Introduzione
La presenza dell’Ordine di S. Agostino in Portogallo, risale alla seconda metà del secolo XIII. Organizzato l’Ordine nel 1244, in questo stesso anno, o poco dopo, esisteva già una provincia di Spagna della quale dipendevano i conventi agostiniani portoghesi fino alla creazione della provincia del Portogallo. Gli agostiniani portoghesi formarono parte della provincia di Spagna fino al 1387, quando, a causa della guerra tra il Portogallo e Castilla nei tempi del re Giovanni I, ottennero dal priore generale dell’Ordine, Fr. Bartolomeo di Venezia (1385-1400), la costituzione di un vicariato generale. Nel 1477 ottennero la trasformazione in provincia indipendente e, come tale, parteciparono per la prima volta al capitolo generale celebrato a Roma nel 1482. La prima fondazione dell’Ordine in terra portoghese, fu quella del convento di S. Agostino di Lisbona intorno all’anno 1290, che dal 1362 passò a chiamarsi convento di Nostra Signora della Grazia e che diventerà la residenza del priore provinciale del Portogallo dall’indipendenza della provincia. Al secolo XIII risalgono anche le fondazioni dei conventi di Nostra Signora dell’Assunzione di Penafirme, Nostra Signora della Grazia di Torres Vedras e il convento di S. Agostino di Vila Viçiosa. Durante il secolo XIV vennero fondati i conventi di S. Agostino di Torres Vedras (1367) e S. Agostino di Santarém (1376). Nel secolo XV nascono i conventi di Nostra Signora della Grazia a Evora e di Nostra Signora degli Angeli a Montemor o Velho (1494). Durante il secolo XVI vennero fondati i conventi di Castelo Branco (1512), Mora (1525), Tavira (1544), Arronches (1570), Loulé (1574), Leiria (1576), Porto (1592), il Collegio di Nostra Signora della Grazia di Coimbra (1593), il collegio di S. Agostino di Lisbona (1595), e quello di Braga (1595). Ancora quattro conventi, quello di Nostra Signora de Peña Franca a Lisbona (603), S. Agostino a Lamego (1630), Angra (1634) e quello di San Miguel (1634), furono fondati nel secolo XVII. Nella storia degli agostiniani portoghesi si distingue la sua dedizione missionaria, a partire dal 1572, anche se c’era qualche precedente nelle regioni occidentali dell’Africa, però con risultato mediocre, dovuto al dominio arabo e alla carenza di personale missionario. Il capitolo provinciale celebrato nel 1572, determinò di stabilire missioni nelle colonie portoghesi; nacque così la "Congregaçao da India oriental dos eremitas de nosso padre santo Agostinho", il cui principale autore fu il provinciale Agustín de Castro, in religione Agustín de Jesús, che fu nominato arcivescovo di Braga nel 1587. Egli trovò i primi dodici missionari, “tanto apostoli sia per il numero che nelle spirito”. Si imbarcarono a Lisbona il 18 marzo 1572 e giunsero a Goa il 3 settembre. Lì eressero il convento di Nostra Signora di Grazia, titolo della casa madre della congregazione, cambiando ubicazione a Goa nel 1597, dopo aver posto la prima pietra l’arcivescovo agostiniano portoghese Alejo de Meneses. Nel 1599 i provinciali del Portogallo già avevano mandato altre dodici spedizioni e, nel 1650 il numero di “barcadas” arrivava già a trenta. Tutte erano necessarie per occuparsi delle case che aveva fondato la congregazione missionaria, che si estendeva dalle coste occidentali dell’Africa fino a Macao. Seguendo la rotta dei religiosi portoghesi, incontriamo in primo luogo la missione dell’isola di Santo Tomé, con quelle del Congo e Angola; segue il convento di Mombasa, fondato nel 1597 da Pedro di Nazareth; dipendevano da lui le vicarie parrocchiali di Zanzíbar e di Pemba, nelle isole con lo stesso nome e quella di Ampaza nell’ isola di Pate. In Arabia si trovava il convento di Mascate, dedicato a Nostra Signora della Grazia da Pablo de la Purificación nel1597. Gli agostiniani furono lì vicari dell’arcivescovo di Goa fino al 1647, anno in cui la città fu occupata dai maomettani e martirizzati il priore P. Luis de la Madre de Dios e altri tre religiosi. Anche in Arabia si trovava il convento di Ormuz, fondato nel 1573 da Simón de Moraes. La sua permanenza fu breve, e nel 1622 la città cadde nelle mani dei persiani, finendo così la storia di questa fondazione e di altre due che dipendevano da essa e che si trovavano nello stesso golfo persico: quella di Bandar Abbas e quella di Quéixome. In Iraq, la confluenza dell’Eufrate e del Tigri, fu un centro importante di attività missionaria il convento di Bassora, fondato nel 1624 da Juan de los Santos, che gli diede il titolo di