Agostiniano avesse ascoltato il maestro di Aquino durante il suo primo insegnamento di Parigi, che [Pag. 27] iniziato nel 1252, si prolungò sino al 1260, mentre soltanto verso la fine del 1259 gli Eremitani ebbero modo, come abbiamo veduto, di stabilirsi nella capitale di Francia. Egidio Romano dopo la polemica sostenuta con Stefano Tempier, rimase per lunghi anni semplice baccelliere. Impedito dal tener pubbliche lezioni, egli dedicò al suo Ordine maggiore attività. Sfogliando i Regesti degli Agostiniani dal 1281 al 1285, notiamo la sua presenza in tutti i capitoli generali e regionali che si celebrarono in quegli anni. Egli è sempre appellato Baccellarius parisiensis. Tre volte i confratelli del Lazio gli dettero un bellissimo attestato di stima rimettendo a lui la scelta dei Superiori e degli Officiali della provincia (50). La lunga permanenza di Egidio in Italia in questo periodo di tempo, ci rende dubbiosi di quanto asseriscono alcuni storici, (51) che cioè proprio in questi anni fosse incaricato da Filippo III dell'educazione del figlio. E non vale il fatto che il giovane principe salito poi sul trono di Francia e rimasto famoso nella storia con il nome di Filippo il Bello, lo richiedesse in seguito di scrivere [Pag. 28] il De Regimine Christiano,come risulta dalla dedica, premessa al libro, e lo chiamasse diletto e famigliare nostro quando donò agli Agostiniani il convento degli ex frati del Sacco. Il brillante professore che sì alto rumore della sua eloquenza e della sua dottrina aveva levato a Parigi, poteva essere bene accetto a Corte, senza coprirvi la carica di pedagogo del principe. Dopo il 1285 i Regesti dell'Ordine tacciono, per un breve periodo di tempo, di Egidio Romano: l'illustre filosofo era tornato nella capitale francese. Proprio in quell'anno Rodolfo d'Ombier, che era succeduto al Tempier nel seggio episcopale di Parigi, aveva chiesto ad Onorio IV la condanna delle proposizioni che il predecessore aveva già proscritto. Il pontefice che vedeva amareggiato da quell'eterne contese il primo anno del suo pontificato, inclinava invece ad una concilazione. Sollecitò pertanto Egidio a ritrattare le sue antiche dottrine condannate e lo rimandò in Francia dopo averlo munito di una lettera commendatizia per il vescovo Rodolfo. Il Papa dopo avere accennato alla polemica sostenuta dall'agostiniano con il Tempier e la facoltà teologica, dichiarava nella lettera che Egidio era pronto a ritirare ciò che prima aveva scritto e predicato. La compilazione della formula di ritrattazione il Pontefice la rimetteva al vescovo, [Pag. 29] al cancelliere ed ai maestri della facoltà teologica (52). Evidentemente Onorio IV, desideroso di troncare i disgustosi litigi che turbavano la serenità [Pag. 30] degli studi scientifici, non voleva pronunziarsi in merito alla controversia. Cinque mesi dopo, allorchè Filippo, succeduto al padre, tornò a Parigi dalla rituale consacratione di Reims, Egidio, a nome dell'Università recitò il discorso augurale che il cronista Paolo Emilio ci riferisce non sappiamo con quanta fedeltà (53). Nel maggio del 1287 il Capitolo generale dell'Ordine celebrato in Firenze rese omaggio alla reputazione mondiale del grande filosofo, asserendo che la sua scienza onorava il mondo intiero (mundum universum illustrat), e imponendo a tutti gli Eremitani di accettare e difendere le teorie di Egidio, non soltanto quelle che erano già conosciute, ma ancora le altre che per l'avvenire avrebbe pubblicato. "Quia venerabilis Magistri nostri fratris Egidii doctrina mundum universum illustrat, diffinimus et mandamus inviolabiliter observari, ut opioniones, popositiones et sententias scriptas et scribendas predicti Magistri nostri, omnes ordinis nostri lectores et studentes recipiant eisdem prebentes assensum, et eius doctrinae omni quia poterunt sollicitudine, ut et ipsi illuminati alios illuminare possint, sint seduli defensores" (54)[Pag. 31] Non si può negare che il testo di questa ordinanza sia alquanto forte. Ma probabilmente i Padri capitolari erano animati da un sentimento di reazione contro il trattamento inflitto dal Vescovo e dall'Università di Parigi al loro confratello, e dal desiderio di riconoscere solennemente la fama che nel campo scientifico si era procacciata. L'appellativo di dottore che Egidio riceve in questa definizione, è segno evidente che egli aveva ottenuto l'incorporazione nel gruppo dei maestri. Ma la data precisa di questa incorporazione ci è sconosciuta e la sua ricerca ha dato luogo a molte questioni. Il grande filosofo è senza dubbio il primo magister agostiniano, in ordine di tempo, dell'Università parigina. Inter fratres nostri Ordinis, lasciò egli scritto nel testamento, magisterium in sacra theologia primi Parisiis meruimus obtinere. Il Denifle opina che la prima notizia del magistero di Egidio sia contenuta nella sopra riportata definizione (maggio 1287). Riferite le parole del capitolo fiorentino, egli cita un documento in data aprile del 1286, conservato nell'Archivio nazionale di Parigi, nel quale il dottore agostiniano è menzionato con il titolo di maestro (55). Ma l'autore del Chartularium [Pag. 32] rimane incerto sulla vera data di questo sccondo documento. Riportandolo poi per intiero in un altro luogo della sua opera, egli espone la ragione dei suoi dubbi. Lo scritto citato è del seguente tenore: "Anno Domini M° CC° octuagesimo sexto taxaverunt magistri in theologia frater Egidius et magister Iacobus Dalos, et quatuor magistri in artibus et duo burgenses" (56). Sono registrate in seguito altre tasse poste su alcune case, secondo l'usanza d'allora, da altri dottori. Pervenuto all'anno 1288, il Denifle con ragione osserva: Annus hic notatur iuxta morem Gallicanum (è noto l'uso francese di computare l'anno da una Pasqua all'altra), id est anno 1289 ante Pascha (10 aprile) nam ex documento supra (n. 551, una lettera di Niccolò IV scritta il 31 dicembre 1288 al cancelliere dell'Università con l'ordine di conferire il magistero a Giovanni de Murro) "edito apparet fratrem Iohannem de Murro O. Min. in fine anni 1288 nondum magistrum in theologia fuisse. In hoc documento tamen nominatur magister in theologia. Fortasse etiam anni 1286 et 1287 huius documenti sumendi sunt secundum morem Gallicamum, id est pro annis 1287 et 1288 ante Pascha ..." (57). Ma con tutto il rispetto per l'illustre scrittore osserviamo che anche ammesso che il 1286, nel quale Egidio tassò [Pag. 33] alcune case, debba computarsi secondo l'antico costume francese e quindi significhi il 1287 avanti Pasqua che cadde in quell'anno nel 6 aprile, il documento citato sarebbe pur sempre anteriore alla definizione di Firenze che fu emessa nel maggio e quindi almeno un mese dopo. Alcuni biografi di Egidio citano anche una relazione, attribuita a Goffredo de Fontaines, di un'assemblea di teologi che si riunirono per decidere intorno alla controversia sorta tra il clero secolare e gli Ordini mendicanti relativamente al privilegio di udire le confessioni dei fedeli e assolverli senza l'approvazione degli Ordinari. Sebbene il Crevier, il Fleury e il Lajard (58) facciano risalire al 1281 questo congresso, il