Introduzione
Denominata all’origine de la Marca di Ancona, posteriormente provincia delle Marche e in epoca moderna provincia Picena. La Provincia nasce con i conventi che in questa zona appartenevano agli Eremiti di Bruttino, uno degli ordini che si sono aggregati nella Grande Unione del 1256. La grande figura del momento fondazionale, fu quella di San Nicola da Tolentino (1245-1305). La provincia mantenne, durante l’età media un alto livello di osservanza religiosa e il tono vitale, marcato dall’eredità brettinense, fu di indubitabile austerità. Nell’età moderna la provincia, malgrado fu colpita da alcuni casi di luteranesimo, si mantenne sempre abbastanza osservante. Intorno al 1600, contava 60 conventi e circa 500 religiosi. Tra i suoi membri, si sono distinti: Ambrogio Beltrami, che scrisse un trattato dotto sulla povertà nel 1581; Angelo Rocca, posteriormente Sacrista Pontificio, fondatore della biblioteca Angelica di Roma; lo scritturista Fortunato Scacchi; il moralista Angelo Vanzi e il musicologo Stefano Vanni. La provincia era, dopo quella Napoletana, la più numerosa, con 70 conventi nel 1650 che furono ridotti dalla soppressione innocenziana del 1652 a 45. Contava con cinque studi generali, quelli di Ancona, Recanati, Fermo, Pesaro e Montegiorgio e nel 1686 aveva 337 religiosi. Tra i suoi figli si sono distinti i priori generali Paolo Luchini (1655-1661) e Pietro Lanfranconi (1661-1667) e altri come il P. Tommaso Arbuatti, chiamato il “secondo San Nicola”, la cui causa di beatificazione fu iniziata dal priore generale P. Francisco Javier Vázquez (1753-1785); il P. Giuseppe Bartolomeo Menochio, Sacrista Pontificio e attualmente in via di svolgimento il processo di beatificazione; il teologo P. Girolamo Maria Buzzi e l’orientalista, patrologo e liturgista P. Antonio Agostino Giorgi. Le conseguenze della Rivoluzione Francese e la posteriore invasione d’Italia da parte degli eserciti rivoluzionari, si fecero sentire anche nella provincia delle Marche. Fu soppressa nel 1799, però con l’uscita delle truppe francesi, si ricostituì. Agli inizia del XIX secolo, contava 41 case, però con il ritorno dei francesi, tornò a sottigliarsi drasticamente il numero di conventi, poiché fu soppressa la provincia nel 1810. Dopo la disfatta di Napoleone riprese il suo funzionamento e nel 1822, quando si potette celebrare il capitolo provinciale, il primo dal 1806, la situazione era un po’ triste, rimanevano solo 18 conventi. Nel capitolo intermedio del 1823, si indicava che il numero di religiosi era di 85, però nel 1826 erano affiliati alla provincia già più di 120 religiosi e nel 1850 c’erano 150 frati in 23 conventi, senza contare quelli generalizi di Ancona, Tolentino, Fermo e Recanati. Con il processo di unificazione italiana, la vita religiosa in generale e l’Ordine di S. Agostino in particolare, soffrì un’altra ondata di soppressione che colpì le province man mano che avanzavano le truppe di Vittorio Emanuele II. Nel caso della provincia delle Marche, la soppressione fu decretata il 3 gennaio del 1861. Nel capitolo generale del 1895 gli consegnò lo storico convento di San Giacomo di Bologna, che apparteneva fino a quel momento alla Provincia di Romagna, che sparì in questo anno. Nemmeno il secolo XX fu facile per le province italiane. Bisogna considerare le relazione tese che c’erano tra la Santa Sede e il Regno d’Italia, il fascismo e le due Guerre Mondiali. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Provincia delle Marche, denominata adesso Provincia Picena, contava 18 conventi e 98 religiosi, di questi 74 sacerdoti, 20 professi e 4 fratelli laici. Nel 1994 la Provincia contava con quattro comunità: il convento di San Nicola da Tolentino, che era la sede del priore provinciale e i conventi di San Giacomo di Bologna, S. Maria del Soccorso di Cartoceto e S. Rita di Roma e il numero di religiosi era scesa a 55. Nel Capitolo Generale celebrato a Roma nel 1996 venne presa la decisione di creare la Provincia d’Italia unificando le sette fino a quel momento esistenti, tra le altre l’antica Provincia delle Marche. Tra i suoi religiosi, durante il secolo XX, si sono distinti il P. Carlos Pasquini, priore generale dell’Ordine tra il 1936 e il 1947 e il P. Agostino Trapè, agostinologo e anche priore generale dal 1965 al 1971. Juan José Vallejo Penedo, OSA