Nostra Signora della Mercede, avendo prima promosso missioni Francisco de la Presentación e Matías del Espíritu Santo tra i cristiani di San Juan negli anni 1608-1610. La casa centrale delle missioni agostiniane in Persia e una delle principali della congregazione portoghese, fu quella di Ispahán, la cui storia si estende dall’anno 1602 fino al 1747. Furono suoi fondatori Jerónimo de la Cruz, Cristóbal del Espíritu Santo e Antonio de Gouvea, che diedero alla chiesa il titolo dell’Assunzione e al convento quello di S. Agostino. Dipendevano da questo le vicarie parrocchiali del Congo, Soar, Dobba, Curiate e Bahreim, tutte nel Golfo Persico. In Persia si trovava anche la casa di Xiraz, fondata nel 1626 da Ambrosio de los Ángeles, per dare asilo ai religiosi che si dirigevano a Ispahan o alla missione di Georgia. Lo stesso missionario edificò il primo convento agostiniano di Georgia, nella sua capitale Gori, dove evangelizzarono gli agostiniani portoghesi in unione ai religiosi Teatini. Nel Pakistan occidentale, si trovava il convento di Tattà, vicino a Karachi, inaugurato nel 1626 e destinato a ricevere in asilo i missionari che procedevano verso le fondazioni del nord. In India i missionari portoghesi aprirono i seguenti conventi: Damao (1599-1832); Bassaim (1597-1739, con il fine del dominio portoghese), dal quale dipendeva la vicaria parrocchiale di Casabe, per i pescatori della regione. La parrocchia di Nostra Signora di Loreto a Moula (1623); la chiesa di S. Monica a Daince (1629-1739). Il convento di Thana nell’isola di Salsete (1575-1737), che fu il noviziato e una delle case di studi della congregazione missionaria. Il convento di Chaul, costruito da Domingo de los Santos nel 1590 perchè servisse da allacciamento tra i due maggiori di Goa y Ormuz. A Goa, sede del viceré portoghese, si trovava, come già è stato detto, il grande convento di Nostra Signora della Grazia, nel quale vivevano abitualmente non meno di settanta agostiniani. Era uno degli edifici cristiani più suntuosi e artistici dell’India. Era unito ad esso attraverso un ponte costruito sulla strada, il collegio di Santa Maria del Popolo, chiamato anche di S. Agostino, edificato nel 1602 come casa di studio dell’umanesimo, filosofia e teologia e fu sempre il centro di formazione scientifica più importante dei missionari portoghesi fino alla sua estinzione nel 1834. Nel 1622 venne fondato nel paese di Neura, vicino a Goa, il seminario di San Giovanni Evangelista, trasferito nel 1633 in un’altra località vicina e dedicato a San Guglielmo; venne aperto per istruire i bambini degli indigeni, convertiti nella loro maggioranza al cristianesimo, nella grammatica, musica e formazione religiosa; il seminario si mantenne in attività fino all’anno 1747. La Chiesa di S. Antonio, edificata dai primi portoghesi che giunsero a Goa, fu ceduta agli agostiniani dall’arcivescovo Meneses nel 1606 e continuò ad essere aperta al culto fino agli inizi del secolo passato. Lo stesso avvenne con la chiesa di San Giovanni Evangelista, che si mantenne aperta fino al 1776. In questa data persero tanche i nostri missionari la chiesa di Santa Agnese di Taleigao, fuori le mura di Goa, eretta nella parrocchia di Meneses nel 1607. A Goa e in alcune isole vicine gli agostiniani amministravano le chiese di Nostra Signora della Mercede, di San Giovanni di Sahagun, di S. Andrés de Goa Velha, di San Simone, dello Spirito Santo e della Nostra Signora della Grazia, queste due ultime, rispettivamente, nelle isole di Divar e Chiaro. Nel 1606 l’arcivescovo Meneses fondò a Goa il convento delle agostiniane di clausura, dedicato a Santa Monica, che ancora era luogo di preghiera e di osservanza rigorosa nel 1831; i cronisti della congregazione portoghese esaltano le virtù di molte monache di questo monastero, che fu l’unico di vita contemplativa nei domini portoghesi dell’Asia e che era anche un insigne monumento architettonico. Nella città di Cochin si costruì il convento agostiniano nel 1581. Nell’isola di Ceylán, i nostri missionari edificarono la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Colombo; di questa comunità dipendevano le parrocchie di Santa Maria della Mercede a Betonta, di Santa Maria dei Gradi a Dugana, dell’Esaltazione della Santa Croce a Aluga, di Santa Orsola a Calilia, di Gesù, Maria e Giuseppe a Mandemaravita, di Santa Maria degli Angeli a Antagale, di Santa Maria della Vite a Pitilgadone, di Santa Maria della Gloria ad Ampe e la parrocchia di Guileila. Tutte queste