Denifle (59) e l'Ehrle (60) hanno inoppugnabilmente provato che esso debba riportarsi al dicembre del 1286. La relazione termina con parole che per noi potrebbero avere grande importanza: "Super his postea disputatum fuerat a magistro Egidio de Ordine Augustini, qui melior de tota villa in omnibus reputatur, et determinatum fuit ab eodem, quod episcopi essent in parte longius [Pag. 34] saniori. Quarum determinationum copiam propter novitatem habere ad presens non potui. Sed tamen si habere potuero, mittere non tardabo. Et ecce privilegia fratrum" (61). Sembrerebbe da questo passo che il nostro dottore, già incorporato nel gruppo dei maestri, fosse intervenuto all'assemblea e vi avesse parlato per sostenere le ragioni dei vescovi: la questione della data sarebbe così risolta. Ma come notava il Denifle, la relazione di Goffredo di Fontaines non fu scritta subito dopo il congresso e quindi le dispute di Egidio non ebbero luogo in quel medesimo anno, perchè altrimenti il documento le avrebbe riferite insieme ai discorsi degli altri oratori. Le argomentazioni inoltre di Egidio sono chiamate determinationesvocabolo che, secondo il linguaggio del tempo significava una serie di esercitazioni scolastiche raccolte poi in volume. E che proprio di queste debba trattarsi è confermato da quanto aggiunge lo scrittore e, cioè, che ancora non ha potuto procacciarsi una copia della disputa. L'allusione a qualche pubblicazione del maestro agostiniano è qui evidente. Ma vi è di più. In una lunga lettera indirizzata all'arcivesceovo di Reinis da Guglielmo de Macon, vescovo di Amiens, tenace difensore dei diritti del clero secolare, per informarlo [Pag. 35] minutamente delle discussioni e deliberazioni dell'assemblea di Parigi, non si fa menzione alcuna di Egidio (62). Segno evidente che non vi aveva parlato, perché, in caso contrario, data la sua autorità (qui melior, è detto nell'altra relazione, de tota villa in omnibus reputatur) e dato il fatto che egli difendeva la tesi dei vescovi, il silenzio sarebbe inesplicabile. Noi però crediamo che in quell'anno il filosofo eremitano fosse già dottore: una scintilla di luce per dirimere l'intricata questione l'abbiamo trovata nella lettera che Onorio IV indirizzò al vescovo di Parigi per fare riammettere Egidio nell'Università. Il documento è stato già da noi riferito. Una frase del Pontefice merita tutta la nostra attenzione. Oltre che fissare le modalità della ritrattazione e riabilitazione del suo protetto, il Papa impone che gli sia concessa la licentia d'insegnare. "Circa licentiam et expeditionem ipsius auctoritate nostra provideas, prout secundum Deum fidei catholice ac Parisiensis studii utilitati de consensu majoris partis magistrorum ipsorum videris expedire". Parole queste che, secondo il linguaggio usato nelle scuole dell'epoca, esprimevano l'ordine di conferire il magistero in sacra teologia. Il baccellierato comprendeva allora tre gradi: il primo di biblicus ordinarius, l'altro di sententiarius[Pag. 36] il terzo di baccalaureus formatus. Si otteneva quindi il diritto di essere presentato al cancelliere per la licentia d'insegnare e predicare. Ottenuta la licentia, il trapasso al magistero mediante atti più che altro onorifici (dispute, resoconto, ecc.) era facile. Egidio probabilmente era già bacccalaureus formatus al tempo della condanna di Stefano Tempier, perché diversamente non avrebbe il Papa disposto che gli si conferisse subito il più alto grado accademico. Noi possiamo supporre che la curia vescovile di Parigi si sia affrettata ad eseguire le disposizioni pontificie e che il filosofo agostiniano tornato in Francia durante l'estate del 1285, abbia ottenuto il magistero nell'ottobre dello stesso anno, nel mese, cioè, in cui, secondo le consuetudini di allora, si inagurava il nuovo corso scolastico e si iscrivevano gli aspiranti al dottorato nel gruppo dei maestri, qualora avessero superato felicemente le prove richieste. Egidio Romano fondò nell'Ordine una fiorente scuola fìlosofica, che vanta rappresentanti come Giacomo da Viterbo, Gerardo da Siena, Agostino Trionfo, Tommaso da Trasburgo, Alberto da Padova, Alessandro da S. Elpidio. Gregorio da Rimini (+1358) tentò di staccare l'indirizzo scientifico dell'Ordine dalla speculativa paritatetico-tomista e di avviarlo verso le concezioni [Pag. 37] filosofiche-teologiche di Occam, alle quali aggiungeva molte proprie teorie originali. Le due correnti intellettuali, quella di Egidio e quella di Gregorio, vissero nell'Ordine una vicino all'altra, fino alla metà del secolo XV. A Parigi Egidio fu chiamato "doctor fundatissimus", e l'appellativo antonomastico che lo pone vicino ai più grandi dottori dell'epoca, gli fu conservato dai trattatisti. Nel 1290 egli intervenne al capitolo generale di Ratisbona (63) e vi spiegò una grande attività, almeno riguardo alle ordinanze che regolavano gli studi. Una disposizione presa dai confratelli gli concedeva la facoltà di chiamare nella capitale francese qualsiasi baccelliere dell'Ordine a leggervi sentenze. E nel decreto si dichiarava che il privilegio dovesse intendersi esclusivamente conferito ad Egidio e non passasse quindi per consuetudine ai suoi successori nell'Università (64)[Pag. 38] Due anni dopo, nel capitolo di Roma, fu eletto a pieni suffragi (unanimiter et concorditer dicono gli antichi Regesti) Priore Generale degli Agostiniani (65). Benchè scarseggino le memorie del suo governo, possiamo supporre che non deludesse le speranze in lui risposte dagli Eremitani. Dovette subito iniziare le pratiche per avere in dono dalla corte di Francia il convento degli ex-frati del Sacco che fu poi conceduto, come abbiamo già detto, nell'aprile del 1293 da Filippo il Bello. In quell'anno egli si recò con tutta probabilità a Parigi per prendere personalmente la consegna della magnifica dimora e provvedere ai restauri. Vi era certamente alcuni mesi dopo, perchè i Padri capitolari del Lazio, radunati a Veroli, nel marzo del 1294 mandavano un cursore nella capitale di Francia per ragguagliarlo dell'elezione del Provinciale e chiedergli che la confermasse (66). Il triennio del suo generalato volgeva ormai alla fine, quando Bonifacio, salito da appena tre [Pag. 39] mesi al soglio pontificio, lo nominava con bolla del 25 aprile 1295, arcivescovo di Bourges (67)[Pag. 40-41] Questo arcivescovado aveva una assai estesa giurisdizione. Dava il diritto di fregiarsi del titolo di primate di Aquitania con giurisdizione di patriarca sopra le sedi arcivescovili di Narbonne, Auch, Bordeaux, Tolosa ed Alby, e di metropolita sui vescovati di Clermont, Limoges, Le Puy, Iulle e Saint Flour. Se vogliam credere al Moroni, la rendita della diocesi ammontava a più di trenta mila lire (68). La scelta di Egidio ad una sede così importante non fu veduta di buon occhio da tutti i francesi, tanto più che Celestino V elevando Simone di Beaulieu (de Belloloco) alla porpora cardinalizia [Pag. 42] e creandolo vescovo di Palestrina, aveva designato a succedergli, come si ricava dalla bolla di Bonifacio, Giovanni di Savigny (de Savigneyo). Furono inoltrati reclami al collegio dei cardinali, ma, in