Introduzione
La provincia di Spagna celebrò il capitolo provinciale a Valladolid nel maggio del 1525, da questo momento iniziarono le gestioni per ottenere dal priore generale P. Gabriele della Volta (1519-1537), la divisione della provincia di Spagna in due, poiché si considerava che l’estensione geografica che aveva la provincia, praticamente tutto il territorio corrispondente alla Corona di Castilla, creava delle difficoltà per il governo della stessa e, pertanto, il mantenimento dell’osservanza. Gli agostiniani informarono dell’intento l’imperatore Carlo V e questi, attraverso il duca di Sessa, ambasciatore a Roma, appoggiò la domanda davanti al priore generale. Pur non essendo d’accordo, il P. della Volta, dovette cedere davanti all’intervento imperiale e autorizzò la divisione nell’aprile del 1526, decisione che fu frenata dal capitolo generale celebrato a Treviso un mese dopo. La divisione, con il Tago come linea di separazione, divenne realtà nel capitolo provinciale celebrato nel maggio del 1527 nel convento di S. Agostino di Dueñas. L’occupazione principale dei capitolari, e non poteva essere differentemente, fu la divisione della provincia di Spagna in due, al nord quella di Castilla e al sud quella di Andalusia. In questo capitolo fu eletto come primo provinciale di Andalusia, San Tommaso da Villanova, che governò la provincia per più di due anni. L’indipendenza della provincia, senza dubbio durò pochi anni, poiché nel 1541, quando era priore generale Girolamo Seripando (1539-1551), visitando le province spagnole, determinò di unire di nuovo la provincia di Andalusia con la provincia di Castilla e rese effettiva questa decisione nel capitolo provinciale celebrato a Dueñas nel novembre del 1541. Finalmente nel capitolo provinciale celebrato dalla provincia di Spagna a S. Agostino di Dueñas nel 1582, si procedette alla divisione definitiva della provincia, quando fu nominato provinciale il P. Hernando de Peralta e annettendo alla provincia di Andalusia le case di Sevilla, Córdoba, Granada, Badajoz, Osuna, Murcia, Jerez, Málaga, Antequera, Écija, Castillo de Garcimuñoz, La Laguna, Regla, Montilla, Sanlúcar, Medina Sidonia, Alcaraz, Coín, Albacete, Salmerón, Huelma, Puerto de Santa María, Huécija e Chiclana. Molto presto la provincia continuò la sua crescita fondando diversi conventi: quelli di Cuenca e Jaén nel 1585; quelli di Icod (Canarie) e Priego (Córdoba) nel 1586; il convento di Cádiz e il Collegio di San Acacio (Siviglia) nel 1593, molto importante quest’ultimo poichè venne trasformato nel centro di studi teologici della provincia di Andalusia; quello di Guadix nel 1594; quelli di Villena (Alicante) e quello di Jerez de los Caballeros nel 1595; quello di Marchena (Siviglia) nel 1602; il convento di San Juan Bautista di Realejo (Canarie) nel 1611; quello di Chasna (Canarie) nel 1613, quello di Garachico (Canarie) nel 1621; quello di Orotava (Canarie) nel 1648 e quello di Colmenar (Malaga) nel 1734. Nel 1649 nacque la unica provincia generata dalla provincia di Andalusia, la provincia delle Canarie, poiché il priore generale, il P. Fulgenzio Petrelli (1645-1649), con decreto datato il 18 aprile del 1649, confermato dal capitolo generale celebrato a Roma nel maggio dello stesso anno, separava dalla provincia di Andalusia gli otto conventi che possedeva nelle Isole Canarie, nascendo così la provincia delle Canarie che, dal 1678, prese nome ufficiale quello di provincia della Beata Chiara da Montefalco. Durante la sua storia la provincia di Andalusia, partecipò, sebbene in numero molto inferiore di quello della provincia di Castilla, all’invio di missionari in America Latina e nelle Filippine. In Spagna gli apostolati principali erano quelli dell’educazione, occupando molte cattedre universitarie e nel la lavoro pastorale che portavano avanti nelle chiese dei conventi agostiniani. D’altra parte molti dei suoi figli furono chiamati all’episcopato, specialmente durante i secoli XVII e XVIII. Tra i molti e famosi esegeti e teologi, che non è possibile elencare qui, emergono Diego de Zúñiga, Francisco de Castroverde (1536-1611) o Lorenzo de Villavicencio. Tra gli eletti all’episcopato bisogna ricordare Fernando de Vera (1568-1639), vescovo di Cuzco; Martín de León e Cárdenas (1584-1655), vescovo di Pozzuoli, arcivescovo di Palermo e vicerè di Sicilia; Melchor Maldonado (1588-1661) vescovo di Tucumán; Juan Lozano (1610-1679), arcivescovo di Palermo e vescovo di Plasencia; Fernando de Valdivia (1658-1725), vescovo di Puerto Rico; il cardinale Gaspar de Molina e Oviedo (1679-1744), presidente del Consiglio di Castilla e vescovo di Malaga; eMarcos Cabello (1751-1819), vescovo di Guadix. Le agitazioni politiche del secolo XIX, precedute dal regalismo imperante dal secolo precedente, l’invasione francese di Spagna e il governo liberale degli anni 1820-1823, portarono grandi difficoltà alla provincia che si registrano molto bene nelle statistiche: 497 religiosi nel 1808 di fronte a 364 nel 1828. Infine la soppressione del 1835 pose fine alla storica provincia di Andalusia che, fino a questo momento aveva 36 conventi e 321 religiosi, dei quali 202 sacerdoti, 82 professi, 4 novizi e 33 fratelli laici. Juan José Vallejo Penedo, OSA