Introduzione
Senza dubbio esistettero conventi agostiniani in Sicilia dai tempi della Grande Unione, però tutto fa pensare che, come provincia, fu organizzata alla fine del secolo XIII, anche se il primo riferimento documentale si trovi in una bolla di Giovanni XXII, datata nel 1317. Dell’epoca medievale bisogna sottolineare la figura del beato Agostino Novello, conosciuto anche come Agostino da Tarano (ca. 1240-1309), formatosi nell’università di Bologna e prefetto della cancelleria del regno di Sicilia tra il 1248 e il 1266. Abbandonò la vita pubblica alla morte del re Manfredi e prese l’abito nel convento di Palermo, anni dopo giunse ad essere priore generale (1298-1300) e cooperò notevolmente con il beato Clemente da Osimo nella redazione delle Costituzioni di Ratisbona. La provincia sperimentò un notevole incremento nel secolo XVI, soprattutto dopo la riforma promossa dal priore generale Gabriele de la Volta. Nel 1539 venne fondato uno studio generale nel convento di S. Agostino di Palermo. Il convento di Melleha, nell’isola di Gozo, fu recuperato nel 1584 quando furono espulsi da lì gli arabi nel 1556 si fondò il convento di Notabile (Malta) e nel 1571 venne fondato il convento di Santa Maria della Pietà a La Valetta (Malta). Insieme alla provincia funzionavano nel territorio siciliano la congregazione di S. Adriano, la congregazione di Centorbi, la congregazione di S. Paolo primo Eremita, gli scalzi e gli eremiti del Terz’Ordine di San Francesco che furono uniti alla provincia nel 1579. Nello stesso tempo esistevano più di 100 conventi distribuiti in Sicilia e nelle isole di Malta e Gozo. Tra i religiosi di Gozo e Malta si sono distinti i padri Stefano Zurchi, Marco Galdolfi eBaldassare Fenech. In Sicilia i padri Gabriele Marini, filosofo; el teologo Antonio da Castronuovo e il predicadore Giovanni d’Oro. La devozione a Nostra Signora del Soccorso era molto diffusa e nel 1640 la provincia sosteneva 61 conventi abitati da 250 religiosi. 26 conventi si persero a causa della riforma innocenziana del 1652. Anche se nel 1693 otto conventi furono distrutti a causa di un’eruzione dell’Etna, nel 1703 la provincia aveva 252 religiosi, dei quali 52 risiedevano nei tre conventi esistenti nelle isole di Malta e Gozo. Durante i secoli XVII e XVIII sia la provincia che i conventi mantennero ebbero numerosi litigi e raffreddamenti con le Congregazioni di osservanza stabilite in Sicilia. Durante la prima metà del secolo XVIII la provincia mantenne un discreto livello per quanto riguarda l’osservanza, dedicazione allo studio e all’attività pastorale, però durante la fine del XVIII secolo, si moltiplicarono i problemi, specialmente le divergenze tra gli stessi religiosi, e ciò obbligò nel 1773 il priore generale Francisco Javier Vázquez (1753-1785) a nominare tutti gli ufficiali della provincia con l’incarico di dare fini a questi dissensi. In questo tempo, si distinse il P. Bonaventura Attardi (ca. 1680-1760), che scrisse una storia dei conventi agostiniani della Sicilia. Dagli atti del capitolo provinciale celebrato nel convento di S. Agostino di Palermo nel 1817 si conosce che la provincia aveva 24 case e più di 200 religiosi. Aveva le sue case di studio nei conventi di Palermo e Messina e il noviziato in quello di Regalbuto. In questo periodo si distinse il P. Giuseppe Maria Mistretta (+ 1831), grande matematico, teologo e filosofo, che diventò anche generale (1822-1829). Nel 1827 la Congregazione di Centorbi, che aveva 10 conventi e 80 religiosi, fu unita alla Provincia di Sicilia. La provincia di Sicilia continuava ad avere a Malta tre conventi, quelli di La Valletta, Notabile e Gozo. Nel 1801 Malta passò ad essere occupata dagli inglese e i nuovi governanti decisero che i tre conventi fossero separati in questo anno dalla giurisdizione del provinciale della Sicilia. Nel 1817 gli agostiniani maltesi ottennero dalla Santa Sede la costituzione della Provincia di Malta che celebrò il suo primo capitolo provinciale a La Valletta il 1° ottobre del 1818. Con il processo di unificazione italiana la vita religiosa in generale e l’Ordine di Sant’Agostino in particolare, soffrì un’altra ondata di soppressioni che colpirono le province man mano che avanzavano le truppe di Vittorio Manuele II. Nel caso della provincia di Sicilia, la soppressione fu decretata il 6 luglio del 1866. La vita ritornò ad una certa normalità negli anni successivi e la provincia celebrò il suo primo capitolo nel 1898 e recuperò il regime ordinario il 30 marzo del 1921 per decreto del priore generale P. Tommaso Giacchetti (1920-1924). Il secolo XX non fu facile per le province italiane. Bisogna tener presente le tese relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Regno d’Italia, il fascismo e le due guerre mondiali. Alla fine della seconda guerra mondiale il priore generale P. Giuseppe A. Hickey (1946-1953), per decreto datato il 26 aprile del 1949, unì la congregazione di Santa Maria del Bosco, che aveva allora tre conventi e 29 religiosi alla provincia siciliana. Un anno dopo, nel 1950, la provincia aveva sette conventi e 44 religiosi, di questi 31 sacerdoti, 7 professi e 6 fratelli laici. Nel 1994, la provincia siciliana aveva 5 comunità: il convento della Consolazione di Palermo, che era la sede del priore provinciale, l’antico convento di S. Agostino di Palermo, che era la sede del priore provinciale, l’antico convento di S. Agostino di Palermo e altre tre case a Canicattì, Gela e Palermo-Rocca e il numero dei religiosi scese a 20. Nel capitolo generale celebrato a Roma nel 1995 si prese la decisione di creare la provincia d’Italia unificando le sette esistenti, e tra queste l’antica provincia di Sicilia. Juan José Vallejo Penedo, OSA