concistoro, Matteo di Acquasparta difese l'operato di Bonifacio VIII. "Non potest rex (Philippus), egli disse, conqueri, quod extranei instituantur in regno suo... vos scitis, qualis clericus est, ipse est magister in theologia, et fuit nutritus et educatus in regno illo" (69). Un'eco delle voci malevoli che dovettero circolare in Francia a proposito di questa elezione, l'abbiamo nel "Chronicon aulae regiae", attribuito dal Lorenz a Pietro Zittau, professo cistercense, contemporaneo di Egidio (70). Narra dunque l'autore di questa cronica che il dottore agostiniano, dopo aver sostenuto dalla cattedra l'invalidità dell'elezione di Papa Gaetani, mentre viveva ancora il predecessore Celestino, in seguito, cambiato parere, avrebbe conchiuso, non sillogisticamente, ma per l'offerta del vescovado, che Bonifazio era vero Pontefice (71)[Pag. 43] A tanti secoli di distanza non possiamo del tutto sceverare il vero dal falso in queste notizie. Non è improbabile che una ragione di gratitudine per avere Egidio pubblicato in sua difesa il De Renunciatione Papae muovesse l'animo del Papa nel conferirgli l'alta dignità ecclesiastica. Ma non ci sembra rispondente al vero l'asserzione del cronista medioevale che il professore parigino avesse combattuto l'elevazione di Bonifacio al soglio pontificio. Tra il Gaetani cardinale ed Egidio correvano rapporti di amicizia (72) ed inoltre quest'ultimo aveva da due anni abbandonato l'insegnamento [Pag. 44] nell'Università a causa della sua elezione a Generale dell'Ordine e non poteva quindi sostenere alcuna tesi dalla cattedra. Il novello Arcivescovo non si recò subitonella sua diocesi, ma volle intervenire al capitolo celebrato in quell'anno 1295 a Siena, nel quale Simone di Pistoia fu designato a succedergli nella carica di supremo moderatore dell'Ordine. In questa occasione Egidio sostenne disptute generali de quodlibet con Pietro da Roma, lettore, e Angelo da Camerino maestro con Gregorio da Lucca, lettore (73). Questa consuetudine di tenere discussioni filosofiche nei capitoli generali si mantenne lungo tempo nell'Ordine. Terminato il capitolo di Siena, Egidio si recò in Francia a prender possesso della sede (74), ma tornò ben presto a Roma e vi si trattenne alcuni anni. Abbiamo lettere di Bonifazio VIII che ci [Pag. 45] offrono elementi per determinare la durata della sua assenza da Bourges. Nel luglio del 1296, trovandosi presso la S. Sede, egli istituisce, con licenza del Papa, i vicari che devono visitare in sua vece la diocsesi (75). Nel marzo 1297 impetra a viva voce dal Sommo Pontefice il permesso di conferire a due persone idonee la facoltà di esercitare l'ufficio del tabellionato (76). Il 23 giugno del medesimo anno il Papa gli permette, a causa della sua dimora presso la Sede apostolica, di affidare ad alcuni chierici l'incarico di riconsacrare i cimiteri e le chiese violate mentre egli era lontano dalla diocesi, purchè da lui o da altro vescovo fosse l'acqua solennemente benedetta (77). Lo stesso giorno con altro decreto pontificio sono nominati i vicari visitatori della diocesi di Bourges (78). Nell'agosto del 1299 Egidio era ancora in Roma, ma in procinto di far ritorno alla propria sede. Lo apprendiamo da una lettera di Bonifacio in data 1° agosto, nella quale il Papa dispensa il nostro arcivescovo dal visitare personalmente la sua provincia ecclesiastica, per un biennio dopo il suo ritorno in Francia (79). Nelle tavole [Pag. 46] di Alby è poi ricordato che in quell'anno Egidio, ottemperando agli ordini regii, indisse ai suoi suffraganei di celebrare la festa di S. Luigi re il giorno appresso a quella di S. Bartolomeo (80). I documenti pontifici citati contengono espressioni lusinghiere per l'arcivescovo di Bourges. Le lettere, ad esempio CCLII e CCLIII, cominciano con le parole: "Personam tuam quam gratiarum Dominus thesauro magnae scientiae aliisque virtutis titulis multipliciter illustravit... Dono scientiae praeditus excellentis, multarumque virtutum titulis insignitus, sic te reddis ex conversatione tua placida nobis gratum....". Nel 1301 il Papa, accordando altre minori concessioni, così inizia la lettera CLXXVII (anno settimo del suo pontificato): "Personam tuam erga nos et Romanam Ecclesiam devotione praecipua refulgentem favoris apostolici plenitudine prosequentes, libenter illam specialibus gratiis honoramus". Ed Egidio dal canto suo non tralascerà occasione di testimoniare al Papa la sua gratitudine, sino ad indirizzargli quel suo De gratiarum actione ad Bonifacium VIII.um, che, registrato fra i suoi scritti da parecchi autori, non è a noi pervenuto. Relazioni dunque di affettuosa amicizia [Pag. 47] devevano correre tra il fiero Pontefice e il grande filosofo. Ma non bastano questi rapporti per spiegare la lunga permanenza dell'arcivescovo di Bourges a Roma, proprio quando sulle sue spalle gravava il compito di amministrare una vasta provincia ecclesiastica. Probabilmente l'antico professore di Parigi, lo scrittore competente di politica e di diritto ecclesiastico, esperto conoscitore della corte francese, sarà stato ai fianchi del Gaetani per consigliarlo in quegli anni avventurosi del suo pontificato. Qualche sostegno alla nostra supposizione lo troviamo in una bolla di Bonifazio del novembre 1297. Il Papa che aveva già degradato i cardinali Giacomo e Pietro Colonna, autori del violento libello affisso per tutta Roma in cui si accusava di simonia il Gaetani e s'impugnava la validità del rifiuto di Celestino V, lancia la scomunica contro chiunque osasse per l'avvenire ritenerli ancora insigniti della porpora cardinalizia, o che li investisse di nuovo di questa dignità, o, peggio ancora, desse loro il voto nei conclavi per l'elezione dei Romani Pontefici. "Perchè, si diceva nel documento, invano procurammo di ridurre a migliori consigli i due colpevoli, invano aspettammo che si piegassero ad ubbidire ai nostri decreti, come pure avevano promesso di fare a persone degne di fede, invano demmo mandato al vescovo di Tivoli, all'arcivescovo di Bourges, e a Pandolfo Savelli, cittadino Romano, di accoglierli se si [Pag. 48] fossero sottomessi" (81). In questo documento fra i designati a trattare con i Colonna ribelli, è dunque compreso anche Egidio che molti vogliono della stessa famiglia. Questa scelta può essere un segno della sua partecipazione alla politica papale, o per lo meno una prova che il Papa intendesse giovarsi dell'opera sua. Dopo la morte di Bonifazio VIII e il breve governo di Benedetto XI, giorni men lieti sopravvennero per Egidio Romano, quando sul soglio di Pietro ascese Bertrando de Got, arcivescovo di Bordeaux, che assunse il nome di Clemente V e si mostrò in tutti gli atti del suo pontificato ligio a Filippo il Bello. Il novello vicario di Cristo, appena eletto, sottrasse dalla giurisdizione di Bourges l'arcivescovado che egli lasciava, e, quasi a far sentire la sua superiorità su Egidio, stato suo primate, avviandosi da Lione deve aveva ricevuta la consacrazione, a Bordeaux, passò per Mâcon, Bourges e Limoges, fermandosi ad ogni chiesa, ad ogni [Pag. 49] abbazia con un seguito straordinario di familiari e di satelliti imponendo e tollerando