chiese si incontravano nella parte di Ceylán, chiamata "Cuatro Corlas", che fu la zona assegnata per essere evangelizzata per i missionari portoghesi. Nell’India orientale fondarono il convento e chiesa di Nostra Signora della Grazia a Nagapatao, su domanda del vescovo agostiniano di Meliapor, Fra Luis de Brito. Il convento di S. Rita di Meliapor, fondato da Domingo del Espíritu Santo nel 1628, durò fino al 1832, esercitando come attività principale quella di servire come foresteria per i missionari agostiniani che si dirigevano a Bengala. Dal convento di Nostra Signora di Grazia a Hooghly, edificato vicino al fiume Gange nel 1559, gli agostiniani portoghesi portarono avanti una intensa attività mediante dieci chiese situate nell’antico regno di Orissa, a Pegù, a Bengala e a Calcutta. Lo stesso deve essere detto di altre dodici chiese situate nel Pakistan orientale, che allora formava parte del Bengala, così come altre nove distribuite tra le popolazioni levantine di questa ultima regione, e delle quattro che fondarono i missionari in Birmania, a Myohaung e Ava. Il convento di Malaca, fondato nel 1587 da Jerónimo de la Madre de Dios, si estinse nell’anno 1641. I missionari portoghesi, per ultimo, presero anche due case in Cina, il convento di Macao, che per ordine di Filippo II fu ceduto agli agostiniani portoghesi dalla provincia delle Filippine e la Chiesa-santuario della Nostra Signora de la Peña di Francia, costruita nel 1623 come dipendente della casa di Macao e che esistette fino al 1819. A differenza delle missioni agostiniane spagnole, che, eccettuata solamente quella del Giappone, sopravvissero ancora tutte nelle altre province o vicariati, di quelle portoghesi non ne rimane nessuna, perché la colonizzazione portoghese, non penetrò molto all’interno dei loro domini, né fu pertanto accompagnata dalla evangelizzazione completa dei paesi indigenti; però è sicuro che gli storici delle missioni d’Asia e i futuri storici delle missioni in India, loderanno sempre l’opera apostolica, culturale e umanitaria che realizzeranno gli agostiniani portoghesi dal 1572 fino al 1834. Agli inizi del secolo XIX la vita religiosa soffrì in Portogallo le stesse molestie liberali del resto delle nazioni europee. Il 18 ottobre del 1822 le Corti Costituenti proibirono l’ammissione di novizi e ridussero a sette i conventi agostiniani in Portogallo. Il decreto non arrivò ad essere esecutivo a causa della contro rivoluzione del 1823, però il 30 maggio del 1834 il ministro di Giustizia D. Joaquín Antonio de Aguiar, dichiarava per decreto “l’estinzione di tutti i conventi, monasteri, collegi, sanatori e qualsiasi altra casa di religiosi regolari”, incorporando i loro beni mobili e immobili al Ministero Nazionale. Si faceva eccezione dei vasi e paramenti sacri, che furono consegnati agli ordinari diocesani. La data del 1834 segna, pertanto, la sparizione dell’Ordine di S. Agostino in Portogallo, fino al ritorno degli agostiniani spagnoli nel 1974. Nella storia centenaria della provincia agostiniana del Portogallo, incontriamo una moltitudine di religiosi illustri. Si distinguono vari teologi e esegeti e tra di essi, Tomé de Jesús, che nacque a Lisbona nel 1533 e professò il 27 maggio del 1548 nel convento di Lisbona. Confessore del Re D. Sebastián, lo accompagnò nella giornata d’Africa e fu ferito e fatto prigioniero nella guerra di Alcazarquivir. Durante la sua prigionia tra il 1573 e il 1583, scrisse una delle più famose di ascetica che si conoscono, Los trabajos de Jesús, il cui testo originale è uno dei modelli della letteratura portoghese. L’opera è stata tradotta in spagnolo, francese, italiano, latino, tedesco, inglese, olandese, flamenco e polacco. Fino al 1834, la provincia agostiniana del Portogallo servì la Chiesa con 45 arcivescovi e vescovi. Occuparono sedi portoghesi metropolitane 14 vescovi agostiniani, altri 3 agostiniani furono vescovi in Brasile, 16 nelle colonie portoghesi dell’Asia, 9 nelle colonie africane e altri 3 nella diocesi fuori dai domini della corona portoghese. Tra tutti questi si sono distinti: Fr. Agustín de Castro (1537-1609), arcivescovo di Braga; Fr. Alejo de Meneses (1559-1617) arcivescovo di Goa e Virrey de la India prima e poi arcivescovo di Braga, Viceré del Portogallo e Presidente del Consiglio del Portogallo nei tempi di Filippo III; e Fr. e Fr. Patricio de Silva (1756-1840), arcivescovo di Évora nel 1820, cardinale nel 1824 e Patriarca di Lisbona nel 1826. en 1820. Juan José Vallejo Penedo, OSA