che s'imponessero gravose esazioni (82). Né basta, che non essendosi Egidio regolarmente recato ad limina apostolorum, lo condannò all'ammenda di 300 lire di Tours, come si ricava da una memoria conservata nell'archivio vescovile di Bourges (83). Di guisa che se vogliamo credere al Sammartano, il primate di Aquitania fu ridotto a tali strettezze, da essere costretto, come un semplice canonico, a recarsi ogni giorno all'ufficiatura della Metropolitana per ricevere la quotidiana distribuzione (84). Pochi documenti ci ricordano in questi anni la sua attività. Il suo nome figura fra i maestri della facoltà teologica incaricati di esaminare, insieme al vescovo di Amiens certe proposizioni di Fr. Giovanni di Parigi, relative all'Eucarestia. Il dotto Domenicano fu condannato e gli fu tolta la licenza di insegnare. Egli volle appellarsene a Roma, ma la morte lo incolse (85). Nel 1311 intervenne Egidio (86) al quindicesimo concilio ecumenico convocato a Vienna (Delfinato) da Clemente V. Il Re di Francia esigeva che il Pontefice condannasse apertamente la memoria di Bonifazio VIII e abolisse l'Ordine dei Templari. [Pag. 50] Il sinodo soppresse i Cavalieri Templari, ma non volle pronunziare condanna contro la memoria del fiero nemico di Filippo il Bello. Le decisioni prese dall'assemblea erano consone ai sentimenti dell'arcivescovo di Bourges che forse vi sostenne un ruolo non indifferente. Perchè egli era stato l'amico devoto del grande pontefice scomparso e quindi dovette difenderne la memoria, e, d'altra parte, nel "Contra exemptos" si era mostrato avverso all'Ordine abolito. Ottenne intanto per gli Agostiniani la casa che i Templari possedevano a Bourges. L'anno appresso indisse un sinodo provinciale nella sua sede, nel quale si trattò del costume del clero (87). E probabilmente ne convocò un altro nel 1315 perchè abbiamo notizia che egli accolse in quell'anno benevolmente l'abate di Montauban e Pietro di Nogaret venuti a scusare l'assenza del vescovo di Alby dal sinodo di Bourges (88), che non può essere quello del 1312, altrimenti non si comprenderebbe come l'interessato avesse atteso tre anni per presentare le sue scuse. Ma erano questi ormai gli ultimi bagliori di un'attività che si spegneva. Gli anni, le fatiche e da ultimo il vivo dolore di vedere scosso, [Pag. 51] dopo l'insulto di Anagni, il potere politico della Chiesa da lui tanto caldeggiato, fiaccarono la sua fibra robusta. Presentì a tempo la sua fine e volle stendere, fin dal 29 marzo 1315, il suo testamento nel palazzo vescovile (89). Al convento di Parigi, delle cui sostanze era stato nutrito nella giovinezza, lasciò la propria casa di S. Martino di Campiano (diocesi di Soana e Petigliano). Con un nuovo atto, tre giorni innanzi di morire, donava agli stessi Eremitani di Parigi la ricca libreria che possedeva nel palazzo arcivescovile e nel monastero di Bourges (90). Aggiungono vari biografi che gli arredi e vasi sacri della sua cappella furono ereditati parte dalla chiesa agostiniana [Pag. 52] della sua diocesi, parte da quella di S. Trifone in Roma, oggi chiamata di S. Agostino (91)[Pag. 53] Finalmente a dì 22 dicembre 1316, trovandosi in Avignone, nel monastero che vi possedevano gli Eremitani, compì i suoi giorni terreni. Tumulato in questa città fu poi, come aveva disposto, trasportato a Parigi (92). I confratelli della capitale di Francia innalzarono alla sua memoria un grandioso monumento e v'iscrissero il seguente epitaffio: HIC IACET AULA MORUM VITAE MUNDITIA -ARCHI- PHILOSOPHIAE ARISTOTELIS PERSPICACISSIMUS COMMENTATOR - CLAVIS ET DOCTOR THEOLOGIAE LUX IN LUCEM REDUCENS DUBIA-FR. AEGIDIUS DE ROMA ORD. FRATRUM EREMIT. S. AUGUSTINI- ARCHIEPISCOPUS BITURICENSIS QUI OBIIT - ANNO D. MCCCXVI DIE XXII MENSIS DECEMBRIS. [Pag. 54] Egidio fu un campione della filosofia medioevale. La sua produttività meravigliosa ricorda i tempi di Alberto Magno e di Tommaso. Il catalogo che stabilisce il prezzo dei libri nell'Università parigina contiene dodici suoi scritti teologici, e quattordici filosofici (93). Un'accurata bibliografia di Egidio fu pubblicata alcuni anni or sono da Boffito (94). Di ben trentotto opere del grande agostiniano si conoscono edizioni e manoscritti, ed altre trentasette opere inedite gli sono attribuite. A noi sembra veritiero il giudizio del Madonnet che Egidio occupi il primo posto fra i teologi della fine del 13° secolo (95), ma non possiamo sottoscrivere, senza riserve, l'altra opinione dello stesso scrittore sul pensiero filosofico del dottore eremitano "vero tomista qua e là proclive alquanto all'eclettismo, ma molto più in apparenza che in realtà" (96). Pure ammettendo la grande influenza esercitata su lui da s. Tommaso, non si può negare che spesso mostra una grande indipendenza di giudizio e vedute originali. In fondo, sebbene simpatizzante per il tomismo, egli è un vero eclettico. Daremo [Pag. 55] una prova di questa asserzione nell'analisi che in seguito faremo dei suoi trattati politici. Dobbiamo ora, per completare i cenni biografici di questo insigne personaggio, accennare alle sue qualità morali. Gli storiografi dell'Ordine concordemente lodano la severità dei suoi costumi, l'imparzialità dei suoi giudizi, la grande sua umiltà. Molti cronisti non esitano ad appellarlo beato. Nell'episodio della sua polemica con il Tempier emergono alcune qualità del suo carattere. Il giovane baccelliere di Parigi fu certamente animato da ragioni ideali nella difesa così energica di Tommaso di Aquino. Egli poteva prevedere che la polemica gli avrebbe fruttato soltanto l'aspro antagonismo del Tempier e di quasi tutta la facoltà teologica, eppure non si ritrasse dalla lotta. Quando egli afferma di essere indotto soltanto dall'amore della verità a scrivere il suo trattato Contra gradus et pluralitates formarum merita tutta la nostra fede. Qualche volta egli però si lascia trascinare da un linguaggio non misurato, che rivela in lui un carattere violento che non sempre poteva e sapeva frenare. Non possiamo però dedurne che lo muovesse l'odio contro i suoi avversari, ma piuttosto che lo animasse l'amore per le dottrine che difendeva. Si rimane, perciò sorpresi dinanzi alla sua ritrattazione che non fu sincera, perchè nelle opere posteriori mostra chiaramente la sua preferenza per le teorie condannate. Ma non dobbiamo giudicarlo con troppa severità. [Pag. 55] Giovane di grandi doti, egli era il primo agostiniano inviato a Parigi per ricevere un'educazione accademica. Il suo allontanamento dall'Università e quindi l'impossibilità di ottenere un seggio magistrale fu per i suoi Superiori e per il Sommo Pontefice, cui stava tanto a cuore lo sviluppo materiale e intellettuale del giovane ordine, un'amara delusione. A richiesta di Onorio IV, Egidio sottoscrisse la nota lettera di sottomissione. Gli storici dell'Ordine hanno molto lodato l'antico confratello, considerando il suo un atto di umiltà e di rassegnazione. Senza voler contrastare al giudizio unanime dei biografi di Egidio, non si deve dimenticare che a determinare il grande filosofo alla penosa ritrattazione influirono con le loro sollecitazioni il Papa e i suoi superiori.

 

NOTE

(1) DOM. ANT. GANDOLFUSDissertatio historica de 200 celeberrimis augustinianis scriptoribus. Romae, typ. Buagni, 1704, pag. 23.

(2) GREGOROVIUSStoria della città di Roma nel Medio Evo. RomaSoc. Ed. Nazion. 1901 - 2, vol. 3., pag. 166.

(3) LUIGI TORELLI, Secoli Agostiniani. Bologna, Vaglierini poi Monti 1659-1686, t. V, pag. 344.

(4) GIUS. UGO OXILIA E GIUSEPPE BOFFITO, Un trattato inedito di Egidio Colonna. Firenze, Successori B. Seeber, pag. V.

(5) TURNER, Storia della filosofia, Trad. di G. Oliosi. Verona, Gurisatti, 1906, pag343.

(6) DENIFLE, Chartularium Universitatis Paris. I, pag. 79.

(7) Liber qui dicitur Vitas fratrum compositus per B. fratrem JORDANUM DE SAXONIA ordinis fratrum Eremitarum S. Augustini, Romae apud Joannem Martinellum, 1587, lib. II. c. XXII, pag. 169: "Post B. Augustinum inter omnes hujus Religionis professores, in quantum nos reminiscimur,et ad nostre generationis notitiam potuit pervenire, primus doctor in sacra Theologia fuit Fr. Egidius Romanus de nobili genere coluniensium".

(8) Chronica Ord. Eremit. S. Augustini, Romae 1481.

(9) NICOLA MATTIOLI, Studio Critico sopra Egidio Romano Colonna. Roma, Tipogr. della Pace, 1896, pag. 109.

(10) Supplementum Chronicarum, Venetiis, 1492, f. 203. Aegidius Romanus Ord. Eremit. S. Augustini ... ex illustri Columnensium Romanorum Familia ortus"..

(11) TIRABOSCHI, Storia della Letterat. ital., Milano, Bettoni, 1833, vol. 2°, pag. 64.

(12) POMPEO LITTA, Famiglie celebri italiane, ediz. unica, fam. Colonna, riportata anche l'albero genealogico di Egidio.

(13) GREGOROVIUS, op. cit. l. c. e pag. 119.

(14) Op. cit. pag. 20: Aegidius natus est ex insigni Prosapia Columnia, quidquid obmurmuret aliquis non audiendus. Nam Giordanus Saxo testis quasi coaevus et plures alii hanc difficultatem explodunt.

(15) Cfr. Analecta Aug.vol. IX, pagg. 71 sgg.

(16) Op. cit., pag. cit.: "in aetate adolescentuli ingressus ordinem a parentibus et amicis saeculi blandimentis pluribus redire ad saeculum fuit allectus: sed ipse maluit Deo in suscepta Religione servire, quam parentibus et mundi amatoribus obedire".

(17) Histoire littéraire de la France, tomo XXX, pag. 422.

(18) GIORDANO DI SASSONIA, op. cit. l. cit.

(19) Cfr. Constitutiones Ord. Eremit. S. AugRatisbonenses nuncupatae. Ed. Venetiis, 1508, c. XXXVI.

(20) IOINVILLE, Vie de S. Louis. Ed. Michaud, pag. 322.

(21) DENIFLE, I, pag. 405.

(22) Arch. Nat. Paris, L. 253, n. 267 e 268.

(23) DENIFLE, I, 637.

(24) Sembra però a noi che l'illustre scrittore cada in qualche inesattezza. Egli dice: "In arch. nat. Paris. l. c. (L. 921), exstant insuper quatuor chartae origina1es (tres earum an. 1285, mense Novembris, et una an. 1286, Januar. 3) tractantes de peciis terrae et quadam domo in Cardineto et in vico S. Victoris, quas abbas et conventus S. Victoris fratri Iuvenali de Narnia ad opus ipsorum fratrum Parisius studentiun et usus totius Ordinis sub certis conditionibus vendiderunt. Tres harum chartarum inveniuntur etiam insertae epistolis Honorii IV". Ma verificato l'epistolario di Onorio IV non trovammo inseriti fra le sue lettere che due atti in data novembre, ed uno in data agosto, che è poi il contratto del capitolo di Parigi, riportato con le stesse parole del Chartularium. Il quarto documento fu redatto, come afferma Denifle, nel gennaio del 1286, quindi il terzo atto scritto nel novembre 1285 non è stato ancora bene esaminato ed il suo tenore ci è sconosciuto. L'Empoli menziona pure, un contratto che Giovenale da Narni fece con una certa Agnese vedova di Oberto per l'acquisto in enfiteusi di un altro appezzamento di terra nella località sopranominata. "Quodam arpentum terrae .... haeredum huius Auberti dicti ad Fabas, ab huius vidua Agnete Ordini vendita, sita etiam erat in Cardineto. (Bullariam Ordinis, pag. 160, col. I). Esplorando meglio i documenti ricordati dal Denifle, si potrebbe forse trovare l'originale di questo atto.

(25) Cfr. ANALECTA AUG., II, pag. 272. Capitulum provinciale loci Sancti Nicolai de Stricto.

(26) EMPOLI, Op. cit., pag. 155, col. 1.

(27) In un documento riferente un privilegio concesso dal vescovo di Parigi ai fondatori dell'istituto dei buoni fanciulli, si legge: "ut in domo sua, quam de novo edificare Parisius inceperunt, possint construere oratorium salvo jure presbyteri parrochialis Sancti Nicolai de Cardineto, intra cuius metas parrocchie sita est dicta domus". Cfr. DENIFLE, I, pag. 371.

(28) Capitulum Generale Ratispone in Alamannia: "Item Diffinimus quod de pecunia habenda de possesionibus vendendis quarta pars detur pro emptione loci bonorum puerorum pro subsidio loci parisiensis". Cfr. ANACLETA AUG., vol. II, pag. 292.

(29) Lettera di Filippo il Bello in data aprile 1293. Cfr. DENIFLE, I, 638.

(30) EMPOLI, Op. cit., pag. 42.

(31) Reg. Bonifaci VIII, an. VIII, p. 13, fol. 279.

(32) Arch. Nat. Paris, L. 921.
(33) Ibidem.

(34) EMPOLI, Bullarium Ordinis, pag. 18.

(35) P. FERET, La faculté de theologie de Paris. Paris, 1896, Tome III, pag. 477-517.

(36) ANALECTA.AUG., Vol. II, pag. 275: "Statuimus et ordinamus ut jjjjor Studia Generalia ad minus sint in Ytalia, scilicet, in Curia Romana, Bononie, Padue et Neapoli".

(37) Ibidem: "Ad horum quodlibet quelibet provincia ordinis mictat (sic) studentem unum sufficientem et ydoneum". Negli Analecta Augustiniana degli anni 1907, 1908, 1909, 1910, 1911, 1912, Vol. II, III, IV, il R.mo P. E. Esteban attuale Priore Generale O. E. S. A. pubblicò un Codice conservato nell'Arhivio dell'Ordine, dal titolo: "Capitula Generalia antiqua ab anno 1274 ad an. 1339, sen Registrum Capitulorum Generalium et Provincialium Romanae Provinciae". Questo Codice membranaceo del secolo XIV, fornì preziose notizie al Garampi, le cui schede consultò poi il Denifle, stimando perduto il prezioso manoscritto. Anche oggi rimane la fonte più importante, sebbene incompleta della storia degli Eremitani nei primi decenni dopo la Grande Unione, e da esso abbiamo tratto fatti e date importantissime per la biografia dei nostri scrittori.

(38) ANACLETA AUG., Vol. II, pag. 275: "Intendimus enim quod illi qui pro studentibus ad predicta studia mandabuntur, in Generali Capitulo examinari debeant, vel coram Generali Priore"

(39) Constitutiones Ord. S. Augustini Ratisponses nuncupatae. Edit. Venetiis, 1508, c. XXXVI : "Quaelibet provincia nostre religionis semper unum fratrem studentem Parisius habeat in studio theologie".

(40) Ibidem.

(41) DENIFLE, II, 692.

(42) Questo privilegio si rileva dal fatto che cinque anni di dimora a Parigi sono prescritti agli studenti dell'Ordine dalle antiche Costituzioni e dai capitoli regionali e generali fin dall'anno 1273.

(43) Livre II des contracts du grand convent de Paris de l'Ordre des Frères Hermites de S. Augustin, n. 33: "Huict docteurs en sainte theologie de la facultè de Paris confirment et ratifient ce que avait estè accordè aux Augustinus de temps que F. Gilles de Rome, archeveque de Bourges, estoit encore de la facultè de Paris, scavoir est que les bacheliers de l'Ordre Saint Augustin ne seroyent obligés de lire qu'un cours du Maistre des Sentences sans estre tenus de lire un cours de philosophie". (Arch. nat. Paris, S. 3460, f. 5). Cfr. DENIFLE, II, pag. 172

(44) Ibid. f. 23: " Iean (Ioannes de Murro, Ord. Min.), évêque de Porte et de Saint Ruffine, le 30 Iuin 1310, à la requisition de F. Giles de Rome, archevêque de Bourges, escrit d'Avignon à l'Université de Paris qu'estant bachelier il avait ouy dire àux maitres de Paris, lorsqu'ils tratoient qu'il falloit avoir demeuré un certain temps dans Paris pour lire les Sentences, que c'estoit une chose indigne que les religieux Augustins qui avoyent enseigné en d'autres convents, après avoir demeuré quatre ou cinq ans dans Paris, revenant à Paris, feussent obligés d'y demeurer autant que les seculiers, mais qu'il falloit compter les temps qu'ils avoyent demeuré aux autres convents, à quoy tous les maistres consentirent". Cfr. DENIFLE, ibid. pag. 144.

(45) Constitutiones Ratisponenses nuncupatae capitolo XXXVI, fol.32: "Quilibet provincia nostre religionis semper unum fratrem studentem Parisius habeat in studio theologiae, cuius electio ad provincialem vel vicarium generalem et diffinitores provincialis capituli pertinebit qui per quinquennium studeat ibi et in decem libris turonensium in nativitate virginis gloriosae ipsa provincia provideat annuatim... Idem studens, antequam de Parisius recedat, habeat ab ipsa provincia quadraginta libras turonensium pro libris".

(46) ANALECTA AUG., Vol. II, pag. 292. Capitulum Generale Ratispone in Alemannia (1290): "Diffinimus et statuimus observandum quod quelibet provincia nostri ordinis solvat pro provisione baccellariorum ordinis Parisius existentium et succcessorum XX S. turon. qui inter eos equaliter dividantur annuatim, ita, tamen quod Baccellariorurn (sic) quaternariurn numerum non excedant". Questa disposizione fu poi revocata nel capitalo generale di Siena del 1295 (Ibid. p. 371)

(47) ANALECTA AUG., Ibidem, pag. 295.

(48) Ibidem, pag. 292. Cfr. anche le Costituzioni antiche, c. XXXVII, f. 33: "Priores locorum quae in magnis et famosis terris sita sunt, studeant omnino in sacristia vel in aliqua parte dormitorii habere bonun et securum armarium in quo reponantur libri qui non sunt deputati ad continuum usum chori et officii ecclesiae. Et studeant tenere pro possibilitatae loci unum vel plures scriptores qui scribant ad opus conventus libros ad usum lectorum, et praedicatorum studentium necessarios. Et tales scriptores stent in domibus iuxta portam, et fratibus nulla hora se conjungant et ad eos nullus sine licentia prioris vadat. Et alium scriptorem in loco sine licentia prioris generalis nemo teneat".

(49) Guilelmus de Thoco Ord. FF. Praedicatorurn ita inquit: "Quidam magister fr. Aegidius, qui postmodum fuit Archiepiscopus Bituricensis, qui tredecim annis istum Magistrum (D. Thomam) audierat, de praedicto doctore dixit, deridendo insufficientiam correptorum. In hoc mirabili et digno memorie Doctore fr. Thoma de Aquino fuit sui subtiliatis ingenii et certitudinis iudicii manifestum indicium, quod opiniones novas et rationes quas scripsit Bacellarius, Magister effectuspaucis exceptis nec docendo nec scribendo mutavit: nos autem moderni temporis, sicut incerti et dubii iudicii, opiniones quas aliquando tenuimus, incontrarium arguti modico argumento mutamus". Acta SanctorumIn vita B. Thomae, Martii, tom. I, pag. 672, n.41.

(50) Nei capitoli di Cori (maggio del 1283), di Genazzano (ottobre del 1284), di Tuscania (maggio del 1285).

(51) Cito fra gli altri NICOLA MATTIOLI op. cit., pagg. 14-15; UGO OXILIA e GIUSEPPE BOFFITTO, op. cit., pag. XIV, che attingono però alle cronache degli storici dell'Ordine.

(52) Venerabili fratri Ranulpho episcopo Parisiensi. Licet dilectus filius frater Aegidius Romanus de ordine fratrum Eremitarum S. Augustini, olim Parisiis vacans studio, aliqua, sicut intelleximusdixerit et redegerit in scripturam, quae bonae memoriae Sthefanus Parisiensis episcopus praedecessor tuus per seipsum examinans et per cancellarium Parisiensem eius temporis, ac per alios theologicae facultatis magistros examinari faciens, censuit revocanda, et ea minime revocarit, quin potius variis rationibus nisus fuerit confirmare: nuper tamen apud Sedem Apostolicam constitutus humiliter obtulit se paratum revocanda quae dixerat sive scripserat, revocare pro nostrae arbitrio voluntatis. Nos vero hujusmodi eius oblationem humilem acceptantes, et moti spiritu compassionis ad ipsum, quia decentius et utilius reputavimus, ut praemissa ibi consultius revocentur, ubi dicta et scripta inconsulte dicuntur, ipsum ad te duximus remittendum, fraternitati tuae, per apostolica scripta mandantes, quatenus dilecto filio magistro Nicolao Parisiensi cancellario, et omnibus aliis magistris theologicae facultatis, Parisiis commorantibus, tam actu in eadem facultate regentibus quam etiam non regentibus, ad hoc specialiter convocatis, procedens de ipsorum consilio inpraedictis, dicto fratre coram omnibus eis revocante, quae de dictis contra ipsum una cum maiori parte magistrorum eorumdem iudicaveris revocanda, et specialiter quae dictus praedecessor tuus mandavit, ut praedicitur, revocari, circa licentiam et expeditionem ipsius auctoritate nostra provideas, prout secundum Deum fidei catholicae, ac Parisiensis studii utilitati de consensu majoris partis magistrorum ipsorum videris expedire. Datum Romae apud S. Petrum Kal. junii anno I". Reg. Vat. Honorii IV, anno I, epist. 33, fol. 12. Cfr. DENIFLE, I, 633.

(53) P. AEMILIUS: De rebus gestis Francorum, Parisiis, Vascosamus,1539, c. 164 v.

(54) ANACLETA AUG., II, pag. 275.

(55) Chartularium, II, pag. 12.

(56) Chartularium, II, pag. 28.

(57) Ibidem, pag. 32.

(58) LOUIS CREVIER, Histoire de l'Université de Paris. Paris, 1761, t. II, p. 106; Fleury: Storia ecclesiastica, traduz. di C. de Firmian, Siena, Pazzini 1777 - 92, t. XXIX, pag, 366; Lajard, Hist. littér. de la France, t. XXX, pag. 422.

(59) Op. cit., t. II, pag. 10.

(60) F. EHRLE, Archiv. für Litteratur und Kirchengeschichte des mittelalters, I, pag. 391.

(61) DENIFLE, II, pag. 11.

(62) DENIFLE, II, pagg. 13-17.

(63) ANALECTA AUG., II, 297, Capitulum Generale de Ratispona: "Et fuit ibi similiter frater Egidius Romanus Sacre Theologie doctor, habens vocem electionis, et omnia sicut Unus Diffinitorum Provincie ordinis".

(64) ANALECTA AUG., pag. 296, Capitulum Generale Ratispone in Alamania: "Diffinimus et committimus auctoritatem fratri Egidio Romano, Magistro nostro, ut possit Baccellarios parisius ad legendum sententias vocare prout sibi pro bono ordinis videbitur expedire: quod facimus intuitu persone, ut hoc ad consequentiam non trahatur, ne propter hoc nullum ordini prejudicium generetur".

(65) IBID., Capitulum generale de Roma, pag. 339: "Et electus fuit per formam scrutinii privati Frater Egidius Romanus, Sacre Theologie Doctor sive profexor (sic), in Generalem Priorem Ordinis fratrum Heremitarum Sancti Augustini, Unanimiter et concorditer".

(66) IBID., Capitulum provinciale de Verulis, pag. 366: "Pro cursore qui iturus est Parisus pro confirmatione electi provincialis nostri, jjj floreni".

(67) "Ven. fratri Egidio archiepiscopo Bituricensi. Apostolatus officium quanquam insufficientibus meritis nobis commissum quo ecclesiarum omnium regimini presidemus, utiliter uxequi, adiuvante Domino, cupientes solliciti ac vigiles reddimur, et cum de ipsarum ecclesiarum regiminibus agitur committendis, quantum ab eo permittitur, cuius in terris vices gerimus, eis in pastores tales preficere studeamus, de quibus consideratis virtutibus desuper sibi datis presumimus verisimiliter et tenemus quod creditas sibi animas verbo scientie instruere valeant et exemplo et ex eorum studio loca que sue fuerint deputata custodie, spiritualium ettemporalium grata suscipere debeant incrementa.

Sane Bituricensis ecclesia per translationem venenabilis fratris nostri S. (Simonis de Belloloco), episcopi Prenestini olim archiepiscopi Bituricensis ad ecclesiam Prenestinam ex providentia sedis apostolice factam pastoris solatio destituta, licet frater Petrus de Murrone, tunc Celestinus Papa V predecessor noster, qui demum apostolatus regimine et officio sponte cessit, eidem Bituricensi ecclesie de dilecto filio magistro Iohanne de Savigneyo duxerit providendum, nos tamen postmodum ad apicem predicti apostolatus assumpti, provisionem eandem ex certis causis, non tamen vitio persone ipsius magistri Iohannis, de fratrum nostrorum consilio auctoritate apostolica irritantes, ordinationem ipsius ecclesie Bituricensis Sedi apostolice duximus specialiter reservandam, decernentes ex tunc irritum et inane, si secus super hoc scienter vel ignoranter contingeret attemptari, et tandem de ipsius ecclesie Bituricensis ordinatione celeri nec prolixioris vacationis exposita maneret incommodis, attente duximus cogitandum, et post vigilem quam ad ponendam ibidem approbatam ydoneamque personam apposuimus diligentiam, in te, tunc priorem generalem fratrum heremitarum ordinis sancti Augustini, quem virum utique preditum eminenti scientia litterarum, vite ac morum honestate decorum, discretionis et consilii maturitate conspicuum novimus, noster animus requievit. Proinde igitur tam gregi dominico quam ecclesie Bituricenci predicte intendentes salubriter providere, de ipsorum fratrum nostrorum consilio et apostolice potestatis plenitudine ipsi ecclesie Bituricensi te in Archiepiscopum prefecimus et pastorem, tibique per nos ipsos consecrationis munus duximus impendendum, et subsequenter palleum beati Petri sumptum, insigne videlicet pontificalis officii a te cum ea qua decet instantia postulatum tibi fecimus exhiberi. In illo qui dat gratias et largitur premia confidentes, quod eadem ecclesia Bituricensis per tue circumspectionis industriam a noxiis preservabitur et adversis, optatis quoque prosperitatis comodis spiritualiter et temporaliter proficiet ac honoris. Quocirca fraternitati tue per apostolica scripta mandamus quatenus impositum tibi onus a Domino suscipiens reverenter curam et administrationem ejusdem ecclesie Bituricensis sic diligenter geras et sollicite prosequaris, quod ecclesia ipsa gubernatori circumspecto et fructuoso administratori gaudeat se commissam et bone fame tue odor et laudabilibus tuis actibus latius diffundatur et preter benedictionis eterne premium benevolentie nostre gratiam plenius consequaris. Dat. Laterani Vjj Kal. Maii. Anno primo.

"In eodem modo dilectis filiis Capitulo ecclesie Bituricensis. "Apostolatus officium" etc. usque "proficiet ac honoris". "Quocirca Universitati vestre per apostolica scripta mandamus quatenus eidem Archiepiscopo tamquam patri et pastori animarum vestrarum humiliter intententes ac sibi exhibentes obedentiam et reverentiam debitam et devotam ipsius monita et mandata salubria curetis devote suscipere et efficaciter adimplere, alioquin sententiam quam idem Archiepiscopus rite tulerit in rebbelles ratam habebimus et faciemus, auctore Domino, usque ad satisfactionem condignam inviolabiliter observari". Dat. ut supra.

"In eodem modo dilectis filiis clero civitatis et diecesis Bituricensis usque in finem". Dat ut supra.

"In eodem modo ven. fratribus suffraganeis ecclesie Bituricensis" etc.

"In eodem modo dilectis filiis universis vasallis eccl. Bit." etc.

"In eodem modo dilectis filiis populo civitatis et diecesis Bitur." etc.

"In eodem modo Carissimo in Xto filio Phylippo Regi Francie illustri. An fovendum in caritatis visceribus ecclesiarum prelatos, ac eos precipue qui pontificali preminent dignitate, eo te fiducialius nostris precibus invitamus, quo in bonorum operum executione celsitudinis regalis affectum extimamus magis promptum et facilem invenire, maxime cum apud Dominum cuius prelati hujusmodi sunt ministri, retributionis eterne premium et apud homines laudis preconium tibi exinde acquirantur etc. Quocirca regalem excellentiam rogamus et hortamur attente, quatenus eidem archiepiscopo pro nostra et apostolice sedis reverentia Regalia eiusdem ecclesie Bituricensis, que per te vacationis eius tempore teneri dicuntur, sine qualibet difficultate restituens, alias ipsum et ecclesiam sibi commissam habeas propensius commendatos, ita quod idem Archiepiscopus tuo fultus auxilio, in commissa sibi cura pastoralis officii possit Deo propitio prosperari, ac tibi a Deo perennis vite premium et a nobis condigna proveniat actio gratiarum". Dat. ut supra.

Reg. Bonifatii VIII anno primo, in Arch. Vatic. 47, ep. LXX, fol. 17.

(68) GAET. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, sotto Bourges(Venezia, tip. Emiliana, vol. VI, 1840).

(69) PIERRE DUPUY, Hist. du differend entere le pape Boniface VIII et Philippe le Bel. Paris, 1655, t. II, pag. 76.

(70) V. OTTOKAR LORENZ: Deutschlands Geschichtsquellen im Mittelalter seit der mitte des XIII Jahrhundert, Berlin, Hertz 1896, pag. 282.

(71) Nella parte II, c. I. del Chronicon è scritto: "Eodem anno, idest MCCCXVII (sic) dominus aegidius, natione Romanus, magister Theologiae Maximus, ordinis fratrum Heremitarum S. Augustini primo professus, post haec per papam Bonifacium Bituricensis Archiepiscupus et Primas factus, qui tam in Theologia, quam in Philosophia plurima conscripsit volumina: moriens transiit ex hac vita. Hic cum semel (ut dicitur) Parisius in cathedra quaestionem determinasset, quod videlicet Bonifacius VIII, adhuc Papa Celestino antecessore suo vivente, esse verus Papa non posset, per eundem Binifacium Archiepiscopatus ei exhibetur, quem tamquam a vero et legitimo Apostolico amplectitur et acceptat. Igitur sic sequitur conclusio, non syllogismo, sed cum Episcopio, Bonifacium esse Papam".

(72) Gli aveva dedicato il suo commento al De Causis, e, secondo vuole il Narducci, il Liber de moralitatibus corporum coelestium, elementorum, avium, arborum, sive plantarum et lapidum pretiosorum, saccheggiato poi dall'inglese Bartolomeo Glanville nel suo "Opus de rerum proprietatibus". L'opera di Egidio è contenuta nel codice dell'Angelica Q. 5. 26. (Cfr. E. NARDUCCI, Intorno ad una enciclopedia, finora sconosciuta di Egidio Colonna, romano, ed al plagio fattone dall'inglese Bartolomeo Glanville, in "Atti della R. Accademia dei Lincei", S. IV, vol. 1°, 1885, fasc. 4°, pagg. 67 e sgg.

(73) ANALECTA AUG. II, pagg. 367-368: (Capitu1um Generale "de Senis: "Et electus fuit ibi unanimiter et concorditer in Generalem Priorem ordinis nostri Frater Symon de Pistorio. Et fuit tunc ibi Venerabilis Pater frater Egidius Romanus, olim Generalis prior preteritus, et tunc factus Archiepiscopus Bituricensis novus, et fecit Generales disputationes de quolibet. Et frater P[etrus], lector de Roma, substinuit. "Item in eodem capitulo fuit frater Angelus de Camerino, Sacrae Theologiae novus professor, sive Magister, et fecit ibi similiter generales disputationes de quolibet, et sub eo substinuit frater Gregorius, lucanus lector".

(74) IBID., pag: 368: Et tunc postea ivit ad Archiepiscopatum suum primo.

(75) Regesti Bonifatii VIII in "Archivio Vat." epist., CCLII, fol. 62.

(76) IBID., epist. CXLIII, fol. 227. Ex Regest. tertii anni.

(77) Ex Regest. anni tertii, epist. CCVIII, fol. 242.

(78) IBID., l. c.

(79) Ex Regest. anni quinti, epist. CCXXXIX, fol 199.

(80) Ex Tab. episc. Alb. riportata dal Sammartano, Gallia christiana, tom. II, pag. 77.

(81) Arch. Vat. Reg. an. III, fol. 385: "...Laborantes namque intellectum dare ipsis (scilicet Jacobo et Petro de Columpna), errantibus, et mansuete instruere ne perirent, ipsos diutius duximus expectandos ut, sicut fide digno relatu nobis dabatur intelligi, pure et absolute ad nostra et ecclesiae praefatae mandata redirent, venerabilibus fratribus nostris I. Tusculano episcopo, et G. (Egidio Romano Ord. S. Aug.), Bituricensi Archiepiscopo ac dilecto filio nobili viro Pandulfo de Sabello, civi Romano, ad hoc ad ipsos specialiter destinatis, quae tandem facere contempserunt". Cfr. DIGARD, Le Registres..., T. I, c. 960, n. 2386.

(82) Contirinatio Chronic. Guillelmi de Nangis, tom. II, pag. 620.

(83) N. MATTIOLI, Op. cit. pag. 36.

(84) SAMMARTHANUS, Op. e. t. cit. col. 77A.

(85) DENIFLE, II, pag. 120.

(86) ARCH. VAT. Regest. 59 fol. 217v.

(87) SAMMARTHANUS, l. c.

(88) Ex tabulis episcop. Albiensis - cfr. la continuazione dell'opera del Sammartano fatta dai monaci di S. Mauro (Parisiis, ex Tip. Regia, 1785, t. XIII, pag. 233.

(89) Frater Aegidius, Bituricensis Achiepiscopus, Ordini fratrum Heremitarum S. Augustini et specialiter conventui Parisiensi "de cuis uberibus a puerita" nutritus fuit, "in quo", disponente Deo, adeo "profecit" quod inter fratres ejus Ordinis magisterium in sacra theologia primus Parisius obtinere meruit, memorato conventui dat, donat concedit cedit et quitat in perpetuum domum seu manerium suum Sancti Martini de Campiano constitutum in dioec. Soanensi, traditque ejius possessionem fratri Iohanni de Verduno, nomine dicti conventus recipienti. Actum Bituricis in domo archiepiscopali, die sabbati post Pascha resurrectionis Domini sive Die XXIX Martii, anno Domini millesimo trecentesimo quintodecimo, indictione tercia decima, apostolica Sede vacante, presentibus fratre Francisco de Metis, priore conventus Bituric. Ord. S. Augustini, fratre Radulpho de Ambianis dicti Ord. et fratre Hugutione de Florencia priore beate Marie de Busencesco testibus. 1315, Martii 29, Bituricis. Arch. Nat. Paris. S. 3634, n. 3. DENIFLE II, pag. 172.

(90) Ibid. S. 3634, n. 4.

(91) V. SAMMARTHANUS, Op. cit. pag. 78. Nel codice Cc 19 dell'archivio dell'Ordine è menzionata, narrandosi l'arrivo di Ludovico il Bavaro a Roma nel gennaio 1328 e la persecuzione mossa contro il clero rimasto fedele al papa Giovanni XXII, una cappella donata da Egidio alla chiesa di S. Trifone, di cui insieme al tesoro della sacristia vennero in possesso i fautori dell'imperatore scismatico. Ci sembra questa una conferma della notizia della donazione di arredi sacri fatta dal grande filosofo alla chiesa madre del suo Ordine. Riportiamo dell'interessante documento la parte che ci riguarda: Item, anno Domini M° CCC°XXVIII° de mense Ianuarii in die Epiphaniae supradictus Lodovycus de Bavaria intravit Romam et venit per maritimam Tuscie, deinde transiens per montem altum venit Tuscanellam, et de Tuscanella Viterbium, et de Viterbio Romam, ubi stragie facta, tam clericorum quam religiosorum, ad tantam insaniam devenerunt, ut adtentarent alium papam et alios cardinales facere, vivente sanctissimo papa Iohanne, qui fuerat in sede beati petri XIII vel XIIII annis. Et in adipapam [antipapam] fecerunt fratrem Petrum de Corvaria, de ordine fratrum minorum. Et ipse cardinales aliquos fecit ad modum vere ecclesie Romane, per omnia eam scimiando [simiae ad instar imitando], inter quos fecit cardinalem fratrem Nicolaum, monachum de Fabriano, qui fuerat de ordine nostro expulsus et ad carcerem perpetuo judicatus, secundum quod apparet in diffinitionibus capituli generalis Montispesulani celebrati et episcopum fecit de Racaneto fratrem Andream de Recaneto, de provincia Marchie ambo; qui supradictus frater Andreas per magistrum Alexandrum generalem fuerat Tuderti positus in carcere et expulsus ad provinciam Romanam, et veniens ad fratrem Iacobum Sassi, provincialem, compatiendo sibi eum benigne recepit et caritative ipsum ad suam petitionem Romam pro conventuali misit per IIII.or vel V annos ante quam caderet in supradicto errore. Qui supradictus frater Andreas de Racaneto jta gratiosus extitit omnibus fratribus Romanis, ac si esset de terra propria, in tantum quod absente fratre Iacobo Sassi provinciali, voluerunt fratres, qui erant tunc Rome, quod ipse frater Andreas esset unus de tribus fratribus Romanis, qui scirent ubi ascondebatur argentum, paramenta, libros et res alias conventus Sancti Triphonis, que omnia ascondebantur propter tyrannidem maximam, quam supradictus Lodovycus de Bavaria exercebat in clericos et religiosos; propter quam tyrannidem omnes fratres de Roma boni recesserunt de Urbe. Nam aliqui capti, aliqui carcerati, aliqui verberati et expoliati, et nonnulli turpiter et cum multo timore fugati, aliqui usque ad ostium cabie leonis ducti [sunt]; propter que omnia loca de Roma fuerunt totaliter a fratribus Romanis relicta. Ipse supradictus Andreas immediate dictis scismaticis excommunicatis adhesit, et totum thesaurum sacristiae Sancti Triphonis supradicto Nicolao, monacho de Fabriano, tradidit et capellam, quam frater Egydius, archiepiscopus bituricensis, conventui Sancti Triphonis dimiserat, acceperunt, que ascendebant ad valorem bene mille florenorum. ANALECTA AUG., IV, p. 70.

(92) GANDOLFUS, Op. Cit. p. 23.

(93) DENIFLE, II, pag. 108-109.

(94) G. BOFFITO, Saggio di Bibliografia Egidiana, Firenze L. S. Olscki 1911.

(95) MANDONNET, Revue des sciences philos. et theol., 4.enne année, Juillet 1910. La carrière scolaire de Gilles de Rome, pag. 497.

(96) IBIDEM, p. 499.